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DALL'ANSIA AL PANICO

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2006 21:15
09/04/2006 13:38
 
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Scritto da: senza regole 09/04/2006 0.15
Si la gestione del disturbo è il primo e grande passo verso quella che possiamo definire "guarigione"
Io sarei molto interessata ad ascoltarti...sono molto abituata alla condivisione del problema PANICO e ciò mi ha molto aiutato a venire fuori dall'orribile vita che facevo
Sono stata aiutata da un'associazione che ha messo a mia disposizione tutto ciò che era nelle sue possibilità ed adesso io ricambio facendo volontariato per essa, parlo della LIDAP
(www.lidap.it)
Parlaci ancora...grazie!




L'esperienza di Debona è senza dubbio interessante per capire un disturbo che affligge diversi milioni di italiani. Ieri in TV parlavano di oltre 11.000.000 di italiani che ne soffrono, oltre quelli, più nemerosi, che non ne parlano.
E' indubbiamente interessante anche l'esperienza tua, Rosalba.

E' da diverso tempo che seguo il campo vasto di questo fenomeno così diffuso. Non sono un addetto al settore, voglio subito chiarirlo; sono come tutti voi interessato a queste patologie, ammesso che di patologie si tratti.

Le scuole di pensiero nel campo della psiche sono molteplici.
Di recente, pizzicando alcuni appunti di conferenze tenute su questo tipo di patologie, mi ha colpito il fatto che, indipendentemente da come esse vengano definite, abbiano fondamentalmente un'unica origine. Un pò come la questione delle malattie e dell'uomo integrale così come concepito dalla medicina omeopatica, o delle malattie e della loro sintomatologia, così come vengono concepite dalla medicina nostra, allopatica, che si dice che curi i sintomi e non la malattia. Eppure, per molti versi, sono entrambi valide.

Sembrerebbe, ad esempio, che sia improprio parlare di patologia, o di malattie alla stregua di eventi che siano al di fuori di noi e che, ad un certo punto ed inaspettatamente, facciano, per una casualità favorevole, il loro ingresso in noi, come potrebbe fare la tenia o un virus che si accomodano nel nostro organismo.
Niente di tutto questo.
Se così fosse, secondo questo modo di procedere, noi nulla potremmo contro la patologia, anche perchè non conosceremmo il modo per impedirne l'attecchimento nel nostro organismo.

Secondo questo pensiero l'ansia, l'attacco di panico, la depressione, l'angoscia etc. hanno un'unica origne e, perciò, si dovrebbero eliminare in modo assolutamente analogo.
Si tratterebbe in ogni caso di patologia (termine improprio) messa a punto da noi stessi a nostro danno, molto spesso incosapevolmente. Il discorso non è così semplice come appare.
Si tratterebbe di una costruzione mentale falsa a cui noi daremmo il valore di verità assoluta. Un pò come il discorso religioso.
Di solito i nostri genitori per tenerci bravi e buoni ci raccontavano la storia del lupo cattivo, ad esempio quella di cappuccetto rosso. Molti di noi all'epoca prendevano per vero quel racconto. Nè i genitori si premuravano di dirci che fosse una favola, un racconto immaginario.
Cosa succedeva?
Che finchè noi bimbi credevamo vero quel racconto i genitori ottenevano da noi l'ubbidienza, lo stare bravi. Era sufficiente che nominassero la semplice parola "lupo" ed immediatamente quella parola evocava in noi la paura, il timore del buio, il terrore d'essere sorpresi dal lupo, per cui la solitudine ci appariva deleteria.
Che cosa avevano ottenuto i ns genitori da noi? Avevano ottenuto il nostro controllo, inducendo in noi un certo grado di ansia, tenuta sotto controllo solo dalla presenza rassicurante degli adulti.
La favola di cappuccetto rosso era recepita da noi come il racconto della VERITA' ASSOLUTA. In quanto creduto vero era divenuta vera anche la nostra preoccupazione che, in assenza degli adulti, produceva ansia. Ansia prodotta dal nostro credere, perciò da una costruzione del nostro pensiero.
Cosa è accaduto nel tempo?
E' accaduto che crescendo ci siamo resi conto che quel racconto da noi reputato da bimbi vero fosse in realtà falso, assurdo, non credibile.
In quel momento l'ansia è scomparsa come d'incanto, o almeno scomparve man mano che prendevamo coscienza del racconto come di un racconto immaginario, usato per tenerci bravi.
Alcuni però, mentre da un lato hanno abbandonato la paura del lupo, dall'altro hanno dovuto ricostruire la fiducia nei genitori, che non si preoccuparono di dire loro la verità circa il lupo. Voglio dire che una delusione, ad esempio in una istituzione, o in una religione ritenuta punto di riferimento fermo ed assoluto per noi, potrebbe produrre rabbia, risentimento, ansia o qualunque cosa volete.
Una saggia gestione di un evento del genere potrebbe invece risparmiare molta sofferenza.
Personalmente ho tratto molto giovamento da questa veduta del problema ansia ed anche dalla consapevolezza che così come si costruisce una paura, allo stesso modo si pouò demolire.

Forse ho raccontto molte chiacchiere e me ne scuso, ma l'intenzione primaria che mi ha animato è stata la voglia di portare un apporto costruttivo al discorso ed alle preoccupzioni che albergno in ciascuno di noi.

Tanti saluti

Il Gabbiano
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