La vergogna, il senso di colpa

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Lilli66
00martedì 18 settembre 2007 17:37
Cari amici,
vorrei parlare un po' con tutti voi di un problema che mi assilla: la vergogna e il senso di colpa che provo quando penso alla situazione matrimoniale che ho vissuto e soprattutto quando devo parlarne con qualcuno.
Mi sento sempre colpevole, in mille modi diversi: mi sento colpevole di aver portato alla esasparazione mio marito, quando alzava le mani; mi sento colpevole di aver nascosto alle persone che mi volevano bene la situazione nella quale vivevo, mi sento colpevole perfino oggi che cerco di difendermi, di uscirne definitivamente, perchè penso che...se abbassassi ancora una volta la testa, se fossi stata un po' meno dura negli ultimi tempi, chiedendo il rispetto degli accordi presi, adesso non dovrei ancora lottare...
Mi sembra di non raccontare mai bene le cose, di non riuscire mai ad essere veramente capace di descrivere quello che più mi faceva stare male, e cioè non tanto le violenze fisiche (che sono state, nel mio caso, occasionali e soltanto in una occasione molto brutali) quanto il continuo stato di incertezza, di paura, la mia eterna, spasmodica ricerca della perfezione perchè se la sera tutto era perfetto forse mio marito sarebbe stato gentile con me. Mi sento meglio quando rileggo quella scheda di Carla Corradi sulla violenza psicologica: su tutti quei terribili meccanismi che ho sentito sulla mia pelle e che solo ora, dolorosamente e confusamente, comincio a riconoscere.
Mi sento, infine, colpevole perchè ho paura di lottare, ho paura di non farcela e mi dico che mi sono messa in una situazione troppo dura per me. Oggi la mia psicologa mi ha detto che questa lotta che mi tocca affrontare è un prezzo ingiusto, ma che devo pagarlo comunque.
E, infine, mi sento molto, molto in colpa perchè in realtà io continuo a provare dei sentimenti molto vivi verso mio marito, so bene che dietro il mio sbandierato disgusto e rancore, io provo dei sentimenti....non riesco nemmeno a scrivere: "amore". Anche perchè forse non è prorio amore: l'amore non è, credo, subire, soprattutto se si subisce per paura e per fragilità, non per una scelta consapevole.
Ciao a tutti, spero di leggere i vostri commenti e riflessioni.
L.
blackhorse.1
00martedì 18 settembre 2007 21:26
Cara Lilli sia le vergogna che i sensi di colpa sono normalissimi, ma non sono giusti prorpio perchè anche se si sentono molto forti è un segnale di responsabilizzazzione che non hai. Quello che voglio dire è che tu non puoi farti una colpa del fatto che lui sia stato violento, non puoi dire che lo hai provocato così lo giustifichi e nient'altro quando invece la violenza non ha giustificazioni!
La vergogna di dover ammettere a se stessi e agli altri di essere debole fa si che alla fine ci si senta in colpa anche di questo, ma questa è paura tua, ma soprattutto di prevaricazione sua, che ha usato le tue debolezze per sottometterti!
Il legame che si instaura tra vittima e carnefice è sempre molto forte, tanto a volte da confondersi con amore e ci vuole tempo per realizzarlo e quindi stroncarlo definitivamente e potersi ricostruire.
Io sono convinta che le donne come noi non siano per forza deboli, anzi penso ci voglia una gran forza per sopportare quello che abbiamo subito, la cosa più difficile è poi trasportarla nel percorso di liberazione e di rinascita. Tutti abbiamo debolezze, la nostra sfortuna è stata quella di imbatterci in persone che hanno usato le nostre fino a distruggerci.
Prova intanto con lo smettere di giustificarlo anche quando dici che le violenze sono state poche e solo una brutale, anche solo una è condannabile, e secondo me alcuni sensi di colpa si affievoliranno! Ci si trasforma per diventare come lui ci vuole, facendoci deventare ciò che non siamo fino al punto di rinnegare noi stesse. I nostri diritti li dobbiamo far valere anche se la lotta è molto dura anche solo per noi stesse, per mettere saldi mattoni nella nostra ricostruzione in cui impariamo a non farci più sottomettere!
Bea
marylv
00martedì 18 settembre 2007 21:41
Ciao Lilli,
ciò che scrive Bea è vero, tutte noi ci siamo sentite come ti senti tu, cerchiamo delle giustificazioni,e posso dirti perchè io in primis come tante altre di questo forum hanno vissuto ciò che tu ora stai provando, io l ho sentito come un fallimento, e ti dico la verità la strada che ho da fare è ancora lunga, ma sono a metà strada , i dubbi mi assalgono quotidianamente, i sensi di colpa ci sono finchè non sarò in vetta, ma sono accompagnata dalla libertà di essere donna e di poter essere come sono e non come lui mi voleva, non importa se solo una volta è stata brutale, basta e avanza anche una sola volta.
Anchi'io come te credevo di amare ancora quell uomo, ma non è amore, è un legame di dipendenza che loro riescono a crearsi intorno.Capisco e capiamo perfettamente le sensazioni e gli stati d'animo in cui ti trovi, hai trovato il luogo giusto per poter essere creduta e capita, qui troverai chi ti ascolta, chi ti capisce perchè vissute in primis.


