senza speranza

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
b.anto2007
00martedì 11 dicembre 2007 02:21
la mai vita accanto ad un invalido è senza speranza...dove comincia la violenza e dove finisce la malattia? chi si trincera dietro la malattia per giustificare il comportamento psicologicamente lesivo, offensivo dela persona e della dignità umana, ricattatorio e distruttivo dell'essere donnaa perchè prima viene lui che è mutilato...ed il medico, che non interviene per fare il ricovero coatto, ma ci chiede di calmarlo...come si calma chi ti offende e ti fa sentire sporca per le sue offese? mi accusa di voler andare a vivere da sola perchè ho una relazione, beh non ho proprio nessuno...dove comincia il diritto del malato e che concilazione si trova con un invalido violento che vuole essere accudito,che pretende di essere lui prima di tutto che non si interessa delle malattie dei familiari, che offende le figlie e la moglie...
so che per questa mia situazione non c'è rimedio,perchè uscire da questa storia senza la denuncia di abbandono di incapace non si può.
e poi sapeste quante bugie e travisamenti per difendersi e fare apparire la propria verità come l'unica...l'umiliazione e la solitudine davanti al vicinato...
lui ha ragione, lui viene prima di tutto, io non posso difendermi dalle sue violenze verbali...
rayman.M
00martedì 11 dicembre 2007 08:20
Ciao Anto, non conosco la tua situazione. Io ho un amico che è rimasto invalido, paralizzato dalla vita in giù a seguito di un conflitto a fuoco. L'infermità l'ha reso cattivo con tutti. Puoi stare vicino ad una persona che sta male se questa ti vuole bene e ti apprezza, ma quando subentra la cattiveria il voler umiliare chi ti è vicino non ci sono infermità che tengano. La prima cosa che conta è salvaguardare noi stessi. Anche la moglie del mio amico, sopo aver subito tutte le peggiori cattiverie è stata costretta ad andarsene. Se lui persiste con queste cattiverie l'unica soluzione, per la tua integrità fisica e mentale, è lasciarlo. Non si può chiamare a difesa della propria cattiveria, del trattare le persone come oggetti, la propria malattia.
un abbraccio
Lilli66
00martedì 11 dicembre 2007 10:30
Ciao, Anto, da quel poco che posso capire, vivi una situazione terribile.
Tuttavia, non credo che l'alternativa sia unicamente tra il subire le violenze psicologiche di tuo marito oppure essere accusata di abbandono di incapace. Ci saranno molte alternative possibili ma certo se il medico non collabora è tutto più difficile. Tuttavia, non esiste solo quel medico, no?
Penso che tu possa rivolgerti ad altri centri pubblici: ad un centro di igiente mentale (per tuo marito), ai serivizi sociali del tuo Comune.
Io non credo che se riesci a far ricoverare tuo marito in uan casa di cura, tu possa essere accusata di abbandono di incapace: lo abbandoneresti andandotene e lasciandolo solo, ma non certo affidandolo a persone competenti ed esperte, perchè tu non reggi più la situazione (cosa legittima e umana).
Una soluzione deve esserci, non è possibile che non ci sia ed occorre trovarla.
Ciao, un abbraccio,
L.
Cobite
00martedì 11 dicembre 2007 16:56
Re:
rayman.M, 11/12/2007 8.20:



Puoi stare vicino ad una persona che sta male se questa ti vuole bene e ti apprezza, ma quando subentra la cattiveria il voler umiliare chi ti è vicino non ci sono infermità che tengano. La prima cosa che conta è salvaguardare noi stessi.






Quoto perchè queste parole trovano riscontro nella mia esperienza.
Mio padre era invalido dalla nascita e pur avendo nei momenti difficili la tendenza di ricordare la sua infermità, mai è ricorso a parole pesanti, neanche quando lo umiliavano per quell'infermità.
Ma così non era per altri.
A volte l'invalidità diventa uno scudo per fare quello che non si dovrebbe, per dire quello che non si dovrebbe, per tirare fuori il peggio di se e scaricare su altri l'odio per la propria situazione.
In questi casi riuscire a farlo internare è un atto di pietà, ma la propria esistenza viene prima.


