00 07/03/2007 22:31
Apprendo ora dal Corsera che la vicenda “Dolce&Gabbana” è giunta all’epilogo. Riporto i passaggi salienti delle ultime fasi della diatriba che si è chiusa nel migliore dei modi,cioè con il divieto,disposto dal Giurì, di pubblicazione della pubblicità in tutti i giornali,riviste e cartelloni. Il provvedimento è entrato in vigore lunedì, accogliendo di fatto tutte le denunce di questi giorni,di politici,associazioni e sindacati che ne richiedevano il ritiro immediato. In realtà ,dopo aver appreso che in Spagna si era ottenuta la censura dello spot, il comitato di controllo di autodisciplina pubblicitaria si era già mosso il 21 febbraio, disponendo un’ ingiunzione di desistenza della pubblicazione, con tempo sino al 5 marzo per opporsi. Nessuna opposizione è stata fatta e lunedì è scattato comunque il ritiro ufficiale. “Ci eravamo presi tempo per riflettere,poi venerdì, dopo le denuncie italiane,l’abbiamo ritirata”, è stata la dichiarazione dei due stilisti che hanno sostituito la pubblicità con un’altra simile,ma la ragazza non è più tenuta a forza a terra, evitando così di evocare immagini di violenza. Nonostante tutto Dolce e Gabbana continuano imperterriti a difendere la foto incrimina (scattata da Steven Klein) sostenendo che essa fosse un’ immagine artistica e non violenta. Di tutt’altro parere la motivazione del Giurì secondo cui “la scena in questione è in manifesto contrasto con gli articoli 9 (violenza,volgarità,indecenza) e 10 (convinzioni morali,civili,religiose e dignità della persona) del codice di autodisciplina” poiché la donna “è rappresentata in modo svilente,quale mero oggetto della prevaricazione maschile, ha un’espressione alienata,uno sguardo assente,non fa percepire né intesa né complicità con uno dei tre”. Anzi “nell’ambiguità del suo atteggiamento,trasmette l’impossibilità di sottrarsi a ciò che accade,in quanto immobilizzata e sottomessa alla volontà di un uomo, nonchè agli sguardi impassibili,ma in qualche modo partecipi e di attesa,degli altri due”.