I figli possono essere un incoraggiamento?

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Geneshys
00venerdì 30 giugno 2006 11:00
Una delle certezze nella violenza domestica è che prima o poi tale violenza verrà rigirata anche ai figli, moltissimi sono i casi che indicano chiaramente questa dinamica.

Ora mi chiedo, alla luce delle vicende da noi registrati allo Sportello Donna, dove madri hanno dovuto sperimentare loro maldrado non soltanto violenza fisica, psicologica verso di loro ma anche contro i loro figli, possono quest'ultimi incoraggiare la donna a denunciare fatti di tale gravità?

La donna subisce in prima persona diventando martire di di un sistema familiare marcio, che ne limita l'esistenza e ne cancella la dignità...
Alla luce di quanto sopra, spero che, di fronte alla quasi certezza che tale trattamento verrà riservato anche ai figli,essa possa trovare la forza ed il coraggio di compiere il cosidetto "gesto di liberazione"...

Che ne pensate voi?

Gae

Aries2006
00venerdì 30 giugno 2006 12:20

Io credo che non si dovrebbe neanche arrivare a vedere la violenza riversata sui figli, ma mi rendo conto che a parole
sembra tutto scontato...Purtroppo, soltanto dopo ripetute violenze sia fisiche che psicologiche, alcune madri trovano la forza di reagire. In altri casi possono arrivare ad essere perfino "complici" passive pur di evitare loro stesse la violenza. Sicuramente l'istinto protettivo di una madre nei confronti dei propri cuccioli è innato, poi ovviamente entrano in gioco tutta una serie di fattori (ambiente sociale, istruzione, ecc...) che possono modificarlo.
Sono convinta che la difficoltà sia anche nel sapersi conquistare la fiducia di queste donne disperate, in modo da convincerle che dopo la denuncia non torneranno alla brutta vita di sempre. Dani [SM=g27998]
Geneshys
00venerdì 30 giugno 2006 13:48
Daniela sai perchè ho voluto postare questa discussione?

Abbiamo in assistenza due donne che hanno denunciato il marito solo quando quest'ultimo aveva usato violenza anche contro i propri figli.

Parole forti, ma vere e sincere: "solo quando capii che mio marito aveva usato violenza sessuale contro mia figlia, allora non ci vidi più dagli occhi e andai oltre me stessa... Il mio martirio non poteva essere anche quello di mia figlia... spazzata via la concezione che la famiglia in caso di denuncia si sarebbe dissolta, mi armai di coraggio e denunciai l'accaduto"

Forse di fronte ai mali si deve scegliere sempre quello minore, e in questo caso il male minore diventa un percorso che ridà alla donna la dignità che gli spetta e la proietta verso un cammino, si in salita, ma sgombro da quelle violenze che la rendevano schiava anche delle sue paure...

Grazie del commento Daniela.
Gae

[Modificato da Geneshys 30/06/2006 13.49]

Deb
00venerdì 30 giugno 2006 14:26

credo che non sia tanto semplice come discorso… bisogna considerare che a causa dei maltrattamenti subiti, la donna ha uno forte squilibrio nell'autostima e una pressione psicologica notevole al punto che le sue giornate diventano una lotta per la sopravivenza.. posso immaginare che nei peggiore dei casi queste condizioni di sopportazione, di situazioni crudeli e disumane inflitte possono portare ad una chiusura totale che mette a tacere perfino l'istinto di madre. se questo accade allora anche le piu disperate grida di aiuto da parte dei figli non riusciranno spingere la donna a fare il passo decisivo, perché semplicemente non è più in grado di farlo... perché solo esternandosi dal suo essere donna e madre riesce a sopravvivere... basterà un momento di lucidità per far tornare quest'istinto e trasformarsi in pellicano (il pellicano si strappa le piume dal petto per dissettare i piccoli con il proprio sangue)
essere madre prevale su tutto, anche se a volte ricordarsene può rendersi difficile o particolarmente doloroso...

