per le mamme

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keridwen.
00sabato 13 settembre 2008 12:08
occorre saperlo e ricordarlo
Quando una bimba deve stare con un padre violento.
Quando è davvero violento.
Quando si sa benissimo che uomo è.
Quando ci si rassegna ad accettare una sentenza sbagliata e si cerca di convincere se stesse che è giusta.
Quando si cerca di convincere la bimba a fare il suo dovere e ad andare dal padre.
Non chiamiamolo diritto, per favore, è un terribile dovere, non un diritto.
Quando si cerca di non sapere e non vedere cosa accade a quella bimba ogni volta che incontra il padre, per poter restare convinte di fare il meglio, per lei.
Quando si è severi e si definiscono "capricci" i tentativi di ribellione della bimba, troppo piccola per essere ascoltata e creduta.
Quando temendo di privarla del padre si fa di tutto, ma proprio tutto per riconsegnarla a lui, anche solo nelle domeniche.

............................

LETTERA DI UNA MAMMA ALLA SUA BAMBINA
Per te, cucciola

Ciao cucciola, è la prima volta che ti scrivo un lettera..ma adesso te la devo.
Non importa che ti racconti la mia vita con tuo padre
(chiamiamolo così, anche se chiamare padre chi fa certe cose ai figli è inesatto), tu ricordi bene i piatti che volavano,
le botte che quotidianamente arrivavano senza nessun motivo.
.ricordi i lividi sulla mia faccia.
Quante volte mi hai baciata per farmi passare il dolore,
ed eri così piccola..il giorno che ce ne siamo andate di casa mi hai detto “adesso nessuno ci picchierà più”
ma ne io ne tu potevamo immaginare quello che sarebbe successo poi..
tu perchè eri troppo piccina ed io perchè ero troppo stupida
per capire dove sarebbe potuto arrivare quell'uomo.
Ricordo il giorno della separazione..ricordo le sue parole,
ricordo il suo tono mentre mi diceva
“adesso ho un solo scopo nella vita..rovinare la tua vita”.
Ma non mi importava, pensavo che qualunque cosa potesse
fare sarebbe stata sicuramente sempre meno di quell'inferno
che lui chiamava matrimonio.
Mi sbagliavo amore mio,
e per questo mi sentirò in colpa per tutta la vita..
ha scelto te per farmi del male,
non capendo che ne faceva in primo luogo a te..e quanto te ne ha fatto!
Ricordo i tuoi pianti, quando non volevi andare da lui,
senza volermi spiegare il perchè..
ti dicevo che il giudice aveva deciso che dovevi andare,
e se non c'erano motivi gravi non potevo sottrarmi a questa decisione.
.e tu rispondevi che motivi non ce ne erano,
volevi solo stare con la tua mamma.
Non mi perdonerò mai di non aver capito,
di non essere stata forse abbastanza attenta..
tu sei sempre stata una bambina splendida,
buona, riservata fin troppo..
mentre lui ti faceva del male ti preoccupavi
che non succedesse nulla alla tua sorellina..lui ti diceva
“se parli faccio del male alle persone che ami”
e le persone che amavi di più tu le proteggevi,
chiudendoti nel silenzio,
tenendoti dentro tutto quello che succedeva.
Una cosa che non dimenticherò mai è il giorno
il cui è morto il papà di Sarah
(il tuo papà Mauro..che ti amava più di quanto amasse la tua sorellina,
anche se non eri figlia sua)..
hai preso quella piccolina e le hai detto di guardare in cielo.
.la stella più bella e luminosa era Mauro, dicevi.
E ogni volta, col passare del tempo,
che Saretta diceva che tu eri fortunata perchè avevi un papà,
tu rispondevi che la fortunata era lei,
che non lo aveva più..

