20/03/2006 11:14 |
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Scritto da: Pedagogista 20/03/2006 4.28
Condivido in pieno la tua ultima affermazione Giovanna. Purtroppo donne che, ad oggi, persistono a vivere nel loro doloroso silenzio sono tantissime. Ines
Quante sono, però, le donne che dispongono di un pc, o che sono fornite di adsl, o che, infine sappiano usare internet, o che abbiano il tempo per farlo.
2000 anni di misoginia non si scrollano di dosso da oggi a domani.
Quelli della mia generazione sono stati abituati a trattare la donna da inserviente d'albergo, oltre che da amante, ma che dico, più che da amante, da oggetto del loro desiderio, da consumare spesso il più velocemente possibile, senza coinvolgimento della compagna (macchè compagna...si fa per dire, volevo dire mugliera), perchè la donna, da sempre, è stata concepita dall'uomo come oggetto del proprio desiderio, ma incapace (lei)di avere desiderio, utile solo per mettere al mondo figli e per accudire a tutti gli affari della casa e, in molti casi, a sorbire botte ed improperi.
I nostri figli si sono sicuramente un pò evoluti, ma nel profondo del loro cuore la tradizione dei padri è ancora fortemente ancorata e sentita.
L'emancipazione femminile ha messo in discussione i vecchi ed arruginiti valori, spiazzando come non mai il pianeta uomo, che, da padrone, si vede costretto ad un ruolo che solo qualche anno fa non era nè previsto, nè immaginato.
C'è chi si adatta ed accetta il nuovo ruolo, ma la maggioranza è risentita, sconfitta nella propria dignità.
E' ovvio che, in un clima di questo genere, come sia possibile che certe tragedie abbiano luogo.
C'è poi il fatto che molto spesso le stesse donne non sanno mediare fra il vecchio mondo e la rivoluzione femminista, le loro libertà e le loro aspirazioni.
Le tensioni si fanno alte e spesso scoppia l'inspiegabile.
Il cambiamento deve partire da una profonda trasformazione interiore. Ma chi aiuta a compierla? Chi insegnerà alle vecchie e nuove coppie le regole della convivenza?
Sono sufficienti i tribunali a servire da deterrenti per l'uomo?
Io non credo. C'è l'impellente necessità di educare gli uomini ad utilizzare la forza fisica per i propri lavori, ma non sulla donna, la quale ha solo necessità di delicatezza e compresione, oltre che di sicurezza.
La violenza, ritengo, (d'accordo con l'intervento di Debona), che sia un fenomeno che ha radici profonde nella ns società e che in questo ultimo squarcio di cinquantennio si sia notevolmente aggravato. Esso andrebbe visto nel suo insieme ed urgerebbe di interventi massicci atti a fare il punto della situazione ed a fornire alla coppia gli elementi primari per una vita di comunione. Se questa non fosse proprio possibile, guidare la coppia a mediare al meglio il conflitto.
Intanto sì, sarebbe utile uscire dal silenzio e gridare a chi ascolta la propria sofferenza.
Tanti saluti
Il Gabbiano
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