sì, credo che il pericolo che vengano coinvolti i figli (per quanto non lo siano già anche solo assistendo), posso essere la spinta per una donna a fare il passo decisivo...
Pedagogista
00sabato 1 luglio 2006 01:30
In base all'esperienza che vivo allo "Sportello Donna" posso, con assoluta certezza, dire che la maggior parte delle donne trova il coraggio di porre fine al proprio dramma, nei propri bambini. Purtroppo è provato e comprovato che chi usa violenza verso la propria compagna, farà la stessa cosa un giorno con i figli. Sembra assurdo, ma è così. Ho accolto allo Sportello donne che hanno per anni subito ogni tipo di maltrattamento: picchiate, violentate, costrette ad ogni tipo di obbligo, deprivate di qualunque sussidio economico se non il minimo per sopravvivere, eppure incapaci di denunziare il proprio "carnefice". Poi un giorno il sospetto di atteggiamenti analoghi nei riguardi di una figlia, sguardi, gesti, contatto fisico per niente paterno, paura negli occhi della bimba, mancanza di appetito, ed è meglio che non vado oltre! Ho sempre cercato di aiutare tutte le donne che me lo hanno chiesto, le abbiamo sempre portate via da casa, incoraggiate e sostenute sino alla fine, prendendo in carico anche i figli. Spero che ciò possa incoraggiare chiunque ancora oggi non trova la stessa forza interiore. Ognuna di voi, se vuole, può farcela. Noi siamo qui per voi, non permettete neanche per un altro solo giorno che un uomo possa permettersi di fare ciò che vuole con voi, non fatelo!!!! E ancora, se avete figli, pensate soprattutto a loro. Un marito violento non sarà mai un buon padre. Infine, cercate di avere un pò più di fiducia nei riguardi dei Servizi sociali, in grado di aiutarvi se lo volete, capaci di far valere i vostri diritti. Un abbraccio per tutte voi, Ines
Geneshys
00sabato 1 luglio 2006 11:22
Volevo portare alla vostra attenzione questo articolo molto interessante che ci fa comprendere quali siano e quanto siano grave le conseguenze sul comportamento del bambino dopo aver sperimentato sulla sua pelle violenze in generale. Perdonate la lunghezza del post.



Conseguenze violenza sui minori

Le conseguenze a breve e lungo termine dell'abuso sessuale e dei maltrattamenti ai danni dei bambini sono gravi e serie dal punto di vista psicopatologico, tali da produrre una ferita psicologica interna che difficilmente riesce a cicatrizzarsi. A lungo termine i minori maltrattati e abusati utilizzeranno la violenza e l’aggressività come modalità relazione ed è molto probabile che possano a loro volta, diventati adulti, riportarla come esperienza prevalente di rapporto anche con i propri figli o con altri bambini (come nel caso dei pedofili (vai al capitolo omonimo). E’ quindi importante dal punto di vista preventivo e terapeutico interrompere la catena di violenza e di costrizione che il maltrattamento causa, ricordando anche che il genitore che maltratta è un genitore in difficoltà, in crisi, ed ha bisogno di essere aiutato quanto i figli. In particolare le violenze sessuali ed i gravi maltrattamenti fisici possono evolvere in sindromi post-traumatiche (PTSD) e inoltre in:


- patologie dello sviluppo psicoaffettivo, dell'immagine del Sé e del senso dell'autostima;

- patologie del comportamento sessuale;

- patologie del comportamento, dell'adattamento e della vita di relazione;

- disturbi del comportamento alimentare, come bulimia, fame nervosa, abbuffate di cibo con conseguente vomito, anoressia. Il corpo, “colpevole” di aver messo la ragazza nei pasticci, deve essere punito e reso “innocuo” imbruttendolo

- gravi disturbi della personalità (disturbi Borderline, disturbo dissociativo dell’identità, personalità multipla, disturbi della condotta)

- patologie psicosomatiche

- depressione

- abuso di sostanze

La ricerca clinica sulle vittime di gravi traumi, fra cui quindi sono contemplate anche l’incesto, l’abuso sessuale ed il maltrattamento fisico ai danni dei minori, ha dimostrato che in genere la reazione alla violenza può essere di due tipi : di tipo dissociativo oppure predomina una reazione di aumentato erousal (cioè un iper eccitazione generale dell'organismo, stato di ansia cronico ).

