Pensavo di riuscire a cavarmela da sola

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mafalda07
00mercoledì 3 ottobre 2007 21:31

Dopo tre anni 1/2 di convivenza e due figli, A. di 2 anni e S. di 8 mesi, mi ritrovo qui a chiedermi chi sia il mio compagno.
Ci siamo conosciuti al lavoro e li' ci frequentavamo da semplici colleghi per anni. Poi la scintilla ed abbiamo deciso di convivere.
Lui voleva al piu' presto un figlio ed io volevo ricostruirmi una vita dopo un matrimonio fallito ed una separazione con successivo divorzio avvenuti 9 anni prima.
Come collega e con gli amici il mio compagno era ed e' sempre molto gioviale, allegro, amicone, attento, generoso (al punto che non riesce mai a dire no, anche quando viene messo evidentemente in difficolta').
Insomma, quasi un "principe azzurro".
I primi tempi di convivenza sembravano procedere bene, mi e' stato vicino e mi ha sostenuta addirittura durante le vicende legali con il mio ex-marito che si sono protratte a causa dell'affidamento della mia primogenita (che ora ha 12 anni).
Poi sono rimasta incinta di A. (cercatissimo ovviamente) e gia' quando ero di pochi mesi ad avevo parecchi disturbi, malesseri che mi rendevano piu' fragile, ecco che il mio compagno iniziava a manifestare dei comportamenti di isolamento (iniziava a stare piu' per i fatti suoi), quando non stavo bene e gli chiedevo di evitare di far venire amici suoi (i miei non erano mai graditi) a casa lui si faceva mille problemi e mi faceva insistere e sentire in colpa.
Ma ogni tanto qualche urlo da parte sua per delle stupidate, avvalorato dalla sua tesi che secondo lui non lo lascio parlare, che sono una "maestrina che sa' tutto", con l'aggiunta di offese personali ed alle persone della mia famiglia o amici non si lasciava attendere. La cosa si stemperava dopo qualche giorno di silenzio reciproco, lui tornava ad avere un comportamento conciliante e con qualche attenzione in piu e cosi' tutto tornava come prima.
Quando c'era da scegliere come gestire il parto lui e' stato fermissimo e non mi dava il suo appoggio quando gli chiedevo di comprendere se volevo essere seguita privatamente da una ostetrica che poi sarebbe venuta in ospedale, visto che la mia prima esperienza di parto e' stata orribile ed io avevo molte ansie e paure. Ma nulla, osteggiata fino all'ultimo. Io comunque proseguivo per la mia strada.
Nasce A., ed i pianti notturni del bimbo lo disturbano e si preoccupa dei vicini al punto che mi costringe a lasciare piangere il bimbo per 40 minuti in sala nella carrozzina per vedere se si calma e capisce che deve smettere (A. aveva 1 mese!!!).
Fortuna che A. e' stato sempre un bravo bimbo ed ha capito da solo che non gli conveniva piangere di notte, addirittura si e' ammalato pochissimo.
Poi erano sempre discussioni quando gli facevo presente che era meglio non giocare con lui in modo troppo rischioso (con movimenti esagerati) o quando cercavo di fargli vedere come gestire la pappa, il cambio, il bagnetto, lui era sempre stizzito e mi trattava male perche' diceva che non aveva bisogno del mio aiuto.
Quando A. aveva 6 mesi ho deciso di trovare un alberghetto nella riviera ligure per 15 giorni allo scopo di stemperare l'atmosfera casalinga tesa: sarei andata con mia sorella, il mio compagno rimaneva a casa.
Ci ha accompagnati e ci e' venuto a prendere, quando l'ho chiamato per chiedergli se voleva almeno passare nel fine settimana a salutarci, ha nicchiato facendomi sentire come quella che piagnucola assistenza (A. era nel pieno dello svezzamento, aveva fatto 3 notti di febbre, mia sorella si era presa un brutto raffreddamento dato che il tempo non era dei migliori purtroppo).
Cosi' le fasi di "bello e cattivo tempo" nel rapporto si sono sempre alternate, non ricordo piu' di 3 settimane di tregua e comunque i nostri rapporti si sono sempre piu' raffreddati.
Nel frattempo le condizioni di mio padre si aggravavano (era malato da anni) e quindi mi sono gestita anche le sfuriate fuori dall'ospedale per delle cavolate, con il bimbo nel passeggino.
Poco dopo mio padre moriva e mi sono scoperta incinta di S. (e' stata cercata comunque, perche' il mio compagno voleva compagnia per A., non voleva che crescesse come figlio unico viziato ed io pure, vista l'esperienza con la mia primogenita), stavolta per il parto ho pensato di affidarmi ad una ostetrica che mi ha seguito in ospedale anche per la nascita di A. ed il mio compagno era piu' che contento.
Piu' il tempo passava e piu' io ero meno disposta a subire le ire del mio compagno e cosi' se provavo a reagire mi sentivo dire che ero io la malata di mente, la pazza furiosa, quella che lo provoca. Mi diceva questo e me lo dice tutt'ora facendosi forte del fatto che conosce fatti del mio passato che riguardano mie predisposizioni verso l'esoterismo e l'astrologia.
Per le vacanze di quest'anno ho voluto con tutte le mie forze portare A. alle terme per curare la sua dermatite atopica, ma anche per questo ho dovuto fronteggiare le continue discussioni con il mio compagno perche' a suo parere erano vacanze troppo dispendiose ed in altre occasioni mi diceva invece che io non facevo abbastanza per trovare una cura alla dermatite atopica (ho addirittura organizzato piu' visite mediche con specialisti di diverse discipline mediche). La cosa che mi ha sfibrata maggiormente e' che ci sono state piu' discussioni in merito ed alla fine sembrava che si arrivasse ad una sorta di compromesso, ma quando ricapitava l'argomento, si ripartiva daccapo come se le precedenti discussioni non ci fossero mai state.
Il giorno prima della partenza per le vacanze, ho avuto parecchie cose da fare e nella confusione del momento, con entrambi i bimbi a casa da gestire mi sono scordata di recuperare il lettino da viaggio a casa dei miei suoceri. Quando lui se ne e' accorto a sera inoltrata, mi ha tacciata di essere quella che non fa' nulla, che le cose le deve fare sempre lui, quella che non contribuisce nemmeno alle spese di casa. In vacanza, per la stanchezza sia fisica che psicologica non sono riuscita a fare discorsi continui e completi per tutta una settimana, poi mi sono ripresa, non senza una rimostranza esplicita del mio convivente che mi ha incolpata di rovinare la vacanza a tutti con il mio umore.
Al ritorno dalle terme pero' ero agguerrita e non avevo piu' alcuna intenzione di subire le sue angherie psicologiche, il suo terrorismo emotivo, cosi' in una discussione di settembre gli ho risposto con gli stessi toni, le stesse parolacce, le stesse offese (le bestemmie no pero'!), ed a quel punto lui ha abbassato i toni (sempre dopo che si e' sfogato pero'!).
