Un timido passo avanti

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Pedagogista
00giovedì 16 novembre 2006 02:10
Una legge per tutelare le donne dalla violenza domestica. Ma la strada per la parità è lunga
scritto per noi da
Giulia Lambertini


Dopo essere stata approvata dal Parlamento nel corso del 2005, la Legge per la Protezione delle Donne dalla violenza domestica è entrata in vigore giovedì 26 ottobre, provocando reazioni contrastanti nell’opinione pubblica indiana. Il provvedimento, da molti definito storico, ha come obiettivo la tutela delle donne da ogni tipo di abuso e prevede pene che vanno dall’anno di carcere al pagamento di un’ammenda di 20 mila rupie, circa 335 euro, per chiunque lo violi.

Una legge storica. Secondo Renuka Chowdhury, ministro degli Affari Femminili e dello Sviluppo del Bambino, "la forza della nuova legge sta nel definire in maniera molto articolata il concetto di violenza domestica, comprendendo un’ampia gamma di molestie, che vanno da quelle sessuali a quelle psicologiche o economiche, ancora molto frequenti in India". "L’entrata in vigore di questo provvedimento sarà fondamentale per fornire sostegno alle donne vittime di maltrattamenti nell’affrontare la discriminazione sessuale della quale sono vittime", ha aggiunto il ministro. Dello stesso avviso numerosi politici indiani, che hanno salutato positivamente la nuova legge definendola "un passo avanti cruciale nella lotta contro la piaga degli abusi sulle donne, ancora largamente diffusi nel Paese e radicati nella mentalità corrente".

Vittime in silenzio. A questo proposito, le statistiche dell’ufficio nazionale di monitoraggio sul crimine sono drammaticamente eloquenti. In India, il 70 per cento delle donne è vittima di violenze. Ogni tre minuti una donna subisce abusi, ogni ventinove una viene violentata, ogni settantasette una viene uccisa per non aver soddisfatto i desideri del marito o di un parente. Nel luglio 2005, fece scandalo il caso di Jangir Singh, membro dell’élite economica di Delhi, che per ottenere il divorzio dalla moglie la fece filmare mentre veniva stuprata dal cognato e dal nipote, minacciandola poi di diffondere il video se lei non gli avesse concesso la separazione. L’ufficiale di polizia che si occupò del caso, dichiarò che la donna aveva a lungo negato di aver subito un abuso, per poi ammettere che giustificava il comportamento del marito. Statistiche ufficiali confermano questa tendenza. Secondo l’istituto internazionale di studi sociali, infatti, il 56 per cento delle donne si sentirebbe responsabile delle violenze subite, denunciando i propri aggressori in rarissime occasioni e, in ogni caso, solo dopo molestie ripetute.

Una strada in salita. "Rendere applicativa questa legge è un enorme passo avanti", ha commentato Indira Jaisingh, avvocatessa della Corte Suprema e presidentessa del Centro di Aiuto alle Donne di Nuova Delhi, "ma non è sufficiente. A cambiare dev’essere la mentalità della gente". Famosa in India per essere l’autrice del libro La legge della violenza domestica, Indira si batte da tempo per il riconoscimento dei diritti delle donne maltrattate ed è stata membro della commissione parlamentare per l’elaborazione della legge entrata in vigore giovedì 26 ottobre. Assieme agli esponenti di numerose organizzazioni non governative, sta lottando perché il governo progetti interventi capillari volti a sensibilizzare le donne sui propri diritti e ad arginare così dall’interno il problema degli abusi domestici. "Essere donne in India, oggi, è ancora fonte di discriminazione", ha concluso Indira. "La nuova legge è un timido passo avanti, ma non è sufficiente. Dobbiamo batterci affinché i nostri diritti siano tutelati, ma soprattutto dobbiamo prendere coscienza della nostra dignità di donne". La strada sembra dunque essere tracciata. Alla società civile indiana, ora, il compito di percorrerla.

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