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RIAPRE IL CENTRO ANTIVIOLENZA ADID

 
 
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Un nuovo giorno...

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2008 12:39
18/11/2006 14:52
 
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Ho sempre descritto il silenzio come il più grande nemico per una potenziale rinascita: Molte, troppe donne rispondono alla violenza subita chiudendosi in un assordante silenzio, imprigionando il loro cuore, la loro anima dietro mura di “indifferenza” al proprio dolore. Celano dietro l’immagine di apparente serenità un oceano di sofferenze e soprusi, hanno paura di reagire, temono il giudizio della gente, credono di non poterne uscire, trovando nel silenzio l’unica soluzione al proprio dramma. Ma non è in esso che si potrà mai trovare la strada per cambiare; è solo parlandone che si può tentare di uscire dal proprio baratro di sofferenza, Il silenzio diventa complice della violenza, mentre è nel dialogo che si scorge la luce per ricominciare a vivere. Molte donne temono il confronto, hanno il terrore di non essere credute, si sentono responsabili per ciò che è loro accaduto, hanno vergogna del proprio corpo, non pensano di potercela fare ed è per questo che molte volte preferiscono restare nel loro doloroso silenzio piuttosto che reagire, con forza, con tenacia, nella certezza di poter ricominciare a vivere. Molto spesso non capiscono di non avere nessuna colpa, di essere state vittime della crudeltà dell’uomo, della sua malvagità che lo ha portato a violare nella sua sfera più intima un corpo ed un’anima innocente.
Se una donna accetta la violenza entra anch’essa in un circolo vizioso che prima o poi annullerà persino il suo spirito, privandola di qualunque sentimento, Non è certo facile fare il primo passo, tanti e contrastanti sono i pensieri che dominano dentro lei, ma basta trovare la forza dentro se stessa per dire basta, avere fiducia in chi ha fiducia in lei , aprirsi alla possibilità di farsi realmente aiutare da chi le porge una mano attendendo di incontrare la sua, regalandosi così il primo di tanti nuovi giorni, ed una vita che abbia il volto della libertà……..

19/11/2006 01:22
 
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Totalmente condivisibile il tuo pensiero.
Non solo chi è violento t'impone il silenzio, ma riesce anche a fartelo amare quel silenzio... una amore paradossale che alimenta la forza della violenza e la debolezza di chi subisce...
L'unica via d'uscita, l'hai ben detto, il dialogo... perchè è nel confronto che ci si rende conto che lo "status quo" all'interno di quella famiglia deve essere frantumato a discapito del più forte...
Ci vorebbero fiumi di manifestazioni e sopratutto che le Istituzioni sappiano difendere e tutelare le donne che denunciano le violenze subite.
Le parole non hanno molta voce in capitolo, solo i gesti concreti aiutano veramente la donna, in primis a rompere le catene della violenza e poi a condurla verso una nuova vita.

Un abbraccio
Gae

26/04/2008 21:31
 
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Ho fato un "giro" nel Vs. forum e, a parte i complimenti che sento di doverVi rivolgere, ancora una volta mi sono domandato: «perchè?»
In più occasioni ho avuto modo di discutere con mia moglie riguardo all'argomento "violenza alle donne". Analizzando i casi che ci è capitato di conoscere, ci siamo sempre posti la domanda:
«Un giorno ci si rende conto che il partner o il marito è un violento. Può esserlo psicologicamente o fisicamente ma, a parte questo, cosa trattiene una donna oltre ogni ragionevole limite di sopportazione, dal denunciare i fatti oppure andarsene?»
Domando questo perché in molti casi ho riscontrato un comportamento, da parte della donna in questione, che definisco incomprensibile.
Parrebbe quasi che il tempo non sia mai trascorso dai giorni in cui essa doveva subire un matrimonio imposto oltre ad angherie di vario genere e le violenze di sempre.
Soprattutto la presenza di figli dovrebbe spingerle a cercare un'aria più serena da far respirare loro. Eppure....
La Vostra esperienza potrebbe chiarirmi le idee?
Grazie.
27/04/2008 09:14
 
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Re:
renato74, 26/04/2008 21.31:

ancora una volta mi sono domandato: «perchè?»

ci siamo sempre posti la domanda:
«cosa trattiene una donna oltre ogni ragionevole limite di sopportazione, dal denunciare i fatti oppure andarsene?»

Parrebbe quasi che il tempo non sia mai trascorso dai giorni in cui essa doveva subire un matrimonio imposto oltre ad angherie di vario genere e le violenze di sempre.
Soprattutto la presenza di figli dovrebbe spingerle a cercare un'aria più serena da far respirare loro. Eppure....
La Vostra esperienza potrebbe chiarirmi le idee?
Grazie.



Vorrei provare a risponderti, con quello che ho visto e sentito io.

Dici che sembra quasi che il tempo non sia trascorso.
Vedi, il fatto è che non ne è trascorso abbastanza.
E nel cervello di qualcuno non ne è trascorso proprio.
Era poco prima del 2000 che mi sono sentita gelare, perchè durante un matrimonio, nella predica, ho sentito un parroco dire "Che bello quando la sposa tace... fortunata la famiglia in cui la moglie e la madre resta in silenzio e in disparte, docile nei confronti del marito"
Se fossi stata io la sposa, in quel momento, avrei voluto fuggire, ma anche sentirlo così, ti assicuro che non è stato piacevole.

Molta gente la pensa ancora in quel modo, non ci crederai, ma è così.
Ho sentito alcuni parenti calabresi di un mio amico dire "Quando torna a casa il marito, se picchia la moglie, lui non sa perchè, ma lei sì"
Quel mio amico mi ha spiegato che molti uomini del suo paese ancora ci credono e non scherzano affatto quando dicono così.

E poi ho visto una donna che ha sofferto vere angherie, fino alla morte, orgogliosa della sua capacità di sacrificio.
Lo diceva tranquillamente, lei si sentiva bravissima nel suo martirio, convinta di fare il suo dovere.