A quel punto sembrava deciso a trovare un'altra sistemazione, ma dopo una notte di meditazione gli ho proposto un "decalogo" di buona e civile convivenza finche' non fossimo arrivati a trovare delle soluzioni pratiche (sono ancora in maternita' per S. e non ho NESSUNO che mi aiuti con i bimbi), i bimbi non fossero piu' grandi, come potrei fare da sola con due bimbi cosi' piccoli da gestire? Ma dopo dieci giorni, di nuovo daccapo, con la differenza che stavolta di fronte alle ennesime offese, ingiure, mancanze di rispetto verso me e la mia famiglia ed i miei amici, oltre al fatto che nell'impeto dei suoi modi iracondi ha rischiato di danneggiare fisicamente i miei figli, ho iniziato a sferrargli calci e pugni e lui si e' "difeso" sbattendomi per terra, rompendo una tazza e rischiando di fare del male al bimbo e dichiarando che avrebbe portato subito i bimbi dai carabinieri per denunciarmi.
Dopo questo epilogo pessimo e gravissimo sto cercando di capire cosa posso fare, perche' lui non se ne vuole andare da casa (l'appartamento e' suo, il mio e' affittato e comunque e' piccolo per me ed i bimbi, oltre al fatto che e' lontano dal nido di A.), inoltre con l'affitto del mio appartamento mi pago il mio mutuo. Eppure potrebbe andare a stare dai suoi genitori, che vivono in due in una grande villetta, finche' non riesco a trovare un'altra soluzione.
Per lui e' sufficiente dormire sul divano in sala.
Io non sto bene al ricordo di quanto ci siamo detti e di come abbiamo gestito (violentemente) la situazione, ma io da piu' di un anno ho iniziato a soffrire di coliche gastro-intestinali con dolori lancinanti ed una volta sono dovuta andare al pronto soccorso per farmi somministrare degli antidolorifici perche' ero piegata dal dolore e non smettevo di vomitare: alla fine ho scoperto che urlando e sfogandomi con lui quando mi aggredisce, mi aiuta ad evitare quella spiacevolissima somatizzazione, ma so che non e' questa la soluzione, anzi.
Oggi sono passata dal consultorio familiare di zona per prenotare un'appuntamento con la psicologa per vedere se mi puo' dare una mano: tempo fa' avevo proposto anche a lui di venire, ma non c'e' niente da fare. Ho anche saputo da amiche con cui mi confronto giornalmente che chi ha eccessi d'ira cosi' forti potrebbe avere problemi di tiroide e cosi' l'ho detto subito al mio compagno, lui mi ha risposto con un sms assicurandomi che sarebbe andato dal medico per farsi prescrivere degli accertamenti, ma a distanza di 2 settimane non so ancora nulla e non ho avuto alcuna evidenza concreta della sua intenzione di andare dal dottore.
Una mia cara amica mi ha chiesto cosa provo per lui: sinceramente non saprei, credo che tutti i miei buoni sentimenti e la mia buona volonta' nei suoi riguardi ora siano offuscati e ricoperti da cumuli di rabbia e da tantissimo risentimento per le ingiustizie subite, per quella sensazione di essere stata presa in giro (piu' o meno consapevolmente) dopo che ieri sera, dopo 3 ore di discussione, il mio compagno mi dice: "la responsabilita' della rottura tra noi e' al 98% mia, mi spiace, ma io sono fatto cosi', evidentemente non sono capace di amare".
Che consigli mi date?
Grazie!
Lilli66
00mercoledì 3 ottobre 2007 23:05
Forse non ho capito bene
Cara Mafalda,
forse non ho capito bene il tuo post, e nel caso mi scuso con te. Premetto anche che ti parlo semplicemtne da donna a donna e non ho nessuna competenza in materia, come invece gli operatori di progetto.
Infine, spero che tu non colga in alcun modo le cose che vorrei dirti come un modo per criticarti o farti sentire in torto, ma solo come uno spunto per farti riflettere.
Da quello che racconti, ho come l'impressione che la tua non sia proprio una situazione di violenza che tu subisci (soprattutto, non c'è violenza fisica), quanto di esasperazione da parte di entrambi. Da quanto racconti (sempre se ho capito bene), nell'ultima lite sei tu che hai cominciato colpendo con calci e pugni il tuo compagno, poi lui ha reagito.
Con questo non voglio farti sentire in colpa, ma le offese e le ingiurie da parte del tuo compagno non giustificano comunque una aggressione fisica da parte tua.
Penso che siate entrambi esasperati (due bimbi piccoli sono uno stress non da poco, se uno dei bimbi non sta bene, poi, la tensione è fortissima), come probabilmente accade in tante famiglie.
Forse sarò banale, ma con due bimbi piccoli, secondo me è piuttosto facile che si arrivi a stressarsi parecchio, ci sono anche i cambiamenti di ruoli da gestire e la coppia rischia molto.
Però i momenti brutti si possono superare, i bimbi crescono!
Certo l'ultima scena che hai descritto è molto inquietante, sia per l'emergere della violenza fisica, sia per la presenza dei bambini, che non vi ha frenati in alcun modo nella vostra lite.
Vedo che tu continui a rimuginare, non riesci a superare quell'episodio ed è comprensibile. Credo che tu non lo perdoni soprattutto a te stessa.
Non è certo con i sensi di colpa che andrai avanti, soprattutto se tendi a proiettarli sul tuo compagno, cercando di accollare a lui ogni responsabilità per una situazione di estrema esasperazione che (ti ripeto, parlando senza nessuna competenza) mi sembra provocata dal nervosismo di entrambi.
Vorrei darti due soli consigli:
1) di calmarti: cerca di essere razionale, non rimuginare, cerca di prendere delle piccole decisioni concrete su te stessa e di attuarle (invece di concordare un decalogo con il tuo compagno, prova a concordarlo con te stessa, al fine di evitare di metterti in situazioni che possono creare tensioni inutili);
2) di non prendere decisioni affrettate sull'onda della rabbia e della paura, ma di lasciare che la tensione si calmi un po', cercando poi un dialogo costruttivo con il tuo compagno.
Magari cerca di prenderti delle piccole pause per te stessa.
Sono anche convinta che tornare al lavoro ti farà bene.
Quanto ai sentimenti che provi verso il tuo compagno, credo sia normale che, stressata, turbata, stanca come sei, con due bimbi piccoli e tutta la tensione che c'è tra voi due, tu provi confusione. Questo però non vuole dire niente.
Prova a ripensare ai momenti belli che avete vissuto insieme, tu e il tuo compagno. Da come lo descrivi all'inizio del tuo post non mi sembra un tipaccio.
Spero di non averti offesa o ferita con il mio post, come ti ho detto all'inizio, spero di averti dato solo qualche spunto di riflessione per razionalizzare un po' la situazione e non farti prendere dal panico.
Pensa comunque che le risposte che ti daranno gli operatori di progetto saranno quelle più importanti.
Ciao
L.