Un abbraccio

Mary
FidelisAdmin
00mercoledì 19 settembre 2007 01:42
Cara Lilli a me fa immenso piacere leggerti, intanto perchè tu con tutte le altre amiche del forum state portando avanti una battaglia che oltre a consentirvi di ricostruire la vostra vita serve di esempio a molte altre donne.

La violenza ti toglie tutto, anche il raziocinio e la consapevolezza di comprendere dove stanno veramente le colpe. Non solo si subisce la violenza del proprio partner, ma anche,paradossalmente, si subisce violenza anche da se stesse. Giorno dopo giorno, la lotta più dura è quella di comprendere quali sono i ruoli all'interno di un rapporto di coppia violento:

1) La vittima
2) Chi procura violenza

Finché non si hanno ben delineati questi ruoli tutto appare confuso e ci si colpevolizza a tal punto da giustificare il comportamento violento del partner. Partiamo sempre dal presupposto che la violenza NON HA GIUSTIFICAZIONI, allora ribadiamo con estrema convinzione che se anche esistesse l'errore da parte della donna il prezzo da pagare non può e non deve essere LA VIOLENZA. In un rapporto di coppia normale, non vi sono prezzi da pagare ma dialoghi da costruire, soluzioni da ricercare e notificare a se stessi....
Ora voi non immaginate quanta forza e coraggio avete dentro, perchè credimi ci vuole molta forza e molto coraggio per affrontare e subire quotidianamente tutto quello che descrivete, allora secondo me bisogna cercare di incanalare questa forza e questo coraggio non verso l'accettazione ma verso il rifiuto!
Che molti meccanismi psicologici entrano in atto e scardinano l'esistenza è fuori discussione, ma io mi batterò sempre con forza per affermare due grandissimi principi che sono quelli di PARLARE, CONDIVIDERE, cercare insieme quei tasselli nascosti tra la sabbia che se messi al posso giusto possono ricostruire la dignità, la libertà e il significato autentico di essere donna.