Vedi, una donna non sempre la pensa così, ma prima o poi incontra qualcuno che ha queste idee, ce ne sono ancora troppi, in giro....
Magari lo incontra in caserma, e un carabiniere le dice: "signora, torni a casa e faccia pace con suo marito"
Una donna si vergogna, nel rivendicare rispetto, perchè sa che non tutti glielo riconoscono e spesso lei stessa ha uno scarso concetto della sua dignità, formato in lei dagli atteggiamenti vissuti in famiglia nella sua infanzia.

Quando poi ci si trova a subire aggressioni sessuali da uno sconosciuto fuori casa, ancora purtroppo è facile essere scambiate per "donne poco serie" o per il modo di vestire, o per altri motivi.
Guarda che non è poi passato troppo da quando la LagostenaBassi, ha dovuto difendere una donna vittima che veniva trasformata in colpevole, nel tribunale.
E' successo ancora un sacco di volte.
Molta gente, pur negandolo, in realtà la pensa ancora in quel modo, anche donne e non solo anziane.
A meno che l'aggressore non sia extracomunitario, in questo caso la cosa viene molto messa in evidenza, con un secondo fine abbastanza chiaro.

Sono cambiamenti di mentalità che richiedono parecchio tempo, intere generazioni e anzi, ho l'impressione che in questi ultimi anni ci sia stato un reflusso, un regresso, rispetto a conquiste che erano state fatte anni fa, con fatica e lotte.
Ancora troppi a parole sono disposti a proclamare il loro rispetto, ma poi a casa si fanno servire e riverire da una moglie, anche se lei lavora fuori casa.
E la disprezzano se non lo fa più che bene.
Da qui, da questo disprezzo, al maltrattamento, ti assicuro che il passo è breve.
E figurati cosa assorbono i bambini che in casa assistono a questo, come si forma la loro mentalità....

Noi siamo ancora troppo vicini a una cultura mediterranea, che ha influenzato troppo tutti i modi di pensare e qualche volta mi chiedo se in Svezia e in Norvegia le statistiche riferiscono violenze frequenti come quelle che devono vivere da noi le donne.
Almeno lì spero di no....


[Modificato da keridwen. 27/04/2008 10:09]
27/04/2008 10:59
 
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Perchè si resta
Cara Keridwen,
prima di tutto grazie per aver descritto con tanta sensibilità e chiarezza una situazione che tu (per fortuna) non hai vissuto direttamente.
E' molto confortante per chi, come me, ha invece vissuto questo orrore, rendermi conto che ci sono persone che possono capire.
Però ci sono moltissime persone (spesso uomini, ma non solo) che si rifiutano di capire, che accusano le donne che subiscono violenza, fisica, psicologica, le accusano vagamente, generalmente di volerla, di essere deboli, oppure perfino di meritarla perchè sono "litigiose".
Tutti commettiamo degli sbagli, tutti facciamo degli errori di valutazione. Alcuni li paghiamo per il resto dei nostri giorni.
Gli errori che spesso sono condizionati dai nostri sentimenti, che ci impediscono di essere razionali. Oppure da alcune nostre fragilità interiori, una carenza di autostima, che ci rende "facili prede" di persone violente.
Il condizionamento sociale e culturale è fortissimo. Quella frase sul picchiare le donne che Keridwen ci riporta io l'ho sentitoa dire più volte dal padre di mio marito, riferendosi a me. La diceva a mio marito e la diceva a me. All'inizio pensavo che fosse una spiritosaggine di cattivo gusto. Poi ho capito che era una norma di comprotamento che lui cercava di inculcare nel figlio, che, uomo diverso da lui, colto, esperto, moderno, quando si è trovato in un matrimonio che lo soffocava non ha esitato ad alzare le mani.
E' sciocco, ma si sopporta anche per i figli.
E' facile dire: i figli stanno meglio in una famiglia serena.
Prima di tutto, nella nostra mentalità, una dona sola con bambini non è "una famiglia", e questo fa paura.
Poi c'è l'aspetto economico, che (sarò venale) ma non è irrilevante, in un paese dove molte donne (specie madri) non lavorano, fanno lavori precari e comunque sono pagate meno delgi uomini.
Infine, se una donna ascolta le storie di separazioni raccontate da amiche e conoscenti si rende conto che "la giustizia" spesso non risolve un bel niente. Soltanto se è provato, chiaramente, senza ombra di dubbio, che il padre è un uomo pericoloso per i figli (il che non è la stessa cosa di "violento"), allora, forse soltanto allora (e neanche spesso, come i casi di cronaca tristemente dimostrano) è allontanato dai figli.
In caso contrario, dopo la separazione, l'uomo resta nella vita dei figli, a tratti, ogni tanto, qualche fine settimana, qualche giorno di vacanza...ma che sarà mai, no? E invece sono anche pochi giorni che possono fare un danno, non parlo solo dei casi (per fortuna rari) di danni fisici ma parlo dei danni psicologici che un bimbo subisce nel frequentare una persona che lo manipola, lo strumentalizza, lo stordisce magari di regali e lo mette contro la mamma, quella "cattiva", quella che a casa vuole che le regole siano rispettate, che si mangino verdure e non patatine e che non si vada in bici dentro il salotto.
Queste sono situazioni frequenti: vaghe, confuse, che sono nell'esperienza di moltissime donne separate (talvolta anche da uomini non violenti, ma semplicemente irresponsabili e immaturi).
Con queste prospettive, se ci metti anche il fatto che magari una donna prova ancora dei sentimenti di amore verso il marito, è difficile arrivare a sperararsi.
Infine, un aspetto molto importante: gli uomini violenti sono spesso molto bravi nel "celarsi" dietro una apparenza mite, gentile, affettuosa. Sono spesso persone che fanno corteggiamenti stupendi, serrati, "d'altri tempi", con mazzi di rose e sorprese.
Questi atteggiamenti spesso continuano anche nel matrimonio.
Per me è stato così.
Questo è molto destabilizzante.
Se un giorno tuo marito ti molla un ceffone (perchè tu l'avevi mandato a quel paese...) e due giorni dopo, dopo averti fatto il muso per farti sentire in colpa, all'improvviso torna a casa tutto sorridente e gentile ti regala un gioiello, tu ti senti confusa. Pensi di aver esagerato, pensi che quel ceffone te lo sei "cercato", che tu sei cattiva e litigiosa e lui è un pezzo di pane, un gran lavoratore, uno che ha tante responsabilità e pensieri (non come te che fai la bella vita grazie a lui!) e che quindi può capitare di perdere la pazienza! Ti senti grata alla vita per averti donato un uomo così e ti riprometti di "non farlo più arrabbiare". Ti senti grata al tuo uomo per averti perdonato: che grandezza d'animo!
Il giorno dopo avermi picchiata tanto da incrimarmi due vertebre (eravamo sposati da neanche tre anni), mio marito tornò a casa e si gettò ai miei piedi piangendo, supplicandomi di perdonarlo. Per mesi, gli avevo chiesto di cercare una casa in un'altra città, perchè dove vivevamo ero sola e lontana dal mio lavoro, dalla mia famiglia e da tutti gli amici, lui si era sempre opposto, dicendo che dovevo smetterla di "fare la bambina" ed essere un po' indipendente (cioè sobbarcarmi un viaggio in autostrada andata e ritorno ogni giorno, per andare e venire dal lavoro).
Dopo quell'episodio, subito dopo, mio marito telefonò ad una agenzia immobiliare nella città dove volevo vivere e andammo subito a vedere delle case. Io avevo il collare Philadelphia (lo porati per 20 giorni) ma ero felice del fatto che finalmente mio marito avesse ascoltato le mie ragioni.
Intanto, avevamo trovato una casa molto carina, ad un buon prezzo, non lontano dalla zona dove abitavano i miei genitori. Non avevamo ancora figli, ma io pensavo che sarebbe stata una buona cosa abitare non troppo lontano dai miei, così un domani avrei potuto contare sul loro aiuto, per conciliare il mio lavoro e la maternità.
Quella casa non l'abbiamo mai comprata. All'ultimo minuto, quando già avevamo preparato le carte per il mutuo, mio martio cominciò a trovare milel difetti, a dire che l'agenzia (non posso fare il nome ma era del franchising credo più diffuso sul territorio nazionale) ci stava rifilando un "pacco", che ci stavano imbrogliando...etc..mi spaventò molto ed io non insistetti, poi ovviamente i funzionari dell'agenzia, offesi dalle sue insinuazioni, ci lasciarono perdere e così siamo rimasti a vivere qui e ancora oggi, anni dopo, io ogni giorno mi faccio un'ora di autostrada ad andare e una a tornare, e solo di costo della benzina ci rimetto una eblla fetta del mio stipendio da lavoratrice precaria.
Mi sono allontanata un po' troppo dal tema, ma era per farti capire come sono brave certe persone a passare dalla parte del torto a quella della ragione, anche quando hanno torto marcio.
Io ora, con quello che ho vissuto negli ultimi anni e quello che ho capito della doppiezza e della furbizia di mio marito, penso che quando mi ha mandata all'ospedale ha capito e probabilmente si è anche informato del fatto che entro un certo termine avrei potuto denunciarlo e così avrebbe dovuto patire delle conseguenze penali, non una "semplice" separazione giudiziale come quella che deve affrontare adesso (che non avrà per lui nessuna conseguenza penale), allora mi ha riempita di chiacchiere, mi ha offerto la "concessione" di farmi credere che volesse davvero cambiare casa e così il tempo è passato...dopo di che lui si è tranquillamento rimangiato le sue promesse, perchè ormai si sentiva al sicuro. E infatti, dopo di allora non mi ha mai più picchiata così tanto.
Anzi, per un bel pezzo (anni) è stato buono, poi quando ha ricominciato, erano schiaffi, scapellotti e sarei stata ridicola se avessi cercato di denunciare uno schiaffo, se fossi andata in ospedale per un livido sul braccio dopo che mi aveva strattonata.
Ecco qua, ecco come succede, così e in tanti altir modi ancora, ma la costante è che una donna non ha consapevolezza, che spera, che vuole aggrapparsi alla speranza che "domani andrà meglio".
Ciao,
L.
27/04/2008 11:49
 
