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sono sola?

Ultimo Aggiornamento: 04/06/2007 20:20
19/04/2007 22:57
 
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la mia storia
Ho cercato di razionalizzare e descrivere la mia esperienza.
Ci conoscemmo tramite amici ben 25 anni fa mi colpì il suo carattere esuberante da gran simpaticone fu una sorta di colpo di fulmine dopo 10 gg. ci fidanzammo, venne a casa mia a conoscere i miei; tutto nel giro di 10 gg.. era il mio primo ragazzo, avevo 19 anni. Non sono mai stata molto intraprendente, ero e sono molto timida (certo adesso in modo molto diverso) perciò avere questa persona accanto a me piena di brio mi infondeva coraggio e fiducia. Con il passare dei mesi c’era qualcosa che non mi andava bene, si l’allegria la spiritosaggine (non so che terminologia adottare) erano contagiosi ma non ero sicura che fossero sufficienti, non ne ero sicura. Lui era un buono, una persona tosta, intraprendente, ma io non ne ero sicura: c’era qualcosa che non andava. Non riuscivo a spiegarmelo, a spiegarlo a lui se non attraverso il poco sesso che facevamo. Lui di rimando mi insultava, mi faceva sentire una “nullità” una “frigida” io pensavo di esserlo ma non ci ho mai creduto veramente. Oggi mi domando: ma chi me lo ha fatto fare di andare avanti!!!! E’ vero ma ero debole pensavo che in fondo lui non era cattivo e che potevo e dovevo cambiare io non lui. E così che arrivammo a sposarci. Tre mesi prima delle nozze lui venne a casa mia e in presenza dei miei chiese di rinunciare al matrimonio io lo pregai tra le lacrime di desistere da questa decisione: "vedrai”, dicevo “andrà tutto molto bene …. ci vogliamo bene ….. non farlo … ti prego…” e via così.
Così ci sposammo.
Dopo i primi 4-5 anni il nostro rapporto cominciò a logorarsi.
Andammo ad abitare in un appartamento dove al piano di sotto vivevano la madre e la sorella più piccola. Essendo la madre rimasta vedova si sono appoggiate sempre su di lui e lui ha sempre sentito che doveva ricoprire un ruolo che non c’era più: quello di suo padre. Questo a me non dava alcun fastidio anzi l’ho sempre incoraggiato e appoggiato.
Quando ci sono queste situazioni è difficile crearsi uno spazio proprio, una propria identità all’interno di questa famiglia “allargata”. La verità è che questa famiglia “allargata” io non la volevo, ne stavo creando una mia, e per la prima volta nella mia vita avevo uno scopo importante, non ero più una nullità soprattutto quando arrivarono le mie due adorate figlie.
Lui non capiva perché la sera dopo il lavoro volessi rimanere a casa mia con le bimbe e non passare la serata (ogni tanto) con i suoi, io non capivo perchè ogni cosa che facevo era dovuto mentre ogni cosa che facevano i suoi era apprezzato, spesso era un confronto tra il mio modo di vedere/gestire le cose e il loro (non era sia ben chiaro una cosa continua ma costante).
E da qui c’erano discussioni, litigate, ripicche, dispetti……
Venivo sempre più deprezzata e disprezzata: oramai ero la pecora nera.
Non riuscivo oramai a “soddisfarlo” sessualmente ed era un continuo farmelo pesare con insulti e cattiverie anche davanti ad amici.
Se dovessi raccontare le cattiverie che mi sono state dette da quest’uomo non basterebbe un giorno intero, d’altronde sono passati tanti anni. Ne ricordo una per tutte che ancora oggi mi fa male al cuore: ero incinta della mia primogenita e durante un’ennesima discussione ebbe il coraggio di dirmi che quella che portavo in grembo non era sicuro che fosse sua figlia!!! Io mi sono sentita morire!!!
E’ vero non mi ha mai messo le mani addosso, ma è un uomo che le mani le ha messe sulla mia anima e sul mio cuore; mi sta facendo morire dentro.
“Colpisce più la parola che la spada” per me è proprio così.
Mi rendo conto che con il passare degli anni mi sono sempre di più rafforzata, cioè anche nei peggiori momenti mi convincevo che in fondo non era colpa mia (o per lo meno non tutta) e riuscivo a trovare una forza che non avrei mai creduto di avere.
Ma è solo una corazza, molto spessa, ma soltanto una corazza.
Per assurdo se vengo insultata io reagisco, rispondo, mi arrabbio ma se una persona viene da me soltanto per abbracciarmi mi metto a piangere.
Forse perché sono stata e sono troppo sola.
Certo ci sono le mie figlie che sono per me “speciali” ma non so come affrontare la situazione con loro. In fondo mi vergogno; le ho fatte assistere soprattutto negli ultimi anni in maniera forte alle peggiori litigate che sono avvenute tra me e quest’uomo. Ho paura che mi rispondano che io sono quella che “sbaglia”.Allora si va avanti in silenzio, quasi facendo finta di niente.
Non so se sono riuscita a far capire la mia situazione, non è facile io so perfettamente che se ne può uscire andandosene, ma non ci riesco, non ce la faccio. Ho paura. Non sono pronta.
Mi sto aggrappando a voi non so ancora per quale motivo ma sento che è giusto farlo.
Ciao
Gina.
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