Rapporto di Amnesty International sul Guatemala

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Geneshys
00domenica 19 novembre 2006 19:18
Rapporto di Amnesty International sul Guatemala: in aumento gli omicidi di donne nel 2006

In un nuovo rapporto di Amnesty International si denuncia l’aumento, per il quarto anno consecutivo, degli omicidi di donne in Guatemala, e l’assenza di un’efficace azione giudiziaria da parte delle autorità.

Dal 2001 oltre 2.200 donne e ragazze sono state brutalmente assassinate nel paese centro-americano:

665 nel 2005,
527 nel 2004,
383 nel 2003
163 nel 2002.

Tra gennaio e maggio di quest’anno, le vittime sono state già 299.

“Gli omicidi di donne in Guatemala sono in aumento perché gli assassini non vedono alcuna ragione per fermarsi: sanno che riusciranno a evadere la giustizia” – ha dichiarato Sebastian Elgueta, ricercatore di Amnesty International sul Guatemala.

Secondo il Difensore civico del Guatemala, nel 70% dei casi di omicidio non viene aperta un’indagine e nel 97% non viene eseguito alcun arresto.

Nei pochi casi sottoposti a indagine, i procedimenti mancano solitamente d’efficacia: le prove non vengono raccolte e conservate in modo adeguato, per ogni singolo caso vengono messe a disposizione scarse risorse e i testimoni non vengono protetti.

Il 4 luglio 2005, Clara Fabiola García, 26 anni, è stata raggiunta da colpi d’arma da fuoco nella città di Chimaltenango, nel sud del Guatemala, ed è morta poco dopo il ricovero in ospedale. Due anni prima, il 7 agosto 2003, aveva assistito all’uccisione di Ana Berta (15 anni) e di Elsa Mariela Loarca Hernández (18 anni), nella capitale Città del Guatemala. La sua testimonianza era stata decisiva per condannare a 100 anni di carcere, nel febbraio 2005, Oscar Gabriel Morález Ortis, detto “Piccolo”, un esponente di una banda armata. “Piccolo” aveva detto a Clara Fabiola che gliel’avrebbe fatta pagare. Nessuno è stato incriminato per il suo omicidio.

Il rapporto di Amnesty International mette anche in luce il fatto che, in centinaia di casi, le vittime vengono additate come responsabili della propria morte.

Il 5 maggio di quest’anno, il capo della Polizia del Guatemala ha dichiarato pubblicamente che per prevenire gli omicidi delle donne sarebbe necessario “invitarle a non entrare nelle bande criminali di strada ed evitare episodi di violenza in famiglia, cosa che la polizia non può fare”.

Precedenti iniziative di legge, come lo sviluppo di una nuova legislazione in materia, devono ancora avere un impatto sulla riduzione del numero degli omicidi o sulla capacità della polizia e della magistratura di indagare e di sottoporre alla giustizia i responsabili.

“La più efficace campagna di prevenzione che le autorità possono avviare è quella di migliorare la qualità delle indagini, dimostrando che la vita delle donne del Guatemala ha un valore reale” – ha commentato Sebastian Elgueta.

Amnesty International chiede al presidente Berger di adottare misure urgenti per:

- migliorare la cooperazione e il coordinamento tra le varie agenzie statali;
- rafforzare il Programma per la protezione delle vittime;
- garantire la disponibilità di risorse umane e finanziarie per l’Istituto di medicina legale.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 18 luglio 2006
Geneshys
00domenica 19 novembre 2006 19:29
Quanto vale la vita in certe parti del mondo? Le istituzioni mondiali, quele che professano e sbandierano, giustamente, i diritti le libertà delle persone, si dovrebbero con coraggio confrontare di fronte a eventi tragici e drammatici come questo... Credo che si debbano accompagnare alle campagne di sensibilizazione anche vere misure d'azione nei confronti di questi stati che calpestano la dignità della donna.

Miliardi vanno in fumo e mietono vittime per difendere la libertà dell'uomo e la presenza della politica è costante e interessata, ma solo per talune parti del mondo... in altre si spendono solo parole vuote, perchè quel territorio non ha nulla da offrirci!

Le parole cariche di sapienza e saggezza private dell'azione sul campo sono come polvere sbattuta dal vento...