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Re: Perchè si resta
Lilli66, 27/04/2008 10.59:


Il condizionamento sociale e culturale è fortissimo.



Lilli, come sempre hai ragione in ogni tua sillaba.
E sai bene cosa spieghi, perchè l'hai vissuto di persona.

Io ho visto parecchie di queste cose soprattutto nelle famiglie dei miei bambini, a scuola.
Ma non essere del tutto sicura che anch'io non abbia provato di persona qualcosa di quello di cui parliamo....

Comunque hai spiegato molto bene come una donna non può permettersi di andare a denunciare uno schiaffo o uno strattone o una semplice spinta.
Perchè ancora queste cose vengono percepite come "normali" all'interno del matrimonio, dalla maggioranza della gente, uomini e donne.
Cosa vuoi che sia un livido provocato dal marito.... non vorrai mica fare la vittima e lamentartene!!!!
Ecco, è esattamente questo il grave.

E fino a quando la gente ragionerà in questo modo, continueranno le vittime, fino alle lesioni anche molto più gravi e addirittura alle morti.
Che non mi sembrano affatto poche, anche queste ultime.

Ma purtroppo pochi capiscono che quelle semplici sberle sono l'inizio e che se si vuole sul serio difendere una donna e i suoi bambini, è necessario dare importanza anche a un piccolo livido.


28/04/2008 10:47
 
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Grazie per le spiegazioni, ma soprattutto scusatemi se, per darmele, avete dovuto riesumare ricordi dolorosi. Vivo da 38 anni un matrimonio felice; oddio! Qualche screzio c'è stato, però non sono mai neanche sorti pensieri di violenza. Mi domando quindi se la cosa non possa assumere un connotato patologico tipo quello, per esempio, che non ti permette di resiste alla tentazione del gioco d'azzardo.

...Se un giorno tuo marito ti molla un ceffone (perché tu l'avevi mandato a quel paese...).....

Mi domando: "se fosse stato mandato a quel paese da un estraneo, avrebbe reagito con violenza?" Domando questo perché ci sono degli elementi rissosi che, quindi, non risparmiano neanche la moglie o la compagna; poi ci sono quelli che, non potendo sfogarsi come vorrebbero, se la prendono con i più deboli.