Giancarlo


b.anto2007
00martedì 11 dicembre 2007 19:08
da quanto mi avete scritto, e vi ringrazio per l'affetto che avete, mi preme chiarire che stiamo parlando non di mio marito, ma di mio padre.
vivo con i miei genitori, non ho una storia mia, il suo essere padre padrone risale all'infanzia, quando non potevo nulla perchè nulla mi era concesso.
oggi ho parlato nuovamente con il mio medico curante, che è sbalordito perchè,come fanno molti uomini violenti, non ha mai fatto trasparire nulla al medico curante, che è stato pronto a dirmi"non può accusarvi di incuria, è curato e seguito".
provo disgusto, solitudine, umiliazione, impotenza di fronte a questa malattia...mi ha augurato di usare la sua sedia a rotelle, di ammalarmi della sua stessa malattia...
predisposizione genetica o no,ferisce i sentimenti di figlia, di donna, di persona...
mi accusa di non salutarlo...beh, che senso ha salutarlo? che senso ha?
rayman.M
00martedì 11 dicembre 2007 19:23
La dignità di una persona non è libero arbitrio nelle mani di qualcuno che ti degrada. Questo vale per un marito/moglie oppure per un genitore. La sua infermità non può esentarlo da portare rispetto agli altri, se pensa questo sbaglia. Se ci sono i presupposti di farlo assistere in qualche istituto devi cercare di fare in modo che avvenga interessando le strutture sanitarie locali, se non ci riesci devi pensare anche a te alla tua integrità sia fisica che mentale allontanarti almeno per un certo periodo per fargli capire che non sei un semplice oggetto ma una persona
ciao un abbraccio
Lilli66
00mercoledì 12 dicembre 2007 14:39
Cara Anto,
quello che vorrei consigliarti è anche di provare ad impermebilizzarti un po' rispetto alle cose che ti dice e ti fa tuo padre. Sicuramente ti ha fatto molto male durante tutta la tua vita e te ne fa ancora adesso, però comincia a pensare che lui appartiene al tuo passato e un po' anche al tuo presente, ma pochissimo al tuo futuro, che appartiene soltanto a te, sarà come tu vuoi che sia.
Ho riletto il tuo post iniziale e mi sono resa conto che ero caduta nell'equivoco di pensare che tu stessi parlando di tuo marito perchè dicevi: "mi accusa di avere una relazione" e poi di seguito, il tuo sconsolato negare: non ce l'ho.
Ora, è un marito che può avere motivo di "accusare" la propria moglie di avere una relazione, ma non certo un padre nei confronti della figlia. Mi sembra così banale, dirlo, ma forse che non lo è, in una situazione come quella che descrivi.
Ti invito ad allontamarti quanto prima, non scrollandoti di dosso le responsabilità che spettano ad ogni persona verso i suoi congiunti, ma delimitando sempre più e sempre con maggiore fermezza (prima di tutto dentro di te), il tuo spazio di autonomia. Che tu abbia una relazione o no, sono affari tuoi e comunque sarebbe la cosa più naturale del mondo.
Ti auguro di uscire presto da questa situazione e di trovare quanto prima tutta la serenità e la gioia di vivere che meriti, ciao
L.

FidelisAdmin
00giovedì 13 dicembre 2007 17:01
Ciao Anto

Credo che sia opportuno contattare servizi sociali del comune di appartenenza e intraprendere un TSO - Trattamento Sanitario Obbligatorio, istituito e regolamentato dalla legge 180/78.

Per procedere a un trattamento sanitario obbligatorio è necessario un certificato medico, prodotto da uno psichiatra del dipartimento di salute mentale presso la ASL, il quale certificato deve essere trasmesso all'ufficio per le politiche sociali del comune, per ricevere l'avallo del sindaco ovvero del funzionario preposto.

Non credo sia corretto distruggere se stessi per garantire il comportamento violento di tuo padre!

