C.Terza tappa: la domanda di aiuto al tecnico
Quando la situazione di violenza é seppellita sotto il malessere del corpo e della mente, la donna chiede aiuto al tecnico e la sua domanda nasconde spesso una realtà di soggezione e violenza. La richiesta di aiuto é la seguente: “non sono in grado di... , non sono capace, non mi riconosco più, sono una nullità, sono confusa, non riesco a fare pi niente, non riesco a fare più le cose di prima....” la donna dice e cerca spiegazioni scientifiche nella malattia, spiegazioni che la portano lontana da quel contesto angoscioso da cui proviene.
A questa domanda di aiuto la risposta del tecnico può essere duplice:
a. guardare ai sintomi senza andare oltre nella ricostruzione del percorso di ingresso nella malattia, e nella individuazione di specifiche condizioni di vita;
b. al contrario ascoltare i sintomi come segnali di un percorso di vita dentro cui é molto probabile trovare i nessi tra disagio, ruolo femminile, dipendenza e violenza.
Nel primo caso la situazione apparirà come una malattia da curare con gli strumenti classici della medicina e della psichiatria .
Nel secondo caso il tecnico dovrà addentrarsi nella vita quotidiana della donna, approfondire le tappe del percorso di formazione del malessere e dei suoi collegamenti con la vita quotidiana.
Per poter fare ciò, l'operatore sociale e sanitario deve essere preparato a:
1. riconoscere la situazione di violenza dietro il sintomo, dando attenzione alla vita quotidiana e al tipo di relazione con il partner.
2. Essere solidale con la donna dandole senza riserve il ruolo di colei che ha patito una ingiustizia; alleggerire il senso di vergogna e di colpa che la donna si porta per aver subito violenza, lavorando sulla decolpevolizzazione e sul riconoscimento degli atti di violenza subiti.
3. Cogliere i legami e la dipendenza della donna dall'uomo violento tracciando le caratteristiche della sua storia di donna connotata da tappe di progressivo isolamento, rinuncia alla libera espressione di sé, adesione al modo di essere e pensare del partner o dell'”altro”.
4. Riformulare un progetto di vita che contenga la realizzazione personale al di fuori della relazione con l'uomo violento.
Per uscire dalla violenza é necessario: riconoscere la violenza anche all'interno di rapporti familiari ed affettivi, non tollerare, e disconnettere i percorsi che portano alla dipendenza.
La necessità che gli operatori sanitari siano formati per leggere e decodificare dietro il disagio psichico e la depressione situazioni di violenza é stata sottolineata in un Meeting dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel dicembre 1997 a Copenaghen, dove sono state prodotte anche linee-guida di indirizzo alla pratica clinica e sanitaria (10).
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* E. Reale, Vita quotidiana delle donne: rischi di violenza e disagio psichico. In ( a cura di ) P. Romito " Violenza alle donne e risposte delle istituzioni", F. Angeli, Milano, 2000.
NOTE
1. WHO Consultation (1996), Violence Against Women, Women's Health Development, Family and Reproductive Health (a Cura di), World Health Organization, Geneva .
2. Kastrup M. (1989), “Mental Health of Women an Overview of the European and Extraeuropean Situations”, in Reale E. (a cura di), Atti del 1¡ Seminario Internazionale sul Disagio Psichico della Donna, CNR, Roma.
3. D'Amico R., (1989), “Dipendenza e disagio psichico femminile”, in Reale E. (a cura di), Atti del 1¡ Seminario Internazionale sul Disagio Psichico della Donna, CNR, Roma.
Reale E. ,(199, “Dall'avere al dare, dall'autonomia alla dipendenza: le tappe fondamentali dello sviluppo femminile”, in Chiti E. (a cura di), Educare ad essere donne ed uomini, Rosemberg & Sellier, Torino.
4. Reale E., Sardelli V. (1989) « La santé mentale des femmes liée à la violence », in Actes du Colloque sur la violence à l'égard des femmes, Ginevra.
5. Reale E. (1991), “Disagio psichico della donna: principi metodologici e aspetti dell'intervento di salute mentale”, in Arcidiacono C. (a cura di), Identità, genere, differenza, F. Angeli, Milano.
6. Leonardi P. (1994), Curare nella differenza, F. Angeli, Milano.
Romito P. (1992), La depressione dopo il parto, Il Mulino, Bologna.
Reale E. (1985), “Il posto della donna nella storia della psichiatria”, in Devianza ed Emarginazione, anno IV n. 8, Editiemme, Milano.
Reale E., et al. (1982), Malattia mentale e ruolo della donna, Il Pensiero Scientifico, Roma.
7. Arieti S., Bemporad J. (1981), La depressione grave e lieve, Feltrinelli, Milano.
8. AA.VV. (1983), L'intervention Féministe, Editions Saint-Martin, Montréal.
9. Reale E, et al. (1993), “I fattori di rischio nella patologia psichica dell'adolescente, risultati di una indagine su un campione di utenti del SSN”, in Spazi della Mente, anno V, fasc.11.
10. WHO, Family and Reproductive Health (199, “Recommendations of the working group on health services” in European Strategies to Combat Violence against Women, Copenhagen.
Fonte:
Salute mentale Donna
[Modificato da FidelisAdmin 15/03/2006 18.42]