| | | Post: 2.100 Post: 15 | Registrato il: 19/04/2007 | Sesso: Femminile | Utente Junior | | OFFLINE |
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Cara Morena, non sai quanto mi fa star male e mi riempie di rabbia sentire che c’è qualcuno che ha avuto le mie stesse esperienze, paure e sensazioni. Ci sono, momenti in cui mi ripeto che non è giusto, non è così che dovrei ricordare la mia infanzia, ma quella parte della mia vita c’è e non la posso cambiare. So benissimo come ti senti, continui a ripetere a te stessa che se tu non avessi accettato le sue attenzioni o avessi avuto più coraggio per ribellarti e dire apertamente ciò che il mostro ti faceva, le cose sarebbero andate diversamente. Pensaci bene, cara amica, tu hai gridato forte il tuo disagio, lo hai fatto tutti i giorni della tua vita e lo continui a fare. Tu stessa dici che la tua famiglia non ha voluto vedere, ciò significa che non sei tu che non hai fatto niente, ma loro. Fa male, lo so, ma dimmi, come può un bambino di nove anni, difendersi fisicamente da un adulto? Con la mente scappa via, ma con il corpo no, non gli è possibile. È vero, ti senti diversa, mi sento diversa anche io, questo perché, scusa se rubo questa espressione, ci riteniamo figli di un Dio minore che si era dimenticato di noi, non all’altezza degli altri, sempre meritevoli di nuovi e più grandi castighi. Non siamo diverse, credimi, siamo solo ferite e arrabbiate. Quando mi è stato suggerito di scrivere, l’ho fatto ho buttato fuori tanta rabbia, ma anche tanto dolore, emozioni e sentimenti che mi ero sempre negata. Vorrei, e mi scuso con gli amministratori del forum per la mia lunghezza, riportare alcune frasi che ho scritto in questi mesi, per farti capire quanto non è giusto sentirsi in colpa: - i miei stati d’animo, sentimenti e sensazioni erano nascosti da una maschera impenetrabile. Lasciavo trasparire pochissimo di ciò provavo, difficilmente mi facevo coinvolgere dalle mie emozioni. Sembrava che niente mi toccasse o mi importasse, come se vivessi in un mondo tutto mio……. La mia autostima, se mai me ne fosse rimasta un poca, era sepolta sotto un mucchio di sensi di colpa che stavano crescendo smisuratamente…… magari diventerà più facile, un giorno, seppellire un eroe, il mito di una famiglia che non ha mai voluto vedere oltre una figura così grande, eppure così misera, che per riempire se stessa, mi ha rovinato la vita….mi sentivo come un uccellino rinchiuso in una gabbia troppo stretta anche per muoversi o respirare, la porta era lì, aperta, ma ero incapace di fuggire. Gli avrei detto volentieri di no ogni volta che mi si avvicinava, ma mi sarei sentita in colpa e cattiva nei suoi confronti…. Come fa presto ad adattarsi un bambino alle situazioni più strane. Fa diventare tutto semplice, non si pone il problema se sia giusto o sbagliato, segue l’adulto di cui si fida, si sente obbligato a fare ciò che gli si dice, perchè gli vuole bene e non se la sente di deluderlo, ha paura che smetta di amarlo e di volerlo con sé, di essere abbandonato. Come può quel bambino sapere che il suo rendere normale ciò che non lo è, lo condannerà a vivere accettando ciò che la vita gli offrirà, come un atto dovuto?....... . Avevo solo nove anni, ma mi sentivo addosso la sensazione del condannato a morte cui era negato l’ultimo appello. In quel preciso istante smisi di respirare per vivere e cominciai a farlo per sopravvivere. Quando togli l’innocenza ad un bambino gli togli una parte della sua vita, quando gli neghi l’aiuto lo rinchiudi dietro le sbarre delle sue paure….. Mi sto chiedendo se nessuno si sia mai domandato ciò che prova un bambino quando smette di respirare, non l’aria che gli serve per sopravvivere, ma quella per vivere. Certo, dirla così sembra una cosa insensata, ma a viverla sulla propria pelle non lo è poi tanto. Leggi sui giornali, magari provi a capire, farti un’idea di ciò che quel bambino può aver provato, ma poi? No, non è così facile, il poi è fatto di buio, di emozioni negate, di sensazioni rubate, di aria che manca, di no pensati, di paure
che tornano….. il cielo, così limpido, pulito…, chiaro. Se potessi mi perderei in quell’azzurro, mi abbandonerei, trasportata dal vento mi lascerei andare, riempirei i polmoni d’aria pulita, fresca, fino ad ubriacarmi. È da tanto tempo che non respiro, avevo nove anni, quando ho smesso di farlo….. Eppure non è questo che la vita mi ha insegnato, non ho camminato tanto per poi sedermi qui come un animale ferito e braccato dalle proprie emozioni, questa è la mia vita, bella o brutta che sia stata è ciò che sono.-
Queste sono tutte cose che ho scritto quando non sapevo come comunicarle alla mia Psicologa, e queste, assieme a molte altre, mi hanno aiutato a capire e a far cadere molti dei miei sensi di colpa. So che la strada è lunga, ma vedrai che giorno dopo giorno imparerai a gridare dentro di te: - io sono la più forte, non permetterò più a nessuno di farmi ancora del male-. Non importa se a volte si cade, fa parte della vita, quando ci si rialza si è più forti.Un abbraccio N.
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