Si assiste sempre di più al degrado dell'animo umano... chissà se questa malattia è guaribile.

Saluti
Gae
Geneshys
00domenica 19 novembre 2006 19:40
Vi invito a leggere quest'articolo interessantissimo
di Cati Schintu intellettuale femminista e libertaria, per capire e prendere coscienza...


È donna ed è indigena, uno dei bersagli più frequenti delle violenze che scuotono il Guatemala.
Il paese centramericano ha riconquistato la democrazia da poco più di vent'anni, dopo una feroce e sanguinosa dittatura, ma non ha mai raggiunto uno stato di normalità, attraversato com'è da forti squilibri economici e sociali, da tensioni causate dalla sottrazione delle terre alla popolazione maya, dalla violenza della criminalità, quella comune e quella organizzata delle narcomafie e dei gruppi paramilitari.

Per capire il Guatemala di oggi, forse bisogna cominciare da questo.
Caso unico nell'America Centrale, il Guatemala è in maggioranza abitato da nativi maya, che rappresentano il 60 per cento circa della popolazione. Sono stati soprattutto loro a subire il terrore degli anni della dittatura e ancora oggi, oltre a non aver avuto giustizia né un giusto risarcimento, continuano a vedersi negati i propri diritti alla proprietà della terra, in mano a pochi latifondisti.
Le donne indigene vivono i maggiori livelli di discriminazione, marginalizzazione e povertà. In alcune regioni del Paese l’analfabetismo tra le native supera la percentuale dell'85 per cento.
Secondo l'ultimo RAPPORTO ANNUALEdi Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo, nel 2005 sono state uccise in Guatemala 665 donne, e il numero è in costante aumento anche nei dati elaborati da altre organizzazioni umanitarie e dall'Onu, che più volte ha richiamato l'attenzione della comunità internazionale sul problema. DATI ONU

Nella gran parte dei casi le donne sono vittime di abusi sessuali, non solo tra le mura di casa ma anche ad opera di gruppi, e in un quel che sembra un tragico rituale vengono sequestrate, torturate, violentate, uccise. L’Autorità giudiziaria ha stabilito che i delitti sessuali raggiungono l’11% sul totale dei delitti più frequenti, con una media di due casi ogni tre giorni.
Secondo quanto pubblicato dalla rivista online di lingua spagnola Mujeres en red, RIVISTA DONNE IN RETE le donne assassinate sono molto giovani, il 56 per cento degli omicidi riguarda una fascia d'età che va dai 2 ai 30 anni.

Un fenomeno, ricorda Mujeres en red, che affonda le sue radici in una società profondamente maschilista, dove la violenza contro la donna comincia con la negazione di diritti basilari come l'accesso alla salute e al lavoro.
Come più volte denunciato da Amnesty International, la maggioranza degli omicidi di donne rimane impunita e non è oggetto di indagini adeguate. Di rado si arriva a un processo e quasi mai a una condanna, né le leggi in vigore tutelano le donne. La riforma della legge sulla violenza contro le donne è ferma al Congresso dal 2002 e ancora adesso in Guatemala violentare una minorenne è reato solo se lei è “onesta”.

“La mancanza di adeguate indagini e l’assenza di incriminazioni nei casi di omicidio di donne e ragazze in Guatemala sono il messaggio che la violenza contro le donne in questo paese è un fatto accettabile. Le autorità devono sovvertire questa percezione assicurando che [...] siano svolte indagini e sia garantita giustizia. Altrimenti, l’annunciato impegno a lavorare per prevenire la violenza contro le donne non avrà alcun valore effettivo”, ricorda ancora AMNESTY INTERNATIONAL.

