Vi invito a leggere quest'articolo interessantissimo
di Cati Schintu intellettuale femminista e libertaria, per capire e prendere coscienza...
È donna ed è indigena, uno dei bersagli più frequenti delle violenze che scuotono il Guatemala.
Il paese centramericano ha riconquistato la democrazia da poco più di vent'anni, dopo una feroce e sanguinosa dittatura, ma non ha mai raggiunto uno stato di normalità, attraversato com'è da forti squilibri economici e sociali, da tensioni causate dalla sottrazione delle terre alla popolazione maya, dalla violenza della criminalità, quella comune e quella organizzata delle narcomafie e dei gruppi paramilitari.
Per capire il Guatemala di oggi, forse bisogna cominciare da questo.
Caso unico nell'America Centrale, il Guatemala è in maggioranza abitato da nativi maya, che rappresentano il 60 per cento circa della popolazione. Sono stati soprattutto loro a subire il terrore degli anni della dittatura e ancora oggi, oltre a non aver avuto giustizia né un giusto risarcimento, continuano a vedersi negati i propri diritti alla proprietà della terra, in mano a pochi latifondisti.
Le donne indigene vivono i maggiori livelli di discriminazione, marginalizzazione e povertà. In alcune regioni del Paese l’analfabetismo tra le native supera la percentuale dell'85 per cento.
Secondo l'ultimo
RAPPORTO ANNUALEdi Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo, nel 2005 sono state uccise in Guatemala 665 donne, e il numero è in costante aumento anche nei dati elaborati da altre organizzazioni umanitarie e dall'Onu, che più volte ha richiamato l'attenzione della comunità internazionale sul problema.
DATI ONU
Nella gran parte dei casi le donne sono vittime di abusi sessuali, non solo tra le mura di casa ma anche ad opera di gruppi, e in un quel che sembra un tragico rituale vengono sequestrate, torturate, violentate, uccise. L’Autorità giudiziaria ha stabilito che i delitti sessuali raggiungono l’11% sul totale dei delitti più frequenti, con una media di due casi ogni tre giorni.
Secondo quanto pubblicato dalla rivista online di lingua spagnola Mujeres en red,
RIVISTA DONNE IN RETE le donne assassinate sono molto giovani, il 56 per cento degli omicidi riguarda una fascia d'età che va dai 2 ai 30 anni.
Un fenomeno, ricorda Mujeres en red, che affonda le sue radici in una società profondamente maschilista, dove la violenza contro la donna comincia con la negazione di diritti basilari come l'accesso alla salute e al lavoro.
Come più volte denunciato da Amnesty International, la maggioranza degli omicidi di donne rimane impunita e non è oggetto di indagini adeguate. Di rado si arriva a un processo e quasi mai a una condanna, né le leggi in vigore tutelano le donne. La riforma della legge sulla violenza contro le donne è ferma al Congresso dal 2002 e ancora adesso in Guatemala violentare una minorenne è reato solo se lei è “onesta”.
“La mancanza di adeguate indagini e l’assenza di incriminazioni nei casi di omicidio di donne e ragazze in Guatemala sono il messaggio che la violenza contro le donne in questo paese è un fatto accettabile. Le autorità devono sovvertire questa percezione assicurando che [...] siano svolte indagini e sia garantita giustizia. Altrimenti, l’annunciato impegno a lavorare per prevenire la violenza contro le donne non avrà alcun valore effettivo”, ricorda ancora
AMNESTY INTERNATIONAL.
In continuo aumento anche i casi di aggressione domestica, che pure sono specificamente sanzionati da una legge del ’96: nel 2003 i tribunali hanno esaminato una media di 1200 denunce al mese, e il numero pur così alto non esaurisce certo la reale portata del fenomeno.
Altro dato inquietante, negli ultimi anni sono aumentate le violenze contro le attiviste dei diritti umani.
In Guatemala sono state proprio le donne a svolgere un ruolo determinante nella costruzione di spazi democratici e nella difesa dei diritti umani.
Dopo il trattato di pace del 1996 che poneva fine al pluridecennale conflitto armato tra le forze governative e l'unità rivoluzionaria guatemalteca, le organizzazioni delle donne hanno chiesto a gran voce che venisse fatta luce sulle violenze dei militari contro la popolazione civile. I numeri, documentati dalla Commissione per il chiarimento storico, sono impressionanti: 200.000 vittime, quasi tutti indigeni, 75.000 desaparecidos, un milione gli sfollati, centinaia i villaggi bruciati e distrutti. Lo stupro da parte dei militari, soprattutto contro le indigene, è stato massiccio e sistematico.