Un Abbraccio
Gae







Lilli66
00mercoledì 19 settembre 2007 16:18
Grazie
Grazie per il vostro sostegno.
Tu sai, Gae, quanto ne ho bisogno proprio in questo periodo. Vorrei scappare, negare tutto...minimizzare, che poi è quello che ho fatto per anni ed ecco a che punto sono arrivata.
La cosa che a me sembra più importante semrpe da sottolineare è proprio questa complessità di rapporti, sia perchè alla violenza fisica si accompagna la violenza psicologica, sia perchè la persona che ti fa male (fisicamente e/o psicologicamente) è qualcuno di cui vorresti fidarti, al quale hai scelto di donare il tuo cuore, tutto il tuo amore.
E com'è vero quello che mi ricordate: che è sulle nostre fragilità (umane e normalissime) si innesca la malvagità delle persone "sbagliate" che abbiamo incontrato.
Su questo punto, voglio raccontarvi una storia, che risale a molti anni fa, molto prima che conoscessi mio marito.
Ero con un gruppo di amici davanti ad un teatro, in mezzo a tanta gente, quando un uomo (ubriaco, folle, non so) che ovviamente non avevo mai visto, mi ha dato un pugno sulla schiena. Il colpo è stato tanto forte che sono caduta in avanti. I miei amici lo hanno allontanato gridando, nessuno di noi ha pensato di chiamare la polizia, io stessa ero soprattutto stordita, sconvolta. Poi, dopo, sono stata male, il dolore era sempre più forte e il giorno dopo sono dovuta andare in ospedale per farmi vedere.
E indovinate un po', in tutto questo tempo, sotto sotto come mi sentivo?
In colpa!
Perchè ero lì quella sera, perchè mi ero fermata fuori invece di entrare subito, perchè stavo ridendo forte e così forse ho attirato l'attenzione di quell'uomo, perchè non avevo avuto la prontezza di chiamare subito la polizia...
Vi prego di guardare l'ordine nel quale ho messo i miei sensi di colpa: il primo è proprio quello più stupido, mentre forse l'ultimo (non aver chiamato la polizia) è l'unico che possa avere un minimo di senso.
In realtà, se penso a quell'episodio mi sento di nuovo in colpa: perchè, come Paperino, "me le cerco". Un pensiero veramente idiota e pericoloso, che allora mi veniva fuori ogni tanto e che, in fondo riuscivo a gestire, ma che, dopo aver vissuto tanti anni accanto ad una persona capace di arrabbiarsi con me perfino se trovavamo troppa folla al mare, adesso quel granellino di sabbia negli ingranaggi del mio cervello è diventato una montagna!
Ciao
Lilli




Geneshys
00mercoledì 10 ottobre 2007 18:03
Re: Grazie

E indovinate un po', in tutto questo tempo, sotto sotto come mi sentivo?
In colpa!
Perchè ero lì quella sera, perchè mi ero fermata fuori invece di entrare subito, perchè stavo ridendo forte e così forse ho attirato l'attenzione di quell'uomo, perchè non avevo avuto la prontezza di chiamare subito la polizia...
Vi prego di guardare l'ordine nel quale ho messo i miei sensi di colpa: il primo è proprio quello più stupido, mentre forse l'ultimo (non aver chiamato la polizia) è l'unico che possa avere un minimo di senso.
In realtà, se penso a quell'episodio mi sento di nuovo in colpa: perchè, come Paperino, "me le cerco". Un pensiero veramente idiota e pericoloso, che allora mi veniva fuori ogni tanto e che, in fondo riuscivo a gestire, ma che, dopo aver vissuto tanti anni accanto ad una persona capace di arrabbiarsi con me perfino se trovavamo troppa folla al mare, adesso quel granellino di sabbia negli ingranaggi del mio cervello è diventato una montagna!
Ciao
Lilli




cara Lilli cos'è il senso di colpa se non la sensazione di aver commesso qualcosa di sbagliato, di dannoso, un azione criticabile?
Però vi è un'altro aspetto che bisognerebbe non dimenticare, quando la colpa commessa è cosciente e razionale si dovrebbe parlare di assunzione di responsabilità...
Es. Se tu usi violenza contro qualcuno hai commesso un atto che lede la dignità di quella persona oltre a procurargli un dann fisico... Li il senso di colpa che hai deriva da un avvenimento vero, reale, che ti sei cercato.

Il senso di colpa di cui parli tu e di cui ormai è stato acquisito dagli studi e della ricerca psicoanalitica non ha nulla a che vedere con quanto sopra...Si parla di un senso di colpa che interferisce nella vita della persona rendendo sgradevoli delle azioni che non si può dire che ledano qualcuno se non immaginariamente... quindi si ha in effetti un problema immaginario, perchè nello stato delle cose nessuna colpa può essere imputata, nulla a livello razionale giustifica il giudizio negativo che si da alla propria azione!