Facci sapere
Saluti
Gae
rayman.M
00giovedì 13 dicembre 2007 20:02
Purtroppo Gaetano devo dirti che non è così semplice applicare il TSO, intanto il sindaco può emettere un'ordinanza di TSO sulla base di due diversi certificati medici, che possono essere redatti anche dal medico di base e avvallato da un secondo medico appartenente alla struttura pubblica (e non è necessario che sia uno psichiatra)nelle certificazioni devono esistere contemporaneamente i tre presupposti seguenti:
1. la persona si trova in una situazione di alterazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici;
2. gli interventi proposti vengono rifiutati ;
3. non è possibile adottare tempestive misure extraospedaliere.
Oltre a questi presupposti deve essere motivate nella situazione concreta.
Poi ci sono ulteriori valutazioni e incombenze burocratiche che rendono tale provvedimento difficile da attuare se non in determinate situazioni.
Pedagogista
00giovedì 13 dicembre 2007 23:55
Ciao Anto,
il solo consiglio che mi sento di darti in questo momento è di rivolgerti al Servizio sociale del tuo comune ed esporre il tuo problema. Nel territorio in cui lavoro sono capitati casi simili al tuo ed il Servizio Sociale ha sempre preso dei provvedimenti in merito. Le situazioni, naturalmente, variano da caso a caso, per cui non ti posso dare ulteriori consigli. Ti potrei elencare alcuni casi in cui la persona è stata inserita in strutture adatte a gestire il suo disagio, casi in cui sono stati mandati operatori esterni a domicilio per occuparsi della persona. Ma credo sia ASSURDO che un'intera famiglia debba soffrire tutta la vita a causa sua.
Mi dispiace per il suo dramma ma voi che colpa ne avete?
Ti prego di fare come ti ho detto e di pensare anche alla tua vita,tutti hanno il diritto di disegnare il proprio futuro, non rinunziare a ciò.
Tienici informati,
a presto...
FidelisAdmin
00venerdì 14 dicembre 2007 16:26
Re:
rayman.M, 13/12/2007 20.02:

Purtroppo Gaetano devo dirti che non è così semplice applicare il TSO, intanto il sindaco può emettere un'ordinanza di TSO sulla base di due diversi certificati medici, che possono essere redatti anche dal medico di base e avvallato da un secondo medico appartenente alla struttura pubblica (e non è necessario che sia uno psichiatra)nelle certificazioni devono esistere contemporaneamente i tre presupposti seguenti:
1. la persona si trova in una situazione di alterazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici;
2. gli interventi proposti vengono rifiutati ;
3. non è possibile adottare tempestive misure extraospedaliere.
Oltre a questi presupposti deve essere motivate nella situazione concreta.
Poi ci sono ulteriori valutazioni e incombenze burocratiche che rendono tale provvedimento difficile da attuare se non in determinate situazioni.



Non ho detto che sia semplice adottare un TSO, ma non deve essere certo la difficoltà dell'azione prevista a scoraggiare chi può intraprenderla, proprio perchè spesso l'unica soluzione al problema.
Ho sottolineato come sia importante interaggire con i servizi sociali del comune di appartenenza perchè molte volte i casi prevedono anche modalità di risposta diverse anche quando si tratta di TSO.

Almeno nel nostro territorio avviene così... soffermarsi sulle procedure ed eseguirle alla lettera spesso allunga i tempi d'intervento aumentando a dismisura le sofferenze delle donne o di chi è direttamente o indirettamente interessato a casi di violenza o diagio e noi non possiamo permetterci di aggiungere dolore a dolore.

Grazie
Gae




b.anto2007
00venerdì 14 dicembre 2007 21:15
il tso è difficile da applicare, a meno che non si intervenga o con il medico di base, ed il medico di mio padre non ne vedeva la necessità...adesso sta prendendo coscienza di cosa mio padre abbia nascosto in questi anni...
altro modo è fare intervenire la forza pubblica mentre avviene il fatto tanto grave da costituire pericolo...
sono documentata su questo ed in questi mesi ho sentito e contattato chi poteva aiutarmi...non ho ancora ottenuto nulla.
tanto vorrei dire e non mi riesce...posso dirvi solo che mi sono attivata per aiutare me stessa, ritrovarmi e stare con me stessa, sì da trovare la forza per fare tutto ciò che mi occorre...
sapeste i vuoti che ho dentro...il dolore che devo lenire per rivivere,piano piano, poco alla volta,fino a che troverò me stessa e saprò uscire fuori da tutto ciò,non sentendomi coinvolta più emotivamente dai suoi disagi...
ho chiesto aiuto, prima di tutto per me...quando esplode sto troppo male e voglio uscirne.
grazie a tutti
Pedagogista
00venerdì 14 dicembre 2007 22:57
Cara Anto, iniziamo allora insieme un percorso per te, che ti aiuti a fortificare te stessa, ed uscire dalla "violenza psicologica"che ti incute tuo padre.