In futuro rivedrete il mio Nick sul vostro forum, permettetemi di seguirVi in silenzio anche perchè:

L'uomo raggiunge da novizio le soglie di ogni età della vita

Non mi resta che ringraziarVi ulteriormente ed augurarVi buon proseguimento.

28/04/2008 13:01
 
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Re:
renato74, 28/04/2008 10.47:


In futuro rivedrete il mio Nick sul vostro forum, permettetemi di seguirVi in silenzio anche perchè:

L'uomo raggiunge da novizio le soglie di ogni età della vita


Non mi resta che ringraziarVi ulteriormente ed augurarVi buon proseguimento.





No, a parte i casi di patologie particolari, si tratta proprio di una questione di mentalità.
Soprattutto nella cultura mediterranea l'uomo ha conservato una concezione molto patriarcale per secoli.
Questo ha avuto come conseguenza che si è sentito padrone, non solo della moglie, ma anche dei figli.

Quindi ancora oggi fatica molto a liberarsi di una simile concezione.
E' ancora diffusa l'idea che il marito ha diritti più forti della moglie e può rivendicare un rispetto maggiore, sia fuori che dentro casa.
Viene considerata una cosa normale qualche sberla alla moglie.
Da poco tempo suscita disapprovazione lo stesso comportamento anche sui figli.

Sono cose che impiegano molto tempo a cambiare.
Finchè la mentalità resta quella, le donne vengono colpevolizzate per le violenze che subiscono e quindi fanno molta fatica a difendersi e a rivendicare più rispetto.

Io mi ero scandalizzata moltissimo a quella frase: "Se un uomo picchia la moglie, lui non sa perchè, ma lei sì".
Non l'avevo mai sentita.
Poi ho dovuto constatare che in certe zone dell'Italia è una frase normalissima che i maschi sentono fin da bambini, e che interiorizzano anche troppo.
Io l'ho verificato in Calabria e finchè non ci ero andata non pensavo proprio che si potesse pensare una cosa di quel genere.

Comunque credo che sia arrivato, finalmente, il momento in cui vediamo che qualche uomo si interessa al punto di vista femminile e cerca di comprenderlo.
Se questo interesse fosse anche più diffuso, andrebbe molto meglio di ora.
Quindi siamo tutte noi, che ringraziamo te, contente di vedere che non ragioni come ancora troppi fanno.
E se invece che restare a leggere in silenzio, esprimi i tuoi dubbi e le tue opinioni, a me fa molto piacere e credo anche ad altri.
Più si parla e si discute, più ci si chiariscono le cose e ogni contributo credo sia ben gradito, anche quando è un po' diverso.



28/04/2008 13:11
 
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Re: dimenticavo
renato74, 28/04/2008 10.47:

Grazie per le spiegazioni, ma soprattutto scusatemi se, per darmele, avete dovuto riesumare ricordi dolorosi.



Come ha già scritto Lilli più sopra, invece, è molto confortante vedere che si è comprese, quindi non devi scusarti.
A noi fa piacere leggere quello che hai scritto.
28/04/2008 13:11
 
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Grazie per l'invito. Non vi deluderò.
28/04/2008 18:35
 
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Caro Renato, io non so se esiste una precisa tipologia di "uomo violento", immagino però che, così come esistono vari tipi di violenza, varie sfaccettature, allo stesso modo molti tipi di personalità possano cadere in questa spirale.
A mio avviso la questione culturale (non intendo dire il livello di cultura dell'individio, ma la cultura diffusa nel nostro come in altri paesi, di sottomissione della donna) è molto rilevante.
L'uomo "comanda" e per comandare ci vogliono le maniere forti, no?
Se si intende così la relazione, è facile cadere nella violenza, soprattutto quando ci si trova davanti a qualcuno che "si ribella", magari anche con piccoli comportamenti normalissimi, con parole normali (come un normale "mandare a quel paese" che credo avvenga in tute le coppie ogni tanto).
Io quando sono a casa di amici sposati, se mi capita di assistere a qualche piccolo bisticcio, mi spavento come una bambina. Penso che da un momento all'altro la situazione trascenderà.
Qualche sera fa ero a casa di amici, il marito puliva la cucina dopo cena e con un gesto maldestro ha rotto lo sportello di un mobile, la moglie si è un po' arrabbiata, rimproverandolo perchè è "sempre maldestro", perchè pur essendo molto stanco aveva voluto fare lui la cucina (vedi un po'...che uomo: per lasciarci chiacchierare in pace!), insomma, io mi aspettavo da un momento all'altro che lui si incavolasse di brutto e le tirasse qualcosa addosso, non perchè lei stesse esagerando ma perchè "si permetteva" di esprimergli il suo pensiero, ovvero: sei un tesoro di marito, ma la cucina non è cosa per te...
Io se penso che mio marito quelle due tre volte che ha fatto qualche cosa in casa non solo me lo faceva pesare per mesi e mesi come se l'avessi trattato da zerbino, ma soprattutto faceva queste piccole cose per farmi vedere "come si fa", visto che io non ero mai brava come lui avrebbe voluto...la cucina non era mai sufficientemente lucida, il cibo mai perfettamente cucinato (una volta è arrivato a dirmi che "la presentazione del piatto lasciava a desiderare"...neanche fosse il critico di Ratatuille...)...se io avessi mai osato dirgli: "grazie mille, ma lascia perdere perchè non è cosa tua" penso che mi avrebbe come minimo annegata nel lavello della cucina. E queste scene io temo sempre che accadano, ormai ho interiorizzato certi schemi in modo molto profondo, con un continuo senso di colpa e di inadeguatezza che soltanto a livello razionale riesco ora un po' ad affrotnare, dopo mesi di supporto spicologico, ma a livello emotivo sono ancora fragile e smarrita.
Bene, ora vi saluto, ciao,
L.
28/04/2008 21:17
 
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Annegare nel lavello di cucina? È certamente una delle più grandi aspirazioni per una donna, vero?