mafalda07
00giovedì 4 ottobre 2007 10:52
Grazie per i tuoi consigli Lilli
Si, diciamo che e' un po' complicato spiegarmi, soprattutto riassumere anni di rapporto e nel contempo farmi conoscere per quella che sono.
Indubbiamente ho un carattere forte che difficilmente si fa' sottomettere, ma la mia reazione violenta denota sicuramente parecchia rabbia che ha bisogno di fuoriuscire e che lo fa' nel modo peggiore e piu' dannoso per tutti.
Sono convinta che questa rabbia non sia solo imputabile al carattere "difficile" del mio compagno, del resto ho quasi 40 anni e quindi al mio attivo un passato parecchio complicato a partire dai rapporti davvero difficili con mia madre (donna con alle spalle esaurimenti nervosi ed ora in depressione dopo la morte di mio padre) che si sono basati principamente su prevaricazioni psicologiche (mai violenze fisiche) e quelle brutte sensazioni di aver dato fiducia a qualcuno che l'ha poi sfruttata a proprio vantaggio (e' sempre riuscita ad aizzare mio padre contro i suoi figli: "il braccio armato della psicolabile" ho sempre pensato tra me e me).
Da queste prime considerazioni si parte per passare ad anni di scuole elementari in cui ero una alunna modello, studiosa e bravissima che pero' subiva il "mobbing" di un gruppetto di compagne di classe che mi facevano subire violenze sia fisiche che psicologiche ed io non avevo il coraggio di oppormi: c'erano anche delle "violenze" sessuali, nel senso che mi portavano nelle cantine della scuola per fare dei "giochetti di esplorazione sessuale", nulla di grave, alla fine mi facevano cose che mi procuravano "piacere", ma mi sentivo in colpa e molto confusa perche' non volevo e nel contempo mi piaceva. Mia sorella era applicata di segreteria in quella scuola, sapeva che c'era qualcosa che non andava, ma non e' riuscita a fare nulla perche' anche parlandone con i miei loro non se ne interessavano e lei era invitata a non agire per conto loro. Anche a casa subivo i dispetti degli amici di cortile, mi facevano cadere deliberatamente, mi ferivo parecchio, al punto che mia madre si spaventava, ma io - a parte il normale pianto - mi dimostravo forte al punto che ero io a consolare mia madre.
Alle scuole medie le cose sono decisamente migliorate: sono uscita dall'esame di 3 media con il massimo dei voti ed anche una borsa di studio per affrontare gli anni di scuola successivi.
Ero l'orgoglio dei miei genitori da quel punto di vista, visto che loro erano operai con uno stipendio esiguo ed io (ultima di 3 figli) ero arrivata quando loro ormai erano gia' avanti con l'eta'.
Con l'adolescenza il primo innamoramento, finito tragicamente con una gravidanza inattesa, io che volevo tenere il bimbo e lui che inizialmente sembrava volesse tenerlo e poi mi ha voltato le spalle, cercando di farmi capire che doveva ancora laurearsi (aveva appena iniziato il corso di laurea alla Bocconi!) e che sarebbe stato difficile per tutti, anche per me che avrei dovuto lasciare gli studi. Ho pianto disperata, ma alla fine mio fratello, quando ha capito che non ero piu' sostenuta dal mio ragazzo, ha forzato la mano ed ho dovuto subire un aborto terapeutico.
Puoi ben immaginare che la mia promogenita e' stata una sorta di "rivincita" per me.
Mi fermo qui, ci sarebbe ancora dell'altro, magari provo a proseguire in un altro momento: ho la bimba con al febbre e mi concede poco tempo consecutivo.
Meditero' sui tuoi consigli e ti ringrazio per la tua attenzione.
Un abbraccio!
FidelisAdmin
00giovedì 4 ottobre 2007 11:10
Sono pienamente allineato al post di Livia.
Cara Mafalda, all'interno del tuo rapporto di convivenza sono emerse problematiche "normali" che hanno spinto entrambi all'esasperazione, basta davvero poco per iniziare un lungo periodo di liti e scontri familiari. Però è bene che entrambi comprendiate una cosa: è bene andare oltre voi stessi e pensare alla salute psico/fisica dei vostri figli... In queste situazioni è davvero difficile comprendere perfettamente quale siano le dinamiche che hanno portato a frantumare in questo modo il vostro rapporto di coppia, mi sembra che le "colpe" possano essere ripartite più o meno in egual misura, con la differenza che tuo marito non si adopera per riscostruire il un armonia familiare.

