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Vita quotidiana delle donne: rischi di violenza e di disagio psichico *

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2006 11:32
15/03/2006 11:27
 
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Al centro del circolo vizioso vi é sicuramente il ruolo femminile - che abbiamo visto in connessione con la violenza e la depressione - e che può essere rappresentato come un incubatore di eventi di violenza e di depressione (tab. 4).


Il ruolo femminile entra così nella formazione del circuito della violenza in due momenti:

- ante-factum: quando pone la donna nell'atteggiamento di colei che cerca di soddisfare il bisogno altrui (attività di cura), e la presenta come disponibile ad ogni richiesta;

- post-factum: quando riduce le capacità di reazione attraverso il dubbio sulle responsabilità personali e l'auto-riflessione sulle colpe derivate da compiti e richieste non soddisfatti o ignorati.


Passiamo ad analizzare in dettaglio nella vita quotidiana della donna stretta dai modelli di ruolo tutti i fattori del non riconoscimento:


- la scelta relazionale: l'aver scelto la relazione con l'uomo violento

- l'interesse alla relazione: avere interesse al mantenimento della relazione

- il comportamento sanzionabile alla luce del ruolo femminile: poter sempre rintracciare una mancanza nel proprio comportamento di cura

- la responsabilità della vittima: essere sempre sensibili alla chiamata di corresponsabilità

- la mancata o debole reazione alla violenza: la difficile identificazione del valore ingiusto del sopruso e del diritto conculcato

- la ricerca di protezione: il sentirsi incapace ed esposta

- l'isolamento: non avere contesti e reti di solidarietà



Questi fattori si compongono e presiedono al mantenimento e al processo di cronicizzazione della violenza: la donna entra in un circuito in cui: pi é in relazione con la persona violenta, pi non riconosce la violenza, pi ha difficoltà a sottrarvisi.

Da questo trend a permanere nella relazione di violenza derivano altri fattori: l'abbassamento della autostima, la percezione di incapacità, ed infine l'attribuzione a se stessa di ogni colpa e responsabilità.



Per affrontare il fenomeno della violenza familiare, che abbiamo individuato intimamente connesso con il ruolo come ante-fatto e con la depressione come post-fatto, sono necessarie una serie di misure che coinvolgono in sequenza successiva: il contesto sociale, la donna e l'uomo.

La tabella successiva sintetizza questa azione sociale a tre fasi che investe il problema nella sua complessità così come si é profilato dal discorso fin qui condotto.

Tab. 5

Vogliamo dare ora un contributo specifico al chiarimento del rapporto violenza-depressione sulla base della esperienza clinica e di ricerca maturata all'interno del Centro Prevenzione Salute Mentale della Donna della Azienda Sanitaria 1 di Napoli.

Il Centro ha competenza sul disagio psichico in generale, ma nella maggioranza di casi si occupa di depressione, che come si é detto é la sindrome a maggiore impatto tra la popolazione femminile.

Nella casistica clinica del nostro Centro troviamo che nell'80% di casi di donne depresse si evidenziano situazioni pregresse di violenza psicologica, violenza verbale, denigrazione e svalorizzazione; e nel 30% - 40% dei casi vi é anche ricorso alla violenza fisica abituale ed ai maltrattamenti.

Il contesto della violenza sia fisico che psicologico non appare immediatamente: la donna che arriva ad un Servizio di psichiatria o di psicologia ha in qualche modo “rimosso” la violenza e porta soltanto all'attenzione del tecnico il personale malessere scollegato dagli eventi quotidiani.

La storia di vita di queste donne ci ha indicato che nella assoluta maggioranza dei casi si tratta di violenza e maltrattamenti fisici e psicologici all'interno dei rapporti di coppia . Autore é sempre l'uomo e il contesto della violenza é l'educazione al ruolo che la donna ha avuto nella sua adolescenza e nel suo rapporto con la coppia genitoriale. Spesso infatti la relazione tra i genitori é improntata a quei criteri di violenza e dipendenza che verranno riprodotti dai figli e dalle figlie nelle loro relazioni con i partners.

Lavorare quindi con donne che presentano disturbi psichici richiede una specifica competenza ed allenamento alla individuazione del processo di copertura ed accantonamento della situazione di violenza: occorre che su questo terreno gli operatori siano adeguatamente formati allo sviluppo di adeguate capacità di ascolto ed intervento.

Per la formazione degli operatori diviene centrale il lavoro di riconoscimento della violenza e del suo percorso di formazione nella vita della donna.

Il percorso dalla violenza al disagio psichico può essere rappresentato in fasi e tappe di progressiva strutturazione che conducono la donna dalla soggezione alla violenza fino all'espressione di un disturbo psichico:

- in una prima tappa si individua l'evento ed il contesto della violenza, là dove la violenza non é riconosciuta né dalla donna né dal contesto sociale;

in questa prima tappa ritroviamo i fattori, già precedentemente evidenziati, che determinano il contesto della violenza e la sua tolleranza.


- In una seconda tappa, si individua l'isolamento ed il prevalere dell'ottica familistico-maternalistica che approfondiscono il meccanismo della tolleranza, e producono svalorizzazione, depressione. Il non riconoscimento della violenza subita si cronicizza e si trasforma in mancanza di forze, esaurimento di risorse, rappresentazione di disvalore, debolezza ed incapacità personale.

Se é “connaturato” al ruolo femminile far prevalere gli interessi dell'altro e/o degli altri, e come tale il ruolo é generatore di situazioni esistenziali depressive, il contesto della violenza, che spesso accompagna l'esecuzione dei dettami del ruolo femminile, é un pi potente generatore e amplificatore di sintomi depressivi in termini di durata, gravità, intensità.


- In una terza tappa si individua la richiesta di aiuto della donna al tecnico. L'esperienza clinica ci ha indicato che un contesto di violenza particolarmente grave é da presupporre ogni volta che una donna ha difficoltà a rappresentare il suo quotidiano, a entrare nello specifico della sua vita di relazione; quando la donna “non rivela i segreti” delle ingiustizie patite, vuol dire che é pronta al sacrificio estremo: la perdita totale di sé nella malattia.



Fonte: Salute mentale donna


[Modificato da FidelisAdmin 15/03/2006 18.25]

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