CONDIZIONE FEMMINILE

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Geneshys
00giovedì 23 marzo 2006 20:49

CONDIZIONE FEMMINILE
Gioacchina Bifara

In ogni parte del mondo per motivi diversi, religiosi, politici, culturali, le donne vivono condizioni di subalternità e di discriminazione. Moderni studi psicoanalitici affermano che in ogni luogo e periodo storico, le donne vivono una dipendenza economica e li dove sono prive di mezzi di sussistenza dipendono completamente e, soprattutto, psicologicamente dagli uomini, padri,fratelli, mariti o figli. Oggi, finalmente, le donne hanno raggiunto livelli culturali pari, se non a volte maggiori, di quelli degli uomini, con uno scotto notevole: i posti di lavoro, soprattutto in ambito politico, continuano ad essere in gran parte ricoperti da uomini. Nei Paesi Poveri, le donne, vittime dell’ignoranza in cui sono tenute, spesso non sono in grado di prendere coscienza della propria dignità e delle proprie possibilità. A livello politico sono ancora gli uomini a decidere le regole di vita e a prendere decisioni su problematiche riguardano le donne. Nel lavoro: le donne anche quelle prive di cultura, continuano a rappresentare la maggior forza lavoro, lavoro che svolgono senza riconoscimenti politici. In molti Paesi Poveri il matrimonio continua ad essere l’unico mezzo di elevazione sociale, perché garantisce l’ amore che rimane l’unico scopo della vita di molte donne, amore filiale o matrimoniale e per naturale inclinazione, vivono una sorte di naturale compassione, partecipazione, sul modello femminile cristiano. La sessualità è da sempre più che vissuta attivamente; le donne subiscono violenza, spesso anche tra le mura di casa. Questo fenomeno è diffuso sia nei Paesi Poveri che in quelli avanzati e in entrambi i casi non ci sono leggi e provvedimenti soddisfacenti per la tutela delle donne. Le donne spesso vivono condizioni psicologiche con squilibrio e fragilità. Le statistiche psichiatriche dimostrano che le donne sono in percentuale molto più dipendenti dagli psicofarmaci e bisognose di psicoterapia. Addirittura, la pazzia sembra essere appannaggio quasi assoluto delle donne. Secondo gli esperti, le problematiche psichiche sono probabilmente la risposta femminile al disagio storico unica e ultima alternativa per esprimere il proprio essere diverse dagli uomini. L’instancabile è stata la lotta per realizzare le pari opportunità fra donne e uomini. Le donne costituiscono ancora il 70% del totale mondiale dei poveri e i due terzi del totale degli analfabeti. Esse occupano solo il 14% degli impieghi manageriali e amministrativi, il 10% dei seggi parlamentari e il 6% ministeri governativi. La loro è ancora una posizione di inferiorità. Esse, spesso, lavorano molte più ore degli uomini, ma in gran parte del loro lavoro non viene né valorizzato, né riconosciuto e né apprezzato.Soprattutto nei PaPaesi poveri, le donne costituiscono la principale forza lavoro, lavoro spesso non riconosciuto e non retribuito nonostante contribuisca notevolmente ai processi di sviluppo e alla produzione della ricchezza. Le donne, soprattutto nell’America Latina, svolgono attività economiche non riconosciute di cui non godono i benefici: spesso a causa della mancanza di un’istruzione adeguata, della difficoltà della gestione familiare e della maternità, le donne non vengono considerate partecipi o protagoniste dello sviluppo, poiché il loro operato avviene, per cosi dire, all’insegna dell’invisibilità.Paesi come la Cina, Cuba e Costarica, la partecipazione delle donne alla vita del Paese è altissima; nella Corea del Sud, le donne, pur lavorando a bassissimi guadagni e senza nessun sostegno sociale, hanno fatto aumentare il reddito pro capitale di un miliardo e duecentomila persone negli ultimi 10 anni. E in Africa non dobbiamo dimenticare che la donna è un punto centrale per la sviluppo, perché è colei che produce, gestisce e distribuisce il cibo. Risulta evidente che in nessuna società le donne godono delle stesse opportunità degli uomini. Paesi come Argentina,Cile, Costarica e alcuni Stati arabi devono far fronte a uno sforzo considerevole per raggiungere l’uguaglianza di opportunità. Ciò che più ha contribuito al paziente riequilibrio del divario di genere, negli ultimi vent’anni, è stato l’ incremento dell’ iscrizione scolastica, nei paesi in via di sviluppo, e l’aumento dei salari femminili nei paesi industrializzati. Ma le opportunità aperte alle donne rimangono limitate. Il rapporto UNDP 1995 sottolinea l’evidente disuguaglianza di accesso alle opportunità. Nonostante vi sia stato un considerevole progresso nello sviluppo delle capacità delle donne, la loro partecipazione alle decisioni economiche e politiche rimane molto