Allora cercate di fare ntrambi un passo indietro... forse sarebbe bene congedare le parole di rabbia che vi scambiate e assumere il silenzio come amministratore della situazione, davvero è bene fare calmare le acque, però è anche vero che se vi è incompatibilità nell'educare i figli e se non riuscite ad raggiungere un sereno compromesso di sana convivenza e meglio metter mano alla separazione.

Nel caso di Convivenza more uxorio o famiglia di fatto, ricordati che se la convivenza finisce, malgrado sia durata a lungo,

- tu non hai acquisito alcun diritto al mantenimento, ma solo al mantenimento per i figli nati dalla vostra unione se lui li ha riconosciuti e se sono affidati a te;

- potrai, altresì, vederti rimborsate parte delle spese straordinarie che sosterrai per i figli quali, ad esempio spese mediche, spese mediche specialistiche, spese per motivi di studio;

- avrai, inoltre, diritto ad ottenere l’assegnazione della casa in cui siete vissuti insieme o, in ogni caso, a subentrare nel contratto di affitto se intestato al tuo compagno. Se avete fatto degli acquisti insieme i beni verranno assegnati rispettivamente a chi li ha acquistati. Ricordati di conservare le fatture di tutti i beni da te acquistati, se ti separi potranno essere utili per ottenere i relativi beni o il controvalore in denaro.

Comunque sia è bene che tu t'informi con un legale per avere notizie più dettagliate e precise.