Tuttavia insisto a consigliarti, allo stesso tempo, di recarti presso il Servizio sociale e, quantomeno, chiedere se ti possono dare una mano, almeno tenta!!!

Il solo modo che hai per uscire da questo incubo è non vivere più con questo uomo, dopo di che iniziare un cammino di rinascita interiore.

A presto...

Geneshys
00venerdì 14 dicembre 2007 23:21
Anto ti posso chiedere di dove sei?

Saluti
Gae
b.anto2007
00domenica 30 dicembre 2007 14:34
mi chiedete di quale città sono... che importa? tanto l'amministrazione comunale a cui mi sono rivolta fino a qualche giorno fa pensa solo al contributo economico ed al fattore 730 o reddito...già, perchè per avere assistenza domiciliare 2 invalidi come i miei devono avere un ise( indicatore situazione economica) bassissimo, e siccome io faccio reddito per il mio lavoro...allora devo pagare per avere assistenza per i miei...e poi il fattore affitto, medicine,..chi gliele paga? io naturalmente,...per non parlare delle liste di attesa sia per cure psicologiche anche per i giovani, sia per gli anziani..
insomma, che speranza abbiamo? chi ci aiuterà? non certo l'amministrazione comunale...
ed il mio dolore? la mia sofferenza? il mio sogno tradito? sognavo un pò di serenità, una vita tranquilla, senza chiedere niente se non di vivere, essere una persona, capace di pensare, di
decidere...
chi mi crede, chi mi sta vicino? a parte voi, vi ringrazio, ma sono sola,..il mio vicinato pensa che è normale che un padre faccia così...la figlia deve essere tutelata, nessun uomo la deve vedere, la deve conoscere...
invece il padre può urlare, ti può offendere.
non riesco a scrivervi tutto quanto è nel mio cuore, non riesco a tirare fuori niente...
perdonatemi
Pedagogista
00mercoledì 2 gennaio 2008 16:13
Cara Amica mi si spezza il cuore leggerti in questi termini...
Ma perchè non porti la tua residenza altrove: se vivi da un'altra parte il tuo stipendio non farà più reddito. Certo ci vorrà un anno perchè venga ufficializzato in quanto si guarda sempre la denunzia dei redditi dell'anno precedente, ma da qualche parte bisogna pur iniziare!!!
Non ti fermare, bussa a tutte le porte, chiedi tutti gli aiuti possibili, non è giusto che ti rovini la vita fino a questo punto.
Al ritorno dalle vacanza mi informerò presso il mio Servizio Sociale per avere chiarimenti in merito alla tua situazione.