mi si spezzava il cuore a sentirvi parlare in questo modo.
Ma voglio parlare solo di noi due amore mio..
un giorno non ce l'hai fatta più..
e con tre parole scritte su un foglio hai chiesto aiuto.
Vorrei spiegarti come mi sono sentita,
come mi è crollato il mondo addosso..
ma non so trovare le parole.
Ti hanno fatto perizie di ogni genere,
e tu le hai sopportate in silenzio,
mi ascoltavi mentre ti dicevo che sarebbero
servite perchè lui pagasse quello che ti aveva fatto..
e tu accettavi tutto, ti lasciavi fare,
credevi a quello che ti dicevo, ti fidavi di me.
Amore mio, mi sbagliavo.
.l'unica ad aver pagato per le violenze di tuo padre sei stata tu.
Ti chiedo scusa cucciola,
ti chiedo scusa per tutti quegli anni che hai passato in terapia,
ti chiedo scusa per non aver capito subito
quello che ti stava facendo.
.ti chiedo scusa perchè gli anni più belli della tua vita
si sono trasformati in un inferno..
ti chiedo scusa amore mio per non aver trovato le parole giuste
il giorno che è stato assolto, dopo 2 anni di processo,
quando tu mi hai detto “nessuno mi ha creduto”..
non ho saputo spiegarti che non era vero..
non ho saputo dirti che purtroppo
a volte chi sbaglia non paga.
E quante volte ti sei sentita in colpa, ti sei sentita sporca..
sono passati anni prima che tu riuscissi a parlare
con me di quello che ti aveva fatto..per anni ne hai parlato,
e soprattutto hai disegnato.

..............................

Non ho voluto correggere gli errori di battitura.
E' pubblica, questa lettera, si trova qui it.netlog.com/clan/CONTROLAPEDOFILIA/blog/blogID=431502&order=DESC&am...
La pagina è leggibile anche senza l'iscrizione al gruppo.

La persona che l'ha pubblicata mi ha fatto sapere di essere contenta, del fatto che ora io la diffondo così, gliel'ho detto.
Si riferisce ad abusi di un padre diventato pedofilo sulla figlia ragazzina, per odio verso la mamma, ma anche un uomo semplicemente violento può provocare nella figlia il desiderio del rifiuto.
Esistono uomini così, credetemi.
Ma la bimba almeno deve sapere che la mamma è costretta a mandarla lì, ma che non vorrebbe, perchè la capisce, è dalla sua parte, comprende il suo dolore, insomma, non si deve spezzare la necessaria fiducia verso la mamma.
Se la bimba sa che la mamma le crede può anche confidarsi con lei, sentirsi meno sola, tutte e due, mamma e figlia possono ricominciare la battaglia con il tribunale, arrivare ad ottenere qualcosa, se questa volta si capita con un giudice che veramente chiederà perizie, almeno sui disegni della piccola.
La bimba di questa lettera ha scritto quelle tre parole su quel foglio, perchè poteva sentire ancora l'amore della madre.
Questa mamma non si era trasformata in nemica, ai suoi occhi.
Credetemi, è importante, mantenere un rapporto positivo di questo genere.
Le bugie dette a fin di bene a volte sono terribili, e hanno effetti disastrosi.
Spezzare un rapporto col padre, anche buono, per esempio se muore, può essere terribile.
Ma la perdita di un rapporto positivo con la mamma vi assicuro che è molto più difficile da sopportare.
Vi lascio immaginare com'è quando con tutti e due, non si può avere un atteggiamento di comprensione.

Mamme, fate molta, moltissima attenzione, quando siete voi stesse a desiderare che una bimba mantenga un rapporto con il padre.
Prima o poi lo capisce, crescendo.

Sui figli maschi si accaniscono molto meno, gli uomini violenti.
E una figlia deve pensare almeno questo :"La mamma mi vuole bene, mi crede, posso avere fiducia in lei, non può far nulla per difendermi, ma sono certa che vorrebbe aiutarmi e non è lei che mi costringe a stare con un uomo che mi tratta male."
Credetemi, è molto importante, che una bimba, soprattutto una ragazzina, possa pensare almeno questo, e non sentire come nemica anche la mamma.
Davvero credetemi e fate di tutto, per mantenere un rapporto positivo con una figlia, con lealtà, onestà e sincerità.

E' molto meglio dire: "Hai ragione bimba mia, soffro anch'io di non poter fare nulla per te"
Piuttosto che "Devi andare con tuo padre, è tuo padre, hai il dovere di farlo, non è vero che è cattivo, sei tu che lo vedi così, lui è buono"
Oppure è meglio dire"Siamo costrette ad abitare con quest'uomo, ma io in realtà non vorrei, vorrei portarti lontano da questa casa, ma non posso"
Piuttosto che farsi sentire a dire"E' giusto che siamo qui, è giusto che lui continui a fare il padre con te"