Un rapporto dell’ONU (“Memoria del Silenzio”) e uno della Chiesa Cattolica (“Nunca Más”, costato la vita al vescovo Gerardi), ma anche il prezioso contributo del Nobel per la pace Rigoberta Menchú con il suo libro-denuncia hanno documentato centinaia di testimonianze su un genocidio durato 36 anni e che ha raggiunto il culmine negli anni '80.
Conavigua
Coordinadora Nacional de Viudas de Guatemala, il coordinamento nazionale delle vedove maya, è nato nel 1988 con la finalità di individuare le fosse comuni che raccolgono i resti dei desaparecidos e ottenerne la riesumazione. Si occupa di indagare sui massacri, cerca i sopravvissuti, i testimoni dei fatti per conoscere i luoghi delle sepolture e i nomi dei carnefici. Le donne di Conavigua lavorano con gli esperti della Fondazione di Antropologia Forense, che identificano i resti e stabiliscono le cause e le modalità della morte: soltanto a questo punto i familiari dei desaparecidos possono denunciare all'Autorità giudiziaria i responsabili.
Fino ad oggi, grazie all'attività di Conavigua che continua a operare nonostante le intimidazioni e gli ostacoli burocratici, sono stati identificati e riesumati oltre 500 desaparecidos.
Conavigua, come tutte le altre organizzazioni umanitarie guatemalteche, non riceve alcun tipo di sussidio dallo Stato e vive grazie agli aiuti internazionali.
Alla forte richiesta di giustizia però i vari governi che si sono succeduti dalla fine del conflitto non hanno dato risposta e la gran parte dei responsabili dei crimini contro la popolazione ricopre ancora incarichi militari e politici.
Livelli di corruzione altissimi e una sostanziale complicità e continuità con gli apparati delle precedenti dittature hanno contribuito a devastare una società profondamente segnata da 36 anni di conflitto e da una violenza diffusa.
Il governo di Oscar Berger, eletto nel 2004 proprio grazie a una campagna incentrata sul ripristino della legalità e sulla difesa delle fasce più deboli, non ha saputo o voluto affrontare i problemi più urgenti del Paese, perpetuando un sistema di potere e di privilegi che anzi amplifica ingiustizie e soprusi.
"Le donne in Guatemala hanno ancor paura di prendere parte alla vita politica del Paese – scrive,
UNAMGUnion Nacional de Mujeres Guatemaltecas – non sentono il diritto a partecipare alla vita pubblica, a votare, a essere elette. E, anche qualora lo sentano, il sistema elettorale le limita.”
Ma la discriminazione di genere in Guatemala permea tutti i livelli della vita civile, ricorda ancora l'UNAMG, che al governo Berger chiede uno sforzo legislativo perché alle donne venga garantito un accesso equo alla educazione, alla salute, alla proprietà della terra e al lavoro. Diritto che viene loro negato, nelle aree rurali più povere così come nelle maquiladoras, fabbriche di assemblaggio in gran parte aperte dalle multinazionali che sfruttano mano d'opera a basso costo e dove si lavora senza alcuna garanzia. Solo negli ultimi anni gruppi di donne si sono organizzati per accedere a progetti di microcredito e acquistare sementi e concimi o aprire piccole botteghe artigianali, ma si tratta di piccoli numeri. Più in generale, alle donne sono riservati posti di lavoro poco remunerativi e scarsamente professionalizzanti, questo anche a causa di un sistema scolastico che le penalizza.
Il 30 per cento della popolazione è analfabeta e per le donne frequentare una scuola è ancora più difficile che per gli uomini. La scolarità media del paese è di 4 anni, ma quella femminile si ferma a tre, due tra la popolazione indigena. Per questo, la riforma del sistema educativo è uno dei punti irrinunciabili delle richieste del movimento delle donne in Guatemala, come sostengono le attiviste dell'UNAMG: “Più saremo istruite e consapevoli dei nostri diritti, più potremo contribuire alla rinascita di questo Paese".
[Modificato da Geneshys 19/11/2006 19.51]