I dossier di Medici senza Frontiere - Speciale Darfur

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disalmastro
00giovedì 4 maggio 2006 01:27
"Lo stupro è un'epidemia mortale determinata dall'uomo"
23.5.2005

Quando a gennaio e febbraio dello scorso anno MSF ha iniziato a portare gli aiuti alla popolazione del Darfur, sfollata a seguito dei combattimenti, ha scoperto tra tanto dolore anche le flebili voci delle donne stuprate. Aurelie Lamaziere ha contribuito alla compilazione del rapporto di MSF sulla violenza sessuale nel Darfur. Questo è il suo racconto di come, insieme allo staff delle cliniche di MSF, ha dato ascolto a quelle voci e scoperto una parte di ciò che quelle donne avevano vissuto.
Le prime notizie sono emerse dai racconti degli uomini che dicevano che le loro donne erano state portate via per diversi giorni e stuprate da gruppi armati. Le donne raccontavano la stessa storia, esitanti, perché non volevano che per causa loro gli uomini andassero ad azzuffarsi. E questo si inseriva in un mare di altri segnali che rivelavano tutti una serie di violenze ai danni dei civili.
Sono andata in Darfur nell'aprile dello scorso anno per aiutare MSF a capire e a reagire contro la violenza che stava spazzando via la gente dalla propria terra, riducendo in frantumi la vita e i corpi delle persone . Parlavo con le donne nelle loro capanne, dove si sentivano più a loro agio. Era più facile perché di giorno solitamente gli uomini erano via e la mia presenza veniva notata di meno.
Alcune erano sorprendentemente pronte a parlare, altre non avevano nessuna voglia di condividere queste cose con una donna bianca e dicevano: "Perché fai tutte queste domande stupide?", al che io spiegavo loro con dolcezza quello che faceva MSF, che davamo aiuti medici e che volevamo capire quello che era loro accaduto. Poi facevo domande dirette sulle modalità con le quali erano successe quelle cose.
Con un interprete c'è sempre il problema di perdere qualcosa di quello che viene detto. Ma un problema altrettanto importante è che queste donne non sono molto abituate a raccontare ciò che è accaduto a loro, secondo una logica temporale. Hanno bisogno di identificare le date o gli eventi significativi per poter mettere a fuoco la loro esperienza, perfino per collegarli con il loro ciclo mestruale o con la luna. Io chiedo "Cosa ti è successo?" e ricevo un sorrisetto e la risposta " Perché ti interessa chiedermelo, come se non sapessi cosa ci è successo ". Poi di solito se ne escono con una affermazione molto generica "Ci hanno inseguito gli arabi". Sempre "noi", sempre il gruppo. E poi basta, come se con questo avessero detto tutto.
Tu segui quel suggerimento e chiedi perché li chiamano arabi, dove è successo, in che modo sono state inseguite e se sono state ferite... Ma prima di parlare di loro stesse parlano dei parenti che sono stati feriti o uccisi.
Ma queste visite non hanno fatto venir fuori niente rispetto ai tanti casi che presto sarebbero arrivati nelle cliniche. In breve tempo la violenza sessuale è diventata un problema e abbiamo cominciato a organizzare dei servizi speciali per affrontarla. A settembre e ottobre, soprattutto nel Darfur occidentale, ci sono stati molti nuovi casi di stupro e alcune donne, violentate mesi prima, hanno cominciato a venire da noi.
Il lavoro straordinario dei nostri team medici ha fatto veramente la differenza. La cosa che ha persuaso le altre donne a venire qui è stato il grande supporto emotivo dato alle donne venute prima di loro. I team hanno saputo creare fiducia e si è sparsa la voce che se avevi un problema potevi andare da MSF dove venivi curata e potevi raccontare, se volevi, la tua storia.
Il compito più difficile è quello di raggiungere le donne entro 72 ore dallo stupro, per dargli il trattamento antibiotico completo contro le malattie a trasmissione sessuale, per fare l'iniezione contro l'epatite B, e per somministrare la contraccezione di emergenza e la profilassi post-esposizione contro l'HIV. Il 28% delle donne venute alla clinica si trovavano all'interno di questo periodo "finestra", decisivo per il trattamento.
Lo stupro è un'epidemia mortale determinata dall'uomo. Contrarre una grave infezione durante lo stupro, può anche risultare mortale in Darfur. Inoltre c'è il trauma mentale che distrugge la vita della donna. Molte ragazze giovani sono rimaste talmente scioccate da non uscire di casa o da non andare a scuola. Per le donne sposate è stato più facile venire alle cliniche mentre le giovani hanno avuto serie difficoltà. Le madri le dovevano sollecitare e comunque non erano in grado di parlare, erano completamente bloccate.
L'altra cosa terribile che le donne devono sopportare è la vergogna e l'emarginazione . I genitori e i mariti più bravi dicono che non è colpa loro, che non avrebbero potuto sottrarsi e che devono essere protette. Ma molti non sono in grado di fare questo e le mandano via. Trovo molto difficile accettare che una vita venga distrutta da questa cosa. Non potranno più sposarsi perché in queste piccole comunità si conoscono tutti e tutti sanno cosa è accaduto a queste donne.
Alla fine, una delle poche cose che rimane a loro è quella di raccontare la propria storia, dire la verità. Alcune hanno la possibilità di farlo. Raccontare la propria storia a una straniera, con la speranza che la storia se ne vada lontano, insieme a lei.


Tacere aggiunge dolore al dolore:è come morire non una seconda volta, ma continuamente.
disalmastro
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