Quest'ultimo genere di soggetti sarà particolarmente vulnerabile rispetto a tutto ciò che comporta un'attivazione eccessiva dell'erousal e predisposto a sviluppare disturbi ad esso collegati (per esempio Disturbo Post Traumatico da Stress, Disturbi della condotta, Disturbi dell'attenzione, comportamenti violenti ed antisociali). E' stato infatti dimostrato dalla ricerche condotte da van der Kolk e dai suoi collaboratori, che questi bambini anche una volta diventati adulti hanno una iper-attivazione cronica dell'erousal fisiologico (anche con il battito cardiaco cronicamente accelerato rispetto alla norma), con tutto ciò che questo può comportare per esempio in termini di incapacità ad apprendere. Se un bambino è sempre costantemente in una situazione di allarme e di attivazione fisiologica rispetto a questo allarme, non potrà di certo prestare attenzione a quanto per esempio la maestra sta spiegando; egli passerà il tempo ad osservare il comportamento extraverbale dell'insegnante per intravedere eventuali attacchi, oppure reagirà in modo eccessivo a stimoli che possono anche lontanamente ricordare il trauma etc… Con questo genere di soggetti appare assolutamente decisivo il tipo di relazione che l’adulto instaura; il ragazzino infatti in queste situazioni sarà molto più attento al comportamento extraverbale dell'interlocutore che alle domande che gli vengono rivolte. Anche bambini che appaiono perfettamente calmi possono in realtà trovarsi in questo tipo di stato emotivo.

Sono molti i bambini e gli adolescenti che vengono esposti per anni a forme croniche di violenza dalle quali non hanno via di fuga, e nei maltrattamenti fisici o negli abusi sessuali intrafamigliari gli assalti fisici e sessuali avvengono molto spesso senza alcun preavviso, senza che la vittima possa prevederli o mettere in atto strategie per evitarli o per difendersi. All'interno della famiglia maltrattante la violenza è molto spesso cronica, imprevedibile, senza una logica o una relazione di causa e effetto con il comportamento della vittima (per esempio il bambino non viene picchiato perché si è comportato male, ma perché la madre in quel momento è particolarmente stressata). Questi bambini devono imparare a crescere e sopravvivere malgrado il senso dominante di minaccia, devono adattarsi a questa atmosfera di timore costante. Recentemente alcuni studi effettuati su un elevato numero di vittime di abusi sessuali e su bambini esposti ripetutamente a forme di violenza, hanno permesso di scoprire che lo sforzo dell'individuo di adattarsi a queste situazioni di continuo terrore e violenza può alterare lo sviluppo del cervello del bambino con conseguente cambiamento del suo funzionamento fisiologico, cognitivo e conoscitivo. In soggetti affetti dal Disturbo post traumatico da stress, adulti e bambini, sono state rilevate alterazioni croniche del funzionamento cardio vascolare, patologia che produce a sua volta delle alterazioni nel cervello e nell'organismo: alterazioni del battito cardiaco, attivazione cronica ed anormale del sistema nervoso simpatico, alterazioni di alcune aree del cervello collegate alla memoria (per es. l'ippocampo), una diminuzione della serotonina (che sembra sia collegata all'aggressività e alla capacità di controllo degli impulsi etc. Le vittime di gravi maltrattamenti e abusi sessuali nella maggior parte dei casi sviluppano problematiche psichiatriche, psicologiche e psicosomatiche assai gravi, anche nei casi in cui durante l'esposizione al trauma il soggetto sia stato in grado di mettere in atto meccanismi di difesa che gli hanno permesso di far fronte alla violenza. Molti di questi soggetti svilupperanno il Disturbo post traumatico da stress, con le drammatiche conseguenze che questa patologia porta in termini di incapacità di lavorare, di apprendere dall'esperienza, di instaurare relazioni affettive significative. Un numero elevato di soggetti svilupperà comportamenti delinquenziali e antisociali, come ormai una vastissima letteratura ha inequivocabilmente dimostrato, altri ancora diverranno portatori di malattie psicosomatiche gravi, a volte anche invalidanti o mortali (per es. disturbi alimentari che sembrano altamente correlati agli abusi sessuali in età precoce). Infine un numero non indifferente di soggetti esposti alla violenza cronica durante l'infanzia (non necessariamente di tipo sessuale) svilupperà da adulto una qualche forma di perversione che in alcuni casi può portare l'individuo a commettere abusi nei confronti dei bambini. Il pedofilo diventa tale perché è stato un bambino non amato, non rispettato, certamente esposto a violenza cronica (sessuale o non sessuale questo ha poca importanza). La violenza genera violenza, affermano alcune importanti psicologi e psichiatri che hanno studiato il fenomeno sia dal punto di vista sociologico e antropologico che da quello clinico. Un bambino che non è stato amato non può saper amare da adulto. [..]

Fonte: Synergia - Centro Trauma

[Modificato da Geneshys 01/07/2006 11.22]

[Modificato da Geneshys 01/07/2006 15.04]

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