Caduti di Nassiriya, chiesa gremita "Il loro sacrificio non sarà vano"

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FidelisAdmin
00martedì 2 maggio 2006 14:55

ROMA - L'Italia si è stretta intorno ai morti di Nassiriya. Una gran folla ha partecipato oggi ai funerali del maggiore dell'Esercito Nicola Ciardelli e dei marescialli dell'Arma dei Carabinieri Carlo De Trizio e Franco Lattanzio. Per le esequie solenni, celebrate dall'ordinario militare monsignor Angelo Bagnasco, la basilica romana di Santa Maria degli Angeli era gremita. Tra le autorità politiche il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, i presidenti del Senato, Franco Marini, e della Camera, Fausto Bertinotti, il presidente del Consiglio uscente Silvio Berlusconi che al suo arrivo ha salutato con una stretta di mano il premier in pectore Romano Prodi.

Appena giunto nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, accompagnato dal ministro della Difesa Antonio Martino, il capo dello Stato ha salutato i parenti dei tre militari italiani caduti nell'attentato di Nassiriya di giovedì scorso, poi si è seduto tra le autorità. Durante la funzione, al momento dello scambio del segno di pace, Ciampi si è diretto di nuovo verso i parenti delle vittime e li ha abbracciati.

"Il cuore di tutta l'Italia è qui - ha detto monsignor Bagnasco nell'omelia - Il loro sacrificio non sarà vano, contribuirà lentamente, ma inesorabilmente, alla costruzione di un'umanità migliore". Quelle di Ciardelli, Lattanzio e Di Trizio sono "vite spente da un lampo, con totale disprezzo della vita umana", ha detto monsignor Angelo Bagnasco, e rappresentano "un monito per tutti". Il religioso ha definito i tre militari "veri eroi".

In chiesa anche il vicepremier Fini, numerosi ministri ed esponenti politici. Presenti i vertici delle Forze armate e dell'arma dei Carabinieri, il sindaco di Roma Walter Veltroni e i governatori di Abruzzo, Ottaviano Del Turco, Puglia, Nicki Vendola, e Lazio, Piero Marrazzo.

In chiesa hanno trovato posto i commilitoni dei tre caduti, militari, ma anche gente comune, che ha voluto rendere omaggio alle ultime tre vittime italiane del terrorismo in Iraq. Tantissimi sono rimasti fuori dalla basilica, dove c'era una compagnia di formazione interforze composta da militari dell'Esercito (i paracadutisti della Folgore, la brigata cui apparteneva Ciardelli), della Marina, dell'Aeronautica, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Le bare sono arrivate in piazza della Repubblica dall'ospedale del Celio dove nei giorni scorsi era stata allestita la camera ardente. E al loro arrivo la gente ha tributato ai tre militari un lungo applauso. I feretri sono poi stati trasportati a braccia all'interno della basilica, dove li ha accolti un picchetto d'onore composto da effettivi delle varie Forze Armate. Dietro ogni bara, un militare ha portato un cuscino, sul quale sono adagiati il berretto o il basco e la sciabola d'ordinanza di ogni militare ucciso.

I funerali si sono aperti con la lettura di un messaggio inviato da Benedetto XVI. Il Papa ha espresso "ferma riprovazione per il nuovo atto di violenza", che rappresenta "un ulteriore ostacolo sulla via della concordia e della ripresa di quel tormentato paese". Il Pontefice ha manifestato "vicinanza spirituale" ai familiari delle vittime e invocato "la speciale benedizione apostolica" sui militari e i civili che continuano ad operare in Iraq con impegno, nell'arduo compito al servizio di quel popolo così provato".

La lettura della preghiera del paracadutista nel corso dei funerali è stata affidata al capitano dei parà Gianfranco Paglia, medaglia d'oro al valor militare ancora in servizio, ferito a Mogadiscio nel luglio del 1993 e da allora costretto su una sedia a rotelle.
La preghiera del carabiniere è stata letta invece dal tenente Giorgio Azzarita, il diretto superiore del maresciallo Lattanzio al Nucleo radiomobile di Roma.

In piazza della Repubblica lo sventolio di bandiere tricolori ha segnato il passaggio dei feretri dei tre militari. Tanta la commozione tra i cittadini, mentre i negozi sulla piazza hanno tenuto abbassate le serrande in segno di rispetto e di lutto. La piazza è stata immersa in un silenzio composto, anche perché il traffico è stato deviato e l'area centrale, compreso il primo tratto di via Nazionale, è stata transennata.