Tienici informati
Cordialmente


mafalda07
00giovedì 4 ottobre 2007 14:40
Grazie Gae
per i tuoi consigli.
E' utile sapere a cosa vado incontro nel caso decida per una separazione, visto che non sono sposata, ma i figli sono stati riconosciuti dal padre.
Si, noto che anche tu la pensi come Lilli, quindi penso che la mia decisione di cercare sostegno psicologico al consultorio familiare vicino casa sia quanto mai opportuna.
E' vero, non sono riuscita a controllarmi: in passato l'ho sempre fatto, te lo assicuro, da quando sono tornata dalle vacanze estive di quest'anno non ci riesco piu'.
Mi sento come un fiume in piena, perdo il controllo, anche se riesco a vedermi lucidamente ed a non esagerare nei modi nei confronti dei bimbi.
A questo punto credo che ci sia un disagio in me che muove le fila da un mio passato remoto e che questo momento di enorme stress lo ha portato a galla in modo prepotente.
Al momento non riesco ad "accreditare" al mio compagno le mie stesse responsabilita' nella questione: continuo a pensare che lui abbia un atteggiamento di freddezza e di chiusura che impedisce a qualsiasi persona di buona volonta' di avvicinarlo. Credimi le ho provate tutte nei momenti di calma, ho provato a stimolare il dialogo, ma sono sempre stati rifiuti, sempre, anche nei momenti migliori, all'inizio del nostro rapporto. Lui si apriva un pochino dopo i suoi "momenti d'ira" oppure dopo aver fatto l'amore (cosa davvero difficile da vivere per me sebbene sia sempre stata molto accogliente e comprensiva, ma lui si faceva e si fa' mille paranoie perche' soffre di eiaculazione precoce, ma non fa' nulla per curarla, nonostante tutti i miei stimoli con siti internet che parlano dell'argomento, ecc...), ma ora nemmeno quelli servono piu' a tanto in questo senso.
E comunque non abbiamo piu' "rapporti intimi" da mesi: gli ho fatto presente la cosa, chiedendogli se ci sono problemi, se magari non sia il caso di parlarne, ma lui si e' risentito, mi ha aggredita e mi ha detto che a lui sta bene anche un rapporto vissuto senza sesso e che tanto anche prima non l'ha mai vissuto bene, "lo faceva" solo perche' pensava che io glielo richiedessi.
Per me sono state mazzate, come se avessi vissuto un rapporto nell'ipocrisia, con una persona che fingeva di essere in un modo, ma sentiva in un altro. Mi sono sentita malissimo.
Io ho sempre cercato di essere molto onesta con lui, mostrandogli sempre quella che sono, con tutti i miei difetti e non gli ho mai taciuto nemmeno il mio difficile e complicato passato.
Lui invece e' sempre molto diffidente, mi dice le cose centellinandole e molte non le so affatto perche' mi rendo conto che mi dice piccole novita' sorprendenti riguardo il suo passato dopo una lite in cui cerca di giustificare il suo comportamento irresponsabile e cinico.
Va bene, mi fermo, rispetto a quanto leggo in questi forum, mi rendo conto che i miei problemi sono meno urgenti.
Grazie davvero di tutto.
Meditero' e mi daro' da fare: i miei figli sono meravigliosi, il piu' bello e grande dono di tutta la mia vita (dopo la mia primogenita non pensavo piu' di meritarmeli) ed i miei sforzi li devo almeno a loro.
Un abbraccio. [SM=g27998]
FidelisAdmin
00giovedì 4 ottobre 2007 22:43
Re: Grazie Gae


Si, noto che anche tu la pensi come Lilli, quindi penso che la mia decisione di cercare sostegno psicologico al consultorio familiare vicino casa sia quanto mai opportuna.



Indispensabile direi, ti parlo per esperienza... Noi nel nostro territorio, allo "sportello donna" supportiamo donne dal vissuto drammatico, con noi si sentono a casa, si sentono tutelati e aiutati... Falla questa esperienza ti sara sicuramente di aiuto!



E' vero, non sono riuscita a controllarmi: in passato l'ho sempre fatto, te lo assicuro, da quando sono tornata dalle vacanze estive di quest'anno non ci riesco piu'.
Mi sento come un fiume in piena, perdo il controllo, anche se riesco a vedermi lucidamente ed a non esagerare nei modi nei confronti dei bimbi.



Anche questo è comprensibile, alla lunga la persona non riesce più a "perdonare"...



A questo punto credo che ci sia un disagio in me che muove le fila da un mio passato remoto e che questo momento di enorme stress lo ha portato a galla in modo prepotente.
Al momento non riesco ad "accreditare" al mio compagno le mie stesse responsabilita' nella questione: continuo a pensare che lui abbia un atteggiamento di freddezza e di chiusura che impedisce a qualsiasi persona di buona volonta' di avvicinarlo. Credimi le ho provate tutte nei momenti di calma, ho provato a stimolare il dialogo, ma sono sempre stati rifiuti, sempre, anche nei momenti migliori, all'inizio del nostro rapporto.



Ti credo che hai provato in tutti i modi di trovare soluzioni al progressivo deterioramento del vostro rapporto, però sai devo essere sincero credo che la storia non sia più supportata dal sentimento dell'amore e che ad esso si sia sostituito, l'orgoglio, la freddezza e la necessità di chiudere un rapporto. Pertanto valuta bene le cose...