I percorsi di genitorialità sono troppo lenti, in questi casi e a volte anche troppo costosi.
E soprattutto, che nessuno lo chiami diritto al padre.
E' neccessario sforzarsi di mettersi nei panni di una figlia, se non si vuole perdere anche il rapporto con lei.
Con la legge sull'affido condiviso, questi casi si moltiplicano, e in attesa che venga migliorata, occorre ricordare le parole della lettera che vi ho inserito in questo messaggio.
biancaneve70
00sabato 13 settembre 2008 20:43
Grazie da parte di una mamma [SM=g28002] .
Un bacio monica
FidelisAdmin
00domenica 14 settembre 2008 01:25
In casi di violenza non esiste supporto alla genitorialità che tenga, sono due cose distinte e separate... Almeno dovrebbe essere così! Un uomo violento dovrebbe poter vedere i propri figli SOLTANTO ED ESCLUSIVAMENTE in uno spazio neutro e mediante incotri protetti, cioè in presenza di operatori specializzati che ne registrano gli i vari atteggiamenti.

Mi duole notare come oggi, troppo spesso, le leggi non camminano di pari passo con la realtà della problematica violenza contro le donne e tutela dei minori.

Un marito violento in mancanza della sua preda primaria, scaglierà la sua frustrazione sopra la prole, pertanto gli organi competenti hanno il SACROSANTO DOVERE, di evitare che questo avvenga.

Credo che sia risaputo quanto diseducativo e traumatico possa essere per la prole vivere con un uomo/padre che con moltissima probabilità metterà grtadualmente, o subito, atti di intimidazione,strumentalizione, violenze sottili di tipo psicologico, per non parlare di possibili abusi.

Lo Stato ha il dovere di garantire a chi non può difendersi (i minori) la loro incolumità e preservarli da possibili traumi ben più gravi di quello della mancanza del padre(?)*.

* Il padre naturale non sempre è colui che diventerà genitore.

Cosa diversa quando si parla di separazione per incompatibilità caratteriale, o fine del sentimento. In questi casi credo sia opportuno non negare al padre la possibilità di essere un buon padre.

Un abbraccio a tutti
Gae






keridwen.
00domenica 14 settembre 2008 08:51
Sì Monica, pensavo a te, mentre preparavo questo messaggio, un po', per così dire "forte".
Non solo a te, naturalmente.
Conosco di persona ragazze grandi, e anche donne adulte, che hanno subito cose indegne dal padre.
Ma per fortuna a quei tempi non c'era l'affido condiviso.
Alcune sono state costrette a restare ad abitare in casa, con un uomo così, a causa della pervicacia con cui la mamma non ha voluto separarsi.
In alcuni casi davvero una mamma non ha alternative.
Ma mentire dicendo "quell'uomo è buono, sei tu, figlia mia, ingiusta con lui", mi sembra il peggio del peggio.
Riportando qui quella lettera, ho cercato di insinuare almeno il dubbio che qualche volta davvero la verità e la lealtà sia necessaria, verso una figlia ormai grandina che comincia ad aprire gli occhi.
Purtroppo, in certi casi, anche le piccoline li hanno fin troppo aperti, e non riescono a capire le bugie della mamma, e le bugie dette a fin di bene possono essere davvero devastanti.

Almeno qui dentro, fra noi, dove si parla di difesa delle donne, dove ci si comprende, dove ci si racconta non certo come dentro ai tribunali, almeno qui che si possano esprimere e leggere parole autentiche e sincere, come questa lettera che ho desiderato riportarvi.
Poi si capiterà con assistenti sociali, medici, giudici, carabinieri, avvocati e anche psicologi (anche quelli a volte, purtroppo)che non stanno a sentire, non sanno quello che fanno e che dicono proprio, perchè non conoscono la vera realtà di chi si rivolge a loro, o è costretto ad aver a che fare con loro.

Vi faccio notare che quel padre della lettera è stato assolto dopo ben due anni di processo.
Le terapie per ricostruire la personalità della figlia vanno ben oltre ai due anni e probabilmente devono continuare anche da adulta per chissà quanto tempo.

Certo che sono casi distinti, i padri così e le coppie dove ci sono semplici differenze di carattere (ma anche a volte di cultura troppo diversa).
Il dramma sta dove la donna cerca disperatamente di far riconoscere il problema come qualcosa di un po' più grave della semplice differenza di carattere.
E così, gli operatori di mediazione familiare fanno di tutto per convincerla a salvaguardare quello che loro chiamano diritto di una bimba e di un uomo,perchè non riescono a vedere che quella donna ha un problema ben più grave, e lei non sa più come fare.
Ma quella mamma sa benissimo chi aveva davanti, ed è atroce, rendersi conto che non viene creduta e al posto di quei diritti, lei vuole la salvaguardia della sopravvivenza.
Tu Monica, e tante altre mamme mi capite.