A presto,
Non ti arrendere,
Vedrai che cambierà la tua vita.
b.anto2007
00domenica 6 gennaio 2008 14:14
non riesco a farmi capire...mio padre mi denuncerebbe per abbandono di incapace....userebbe le liti contro di me...conoscete la dialettica? sapete che un discorso a secondo di come viene impostato ti fa diventare colpevole invece di innocente...la normativa non aiuta...l'unica cosa è cambiare città...ma come faccio? mia madre...e poi mia sorella...la sposata non vuole grattacapi...sicuramente ha problemi...sta cambiando città perchè mio cognato è andato in fallimento...pur avendo cuore e sentendo il problema, non ha tempo per occuparsene...siamo stati lasciati soli...non voglio che mio padre alzi le mani su mia madre...disgraziatamente gli uomini sono bravi a farsi ragione, a nascondere le loro turbe psichiche...altra sorella che ho in casa con gravi problemi psichici, che sta facendo le stesse cose che fa mio padre...io e mia madre stiamo pagando con soprusi, prepotenze, le stesse che lei ha subito da mio padre...adesso le stiamo pagando io e mia madre...ha rinunciato alle cure della psicologa...
bene, da dove comincio? scappo a basta, ma ci sarà qualcuno che si farà male seriamente...e poi il mio mestiere non me lo permette...sono un'insegnante e guai a saperlo...diventerei una additata con problemi psichici...i genitori si porterebbero via i figli...non c'è posto tra i docenti per persone che hanno problemi familiari così gravi...
che fare? niente...
Pedagogista
00domenica 6 gennaio 2008 17:49
Facciamo così:martedi, al rientro in ufficio, mi informo in merito alla tua situazione e ti farò sapere cosa devi fare. Sono certa che una via di uscita per te e per tua madre ci sarà.
Una domanda: tua sorella è minorenne?
A presto...
FidelisAdmin
00lunedì 7 gennaio 2008 10:29
Sarebbe bene conoscere tutto l'iter che hai seguito, con chi ti sei informata e chi dei servizi sociali hai contattato... Insomma nomi e cognomi, strutture e territorio!

La dialettica la conosciamo abbastanza bene, tranquilla... cerchiamo solo di aiutarti!
Per l'ennesima volta, anche se mi ritrovo di fronte un nickname diverso, ti pregherei di essere più equilibrata nel rispondere agli operatori del forum!

Se vuoi davvero essere aiutata esci dall'anonimato mi trasmetti i tuoi dati via email nomi e cognomi degli attori sociali e delle strutture che hai contattato e cerchiamo di trovare soluzioni insieme, visto che non siamo così distanti.

Saluti
Gae
Pedagogista
00martedì 8 gennaio 2008 11:37
Ciao Anto, sono presso il Servizio Sociale del mio Comune (primo giorno di lavoro) e mi sono informata sulla tua situazione.
Ti aggiorno:
1) Se tu decidessi di andare via di casa la legge non ti imporrebbe assolutamente il rientro in casa, neanche se portassi via con te tua madre
2)Il modo per fare ricoverare tuo padre è quella di contattare i medici del dipartimento di salute mentale per fare una visita, sulla base della quale verrà effettuato obbligatoriamente il ricovero coatto presso l'S.P.D.C. (SERVIZIO PSICHIATRICO DI DIAGNOSI E CURA) che dura in media 15 giorni, dopo di che può avvenire il ricovero al C.T.A. (COMUNITA' TERAPEUTICA ASSISTITA), a seguito della quale può esserci quello in una Comunità alloggio per disabili mentali.
Cara amica la strada c'è, ed oggi che ne ho parlato con il servizio sociale ne sono ancora più convinta.
3)Devi andare dai carabinieri e fare una denunzia contro tuo padre,inserendo tutte le violenze che vi incute, dopo di che fai presente agli stessi medici del Dipartimento di Salute mentale che o prendono provvedimenti per un ricovero tempestivo e permanente o tu vai via di casa con tua madre visto che lui è un pericolo per la vostra vita. Stai tranquilla che la legge non sarebbe contro di te, al di la di ciò che ti fanno capire.
Attendo di rileggerti,
A presto...
b.anto2007
00lunedì 14 gennaio 2008 01:37
grazie per avermi seguita...in questo momento ti scrivo per mia sorella...finalmente si è appena addormentata...ha pianto tutto il giorno ed io quando succede ci sto male...mi spiace di tutto quello che è successo...mi spiace di non aver fatto niente per salvarla...
la picchiò quando eravamo adolescenti perchè si innamorò e mio padre lo venne a sapere...
io reagivo facendo tutto ciò che piaceva a mio padre...avevo paura di lui, mi nascondevo in bagno quando litigava con mamma...non potendo fare nulla, lo assecondavo, facevo tutto ciò che lui voleva, la figlia perfetta, andavo anche contro i miei sentimenti...
vorrei tornare indietro...vorrei aiutare mia sorella, chiederle scusa per non averla protetta...ma lei non mi ascolta più, mi odia e basta
Lilli66
00lunedì 14 gennaio 2008 11:27
Cara Anto,
a mio avviso, non sei tu che devi sentirti in colpa per quanto ha patito tua sorella (e che hai patito anche tu).
Che cosa potevi fare? Smettila di darti colpe inesistenti!
Anto, se ci riesci: vai avanti, guarda avanti.
Sei una persona sensibile, colta, sei anche una donna forte perchè ci vuole molta forza e mantenersi sani di mente in certe situazioni prolungate di malessere e soprusi.
Ora basta guardarti indietro, basta restare ancorata a questa famiglia di origine che ti ha solo fatto del male, staccati da loro, prima di tutto a livello emotivo ma anche materiale: vai via!
Hai un tuo lavoro, da quanto ho capito se tu vai via abbiamo appurato che nessuno ti potrà accusare di aver abbandonato i tuoi genitori anche se non stanno bene: pensa un po' a te stessa e vai via.
Va bene: c'è tua sorella.
Puo' andarsene anche lei, venire via con te, oppure restare: però è lei che deve scegliere, non puoi e non devi scegliere tu per lei.
Lo so che sembra facile dire queste cose senza vivere dentro queste situazioni, ma posso assicurarti che, chi per un verso, chi per un altro tutte noi che frequentiamo questo forum abbiamo vissuto e viviamo i nostri piccoli inferni privati. In quanto agli operatori: ti consigliano sulla base della loro competenza ed esperienza, ma anche con tutta la partecipazione emotiva di chi sa quanto sofferenza c'è dietro ogni nostra parola.
Anto, cerca di uscire da questa situazione, di costruirti una vita tua, non lasciarti trattenere.
Cia, un abbraccio,
L.
Pedagogista
00lunedì 14 gennaio 2008 18:55
Cara Anto, mi dispiace moltissimo per tua sorella, ma cosa puoi fare tu per lei se non quello di portare anche lei via da quella casa, lontana da un padre violento e folle!!!

