Violata libertà di espressione a scuola

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il.gabbiano
00mercoledì 22 marzo 2006 14:30
La prof denunciata dai genitori: «E’ atea»
Alla Media Robecchi
In sette l’accusano: «Così condiziona i ragazzi»
Lei replica: «Sono offesa e pronta a chiedere i danni»
di Lorella Glauco
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VIGEVANO. Parlare di Dio in classe è come avventurarsi in un campo minato. Non esplodono bombe, ma esposti alla procura. Un gruppo che si definisce «di genitori cattolici» della media Robecchi scrive accusando un’insegnante di «avere più volte ribadito a lezione di essere atea».
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La lettera è indirizzata al preside Lucio Sollima e, per conoscenza, al procuratore della Repubblica, al provveditore agli Studi, al consiglio d'istituto, alla Curia e alla stampa locale. Il testo, seguito da sette firme scritte a penna, ma di difficile decifrazione, chiama in causa l’insegnante di lettere del corso E, colpevole, secondo i genitori, «di atteggiamento alquanto grave e deontologicamente scorretto», in quanto «ha più volte ribadito, durante le sue lezioni, di essere atea e di non credere in Dio». I firmatari poi si rivolgono al preside: «Le rammentiamo che l'insegnante esprime a dei minori un concetto personale, condizionandoli, senza un contraddittorio, e non rispetta la pluralità delle idee e della cultura in generale, abusando e snaturando il concetto stesso di libertà di insegnamento. Per quanto espresso, riteniamo di dover denunciare il fatto alle autorità competenti per abuso della professione di insegnante e abuso ideologico continuato su minori».
L'altra campana è quella della professoressa, che ieri non aveva lezione ed è stata avvertita a casa dal preside. «Sono allibita, affranta e offesa — dice con un groppo in gola —. Dopo 21 anni di insegnamento, di professionalità mai messa in dubbio, fa male sentirsi accusati così, messi all'indice come se fossimo ai tempi dell'Inquisizione. Francamente non mi ricordo di avere pronunciato quelle frasi. Può essere capitato, magari avrò risposto ad una specifica domanda, ma niente di più e non ho mai offeso la sensibilità di nessuno». L'insegnante nega di avere mai professato convinzioni politiche o religiose con intenti impositivi o propagandistici. «Se sono atea? Diciamo che sono una persona che ha dei dubbi e posso avere espresso qualche dubbio sulla condotta della gerarchia ecclesiastica spiegando ai miei allievi la Riforma protestante e la Controriforma. Ma se si chiede a qualcuno se è ateo e risponde di sì commette un reato? E se dicessi che sono musulmana, mi manderebbero al rogo? Se vogliamo alzare un polverone, alziamolo, ma mi sento mortificata, vittima di una cattiveria gratuita che forse nasconde solo risentimenti personali». La professoressa è pronta ad avviare azioni legali. «Mi rivolgerò ad un avvocato — dice — e se i genitori non usciranno allo scoperto confrontandosi faccia a faccia chiederò i danni a tutti. Soffro di tachicardia e ipertensione e questa vicenda mi ha prostrata».
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il.gabbiano
00mercoledì 22 marzo 2006 14:31
Sono Atea. Censurare il proprio ateismo a scuola
Esprimo tutta la mia solidarietà alla collega denunciata
di Marcella Boccia