Pertanto vanno analizzate le situazione nel momento in cui si cade in quest'errore che se continuamente protratto nel tempo può provocare delle sofferenze nevrotiche, oltra al fatto di ritrovarsi in una situazione di empasse, cioè si annulla la facoltà di decidere e di agire in vista di una meta futura.


Un abbraccio
Gae











ROMINAD
00sabato 20 ottobre 2007 11:29
e' normale
sentirsi in colpa,certe persone riescono farti sentire in colpa anche se non ce l'abbiamo....e' anche normale dire che se fossi stata meno pesante,meno invadente se fossi stata....questi sono i giochi della mente,io li conosco fin troppo bene....so' come si sta' e alla fine ci sentiamo in colpa di tutto,anche della violenza fisica e psicologica....
Pedagogista
00lunedì 22 ottobre 2007 03:10
La violenza psicologica è molto più sottile e subdola di quella fisica: i giochi di potere non lasciano segni evidenti, nessun livido, non un ematoma, ma il cuore lacerato e la mente distrutta.

Questi sono i segni che lasciano le tante frasi di umiliazione, sconfitta, sofferenza, dolore, responsabilità, colpevolezza, che ti infligge colui che si era dichiarato innamorato di te...

Menti contorte, uomini falliti o infelici ed insoddisfatti della loro vita, che versano le loro sconfitte, la loro inappagatezza personale, intima e sociale verso la propria compagna.

Che vergogna!!!

Non permettete loro di giocare con la vostra mente, mi rendo conto di quanto sia difficile, doloroso accettare ciò, ma lo è ancora di più spegnere per sempre la luce del proprio cuore, del proprio io.
potucek
00lunedì 22 ottobre 2007 09:26
Ciao tutti,
Mi è rimasta impressa frase di Ines:"...spegnere per sempre la luce del proprio cuore..."
Cosi mi sento,ieri guardando Guerra e pace in scena quando Napoleone passa dopo la bataglia e sopra un ufficiale per terra in bianco con sopra la bandiera comentò: bela morte...e io in me pensavo io facio morte lenta...e opure addesso sento in casa,silenzio e quasi normalità...atesa di "tempesta"...qusto è stato in quale si vive...imposibilità di muoversi,non potendo prevedere relazioni...
non mi sono tratenuta dal intervento...mi avete consigliato e io sto aspetando momento piu oportuno...è sbagliata atesa!?
un abbraccio
Pedagogista
00lunedì 22 ottobre 2007 15:44
Cara amica, mi auguro che quanto prima tu possa agire per come ti abbiamo consigliato,senza attendere l'ennesima umiliazione subita ai danni tuoi e di tuo figlio.

Tienici aggiornati,

Un abbraccio...
paola_m
00lunedì 22 ottobre 2007 16:12
l'ufficiale era vivo!!
Ciao potucek, come stai?
Spero un po' meglio...nel senso che tu riesca a raccogliere le forze e organizzarti...
Anch'io vivo un periodo di tranquillità e anch'io ieri ho visto Guerra e pace. Però volevo dirti una cosa: l'ufficiale in bianco sembrava morto MA era vivo. Era il principe Bolkonski ed era solo svenuto, poi sarebbe guarito, avrebbe scoperto la fede e l'amore per Natascia...insomma il bello della storia deve ancora venire.
Questo per dirti che a tutte noi sembra di morire o essere morte già da un pezzo, mentre in realtà forse stiamo solo cercando di chiudere gli occhi per sopravvivere all'orrore che abbiamo intorno!!
L'importante è riuscire prima o poi a riaprirli con la speranza di vedere qualcosa di bello...
ma noi abbiamo qualcosa di bello, perchè questo qualcosa è dentro di noi e possiamo costruircelo da sole...
Penso al fatto che siamo ancora capaci di amare: la prima cosa che mi viene in mente è come tu o Lilli amate i vostri bambini, come io cerco di amare il mio Marco...
Al di là delle singole persone, è la capacità di amare ancora che è importante.
Vedrai che ce la faremo.
Per ora un bacio a te e al tuo bimbo.
p
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