Mi hai strappato una risata di cuore, però hai anche evidenziato un altro lato della medaglia:
A volte (e non sono poi così poche) è la donna che "sovrasta" il marito, anche se è estremamente raro che usi la violenza (a parte mia suocera).
Bisogna però dire che, vuoi per predisposizione naturale, vuoi per il fatto di rimanere fuori casa per diverse ore, lui riesce ad assorbire meglio il "disagio".
Comunque, in presenza di figli, una separazione avrebbe un impatto meno devastante su un uomo rispetto ad una donna.
Sia ben chiaro che non parteggio per un sesso piuttosto che per un altro, cerco solo di mettere insieme le tessere di un mosaico molto complesso per cercare di calmare la mia eterna smania di capire e di sapere.
30/04/2008 04:17
 
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Vedi Renato com'è forte il pregiudizio...nella piccola situazione che ho descritto la moglie del mio amico non lo "sovrasta" assolutamente...è un matrimonio di assoluta parità, molto felice.
Il marito lava i piatti...non lo fa bene e la moglie si permette pure di sbuffare!!! Una megera...
Poniamo questa situazione al contrario: tua moglie lava i piatti, ne rompe uno e tu esclami: "cerca di fare più attenzione!"...se tua moglie, sulla sola base di questo episodio, dicesse che tu sei psicologicamente violento sarebbe come minimo vista da tutti come una persone ipersensibile.
Ma la medesima situazione, a ruoli inveriti, fa un effetto diverso...
Ecco il pregiudizio.
In un matrimonio molto felice può capitare benissimo che la sera, stanchi da una giornata di lavoro, i bambini che ti tirano da mille parti e tutto il resto, ci sia un piccolo bisticcio, un momento di intolleranza...cosa che nemmeno lontamente degenera in una reazione violenta.
Molto spesso noi coltiviamo dei matrimoni "felici" una immagine irrealistica: i coniugi non litigano mai, non si lasciano mai scappare un commento negativo, un moto di rabbia.
E non è banale ricordarlo: sai, molti mariti violenti dicono che non lo sarebbero affatto, se le mogli non fossero "litigiose". Come se il poter fare una bella litigata, il potersi concedere un piccolo o anche grande bisticcio o un momento di stanchezza sia imperdonabile, in una relazione (soprattutto se chi se lo concede è una donna).
Ciao
L.

30/04/2008 13:05
 
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ciao
è tanto che nn entro in forum,in questi giorni mi sono riletta tutto,anche quello che scrivevo io,entrando in questo topic mi sono sentita colpita nel vivo,il silenzo è il mio più grande nemico,ho letto ciò che avete scritto al riguardo,e concordo con tutt ciò che dite,anche se nn è il mio caso,purtroppo la mentalita del nostro paese è quella che condanna di più le donne che subiscono,ma la cosa peggiore(e parlo del mio caso)è che questa mentalità è anche all'interno dei servizi sociali ed istituzioni.20 giorni fa ho fatto la valutazione genitoriale,è uno psicologo di una certa età,mi ha chiesto di parlare della mia infanzia e io a grandi linee gli ho raccontato degli abusi,lui molto serio mi ha gardata e mi ha detto"se nella mia carriera nn avessi avuto esperienza di donne che hanno subito come lei,nn le avrei creduto".Una frase che mi ha colpita molto e mi ha fatto capire il perchè i servizi sociali nn mi credono e nn mi aiutano,pur avendo prove effettive in mano.Quando ero bambina nn parlavo perche nn capivo cosa mi stava succedendo,da ragazzina tentai di parlare ma nn fui creduta,credevano a lui,forse perchè nel corso degli anni lui mi aveva fatto passare per una ragazzina bugiarda e difficile e lui l'uomo perfetto che si prendeva cura di lei cercando di instradarla,diventata donna potevo raccontare tutto,ma avevo paura,nessuno mi avrebbe creduto(lui questo mi aveva insegnnato e fatto vedere)mi dicevo che senso ha mettermi a nudo umiliarmi per poi essere derisa,allora me ne stavo zitta,mi autoconvincevo che era frutto della mia fantasia,che forse nn era successo,o che forse ero io a provocarlo,se era successo,insommaogni volta che succedeva rimuovevo,sopportavo,ma poi dimenticavo,dopo vent'anni sono riuscita ad allomntanarlo,mettendomi davanti ai miei figli,ma anche li nn sono stata creduta,parlai dissi cosa faceva,ma lui davanti ai servizi sociali era cosi bravo che passavo io per la paranoica a causa di una infanzia difficile,e allora mi sono chiusa di nuovo nel mio silenzio,fingendo che tutto andava bene,esteticamente risultavo una persona equilibrata,allegra e via dicendo,ma DENTRO ERO COMPLETAMENTE MORTA.Poi ho incontrato persone che mi hanno aiutata,voi del forum ecc ed è cominciata la mia lotta per rompere il silenzio,una lotta contro me stessa e una lotta contro le istituzioni che avevano il dovere di ascoltarmi,ogni giorno che passava mi sentivo sempre piu forte,si avevo le mie ricadute ma mi rialzavo e continuavo ad andare avanti,gae ines,le donne del forum,mi hanno aiutata a ricordare,consigliata,consolata,diventando la mia famiglia,sara meryl,gae luciano,micol....tutti voi mi avete aiutata,"amata"mi avete creduta ed io avevo rotto il mio silenzio.5 anni fa gli ass sociali dissero che nn era vero che avevo subito violenze,poi dopo il mio bussare sempre alla porta hanno dichiarato che da piccola avevo subito troppe violenze sessuali e nn ero stabile(senza nessuna dichiarazione di uno psicologo)e il giudice temporaneamente mi ha tolto l'affido dei miei figli.ed è stata la mia rovina!!!!!!"IL MOSTRO"mi diceva sempre se parli nessuno ti crederà e ti portano via i bimbi,io avevo parlato ed erra successo,mi sono allontanata da tutto e da tutti,anche da me stessa,l'unica cosa che mi era rimasta era il mio essere mamma,vedevo solo che lui aveva vinto,e sono tornata nel mio guscio,apparentemente serena e mamma presente(questo ora dicono i servizi)ma dentro di nuovo morta,e sono diventata terreno fertile,e lui è tornato,mi ha violentata,minacciata,fatto violenza psicologica e via dicendo,ma io quel giorno nn ho parlato,sono tornata a casa,ho buttato via i vestiti e ho fatto finta di niente,e sono stata brava,nessuno se ne è accorto di quello che mi era successo,il mio silenzio,il mio più grande scudo era tornato e io nel mio guscio stavo bene,l'unica cosa che volevo era stare in pace,nn lottare,ma godermi i miei figli,è passato un mese da quel giorno chi mi circonda si è accorto del mio cambiamento,psicologo compreso,e io ho parlato,mi sto facendo aiutare molto,ma allo stesso tempo ammetto che stavo meglio nel mio silenzio,nel mio guscio,è piu facile nn pensarci,fare finta che nulla sia successo,nn ho piu voglia di lottare per me stessa,nn ho piu voglia di sentirmi dire che enfatizzo tutto,è brutto raccontare ciò che ti è successo e vedere chi ti ascolta indifferente che ti tratta come una povera paranoica,è vero ci sono prove di ciò che racconto,e nn sono io a sbagliare,ma credetemi fa veramente male mettersi a nudo per poi essere giudicata,condannata e compatita.Io credo che il problema principale sia la completa ignoranza del problema e di conseguenza l'incompetenza nell'affrontarlo,è piu facile dare la patente di paranoico che affrontare,di questo ne sono convinta.Chiedo scusa del mio sfogo,volevo solo fare capire che il silenzio è lo scudo piu grosso che la vittima ha,e che le istituzioni nn dovrebbero basarsi sui testi dei libri,sui pregiudizi ecc,ma sulle persone che hanno davanti,nn si puo partire dal presupposto che lui è una brava persona,bisogna basarsi sui fatti,nn si puo partire dal presupposto che la vittima è paranoica perchè avuto una infanzia difficile,ma bisogna partire dalle prove che essa da,nn si deve partire assolutamente dai pregiudizi e dalla presunzione,ma bisogna partire dal presupposto che forse è vero,e trovare le prove,solo allora puoi giudicare e condannare,poi ci vorrebbe anche un po di cuore.......
Morena
30/04/2008 14:02
 