:Testimonianza
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“Maestra, io sono ateo” – esclamò un giorno un mio alunno di 11 anni.
“Non voglio fare l’ora di religione!” - aggiunse.
“Come mai non hai deciso per l’ora alternativa, all’inizio dell’anno?” – chiesi io, curiosa.
“Mia nonna si sarebbe arrabbiata!” – fu la risposta.
Quello fu il primo episodio in cui, nella mia classe, una quinta elementare si usò il termine “ateismo”. Più volte, da allora, i miei alunni, con i quali discutiamo di qualunque soggetto, mi chiesero se fossi atea, o buddista. Mai ho espresso la mia personale opinione sull’argomento, limitandomi ad insegnar loro la tolleranza e la ricchezza delle diversità.
Il nostro corso di convivenza civile più volte è stato messo in discussione da colleghi e genitori, a causa del comportamento degli alunni, che si sono “erroneamente” convinti, a causa delle mie lezioni, della loro libertà di opinione e di espressione, ed usano scrivere lettere di protesta contro insegnanti “un tantino rigidi”.
Lo scorso novembre, mio primo mese d’insegnamento nella scuola in questione, fui richiamata dal preside, urlante, perché ero stata denunciata da una coppia di genitori.
“Non si fa politica a scuola!”.
L’eresia era aver “costretto” dei poveri bambini indifesi a disegnare, come copertina del quaderno di convivenza civile, una bandiera arcobaleno…
Per tutta risposta, i genitori della bambina le avevano strappato la pagina (i genitori non possono intervenire materialmente sui quaderni, semmai segnalare all’insegnante la loro opinione) e l’avevano costretta a disegnare una bandiera tedesca.
Dov’è, dunque, la collaborazione tra insegnanti e genitori nell’educazione dei fanciulli?
Siamo sul piede di guerra…
Sono testimone dell’atmosfera che si vive ogni giorno a scuola: i colleghi sono preoccupati di ricevere una denuncia da un momento all’altro, perché la legge sulla privacy stabilisce che non si può riportare nei lavori scolastici argomenti che riguardino la famiglia.
I classici temi su “i tuoi genitori, i nonni, gli amici”, ecc. sono “illegali”, si rischia la denuncia.
I miei alunni, pertanto, sanno perfettamente cosa sia l’Unione Europea, l’Onu, gli organismi sopranazionali, ma mai si è toccato l‘argomento “famiglia”. Solo una volta, spiegando cosa fosse un referendum, espressi la mia personale opinione su quanto fosse stato importante che nel 1974 si decise di dar la possibilità ai loro genitori di divorziare, visto che il 99% dei miei alunni vivono tra casa di mamma e casa di papà.
Che io sia favorevole al divorzio non ha infastidito, perciò, i loro genitori, ma che sia pacifista sì.
Allora mi domando: e se sapessero che sono atea?
Ho vissuto giorni di tensione dopo aver raccontato in classe l’episodio, a tratti divertente, del mio matrimonio indù celebrato in India. Erano curiosi di saperne di più di questo ex marito indiano, di carnagione scura, che faceva il docente universitario. Loro credevano che in India vi fossero solo capanne di terra battuta…
Mi aspettavo polemiche da parte dei genitori. Per fortuna non sono ancora arrivate, ma… diamo tempo al tempo…
Lo stesso alunno, il poeta della classe, ha espresso, in un’altra occasione, il desiderio di non avere il crocifisso in classe.
“Non lo voglio!” – esclamò, con decisione.
Un forte desiderio di prendere quel crocifisso e riporlo in archivio, coi vecchi libri di religione che nessuno legge, invase tutto il mio corpo.
Mi sono sentita una codarda a dover rispondere: “Purtroppo non posso decidere se tenere o non tenere il crocifisso in questa classe”.
Cosa avrei dovuto rispondere? Forse che il crocifisso deve star lì perché è obbligatorio essere cattolici altrimenti si viene accusati di eresia? Certo, non si rischia il rogo, ma un processo in tribunale è anche peggio. Perché quando c’è una denuncia e si prosegue con contro-denunce per diffamazione, si scatena un meccanismo che non ha fine… E chi ne ha voglia?
Sono stata costretta a confidare nell’orecchio del mio alunno: “Anch’io sono atea, ma non dirlo a nessuno!”.
Perché?
Perché mai un giorno insegno che la nostra Costituzione sancisce l’uguaglianza tra individui di differente sesso, razza, opinione, credo religioso, ed il giorno dopo devo censurare il mio ateismo?

Marcella Boccia, Premio per la Pace 2005

posta@marcellaboccia.it
Geneshys
00giovedì 23 marzo 2006 10:40

I genitori sanno certamente che la fede è un lungo cammino di consapevolezza, e non un terreno di scontro, e che a prescindere dalla presenze di un insegnante non credente, che non è certamente un pericolo nella crescita degli studenti, bisognerebbe da una parte e dall'altra difendere il laicismo delle Istituzioni.
Io sono un uomo di fede, ma sinceramente trovo inaccettabile che si sollevi un polverone del genere o si portino sul tavolo del tribunale questioni che dovrebbero essere relegate al rapporto scuola - famiglia.
Per esperienza vi posso assicurare che è vero, l'insegnante può influire in certe scelte nel cammino dello studente, ma è altrettanto vero che poi in questo cammino ci si ritrova a confrontarsi con se stessi e con il proprio cuore... e credetemi le cose cambiano... non basta certo l'affermazione "io sono atea" di una maestra a condizionare l'esistenza spirituale di un giovane, forse la famiglia pensa di avere un ruolo subalterno nella crescita dei propri figli?
Concludo esprimendo piena solidarietà all'insegnante e un augurio a tutti coloro che iniziano un cammino di fede o semplicemente di ricerca...