Mi sembra di aver capito che anche tua sorella ha dei problemi nella sfera psichica. Ti consiglio:
1)di tentare un approccio con lei, falle capire che vuoi solo il suo bene ed hai intenzione di aiutarla.Io ti consiglierei però un eventuale terapia psichiatrica se è ancora ai primi stadi della malattia, il ricovero se siamo già ad uno stadio avanzato.Infatti in quest ultimo caso non potresti fare gran che per lei anche portandola in una nuova casa con te, nonostante il tuo amore.
2)Inizia a mettere in pratica i consigli che ti ho dato nel mio post precedente, primo fra tutti la denunzia cautelativa ai carabinieri o alla polizia.
3)Non ti voltare indietro, tuo padre non merita nulla da te. Purtroppo figli affettuosi e rispettosi molto spesso hanno genitori che non meritano neanche di essere chiamati tali, e che forse non avrebbero mai dovuto provare la gioia di diventarlo, visto che non apprezzano e non valorizzano ciò che hanno accanto.

Mi auguro che tu ti prenderai, davvero, in mano la TUA VITA!
Puoi farlo, nessuno potrà mai costringerti a rimanere in una tale situazione.

A presto...
b.anto2007
00martedì 15 gennaio 2008 21:35
chiedo scusa se sono rientrata nel forum con nickname diverso, ma è solo perchè non ritrovavo più la strada per intervenire alle vs discussioni e così mi sono riiscritta...
chiedo scusa, ma sono al momento consapevole di quello che potrei fare, ma per tanti fatti che non riesco a raccontare, ancora non sono pronta...non volevo mancarvi di rispetto e se l'ho fatto, vi chiedo scusa...
scusatemi, ogni tanto mi faccio viva, ma solo perchè spero di trovare la forza di farla finita col dolore...non è facile per me, non ancora...
grazie a tutti...davvero
Pedagogista
00mercoledì 16 gennaio 2008 14:24
La porta sarà sempre aperta...mi auguro che riuscirai a trovare quella forza necessaria per dire davvero basta a tutta questa violenza psicologica che ti logora giorno dopo giorno.

A presto...
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:14.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com