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Re:
renato74, 28/04/2008 21.17:



Bisogna però dire che, vuoi per predisposizione naturale, vuoi per il fatto di rimanere fuori casa per diverse ore, lui riesce ad assorbire meglio il "disagio".
Comunque, in presenza di figli, una separazione avrebbe un impatto meno devastante su un uomo rispetto ad una donna.
Sia ben chiaro che non parteggio per un sesso piuttosto che per un altro, cerco solo di mettere insieme le tessere di un mosaico molto complesso per cercare di calmare la mia eterna smania di capire e di sapere.



Scusa, io non sono tanto sicura che gli uomini assorbano meglio i disagi della separazione.
A cominciare dall'assegno per contribuire alle spese dei figli, a me sembra che gli uomini soffrano parecchio.
E poi quelli che vanno da mamma o hanno un'altra donna se la cavano, ma quelli che restano da soli... non è tanto facile per loro rassegnarsi a badare a se stessi.
Ricordo un uomo completamente in angoscia che quasi si vergognava di dover occuparsi della casa.
Lo faceva, ma imprecava contro la "sfortuna" di aver visto andarsene la moglie che prima lo faceva al suo posto.

Comunque le tessere del mosaico si ricompongono sempre allo stesso modo.
Con una presunta imparzialità ed equidistanza rispetto ai due punti di vista.
Ma in realtà la visione d'insieme è sempre la stessa, il quadro alla fine è sempre quello e gli uomini sono vessati da donne cattive e che non fanno il loro dovere.
Quindi se l'uomo si arrabbia ed esagera con la forza, la colpa è stata della moglie, lei non è stata abbastanza brava da evitarlo.
Non mi illudo molto, questo modo di pensare è talmente consolidato in quasi tutti, che anche i discorsi sul rispetto hanno poca presa.

Tutti sono pronti a parlare di rispetto, ma poi quanti sono realmente convinti dell'innocenza di una donna-vittima?


[Modificato da keridwen. 30/04/2008 14:04]
30/04/2008 22:44
 
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Cara keridwen, nelle tue parole percepisco più rabbia e disprezzo che dolore.
In quanto ho scritto, non mi riferivo certo a questioni materiali quali l'assegno per i figli, o alle faccende domestiche.
Però può essere che la mia visione sia distorta dal fatto di essere, per fortuna, estraneo a problemi di questo genere.
Se devo essere sincero, mi sento un po' come il classico pesce fuor d'acqua e mi dispiace, sinceramente, di non trovare la giusta sintonia per entrare perfettamente nel concetto che cercate di trasmettermi.
Forse sono troppo assolutista nel pensare che la violenza è violenza. Punto. Non può esserci barba di giustificazione per metterla in atto in nessuna misura o qualità, né tanto meno accettarla o subirla.

Ma, a parte tutto, non posso che essere dalla vostra parte.
30/04/2008 23:05
 
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renato
capisco molto bene il tuo punto di vista,e concordo con te quando dici che nn c'è nessuna giustificazione alla violenza,io nn è che giustifico chi subisce,ma lo capisco,chi subisce nn l'accetta,semplicemente cerca di sopravvivere,credo che si possano scrivere migliaia di parole per cercare di far capire cosa pensa o cosa ha dentro chi subisce,ma nessuna parola riesce adesprimere realmente ciò che succede dentro al cuore di chi subisce,uomo o donna che sia,sei una persona molto sensibile e ti ammiro molto per il tuo voler capire,già il tuo metterti in discussione e il tuo voler capire è un aiuto molto forte per chi ancora nn ne riesce ad uscire.....
Morena
30/04/2008 23:18
 
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.....il tuo voler capire è un aiuto molto forte per chi ancora nn ne riesce ad uscire.....

Non so come il mio voler capire possa aiutarvi, quindi è una ennesima dimostrazione che ancora non ho capito un piffero. Nonostante tutto se vi sono di aiuto non posso che esserne felice.
01/05/2008 00:19
 
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Finchè si vive nella violenza ci si alimenta anche di essa, per un certo verso si instaura un rapporto così profondo tra il carnefice, e chi subisce violenza, che in mancanza di esso diventa pure difficile vivere, guardare al futuro con serenità, ecco perchè un serio lavoro psicopedagogico deve tener conto non soltanto di supportare in quel determinato momento storico ma di ricostruire un'esistenza e spianare la strada ad una visione della vita fuori da quelle mura domestiche dove per anni quella violenza si è sviluppata e consolidata.

