Da “Il Paradiso della crudeltà” (2001) Wolfgang Sofsky

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disalmastro
00martedì 2 maggio 2006 23:21
Da “Il Paradiso della crudeltà” (2001) Wolfgang Sofsky

“…la coscienza della morte ha la stessa origine della libertà e del male.Se l’uomo fosse mosso solo da inclinazioni,desideri o brame interiori,non potrebbe prendere posizione nei riguardi di se stesso.Il giudizio morale sulle sue azioni non troverebbe alcun punto fermo.La questione della responsabilità non si porrebbe affatto.Se fosse sempre in sé,agirebbe unicamente dal proprio centro,e in tal modo non solo non conoscerebbe la paura della morte,ma sarebbe anche privo della libertà di uccidere.Dunque la paura e la violenza non scaturiscono,come spesso si sente dire,da un fondo di bestialità.Non bisogna offendere gli animali,nemmeno i predatori.Al contrario:la violenza nasce proprio dalla specifica natura umana dell’uomo.Dato che è sempre all’esterno, di sé,è capace delle più atroci bestialità.Dal momento che non è guidato da istinti provenienti dal suo centro, ma è un essere dotato di intelletto che ha un rapporto con se stesso,è in grado di comportarsi peggio di qualsiasi bestia.Poichè non ha freni,è capace di compiere qualunque misfatto.Poichè non è mai completamente in sé,deve temere la sua morte e la libertà degli altri.La libertà è un bene alto,se non il più alto.Ma non garantisce affatto il bene morale.Il prezzo della libertà è il dolore e il male.Perchè la libertà dei lupi è la morte degli agnelli…”

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