Lui si apriva un pochino dopo i suoi "momenti d'ira" oppure dopo aver fatto l'amore (cosa davvero difficile da vivere per me sebbene sia sempre stata molto accogliente e comprensiva, ma lui si faceva e si fa' mille paranoie perche' soffre di eiaculazione precoce, ma non fa' nulla per curarla, nonostante tutti i miei stimoli con siti internet che parlano dell'argomento, ecc...), ma ora nemmeno quelli servono piu' a tanto in questo senso.
E comunque non abbiamo piu' "rapporti intimi" da mesi: gli ho fatto presente la cosa, chiedendogli se ci sono problemi, se magari non sia il caso di parlarne, ma lui si e' risentito, mi ha aggredita e mi ha detto che a lui sta bene anche un rapporto vissuto senza sesso e che tanto anche prima non l'ha mai vissuto bene, "lo faceva" solo perche' pensava che io glielo richiedessi.



Beh mi sa che ha seri problemi in ambito sessuale, non è normale una risposta del genere. Ma è anche possibile che sia solo un modo come un altro per denigrarti e violentarti psicologicamente!



Per me sono state mazzate, come se avessi vissuto un rapporto nell'ipocrisia, con una persona che fingeva di essere in un modo, ma sentiva in un altro. Mi sono sentita malissimo.
Io ho sempre cercato di essere molto onesta con lui, mostrandogli sempre quella che sono, con tutti i miei difetti e non gli ho mai taciuto nemmeno il mio difficile e complicato passato.
Lui invece e' sempre molto diffidente, mi dice le cose centellinandole e molte non le so affatto perche' mi rendo conto che mi dice piccole novita' sorprendenti riguardo il suo passato dopo una lite in cui cerca di giustificare il suo comportamento irresponsabile e cinico.



Cara amica che dirti, credo che l'unica cosa da fare sia davvero rivolgerti a un legale e iniziare le pratiche di separazione. Sai la mia paura è che l'ira si possa trasformare in qualcosa di irrimediabile allora facciamo PREVENZIONE!

Cordialmente



mafalda07
00venerdì 5 ottobre 2007 10:42
Per Gae
* Indispensabile direi, ti parlo per esperienza... Noi nel nostro territorio, allo "sportello donna" supportiamo donne dal vissuto drammatico, con noi si sentono a casa, si sentono tutelati e aiutati... Falla questa esperienza ti sara sicuramente di aiuto!

Grazie! Sono convinta di questo!

* Anche questo è comprensibile, alla lunga la persona non riesce più a "perdonare"...

Vero, me ne sono resa conto proprio adesso, pensavo di essere piu' paziente, speravo forse, per i bimbi.

* Ti credo che hai provato in tutti i modi di trovare soluzioni al progressivo deterioramento del vostro rapporto, però sai devo essere sincero credo che la storia non sia più supportata dal sentimento dell'amore e che ad esso si sia sostituito, l'orgoglio, la freddezza e la necessità di chiudere un rapporto. Pertanto valuta bene le cose...

E' vero, e' stata dura per me realizzare che lui in realta' non mi ama piu' ed anche io ho rinunciato ad amarlo. Sai sono convinta che l'amore non sia solo sentimento, ma anche e soprattutto un atto di volonta'.
Partendo da questa consapevolezza seguiro' certamente il tuo prezioso consiglio di valutare bene le cose.

* Beh mi sa che ha seri problemi in ambito sessuale, non è normale una risposta del genere. Ma è anche possibile che sia solo un modo come un altro per denigrarti e violentarti psicologicamente!

Probabilmente entrambe le cose....chissa'...

* Cara amica che dirti, credo che l'unica cosa da fare sia davvero rivolgerti a un legale e iniziare le pratiche di separazione. Sai la mia paura è che l'ira si possa trasformare in qualcosa di irrimediabile allora facciamo PREVENZIONE!

Confido sul fatto che al consultorio mi sappiano consigliare nel modo migliore.
Ti ringrazio, caro Gaetano, mi hai risposto facendomi sentire supportata ed in questo momento e' davvero molto importante per me, ho proprio bisogno di confrontarmi, di sentire altre opinioni, di non sentirmi sola, insomma.
Grazie! [SM=g27987]


Pedagogista
00sabato 6 ottobre 2007 16:35
I problemi all'interno del vostro rapporto di coppia ci sono senza dubbio. L'intervento più funzionale sarà, senz'altro, l'aiuto di un consultorio. Dovete insieme andare all'origine dei vostri problemi.
Tu sicuramente hai disagi che ti porti dietro da anni, senza mai aver cercato di superare con l'aiuto di un professionista.Anche l'aggressività che dici di manifestare ne è segno evidente; ma tuo marito sbaglia in molte cose: non esiste un rapporto di coppia matrimoniale dove non sia presente una vita sessuale.
Qui c'è qualcosa che non va, e che va anche segnalato in consultorio.
Ti faccio tanti auguri per questo tentativo anche perchè, se dovesse fallire, credo che il passo successivo debba essere la separazione legale. Mi auguro che possiate risolvere i vostri problemi di coppia e che tu possa anche superare i disagi che hai vissuto da piccola.