In continuo aumento anche i casi di aggressione domestica, che pure sono specificamente sanzionati da una legge del ’96: nel 2003 i tribunali hanno esaminato una media di 1200 denunce al mese, e il numero pur così alto non esaurisce certo la reale portata del fenomeno.
Altro dato inquietante, negli ultimi anni sono aumentate le violenze contro le attiviste dei diritti umani.
In Guatemala sono state proprio le donne a svolgere un ruolo determinante nella costruzione di spazi democratici e nella difesa dei diritti umani.
Dopo il trattato di pace del 1996 che poneva fine al pluridecennale conflitto armato tra le forze governative e l'unità rivoluzionaria guatemalteca, le organizzazioni delle donne hanno chiesto a gran voce che venisse fatta luce sulle violenze dei militari contro la popolazione civile. I numeri, documentati dalla Commissione per il chiarimento storico, sono impressionanti: 200.000 vittime, quasi tutti indigeni, 75.000 desaparecidos, un milione gli sfollati, centinaia i villaggi bruciati e distrutti. Lo stupro da parte dei militari, soprattutto contro le indigene, è stato massiccio e sistematico.

Un rapporto dell’ONU (“Memoria del Silenzio”) e uno della Chiesa Cattolica (“Nunca Más”, costato la vita al vescovo Gerardi), ma anche il prezioso contributo del Nobel per la pace Rigoberta Menchú con il suo libro-denuncia hanno documentato centinaia di testimonianze su un genocidio durato 36 anni e che ha raggiunto il culmine negli anni '80.
Conavigua Coordinadora Nacional de Viudas de Guatemala, il coordinamento nazionale delle vedove maya, è nato nel 1988 con la finalità di individuare le fosse comuni che raccolgono i resti dei desaparecidos e ottenerne la riesumazione. Si occupa di indagare sui massacri, cerca i sopravvissuti, i testimoni dei fatti per conoscere i luoghi delle sepolture e i nomi dei carnefici. Le donne di Conavigua lavorano con gli esperti della Fondazione di Antropologia Forense, che identificano i resti e stabiliscono le cause e le modalità della morte: soltanto a questo punto i familiari dei desaparecidos possono denunciare all'Autorità giudiziaria i responsabili.

Fino ad oggi, grazie all'attività di Conavigua che continua a operare nonostante le intimidazioni e gli ostacoli burocratici, sono stati identificati e riesumati oltre 500 desaparecidos.
Conavigua, come tutte le altre organizzazioni umanitarie guatemalteche, non riceve alcun tipo di sussidio dallo Stato e vive grazie agli aiuti internazionali.
Alla forte richiesta di giustizia però i vari governi che si sono succeduti dalla fine del conflitto non hanno dato risposta e la gran parte dei responsabili dei crimini contro la popolazione ricopre ancora incarichi militari e politici.
Livelli di corruzione altissimi e una sostanziale complicità e continuità con gli apparati delle precedenti dittature hanno contribuito a devastare una società profondamente segnata da 36 anni di conflitto e da una violenza diffusa.

Il governo di Oscar Berger, eletto nel 2004 proprio grazie a una campagna incentrata sul ripristino della legalità e sulla difesa delle fasce più deboli, non ha saputo o voluto affrontare i problemi più urgenti del Paese, perpetuando un sistema di potere e di privilegi che anzi amplifica ingiustizie e soprusi.
"Le donne in Guatemala hanno ancor paura di prendere parte alla vita politica del Paese – scrive, UNAMGUnion Nacional de Mujeres Guatemaltecas – non sentono il diritto a partecipare alla vita pubblica, a votare, a essere elette. E, anche qualora lo sentano, il sistema elettorale le limita.”

Ma la discriminazione di genere in Guatemala permea tutti i livelli della vita civile, ricorda ancora l'UNAMG, che al governo Berger chiede uno sforzo legislativo perché alle donne venga garantito un accesso equo alla educazione, alla salute, alla proprietà della terra e al lavoro. Diritto che viene loro negato, nelle aree rurali più povere così come nelle maquiladoras, fabbriche di assemblaggio in gran parte aperte dalle multinazionali che sfruttano mano d'opera a basso costo e dove si lavora senza alcuna garanzia. Solo negli ultimi anni gruppi di donne si sono organizzati per accedere a progetti di microcredito e acquistare sementi e concimi o aprire piccole botteghe artigianali, ma si tratta di piccoli numeri. Più in generale, alle donne sono riservati posti di lavoro poco remunerativi e scarsamente professionalizzanti, questo anche a causa di un sistema scolastico che le penalizza.