Saluti
Gae

il.gabbiano
00venerdì 24 marzo 2006 09:51
Re:

Scritto da: Geneshys 23/03/2006 10.40


Per esperienza vi posso assicurare che è vero, l'insegnante può influire in certe scelte nel cammino dello studente, ma è altrettanto vero che poi in questo cammino ci si ritrova a confrontarsi con se stessi e con il proprio cuore... e credetemi le cose cambiano... non basta certo l'affermazione "io sono atea" di una maestra a condizionare l'esistenza spirituale di un giovane, forse la famiglia pensa di avere un ruolo subalterno nella crescita dei propri figli?
Concludo esprimendo piena solidarietà all'insegnante e un augurio a tutti coloro che iniziano un cammino di fede o semplicemente di ricerca...


Saluti
Gae




Intanto prendo atto della tua assoluta pacatezza e del senso che dai all'intera vicenda, assolutamente condivisibile.
Io aggungerei che se i genitori temono per il condizionamento dei loro figli, per evitarlo, dovrebbero metterli in una vetrina con isolamento acustico.
Non credo che solo maestri/e e professori/se siano gli unici a comunicare ai nostri figli la propria scelta atea o laica che sia.
Il mondo pullula di persone che comunicano, per cui, la protesta di quei genitori è preludio di un atteggiamento intollerante che trascende la volontà dei genitori, come quando è accaduto qualcosa di simile per la questione del presepe. Ma è una mia opinione.

Il mondo laico ha ancora molta strada da fare per affermare principi di tolleranza e di reciproco rispetto.

Tanti saluti


Geneshys
00venerdì 24 marzo 2006 13:50
Sono allineato al tuo pensiero.

Certamente la scuola non è l'unica fonte di conoscenza dei giovani, ma certamente la più importante.
Secondo me è di essenziale comprendere le scelte di ogni singola persona sia essa di fede o atea.
Sono sempre stato per uno Stato laico che di fronte alla società non discrimini nessuno, ma anzi tenga tutti sotto l'unico mantello dei diritti e doveri.

Nello stesso modo credo che la scuola debba garantire libertà di espressione sia per l'insegnante non credente che per l'insegnante di fede cattolica o di altra confessione religiosa
Ai genitori dico di ritrovare nel libero pensiero uno strumento che formi i propri figli più consapevolmente, e non un mezzo di deviazione dalla "retta via".

Infine penso che il rispetto reciproco sia veramente importante in una società civile e che il "pensiero" non debba essere fonte di divisione ma di condivisione.


Grazie per il tuo intervento
Gae

[Modificato da Geneshys 24/03/2006 13.53]

|Calliope|
00domenica 26 marzo 2006 12:36
Direi che c' è poco di cristiano ed evangelico nel comportamento di questi genitori.

Inoltre dovrebbero rendersi conto, non per forza in quanto credenti, ma in quanto adulti, che la fede per i bambini e per tutti passa attraverso l' esperienza della spiritualità di un' altra persona che può essere, in secondo ordine d' importanza, supportata dalle parole...come può pure non esserlo.

Le parole non sono indispensabili e da sole cambiano poco la sostanza di quello che è la persona.

Così quei genitori hanno dato (almeno in quest' occasione) un' esempio incongruente di cristianità con il loro atteggiamento d' animo intollerante nei confronti di altri, con l' intento di preservare i loro figli dal diventare atei.

Per contro l' insegnante si sarà anche dichiarata atea, ma chissà....magari il suo animo e i suoi atteggiamenti si dimostrano molto più cristiani......

Direi che a questi figli passa un messaggio un po' contorto e che non sarà causa di insegnanti come queste una loro futura scelta che eventualmente non soddisfi i genitori.

Bah... [SM=g27985]

Silvia
il.gabbiano
00lunedì 27 marzo 2006 11:42
Re:

Scritto da: |Calliope| 26/03/2006 12.36
Direi che c' è poco di cristiano ed evangelico nel comportamento di questi genitori...

Le parole non sono indispensabili e da sole cambiano poco la sostanza di quello che è la persona...

Per contro l' insegnante si sarà anche dichiarata atea, ma chissà....magari il suo animo e i suoi atteggiamenti si dimostrano molto più cristiani......

Silvia




E' tanto vera la tua riflessione.
Lieto di trovarti qui.
Colgo l'occasione per salutarti, se ancora ti ricordi di me.
Ci siamo sentiti qualche tempo fa privatamente.
Ti avevo detto che se fossi ritornato mi sarei fatto vivo.
Eccomi.
Tanti cari saluti

Il Gabbiano





|Calliope|
00venerdì 7 aprile 2006 12:53
Ciao, felice di ritrovarti, sono qui [SM=g27985]

Silvia
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