Spero che ci aggiornerai,
intanto un caro saluto...
mafalda07
00lunedì 8 ottobre 2007 21:26
Grazie Ines
per il tuo intervento.
In verita' in passato ho provato a rivolgermi a dei professionisti per superare i disagi della mia infanzia ed adolescenza, ma non sono stata fortunata, quindi per un po' di tempo sono rimasta sfiduciata dalla categoria.
Ma ora credo che sia necessario approfondire la ricerca e non farmi condizionare da pregiudizi o esperienze negative, ci sono i miei figli che hanno bisogno di me, forte e serena.
Ho letto libri di psicologi e psichiatri davvero in gamba che fanno il loro lavoro con grande passione e spirito altruistico, quindi non dispero.
Questa settimana inizio con il primo colloquio e spero veramente tanto che stavolta sia positiva: non sono fiduciosa sul fatto che anche il mio compagno voglia percorrere la medesima strada.
Grazie per il suggerimento che mi hai dato di portare subito in evidenza al colloquio i problemi di "rapporto".
Vi tengo sicuramente aggiornati.
Al momento in casa c'e' calma: io ho avuto modo di parlare con l'ostetrica che ha fatto nascere i miei ultimi due figli, una donna molto in gamba, che mi ha saputo ascoltare, dare dei consigli ed offrire una spalla per piangere; il mio compagno fa' di tutto, ha quel tipico comportamento di chi cerca di farsi perdonare ed io quindi mi controllo in tutti i modi, conto fino a dieci prima di parlare, mi ripeto nella mente quello che mi verrebbe da dire subito impulsivamente per capire se e' una cosa accettabile visto la fragilita' dei nostri rapporti.
Durante il giorno mi do' da fare in mille cose pratiche, cose che mi possono anche ridare fiducia nelle mie capacita'.
Lo sconforto arriva quando mi rendo conto che comunque il dialogo non viene cercato da nessuno di noi due e talvolta penso al passato e mi rendo conto che i dialoghi aperti tra noi, con argomento il nostro rapporto di coppia, sono stati ben pochi. E' triste, ma e' cosi'.
Ecco un piccolo aggiornamento.
A presto. [SM=g27985]
Lilli66
00martedì 9 ottobre 2007 11:40
Cara Mafalda,
sono contenta di sentirti più decisa e serena, forse tu non te ne rendi conto ma leggendo i tuoi primi post e poi gli ultimi si nota un cambiamento fortissimo. Mi fa piacere anche leggere che il tuo compagno sta facendo di tutto per farsi perdonare: conferma la mia impressione (sempre assolutamente da profana!) che non sia una brava persona, come lo sei anche tu, ma che siete entrambi particolarmente svuotati e nervosi per tanti motivi vecchi e nuovi.
Volevo solo dirti qualcosa sul dialogo: a volte esageriamo non tanto l'importanza del dialogo ma le sue modalità. Pensiamo che "avere dialogo" con il proprio partner sigifichi sempre e per forza "dirsi, tutto, fare chiarezza": sempre all'insegna del TUTTO E SUBITO.
Io credo che il dialogo sia qualcosa che si costruisce, anche con piccole frasi, che magari non c'entrano nulla, in apparenza. Forse, dicendoti "com'è buona la pasta e lenticchie che hai cucinato oggi", il tuo compagno vuole dirti molto di più, e allo stesso modo anche tu puoi dire tante cose dicendogli, che so, "grazie per aver steso i panni", oppure dicendo al bimbo: "adesso il tuo papà ti aggiusta questo giocattolo, guarda com'è bravo papà".
Oppure anche raccontare qualcosa di divertente che è accaduto per strada, ridere insieme di qualche piccola prodezza o marachella dei bimbi, può servire tantissimo, credimi, molto più che sedersi adesso a tavolino e fare un bilancio, ora che siete ancora scossi e tesi. Poi, certo, si deve parlare anche delle cose che non vanno.
Sai, ho l'impressione (e anche qui, scusami se esagero e se ti ferisco) che tu abbia uno stile un po' troppo diretto nel comunicare (senti chi parla...), che può essere percepito come aggressivo da parte di chi ti ascolta, in certe situazioni. Penso a quando ci hai accennato ai problemi di intesa sessuale con il tuo compagno. Sei andata a leggerti libri, gli hai suggerito di farsi vedere...un approccio un po' troppo diretto, no? Per quanto tu possa averlo fatto con discrezione, non è come curare un bimbo che ha il mal d'orecchio. Gli uomini sono così sensibili su certe cose. Forse è proprio per questo che non ti cerca più: pensa come deve sentirti a disagio, teso e giudicato per i suoi tempi. Del resto: se lui avesse detto a te, con tutta la discrezione di questo mondo, che qualcosa nel tuo modo di vivere la sessualità non gli piaceva, non ti saresti sentita ferita nel profondo? Ti ripeto, scusami se mi prendo questa confidenza con te, non sono certo una psicologa e posso sbagliare su tutto, però magari puoi pensarci. Anche su queste cose, secondo me, la tattica del "tutto e subito" può essere dannosa.