Il 30 per cento della popolazione è analfabeta e per le donne frequentare una scuola è ancora più difficile che per gli uomini. La scolarità media del paese è di 4 anni, ma quella femminile si ferma a tre, due tra la popolazione indigena. Per questo, la riforma del sistema educativo è uno dei punti irrinunciabili delle richieste del movimento delle donne in Guatemala, come sostengono le attiviste dell'UNAMG: “Più saremo istruite e consapevoli dei nostri diritti, più potremo contribuire alla rinascita di questo Paese".

[Modificato da Geneshys 19/11/2006 19.51]

FidelisAdmin
00giovedì 23 novembre 2006 15:36
Guatemala: in aumento gli omicidi di donne nel 2006

Data di pubblicazione dell'appello: 28.07.2006
Status dell'appello: attivo

Nell’ultimo rapporto Guatemala: No protection, no justice: killings of women (AMR 34/019/2006, 18 luglio 2006), Amnesty International denuncia l’aumento, per il quarto anno consecutivo, degli omicidi di donne in Guatemala, e l’assenza di un’efficace azione giudiziaria da parte delle autorità.

Solo nel 2005, almeno 665 donne sono state uccise brutalmente in Guatemala. Molte sono state sequestrate, altre sottoposte a sofferenze estreme prima di essere uccise. I loro corpi sono stati mutilati, squartati e violati. Nei pochi casi sottoposti a indagine, i procedimenti mancano solitamente d’efficacia: le prove non vengono raccolte e conservate in modo adeguato, per ogni singolo caso vengono messe a disposizione scarse risorse e i testimoni non vengono protetti.

Amnesty International chiede al Presidente Berger di aprire immediatamente un’indagine che abbia l’obbiettivo di trovare i responsabili di tali violazioni e di assicurarli alla giustizia così da porre fine all’impunità.

Leggi il comunicato Rapporto di Amnesty International sul Guatemala: in aumento gli omicidi di donne nel 2006

Partecipa alla nostra azione, scegliendo una di queste possibilità:

FRIMA L'APPELLO

- Stampa e spedisci l’appello qui sotto all'indirizzo:
Licenciado Oscar Berger Perdono
Presidente de la República de Guatemala
Casa Presidencial, 6 a. Avenida, 4-18 Zona 1
Ciudad de Guatemala, Guatemala
Fax: +50223838390


Testo dell’appello

Sr. Presidente,

Me dirijo a usted para trasmitirle mi preocupación por el incremento de asesinatos brutales de mujeres y niñas en Guatemala.

He podido saber, por informes de Amnistía Internacional, que al menos 665 mujeres y niñas han sido asesinadas durante 2005, y que en los últimos años este número asciende a más de 2500 mujeres. Todas estas mujeres han sufrido enormemente antes de ser asesinadas. Algunas de ellas han permanecido secuestras durante días, en los que han sido torturadas y violadas. Los cuerpos de estas mujeres han aparecido con claras muestras de ensañamiento y de crueldad, en ocasiones mutilados y descuartizados.

Los avances impulsados por su Gobierno son insuficientes para proteger a las mujeres. En concreto, la falta de calidad en las investigaciones forenses y el elevado número de casos archivados debido a falta de evidencias dejan claro que sigue habiendo fallos en la respuesta institucional.

Por eso le pido que su Gobierno haga lo que esté en su mano para garantizar que se lleva a cabo una investigación de calidad con el objetivo de acabar con la impunidad existente sobre estos casos. Y en concreto le pido que dote de los recursos necesarios a la nueva Comisión para el abordaje del Femicidio para que mejore la coordinación entre las instituciones estatales responsables de la prevención, investigación y justicia.

Le recuerdo que el Estado tiene la obligación de proteger a las posibles víctimas, investigar y sancionar a los culpables, así como reparar a las víctimas y que Guatemala ha ratificado la Convención para la Eliminación de toda forma de Discriminación contra la Mujer y otros tratados que obligan a Guatemala a afrontar este tipo de violaciones de derechos humanos desde una perspectiva de género.

Por eso me parece también preocupante la persistencia de leyes discriminatorias en Guatemala y le pido que inste al Congreso a modificar o eliminar esta legislación discriminatoria y, en particular, que apruebe sin dilación el borrador para criminalizar las agresiones sexuales y otros actos de violencia contra las mujeres.

Atentamente


Fonte: Amnesty International



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