limitata. Al giorno d’oggi non vi è alcuna società in cui si possa affermare che le donne godano delle stesse opportunità degli uomini.Nei Paesi Poveri, le donne, vittime dell’ignoranza in cui sono tenute, spesso non sono in grado di prendere coscienza della propria dignità e delle proprie possibilità. A livello politico sono ancora gli uomini a decidere le regole di vita e a prendere decisioni su problematiche riguardano le donne. Nel lavoro: le donne anche quelle prive di cultura, continuano a rappresentare la maggior forza lavoro, lavoro che svolgono senza riconoscimenti politici. In molti Paesi Poveri il matrimonio continua ad essere l’unico mezzo di elevazione sociale, perché garantisce l’ amore che rimane l’unico scopo della vita di molte donne, amore filiale o matrimoniale e per naturale inclinazione, vivono una sorte di naturale compassione, partecipazione, sul modello femminile cristiano. La sessualità è da sempre più che vissuta attivamente; le donne subiscono violenza, spesso anche tra le mura di casa. Questo fenomeno è diffuso sia nei Paesi Poveri che in quelli avanzati e in entrambi i casi non ci sono leggi e provvedimenti soddisfacenti per la tutela delle donne. Le donne spesso vivono condizioni psicologiche con squilibrio e fragilità. Le statistiche psichiatriche dimostrano che le donne sono in percentuale molto più dipendenti dagli psicofarmaci e bisognose di psicoterapia. Addirittura, la pazzia sembra essere appannaggio quasi assoluto delle donne. Secondo gli esperti, le problematiche psichiche sono probabilmente la risposta femminile al disagio storico unica e ultima alternativa per esprimere il proprio essere diverse dagli uomini. L’instancabile è stata la lotta per realizzare le pari opportunità fra donne e uomini. Le donne costituiscono ancora il 70% del totale mondiale dei poveri e i due terzi del totale degli analfabeti. Esse occupano solo il 14% degli impieghi manageriali e amministrativi, il 10% dei seggi parlamentari e il 6% ministeri governativi. La loro è ancora una posizione di inferiorità. Esse, spesso, lavorano molte più ore degli uomini, ma in gran parte del loro lavoro non viene né valorizzato, né riconosciuto e né apprezzato. Soprattutto nei Paesi poveri, le donne costituiscono la principale forza lavoro, lavoro spesso non riconosciuto e non retribuito nonostante contribuisca notevolmente ai processi di sviluppo e alla produzione della ricchezza. Le donne, soprattutto nell’America Latina, svolgono attività economiche non riconosciute di cui non godono i benefici: spesso a causa della mancanza di un’istruzione adeguata, della difficoltà della gestione familiare e della maternità, le donne non vengono considerate partecipi o protagoniste dello sviluppo, poiché il loro operato avviene, per cosi dire, all’insegna dell’invisibilità.Paesi come la Cina, Cuba e Costarica, la partecipazione delle donne alla vita del Paese è altissima; nella Corea del Sud, le donne, pur lavorando a bassissimi guadagni e senza nessun sostegno sociale, hanno fatto aumentare il reddito pro capitale di un miliardo e duecentomila persone negli ultimi 10 anni. E in Africa non dobbiamo dimenticare che la donna è un punto centrale per la sviluppo, perché è colei che produce, gestisce e distribuisce il cibo. Risulta evidente che in nessuna società le donne godono delle stesse opportunità degli uomini. Paesi come Argentina,Cile, Costarica e alcuni Stati arabi devono far fronte a uno sforzo considerevole per raggiungere l’uguaglianza di opportunità. Ciò che più ha contribuito al paziente riequilibrio del divario di genere, negli ultimi vent’anni, è stato l’ incremento dell’ iscrizione scolastica, nei paesi in via di sviluppo, e l’aumento dei salari femminili nei paesi industrializzati. Ma le opportunità aperte alle donne rimangono limitate. Il rapporto UNDP 1995 sottolinea l’evidente disuguaglianza di accesso alle opportunità. Nonostante vi sia stato un considerevole progresso nello sviluppo delle capacità delle donne, la loro partecipazione alle decisioni economiche e politiche rimane molto limitata. Al giorno d’oggi non vi è alcuna società in cui si possa affermare che le donne godano delle stesse opportunità degli uomini. Nei Paesi Poveri, le donne, vittime dell’ignoranza in cui sono tenute, spesso non sono in grado di prendere coscienza della propria dignità e delle proprie possibilità. A livello politico sono ancora gli uomini a decidere le regole di vita e a prendere decisioni su problematiche riguardano le donne. Nel lavoro: le donne anche quelle prive di cultura, continuano a rappresentare la maggior forza lavoro, lavoro che svolgono senza riconoscimenti politici. In molti Paesi Poveri il matrimonio continua ad essere l’unico mezzo di elevazione