e poi c'è questo
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È stato arrestato nei giorni scorsi dagli agenti di polizia della quarta sezione della Squadra Mobile. A coordinare l’inchiesta è stato il sostituto procuratore Antonio Smeriglio. Protagonista della vicenda è un torinese di cinquant’anni, sposato e padre di una ragazzina che oggi ha 14 anni. L’uomo era finito per la prima volta nei guai nel 2005, quando era stato denunciato per aver abusato sessualmente di una bambina, compagna di classe e di giochi della figlia undicenne.
A incastrarlo erano state le cimici e le microtelecamere installate dalla polizia nella sua abitazione. L’uomo attendeva con ansia che la ragazzina arrivasse nella propria casa, che andasse a giocare con la propria bambina. Poi approfittava di un momento di distrazione della figlia per restare da solo con la giovane ospite. La accarezzava, la palpeggiava nelle parti intime. Le sussurrava nell’orecchio parole dolci e la invitava a restare in silenzio, a non raccontare a nessuno quanto era accaduto.
«È il nostro segreto», le diceva, «è tutto nostro, solo nostro. Gli altri non devono sapere».
Invece, hanno saputo. La bambina ha parlato, l’uomo è stato denunciato. Tradito dalle immagini e dalle conversazioni catturate dalle microspie nascoste dalla polizia.
A destare sospetti era stata, in particolare, l’abitudine di quel papà a trascorrere gran parte del proprio tempo nella cameretta della figlia, anche quando la bambina si trovava in compagnia delle proprie amichette. Un atteggiamento strano, particolare. Che il pubblico ministero Smeriglio aveva denunciato in aula, nel corso del processo.
«Se le bambine avessero avuto tre o quattro anni, avremmo capito e giustificato una presenza così forte in quella camera - avevano poi sottolineato anche alcuni investigatori della polizia -, ma nel caso di ragazzine di undici o dodici anni l’atteggiamento di quel padre di famiglia è sembrato esagerato».
Per l’uomo era così arrivata una denuncia per violenza sessuale e poi due condanne - in primo grado e in appello - a due anni di reclusione. Non è finita. Nonostante la condanna a due anni confermata in appello, l’uomo non si è scoraggiato e si è lanciato con entusiasmo in una nuova avventura. Un’avventura nel mondo dello sport. Femminile.
Ha assunto la guida di una squadra di pallavolo, le cui giocatrici avevano tutte l’età di sua figlia. È il 2007, le ragazzine hanno 13 anni. E l’uomo ci ricasca. Abusa di una di loro. Approfitta, tanto per cambiare, di una giovane amica della figlia. Arriva un’altra denuncia. Ma questa volta anche l’arresto.>>
(Fonte: CronacaQui)
E secondo voi non ha mai toccato la figlia?