Quando le bare, portate a spalla dal picchetto d'onore, hanno percorso la navata per uscire dalla chiesa c'è stato un altro lungo applauso. Il presidente della Repubblica ha aperto il triste corteo sorreggendo la mamma del maggiore Ciardelli, alla quale parlava affettuosamente. I feretri sono stati poi caricati sulle auto che li porteranno nei comuni di origine dei tre militari, dove domani si svolgeranno i funerali privati.


Fonte: Repubblica.it
Geneshys
00lunedì 8 maggio 2006 00:56
Dopo dieci giorni di agonia, fatale uno "shock settico irreversibile"
Il trasferimento in Italia deciso nonostante le gravissime condizioni del sottufficiale

Verona, morto il maresciallo superstite
dell'attacco terroristico di Nassiriya



Il maresciallo dei carabinieri Enrico Frassanito, ultima vittima dell'attentato a Nassiriya
VENEZIA - E' morto dopo dieci giorni di agonia, il maresciallo dei carabinieri Enrico Frassanito, 41 anni di Verona, unico superstite dell'attentato del 27 aprile a Nassiriya, in Iraq, ricoverato nell'ospedale della sua città: era giunto da Kuwait City proprio oggi e aveva profonde ustioni sul quaranta per cento del corpo.

Nell'attacco al blindato dei carabinieri, erano già morti il maggiore dell'esercito Nicola Ciardelli, 34 anni, i marescialli dei carabinieri Franco Lattanzio, 38 anni, e Carlo De Trizio, 37 anni, e un caporale romeno di 28 anni.

Dubbi sul trasferimento dall'ospedale di Kuwait. Nel giorno in cui era previsto il rimpatrio delle due salme dei soldati italiani morti in Afghanistan in un altro atto terroristico, il maresciallo Frassanito è morto per uno "shock settico irreversibile". Come scrive la direzione sanitaria del'ospedale di Verona, "il trasferimento da Kuwait City del sottufficiale era stato deciso dall'equipe medica giunta dall'Italia in accordo con i medici locali che avevano espresso parere favorevole al trasferimento. Le condizioni cliniche erano critiche. Il maresciallo è stato rianimato più volte durante il volo - prosegue la nota - e sottoposto a massaggio cardiaco durante il trasferimento dall'aeroporto all'ospedale".

Sulla decisione di riportare in Italia Frassanito l'azienda ospedaliera veronese precisa che "nonostante la consapevolezza della gravità delle condizioni, in particolare all'apparato respiratorio, il trasferimento in Italia è stata una scelta dettata dalla certezza, condivisa con i curanti kuwaitiani di offrire una maggiore opportunità di sopravvivenza e di un eventuale recupero allo sfortunato carabiniere".

Trenta militati italiani morti in Iraq. Salgono a 30 i militari morti in Iraq dall'inzio della missione Antica Babilonia nel giugno del 2003: dopo i 17, più due civili, trucidati nell'attacco alla base italiana Maestrale il 12 novembre di tre anni fa, due militari sono morti durante scontri a fuoco, sette per incidenti e, con il decesso del maresciallo Frassanito, quattro militari sono stati vittime della bomba di dieci giorni fa a Nassiriya.

Partito per Nassiriya un mese fa. Nato nel Padovano ma residente a Sommacampagna (Verona), il maresciallo Frassanito era partito da Verona per l'Iraq circa un mese fa. Figlio dell'ex comandante della stazione carabinieri di Verona, Frassanito era un profondo conoscitore del mondo islamico; parlava bene l'arabo.

Il cordoglio delle istituzioni. Cordoglio e dolore per la morte del superstite dell'attentato a Nassiriya è stata espressa dall'intero mondo politico.

L'attentato dieci giorni fa. Quella tragica mattina di dieci giorni fa, alle ore 8.50 (le 6.50 in Italia) nel sud-ovest di Nassiriya, scoppiò un ordigno contro una colonna di mezzi dei Carabinieri che stava raggiungendo il Centro operativo provinciale interforze. I tre militari itlaiani e il caporale romeno morirono sul colpo; il maresciallo Frassanito fu ricoverato nell'ospedale di Kuwait City, trasferito in seguito in Italia, a Verona dove questo pomeriggio è morto.

Per l'attentato i terroristi avevano usato un ordigno ad alto potenziale, pare attribuibile agli ex-servizi segreti di Saddam Hussein. L'attentato è stato rivendicato da due gruppi estremisti: le Brigate Imam Hussein già responsabili di altri atti terroristici contro le truppe anglo-americane, e l'Esercito islamico in Iraq, che fa capo ad Al Zarqawi, responsabile anche dell'uccisione di Enzo Baldoni.

(7 maggio 2006)

Fonte: Repubblic.it
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