Un portone sbattuto in faccia
Poco fa sono rientrata a casa e ho trovato davanti a me il tipo dell'automobile. L'ho salutato e lui non ha risposto, ma, non contento, ha allungato il passo, è entrato nel nostro condominio e mi ha sbattuto il portone in faccia.
Un gran signore, ho pensato. Meno male che ero sola, che il mio bimbo non ha dovuto subire questa scortesia.
Poi mi è venuto quest'altro pensiero (ed è per questo che ritorno su questa storia così banale, eè per questo che ne scrivo qui oggi): il tipo in questione sa che sono separata, che vivo sola con mio figlio.
Che "non ho un uomo alle spalle", un uomo che, all'occorrenza, possa andargliene a cantare quattro.
Sono una donna sola: quindi, posso essere trattata con sgarbo, con maleducazione, con prepotenza.
Da questo pensiero, sono nate in me altre riflessioni, che cerco di schematizzare, per brevità:
1) IO mi sento SOLA, mi sento "indifesa", penso di avere bisogno di "un uomo alle mie spalle", per essere difesa, sostenuta, protetta. Questo pensiero, così forte in me, è stata una delle componenti che mi hanno portata sicuramente a subire per anni un matrimonio terribile. Avevo paura di restare sola. Indifesa. Sola in questo mondo grande e terribile;
2) questo mio atteggiamento, in parte è patologico, cioè sbagliato, frutto di dipendenza emotiva, di sensi di inadeguatezza e di svalutazione personale, di mancanza di autonomia e di autostima...però, in parte, è fortemente basato su una realtà oggettiva, e cioè che, nella nostra società "moderna", ancora oggi, uan donna è un soggetto debole, una donna sola è una persona "a rischio"...e lo dimostra (nella sua banalità) anche l'atteggiamento del mio vicino di casa che, sono sicura, se avessi un marito che vive con me, ci avrebbe pensato due volte prima di sbattermi la porta in faccia.
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