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Iraq, stuprò e uccise 14enne: soldato Usa condannato

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2007 18:19
24/02/2007 02:33
 
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Un sottufficiale americano, sergente Paul Cortez, è stato condannato dalla corte marziale di Fort Campbell, nel Kentucky, a ben cento anni di carcere per aver violentato e contribuito a uccidere una ragazzina irachena di 14 anni insieme a quattro commilitoni nel marzo 2006 a Mahmoudiyah, una trentina di chilometri a sud di Baghdad. Dopo il delitto fu sterminata l'intera famiglia, madre, padre e una sorellina minore di 6 anni, della giovane vittima: il cadavere di quest'ultima, Abeer Qassim al-Janabi, fu quindi cosparso di cherosene e dato alle fiamme, nel tentativo di occultare che cosa fosse realmente accaduto.

Cortez, 24 anni, californiano, appartenente alla "prestigiosa" 101ma Divisione Avio-Trasportata, è stato anche radiato con disonora dalle Forze Armate. Ma è riuscito a evitare la pena di morte riconoscendosi colpevole di tutti i capi d'imputazione. Il sergente è il secondo membro del gruppo di stupratori assassini ad ammettere le proprie responsabilità, dopo la precedente confessione di uno dei suoi compagni, soldato scelto James Barker. Con i giudici Cortez si è anche accordato per testimoniare a carico degli altri tre militari incriminati.

Il presunto ideatore del crimine, Steven Green, nel frattempo tornato civile, è invece in prigione in attesa di essere sottoposto a giudizio ordinario. In un primo momento il presidente della corte marziale, colonnello Stephen R. Henley, aveva inflitto al sergente l'ergastolo. Poi però ha modificato il verdetto sulla base dei termini del patteggiamento tra l'imputato e la pubblica accusa. Così, malgrado la gravità dei reati commessi e a dispetto della severità della sentenza, secondo il codice penale militare dopo aver scontato dieci anni di reclusione Cortez potrà presentare istanza di libertà vigilata, con qualche possibilità di ottenerla, almeno in teoria. Se avesse ricevuto il carcere a vita, tale ipotesi sarebbe stata esclusa a priori.

Agghiacciante la ricostruzione fatta in aula dal sottufficiale che, in lacrime e chiedendo continuamente perdono ai genitori e ai due fratelli presenti in platea, ha illustrato come l'assalto non sia stato frutto di un raptus improvviso, anzi, sia stato pianificato accuratamente e a mente fredda dai cinque militari: da tempo intendevano violentare una donna del posto, e scelsero quella ragazza in particolare, ha spiegato, perchè abitava in una casa dove c'era soltanto un uomo, e dunque costituiva una «preda facile».

Passarono all'azione dopo aver giocato a carte ed essersi ubriacati di gin e whisky. I congiunti della malcapitata furono rinchiusi in camera da letto e massacrati a colpi di arma da fuoco da Green mentre, in una stanza adiacente, i complici la stupravano a turno. È il secondo caso che vede militari della 101ma implicati in un gravissimo reato in territorio iracheno: tre soldati della stessa Divisione ammisero infatti di aver ucciso tre iracheni fatti prigionieri, inermi, durante un'incursione a nord di Baghdad risalente al 9 maggio dell'anno scorso.

Fonte: L'unità

24/02/2007 06:00
 
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Davvero ignobile, ma almeno hanno condannato gli stupratori-assassini il che significa che questo comportamento è considerato criminale. In qualche altra parte del mondo non si arriva certo a processarli e se per caso la donna si salva ci pensa la sua comunità a lapidarla. [SM=g28001]

[SM=g27992] Giancarlo
- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-
24/02/2007 12:42
 
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Pienamente concorde... La violenza va condannata sempre, comunque e in ogni posto! Non ci sta dottrina e pensiero sociale che tenga...

