Affidata a madre grazie a Facebook

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biancaneve70
00lunedì 2 marzo 2009 13:35
Affidata a madre grazie a Facebook
Potenza, l'appello al popolo del web
Aveva lanciato un appello su Facebook facendo diventare la sua vicenda (la figlia di otto anni sottratta dal tribunale dei minori di Potenza e affidata a una comunità protetta) di dominio pubblico. Ora potrà riabbracciarla. "Finalmente mia figlia è tornata a casa", ha detto la mamma della bambina, al centro di un caso giudiziario.

"Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine e che mi hanno sostenuto, su internet o di persona", ha ripetuto commossa la donna. "Quando sono andata a prenderla nella comunita' protetta all'inizio non ci credeva, guardava prima me e poi le suore con aria interrogativa, poi mi ha abbracciato. Ora è a casa, appena arrivata è andata nella sua cameretta e adesso cercheremo di farle riprendere la quotidianità che aveva prima del 12 gennaio".

Quel giorno a Potenza polizia e assistenti sociali comunali la prelevarono dalla scuola elementare per portarla in una comunità protetta così come deciso dal Tribunale dei minori. Da allora la madre ha potuto vedere la figlia per la prima volta il 20 febbraio, per l'udienza.

"E' stato un momento molto emozionante - racconta ancora la madre -. La bambina mi guardava e mi chiedeva: perché non sei venuta a prendermi? Allora le ho dovuto spiegare che non avevo potuto perché non ero autorizzata e lei ha capito. Spero solo che tutta questa storia non le lasci dei traumi".

La Corte di appello ha accolto l'istanza della madre, ritenendola affidataria esclusiva, così come era prima. La piccola potrà vedere il padre ogni due settimane a Potenza e non a Roma dove vive l'uomo. "I giudici hanno stabilito che non ho mai messo la bambina contro il padre, non c'è nessuna Pas (parental alienation syndrome). Non sono una madre malevole come mi sono sentita dire", aggiunge.

"Questa storia deve insegnare a tutti qualcosa. Innanzitutto che il minore è l'elemento più fragile, che ne va di mezzo, e quando si prendono certe decisioni nelle aule della giustizia bisogna non essere superficiali e precipitosi. Questa storia insegna anche che tra i genitori ci deve essere meno conflittualità e più capacità di mediazione ed anche a questo i tribunali devono fare molta attenzione".
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