Una mamma vuole mettersi al sicuro dai suicidi, dalle tossicodipendenze, dall'anoressia, da tutte le cose difficili poi da rimediare in una bimba quando si trasforma in ragazzina.
In un forum dove si da voce alle donne da difendere, si possono chiamare le cose col loro nome, farsi capire e si può stare tranquille che non ci si sentirà dire che ci si sbaglia, si esagera e si tratta di una semplice differenza caratteriale.
Qui dentro c'è qualcosa di più della mediazione familiare, c'è la possibilità di farsi capire davvero e di essere credute.
Ecco un altro motivo per cui è importante questo forum.
E' importante sentirsi credute, può essere quel piccolo appiglio che fa risorgere la speranza, cominciare a pensare che forse si può tornare a cercare un po' di fiducia.
E' la prima fiammella di speranza e di fiducia che si può riaccendere.

Sapete, temevo che qualcuno rispondesse che quella lettera si riferisce a pochissimi casi isolati ed estremi.
E invece, purtroppo, quanto sono diffusi....
Quanti sono gli uomini, che, anche se non con quel sistema, rovesciano sulle figlie femmine, la loro mancanza di equilibrio, la loro aggressività, la loro possessività, il loro odio.
Lo fanno sulla mamma, e sembra che sulla figlia siano così bravi padri, affettuosi e dolci, e invece, dietro a questa apparenza, quante volte c'è ben di peggio....

Mamme, troverete troppi che non vi crederanno.
Ma almeno fra voi due, fra voi e la vostra bimba piccola, o già ragazzina grande, mi raccomando: lealtà, sincerità.
Perchè non sia costretta a subire un dolore ancora più grande di quello che già il padre le provoca.
Perchè possa sentire almeno l'amore di una mamma.
Lilli66
00domenica 14 settembre 2008 16:47
Grazie, Laura,
questa lettera è un "pugno nello stomaco" che fa riflettere.
Grazie.
Gae, come sai io sono daccordo con te - te l'ho scritto anche in svp - per me è assurdo che, per la legge, un marito violento con la moglie non sia automaticamente messo sotto osservazione come genitore.
Chi lavora in questo campo sa:
1) che la violenza è un fenomeno che nasce da una cultura della sopraffazione del più debole - e che quindi, se la donna si sottrae alla violenza i figli restano comunque soggetti deboli su cui un padre violento agisce, ancora più "arrabbiato" perchè così può punire la donna;
2) che la violenza fisica e psicologica spesso si lega a personalità disturbate anche dal punto di vista della sessualità.
Tutti lo sanno, lo dicono...ma nessuno fa nulla e per ottenere cose normalissime, bisogna imbarcarsi in battaglie legali che spesso le donne non possono sostenere, nè dal punto di vista economico, nè dal punto di vista emotivo.
L.
keridwen.
00domenica 14 settembre 2008 17:26
Re:
Lilli66, 14/09/2008 16.47:


1) che la violenza è un fenomeno che nasce da una cultura della sopraffazione del più debole - e che quindi, se la donna si sottrae alla violenza i figli restano comunque soggetti deboli su cui un padre violento agisce, ancora più "arrabbiato" perchè così può punire la donna;
2) che la violenza fisica e psicologica spesso si lega a personalità disturbate anche dal punto di vista della sessualità.
Tutti lo sanno, lo dicono...ma nessuno fa nulla e per ottenere cose normalissime, bisogna imbarcarsi in battaglie legali che spesso le donne non possono sostenere, nè dal punto di vista economico, nè dal punto di vista emotivo.



Lilli, nelle battaglie si fa quel che si può, più o meno aiutate e ascoltate.
Ma io ponevo l'accento sul fatto che una mamma deve essere leale con un figlio e ancora di più con se stessa.
Il figlio non giudica la riuscita della difesa.
Ma la lealtà la giudica, eccome.
Crescendo, prima o poi le bugie le scopre.
Capisce che il prezzo più alto l'ha pagato lui, infinitamente più alto degli adulti.
E una mamma non deve avere rimorsi, se non ha potuto difendere un figlio come avrebbe voluto, il figlio la comprenderà.
Ma deve averli, e pesanti, se ha tentato di raccontare bugie o parziali verità a chi meritava la lealtà.
Per esempio, se una mamma non racconta tutto allo psichiatra del figlio.
E' questo il dramma.
La cecità voluta e mantenuta sui drammi di un figlio, per vari scopi, per esempio per mantenere unita la famiglia.