Saluti
Gae
24/02/2007 16:30
 
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trovo assurdo che persone come quei militari possano girare liberamente, si sono abbassati a comportamenti che di umano non hanno nulla. come punizione un secolo di galare può essere sufficiente basta che fra un po di anni nonlo lascino libero perchè in carcere si comporta bene. Conoscendo gli americani non credo che lo faranno ma se fosse in Italia tornerebbe libero dopo poco tempo

[Modificato da maryaluna 24/02/2007 17.02]

24/02/2007 16:46
 
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un articolo sui nostri valorosi militari
La missione in Somalia sarebbe dovuta essere una missione di pace, o meglio, di mantenimento della pace, un’opera di “peace-keeping”. L'intervento in Somalia, promosso dalle Nazioni Unite come “Restore Hope” (Restaurare la Speranza), era stato denominato “umanitario”. Nella primavera del 1997, il settimanale Panorama pubblica foto e testimonianze su sevizie che sarebbero state compiute da militari italiani, paracadutisti della Brigata «Folgore», a danni di civili somali. Il Governo decise di istituire una Commissione Governativa d'inchiesta al fine di indagare a fondo sui fatti riportati e per rispondere alle esigenze di chiarezza davanti al terribile sospetto di violenze perpetrate da nostri soldati. A far parte della Commissione vennero chiamati: il professore Ettore Gallo in qualità di Presidente, l'onorevole Tina Anselmi, la professoressa Tullia Zevi, il generale di corpo d'armata dell'Esercito Antonino Tambuzzo ed il generale di corpo d'armata in ausiliaria dei Carabinieri Cesare Vitali.



La Commissione presentò le sue conclusioni nell'agosto 1997. Nel frattempo, però, ulteriori dubbi sul comportamento dei militari italiani in Somalia vennero sollevati dalla apparizione di un diario tenuto da un sottufficiale che aveva partecipato alla missione italiana, il maresciallo Aloi. Venne così deciso di riaprire l'inchiesta. «Trasmettevo per competenza le denunce di violenza sessuale (io ero addetto ad altre mansioni), ma dei miei rapporti non c’è traccia», affermò Aloi. «Ad alcuni episodi di violenza ho assistito. Non si trattava di prostitute, erano per lo più donne che lavoravano al campo e che subivano il ricatto di accondiscendere o essere cacciate. In ogni campo degli italiani c'era l’ 'angolo dello stupro', un luogo dove avvenivano le violenze. Ilaria Alpi (la giornalista uccisa, ndr) sapeva: una sera mi ha portato a vedere un episodio di stupro. Lei ha scattato anche delle foto con una piccola macchina fotografica che avevamo comprato insieme (una piccola macchina fotografica risulta guarda caso fra gli oggetti scomparsi dal bagaglio della giornalista, ndr)».

I lavori della Commissione governativa hanno messo in luce i riscontri oggettivi di almeno tre episodi: lo stupro di una ragazza somala, l'uso degli elettrodi come strumento di tortura o di inaccettabile pressione psicologica, i maltrattamenti a danno di tre somali poi accompagnati nell'ospedale degli Emirati Arabi. Pur tuttavia, la Commissione ritenne che l'operato complessivo dei militari in Somalia fosse stato fondamentalmente all'altezza delle nostre tradizioni e delle finalità di pace e soccorso umanitario della missione «Restore Hope». La Commissione Difesa concluse che le evidenti ed oggettive carenze e responsabilità avrebbero dovuto trovare collocazione nelle dimensioni quantitative della missione.

E i colpevoli che fine hanno fatto? Nel febbraio del 2001, la Corte d’Appello di Firenze ha dichiarato prescritto il reato di abuso d’autorità contestato, nella fattispecie, al solo maresciallo della Folgore Valerio Ercole.
24/02/2007 18:19
 
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A parte che succede anche per i processi in Italia, ma devo osservare anche che chiacchiere non fanno e non devono fare giurisprudenza.

Vorrei solo portare l'attenzione su di un punto che forse per ingenuità sembra sfuggire: in guerra ogni diritto civile è soppiantato dalla legge di guerra ed ogni notizia è falsata per motivi strategici!
Quindi stiamo bene attenti a credere ad occhi chiusi le notizie che arrivano dal fronte perchè spessissimo sono manovrate.
Vorrei anche far presente che almeno alcune indagini e processi in casa occidentale sono stati fatti anche se con credibilità alterna, ma dall'altra parte invece ho sentito e visto cose assurde(taglio della testa ai prigionieri di guerra ad esempio, strazio di prigionieri e i pezzi dei loro corpi portati in giro come trofei, uccisione programmata di civili a solo scopo terroristico) che di onorevole non hanno proprio nulla, ma non mi risulta che sia stato approntato il benché minimo processo da quella parte.

Giancarlo cobite


[Modificato da Cobite 24/02/2007 18.21]

- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-
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