Il giudizio è bandito in forum proprio perchè a dominare vi è la comprensione, la solidarietà e spesso la parola dura che aiuta a scuotere e salire il primo gradino verso una libertà tanto agoniata.

Saluti
Gae

01/05/2008 08:49
 
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Re:
renato74, 30/04/2008 23.18:


Non so come il mio voler capire possa aiutarvi, quindi è una ennesima dimostrazione che ancora non ho capito un piffero. Nonostante tutto se vi sono di aiuto non posso che esserne felice.




Non preoccuparti, pian piano capirai....
Io ne vedo tante, ma tante, di situazioni assurde, che questa storia della violenza punto e basta mi convince sempre meno.
Purtroppo esiste anche la violenza di genere, anche se viene ancora parecchio minimizzata e negata.

Quando scopri che l'ha subita perfino una donna con cui hai lavorato per anni e che lei è stata abilissima nel nasconderla per così tanto tempo...
Quando ti accorgi che molte più donne, rispetto agli anni passati, vivono in un modo quasi impossibile...
Quando ti chiedi com'è possibile che così tanti restino completamente ciechi e sordi alla realtà vera, che anche se nascosta, non riesce mai a esserlo del tutto....
Ecco, vedi, in questi tre momenti e in tanti altri mi viene da pensare che anche gli uomini completamente serrati e chiusi, se almeno accettano di leggere quello che le donne hanno da esprimere e da raccontare, bè, allora, io ci credo e non voglio pensare di essere un'illusa.
Io voglio continuare a credere che, almeno pian piano, capiranno...
Voglio conservare la speranza.
E quindi, capirai anche tu, forse un po' meno lentamente di quelli che non leggono questi racconti.
E perdona se le risposte non sono sempre fredde e asettiche.
Sapessi che effetto fa sentire di persona certe confidenze... e cercare di consolare le lacrime.
01/05/2008 09:10
 
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Re:
renato74, 30/04/2008 23.18:



Non so come il mio voler capire possa aiutarvi,
se vi sono di aiuto non posso che esserne felice.




Un modo c'è, ed è ottimo.
Io ho visto siti di uomini, anche nuovi, aperti in occasione delle ultime manifestazioni sulla violenza di genere.
Ho visto quello sulla "campagna fiocco bianco" e altri.

Ho trovato lì una grande verità, che a noi donne a volte sfugge: un uomo accetta anche solo di stare a sentire certi discorsi, lo accetta molto di più se li sente da un altro uomo.
E' vero, uomini che magari pensano le solite cose, quando sentono le donne lamentarsi, si lasciano insinuare nella mente almeno il sospetto che ci sia qualcosa di vero, se sentono qualcosa da un altro uomo, gli credono di più.

Quindi sono utilissime anche le discussioni fra uomini.
Tu potresti convincerne un altro molto meglio di come potremmo fare dodici di noi donne.
Ma è ovvio, come prima cosa devi crederci, devi capire che questo tipo di violenza esiste, che anzi emerge anche molto meno di quanto esiste, che non è vero che i media la stanno deformando e ingigantendo e anzi, i casi che emergono dal sommerso e dal silenzio sono ancora troppo pochi rispetto a quelli reali.
Puoi capire che non sono invenzioni e che se una donna subisce violenza, anche se lei viene trasformata da vittima a colpevole, questa è l'ingiustizia più grossa che può subire e che costringe al silenzio tante che quindi si guardano bene dal parlare e dal denunciare, proprio perchè sanno che è altissimo il loro rischio di essere colpevolizzate.

Quando capirai a pieno queste cose, quando ne sarai convinto, allora sarà ottimo l'aiuto che potrai dare facendolo capire ad altri uomini.
E intanto vai pure a leggere anche i discorsi degli uomini.
La campagna "fiocco bianco" l'ha lanciata un signore dal Canada, non una donna.
Ti aprirà gli occhi e la mente come tanti dei nostri discorsi (accusati di essere piagnistei, spesso) non riescono a fare.

Comunque ti ringrazio, almeno del tuo interesse al problema, anche se capisco come sia difficile capirlo.
Ma ripeto, non preoccuparti: pian piano capirai, ne sono certa.
[Modificato da keridwen. 01/05/2008 09:12]
01/05/2008 14:26
 
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keridwen., 01/05/2008 9.10:


Ma è ovvio, come prima cosa devi crederci, devi capire che questo tipo di violenza esiste, che anzi emerge anche molto meno di.....


Ferma il treno!! Se non avessi creduto a quanto scrivete, non sarei qui a chiedere lumi.
Il punto è che fra credere ad una cosa e capirla c'è un bel po' di differenza.

Non vorrei essere frainteso, ma se avete "assistito" al mio ingresso in questo forum, avrete visto che ho esordito cercando di stoppare una donna che avrebbe voluto mettersi al vostro fianco.......
Ecco che allora ho incominciato a domandarmi: "Sto cercando di fermare una persona che racconta di avere problemi che vorrebbero essere in sintonia con quelli delle altre; però io so per certo che non è assolutamente vero...."
Di conseguenza mi è sorta la curiosità di saper riconoscere una "fantasia" da una verità attraverso gli scritti, ma la strada è stata breve.
I vostri scritti non lasciano dubbi di sorta, perché non si dovrebbero leggere solo le parole, ma anche i significati nascosti fra le righe... e non parlo di interpretazioni personali da parte del lettore.
Ogni persona che scrive lascia un "marchio" personale, un sigillo che autentica le sue parole.
Poi, come abbiamo già chiarito più volte, si tratta di capire, ma questa è un'altra storia.
01/05/2008 21:53
 
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Non vorrei essere frainteso, ma se avete "assistito" al mio ingresso in questo forum, avrete visto che ho esordito cercando di stoppare una donna che avrebbe voluto mettersi al vostro fianco.......