Guarda che ci sono verità che se poi vengono alla luce tardi, e il figlio scopre i tentativi per nasconderle, scoprirlo è un dolore enorme.
Perchè un figlio che non ha potuto fidarsi di un padre, è già grave, ma almeno della madre, almeno un pochino, un figlio deve potersi fidare.
E vi assicuro, credetemi, lo vedo anche sugli alunni che ho avuto nel passato e che ho ora: le bambine, soffrono danni molto più alti dei bambini, i padri hanno molto meno rispetto per loro, così come fra gli adulti, purtroppo, basta aprire gli occhi per capire che sono molti di più gli uomini che maltrattano una donna, rispetto al contrario.





Lilli66
00domenica 14 settembre 2008 17:30
Un link e una lettura
Vi segnalo il centro studi Hansel e Gretel di Torino:
www.cshg.it

ed in particolare, su questo tema, la lettura (che si può scaricare dalla home page):

Il negazionismo dell’abuso sui bambini, l’ascolto non suggestivo e la diagnosi possibile

di Claudio Foti
(Psicoterapeuta, direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel, Torino)
da Minorigiustizia n.2 / 2007

E' una lettura specialistica, ma alcuni punti sono veramente importanti, vi segnalo in particolare in riferimento alla "sindrome da alienazione parentale" cui spesso molti avvocati ricorrono in tribunale:

"Per quanto riguarda la sindrome di alienazione parentale, va ricordato il “Rapporto sulla Violenza in Famiglia”, nel quale l’Associazione degli Psicologi Americani (APA) invita a valorizzare le dichiarazioni dei bambini e a contrastare i pregiudizi sulle madri: “Sebbene non ci siano dati che sostengano il fenomeno della cosiddetta sindrome da alienazione parentale, in cui le madri vengono biasimate perché interferirebbero con l’attaccamento dei figli al padre, il termine viene tuttora usato da alcuni periti e dai tribunali per ignorare le paure dei bambini in situazioni ostili e di abuso psicologico” e ancora: “I tribunali frequentemente minimizzano il danno che ha per i bambini assistere alla violenza tra i loro genitori e a volte sono riluttanti a credere alle madri. Se la corte, valutando l’affidamento, ignora la storia di violenza come contesto al comportamento della madre, (quest’ultima) le apparirà ostile, non cooperante o mentalmente instabile”.
Pag. 24
Fonte: dal sito del Centro Studi Hansel e Gretel,
www.cshg.it
keridwen.
00domenica 14 settembre 2008 20:31
Re: Un link e una lettura
Lilli66, 14/09/2008 17.30:

“I tribunali frequentemente minimizzano il danno che ha per i bambini assistere alla violenza tra i loro genitori e a volte sono riluttanti a credere alle madri. Se la corte, valutando l’affidamento, ignora la storia di violenza come contesto al comportamento della madre, (quest’ultima) le apparirà ostile, non cooperante o mentalmente instabile”.



Grazie, Lilli.
Soprattutto per aver capito l'importanza del problema.
Ecco chiarito come alcuni padri riescono a far apparire la madre mentalmente instabile.
Mentre le figure dannose veramente, sono loro, con la loro prepotenza e il loro odio.
E davvero parecchi psicologi, medici, psichiatri cominciano a dubitare e a rendersi conto dei danni di una legge compilata in modo frettoloso, per accontentare padri separati che non sopportano di perdere una parte del loro potere.
Pensate a quello che voleva darsi fuoco in televisione, e ditemi voi se vi è sembrato un uomo normale a cui affidare dei bambini.
E poi basta dare un'occhiata ai loro siti, non voglio citarne qui uno che io conosco bene.
Ogni volta che vado a guardarlo mi chiedo come fanno a non vergognarsi di quello che scrivono.

Gli uomini, da secoli, hanno avuto sulle donne un potere troppo forte, per quanta emancipazione si potrà raggiungere, si dovrà sempre stare molto attente alla reazione arrabbiata che si scatenerà in certi uomini abituati ad atteggiamenti da veri padroni.
Anche molte donne maltrattate, pagano esattamente questo, il fatto che il loro compagno/marito, si accorge di non avere accanto a sè una donna completamente sottomessa.


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