sociale, perché garantisce l’ amore che rimane l’unico scopo della vita di molte donne, amore filiale o matrimoniale e per naturale inclinazione, vivono una sorte di naturale compassione, partecipazione, sul modello femminile cristiano. La sessualità è da sempre più che vissuta attivamente; le donne subiscono violenza, spesso anche tra le mura di casa. Questo fenomeno è diffuso sia nei Paesi Poveri che in quelli avanzati e in entrambi i casi non ci sono leggi e provvedimenti soddisfacenti per la tutela delle donne. Le donne spesso vivono condizioni psicologiche con squilibrio e fragilità. Le statistiche psichiatriche dimostrano che le donne sono in percentuale molto più dipendenti dagli psicofarmaci e bisognose di psicoterapia. Addirittura, la pazzia sembra essere appannaggio quasi assoluto delle donne. Secondo gli esperti, le problematiche psichiche sono probabilmente la risposta femminile al disagio storico unica e ultima alternativa per esprimere il proprio essere diverse dagli uomini. L’instancabile è stata la lotta per realizzare le pari opportunità fra donne e uomini. Le donne costituiscono ancora il 70% del totale mondiale dei poveri e i due terzi del totale degli analfabeti. Esse occupano solo il 14% degli impieghi manageriali e amministrativi, il 10% dei seggi parlamentari e il 6% ministeri governativi. La loro è ancora una posizione di inferiorità. Esse, spesso, lavorano molte più ore degli uomini, ma in gran parte del loro lavoro non viene né valorizzato, né riconosciuto e né apprezzato.Soprattutto nei Paesi poveri, le donne costituiscono la principale forza lavoro, lavoro spesso non riconosciuto e non retribuito nonostante contribuisca notevolmente ai processi di sviluppo e alla produzione della ricchezza. Le donne, soprattutto nell’America Latina, svolgono attività economiche non riconosciute di cui non godono i benefici: spesso a causa della mancanza di un’istruzione adeguata, della difficoltà della gestione familiare e della maternità, le donne non vengono considerate partecipi o protagoniste dello sviluppo, poiché il loro operato avviene, per cosi dire, all’insegna dell’invisibilità.Paesi come la Cina, Cuba e Costarica, la partecipazione delle donne alla vita del Paese è altissima; nella Corea del Sud, le donne, pur lavorando a bassissimi guadagni e senza nessun sostegno sociale, hanno fatto aumentare il reddito pro capitale di un miliardo e duecentomila persone negli ultimi 10 anni. E in Africa non dobbiamo dimenticare che la donna è un punto centrale per la sviluppo, perché è colei che produce, gestisce e distribuisce il cibo. Risulta evidente che in nessuna società le donne godono delle stesse opportunità degli uomini. Paesi come Argentina,Cile, Costarica e alcuni Stati arabi devono far fronte a uno sforzo considerevole per raggiungere l’uguaglianza di opportunità. Ciò che più ha contribuito al paziente riequilibrio del divario di genere, negli ultimi vent’anni, è stato l’ incremento dell’ iscrizione scolastica, nei paesi in via di sviluppo, e l’aumento dei salari femminili nei paesi industrializzati. Ma le opportunità aperte alle donne rimangono limitate. Il rapporto UNDP 1995 sottolinea l’evidente disuguaglianza di accesso alle opportunità. Nonostante vi sia stato un considerevole progresso nello sviluppo delle capacità delle donne, la loro partecipazione alle decisioni economiche e politiche rimane molto limitata. Al giorno d’oggi non vi è alcuna società in cui si possa affermare che le donne godano delle stesse opportunità degli uomini. Questa situazione di disuguaglianza lascia aperta la forbice tra quanto le donne contribuiscano allo sviluppo umano e quanto poco ne percepiscano in termini di benefici. E anche vero che, dopo secoli di negligenza, negli ultimi due decenni abbiamo assistito a un impegno senza precedenti nella promozione dello sviluppo umano, impegno che ha contribuito ampiamente a un rapido progresso nella formazione delle capacità delle donne cosi da restringere il divario di genere relativo alle capacità. Nonostante questo progresso permane ancora largamente diffuso un modello di disuguaglianza tra uomini e donne che investa a vari livelli le minori opportunità queste ultime: nell’accesso all’educazione, ai servizi sanitari, all’alimentazione e ancora di più nella loro partecipazione alla sfera economica e politica. Oggi le donne, rispetto al passato, godono di maggiori benefici dai servizi sociali, sia pubblici che privati, ma continuano a non avere peri opportunità di partecipare alla vita economica e politica. Le donne non godono neppure della stessa protezione legale e degli stessi diritti degli uomini nelle leggi di molti paesi.


Fonte: Kataweb
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