Forse non sono stato abbastanza chiaro in merito alla discussione che nuovamente metti in risalto.
In forum non è permesso per nessunissima ragione screditare nessuno, non è nella politica dell'Associazione far divenire pubbliche situazioni spiacevoli che soltanto gli organi competenti, la polizia postale, dovrenno verificare e verificheranno. Ricordo nuovamente se non fosse abbastanza chiaro che i processi si fanno nei tribunali e le denuncie in caserma, chiunque ritenga o abbia prove concrete che qui vengano raccontate improbabili storie di violenza è pregato, se lo ritiene opportuno per il rispetto del nostro lavoro ma in primis per il dramma di queste donne, di uscire dall'anonimato e denunciare tutto in caserma!

Spero di non ritornare più sulla questione, e come ho detto in altre circostanze, ci riserviamo di intraprendere tutte le azioni legali per tutelare le donne in forum e tutelarci come Associazione.

Cordialmente
02/05/2008 00:33
 
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Re:
renato74, 01/05/2008 14.26:


Non vorrei essere frainteso, ma se avete "assistito" al mio ingresso in questo forum, avrete visto che ho esordito cercando di stoppare una donna che avrebbe voluto mettersi al vostro fianco.......
Ecco che allora ho incominciato a domandarmi: "Sto cercando di fermare una persona che racconta di avere problemi che vorrebbero essere in sintonia con quelli delle altre; però io so per certo che non è assolutamente vero...."
Di conseguenza mi è sorta la curiosità di saper riconoscere una "fantasia" da una verità attraverso gli scritti, ma la strada è stata breve.


ho vissuto un'esperienza amara e gaetano lo sa anche se per lui è difficile credere a me piuttosto che ad un'altra persona. Ne porto ancora gli strascichi e chissà per quanto li porterò ancora. Renato tu non puoi essere nella testa dell'altra persona e non puoi sapere se e cosa ha subito ma se può fare del bene portando la sua parola non vedo perchè tu debba "stopparla" se hai voglia di parlarne fallo pure in privato con gaetano o con uno degli admin ma non denigrare nessuno. Ho vissuto e vivo varie esperienze di violenze su donne ed a volte fatico a credere che un uomo possa comportarsi in tale modo ma so che è vero e cerco di combatterla.
un saluto fraterno



02/05/2008 12:48
 
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Finchè si vive nella violenza ci si alimenta anche di essa, per un certo verso si instaura un rapporto così profondo tra il carnefice, e chi subisce violenza, che in mancanza di esso diventa pure difficile vivere, guardare al futuro con serenità;



Ricopio le parole di gae perchè,pur facendo fatica ad ammetterlo,è la verità,per me è dura dover ammettere che che lui "mi manca",è dura ammettere che stavo meglio prima,credo che la cosa più difficile nn è subire,ma uscirne ed ammettere di essere la vittima.
Credo che per aiutare chi subisce nn è importante capire,ma credere,supportare,consigliare essere dolci ma allo stesso tempo duri,per aiutare "la Vittima"a trovare fiducia in se stessa............
[Modificato da FidelisAdmin 02/05/2008 12:52]
02/05/2008 14:18
 
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Re:
!dolphin!, 02/05/2008 12.48:


Finchè si vive nella violenza ci si alimenta anche di essa, per un certo verso si instaura un rapporto così profondo tra il carnefice, e chi subisce violenza, che in mancanza di esso diventa pure difficile vivere, guardare al futuro con serenità;



Ricopio le parole di gae perchè,pur facendo fatica ad ammetterlo,è la verità,per me è dura dover ammettere che che lui "mi manca",è dura ammettere che stavo meglio prima,credo che la cosa più difficile nn è subire,ma uscirne ed ammettere di essere la vittima.
Credo che per aiutare chi subisce nn è importante capire,ma credere,supportare,consigliare essere dolci ma allo stesso tempo duri,per aiutare "la Vittima"a trovare fiducia in se stessa............




Ora però non ci si isola più, giusto? Sono davvero felice di rileggerti, ma so che anche se casi sai rialzarti malgrado tutte le ferite che hai! Siamo qui anche per te...

Un abbraccio
Gae

02/05/2008 14:39
 
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si gae
cercherò di nn isolarmi più,ma credimi nn lo faccio volutamente,è un meccanismo che mi scatta
credimi lotto ogni giorno contro me stessa contro quella persona che la violenza ha creato,spero tanto di farcela anche se sono pessimista
morena
02/05/2008 14:47
 
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Bentornata Morena,
mi ha fatto piacere che tu sia ritornata qui, ogni tanto latito anch'io.
Ciò che hai fatto è stato un gesto corraggioso, uscire allo scoperto, parlarne ancora, non chiuderti in te stessa. Sai benissimo che quanto ci supporta l essere creduti.

Un bacio
02/05/2008 15:05
 
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ciao marylv
grazie mille sai che le tue parole mi sollevano sempre,il mio parlare di nuovo nn è stato un gesto coraggioso,sono solamente esplosa,so che l'essere creduti è essenziale,so che parlare aiuta,ma il mio problema è che ho perso me stessa e la fiducia che avevo in me,la mia fortuna che credo nei miei figli e se riprovo a lottare è per loro,che comunque sono molto sereni,ma nn credo di meritarmi molto
un abbraccio
morena
02/05/2008 15:19
 
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Morena, bentornata. Tu "senti" di non meritare molto, in realtà meriti moltissimo. La questione del coraggio per parlare è un argomento ben chiaro credo a tutte noi: quando si arriva a parlare è perché la pentola a pressione con tutti i nostri guai è esplosa. Il silenzio, il coperchio della pentola, il nostro scudo, il nostro alleato è in realtà un nostro grande nemico e tu lo sai bene e cerchi di insegnarlo a me... però il silenzio ci attrae troppo, perché ci permette di vivere in un mondo idealizzato dove le cose brutte non succedono, sono solo fantasia, parlarne è un po' come ammettere che in realtà esistono. Coraggio Morena. Tu sei una donna forte, devi avere fiducia in te, perché te la meriti. Non essere creduta è un'altra questione, noi qui sappiamo che tu racconti la verità, che forse anche nascondi dentro di te parti della tua esperienza che non sei ancora pronta a condividere, ad accettare. Ascoltami però bene adesso: è giustissimo lottare per i propri figli, ma meriti di lottare anche per te stssa anche se non ne hai la forza o ti sembra di non meritarlo.
Con affetto.
Saraelettra
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