Ora ti saluto, sono sicura che le cose andranno meglio per voi due, soprattutto dopo che sarai tornata al lavoro. Nonc aricarti eccessivamente della cura dei bimbi, cerca un aiuto affidabile e predniti del tempo per te stessa e anche da trascorrere con il tuo compagno. Una birra insieme, una passeggiata voi due da soli. Anche senza parlare.
Anzi, vuoi un consiglio? Stupiscilo: proponigli di trascorrere una serata insieme, voi due soli, a patto però di "NON parlare dei vostri problemi". Ti metti in gingheri e imponi a te stessa di trascorrere semplicemente una serata serena e divertente con il tuo compagno. Provaci, e fammi sapere come va.
Forse è un consiglio da vecchia nonnetta, ma, secondo me, può funzionare.
Ti abbraccio,
L.
Lilli66
00martedì 9 ottobre 2007 11:42
correzione
Scusami, sul tuo compagno volevo scrivere "che sia una brava persona" ma mi è rimasto un "NON" che non c'entra nulla (volevo forse scrivere inzialmente "non sia malvagio").
Ribadisco: la mia impressione è che il tuo compagno SIA una brava persona.
mafalda07
00mercoledì 10 ottobre 2007 15:42
Grazie Lilli,
per i tuoi consigli che mi danno sempre l'opportunita' di confrontarmi e riflettere.
Si, in effetti, pur non conoscendoci approfonditamente, hai colto due cose importanti:
- io ho di base una personalita' impulsiva e diretta,
- il mio compagno e' una BRAVA persona.
E' verissima la tua considerazione anche a mio parere: siamo entrambi svuotati, stanchi.
E' altrettanto vero che e' bello sapere che il mio compagno sta tentando di farsi perdonare, ma e' altrettanto vero che lo ha sempre fatto da quando conviviamo ogni volta che si infuriava con me e poi non cambiava nulla per la volta successiva: il suo farsi perdonare mi ha sempre ridato speranze, sempre disattese.
Ho provato, a mio parere, anche con il dialogo "delle piccole frasi", dei "piccoli riconoscimenti" che alimentano l'autostima, ma nulla, perche' non si riusciva ad andare comunque oltre quelli e quindi a dialogare sui nostri problemi di rapporto.
Certo, questa e' la mia versione, quindi sempre molto parziale, mi rendo conto.
E' vero, non sei la prima che mi fa' notare quanto puo' mettere in difficolta' ed a disagio il mio essere cosi' diretta: proprio per questo ed anche perche' capisco la "sensibilita'" di certi argomenti, ho provato ad essere molto delicata con lui quando toccavo l'argomenti sesso, ma chissa' forse non lo sono stata abbastanza per lui. Questo pero' non lo so con sicurezza perche' lui non me lo ha mai detto o fatto capire se non con chiusure ad ogni mio tentativo. A mia domanda diretta riguardo a quelli che lui reputa dei difetti della mia persona che lo mettono in difficolta', lui non ha mai voluto approfondire piu' di tanto.
Con questi presupposti come faccio a capire come fare per andargli incontro, per migliorare i lati del mio carattere che lo allontanano?
A tale proposito lui ha affermato piu' volte che a suo parere il rapporto tra uomo e donna dovrebbe basarsi sull'intesa senza troppe parole, io invece non lo credo possibile, se non dopo anni di dialogo e di conoscenza approfondita.
In ogni caso credo che il dialogo costruttivo possa solo arricchire una relazione, ma lui sembra pensarla in modo opposto.
Confesso che in questo momento non abbiamo molto tempo a disposizione per uscire insieme e comunque difficilmente ci viene offerto un aiuto in tal senso per tenere i bimbi. La sera non esco ancora perche' la piccola si sveglia spesso di notte per piccoli disturbi da raffreddamento che si stanno protraendo anche causa frequentazione del nido da parte del fratellino maggiore.
Inoltre e' anche vero che al momento devo ancora superare la rabbia che provo per cio' che credo di aver subito, penso sia fisiologico e che sia necessario del tempo.
Visto che concordo con te sul fatto che il mio compagno e' di base una brava persona, mi auguro di tutto cuore che nel peggiore dei casi si riesca almeno a costruire un rapporto civile di scambio per la gestione pratica dei bimbi (ma questo secondo me sara' possibile solo quando ognuno dei due si sara' riappropriato dei suoi spazi e tempi).
Mancano ancora un po' di mesi al mio ritorno al lavoro, ma ti assicuro che non sono una persona che si chiude in casa e che rimugina tutto il giorno da sola sui propri guai: cerco di trovarmi sempre qualcosa da fare, leggere, scrivere, incontrare amiche e nel contempo seguo i miei bimbi.
Il tuo prezioso consiglio sul "mettermi in ghingheri" lo colgo felicemente e lo metto in pratica soprattutto per me stessa e poi sono convinta che servira' in generale.
Grazie ancora per esserti aperta con me in modo onesto e senza troppi problemi, io apprezzo molto le opinioni altrui dette con spirito costruttivo come fai tu anche se vanno a pungolare lati "sensibili" di una persona.
Baci.

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