ANORESSIA

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Geneshys
00domenica 19 novembre 2006 00:44


Anoressia - Ministra Pollastrini: "Se chi comunica l'immagine femminile non ha la forza di dotarsi di codici deontologici si percorra la strada normativa"

«L’anoressia è una malattia terribile che si insinua nella mente di tante giovani ragazze, ormai anche ragazzi, per ragioni profonde e diverse, spesso legate al senso della vita e alla stima di sé». Interviene così, la Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, sul tema dei disturbi alimentari, dopo la morte di anoressia di un’altra modella, la brasiliana Ana Carolina Reston Macan.

«La via crucis di chi ne è colpito – prosegue la Ministra – è drammatica e il dolore delle famiglie infinito quando si verifica il caso dell’impotenza di ogni intervento. Certo i modelli estetici che vengono proposti quotidianamente dagli stilisti e diffusi dai media incidono negativamente. C’è una responsabilità che chiama in causa élites culturali, informazione, pubblicità e operatori del made in Italy. Se non hanno la forza di dotarsi di codici deontologici nella comunicazione dell’immagine femminile, ritengo utile – sostiene Pollastrini – percorrere la strada normativa, sull’esempio di alcuni Paesi, non solo europei. La diffusione dei disturbi alimentari, infatti, chiama in causa la stessa politica che deve promuovere un nuovo senso civico. Curare il male dell’anima che colpisce in varie forme tanti ragazzi significa intervenire su più fronti e soprattutto – conclude la Ministra – dare l’esempio che altri modelli possono essere vincenti, positivi, attrattivi».

Roma, 17 novembre 2006
Geneshys
00domenica 19 novembre 2006 01:00
Di fronte a queste drammatiche notizie non si può non rimanere esterrefatti...

Morire perchè non si riesce più ad "essere" ma si deve solo "apparire"...

La bellezza non può e non deve piegarsi a regole sociali che ne deturpano il senso profondo...

Il mercato del corpo, clandestino nemico della dignità della donna, è il fine ultimo di um gusto malsano che da molto tempo si è innestato nel cuore del mondo, dove, lo dico sotto forma di battuta "solo l'occhio vuole la sua parte"...

Ritengo ancor più drammatico l'assenso generale di quasi tutte le modelle, che schiave di un'errata concezione della bellezza se ne fanno promotrici e poi vittime...

In Umano troppo Umano Nietzsche diceva:

La più nobile specie di bellezza è quella che non trascina a un tratto, che non scatena assalti tempestosi e inebrianti (una tale bellezza suscita facilmente nausea), ma che si insinua lentamente, che quasi inavvertitamente si porta via con sé e che un giorno ci si ritrova davanti in sogno, ma che alla fine, dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel nostro cuore, si impossessa completamente di noi e ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia.

Mi viene in mente anche un modo di vivere, che è colonna del cristianesimo..."Ama il tuo prossimo come te stesso"... mi rendo conto, vista la realtà presente, che ancora dobbiamo imparare ad amarci per amare....

Saluti
Gae

[Modificato da Geneshys 19/11/2006 1.05]

Geneshys
00domenica 19 novembre 2006 03:08
Per qualiasi problema potete rivolgervi all'Associzione ABA...



L'ABA, Associazione senza fini di lucro, è impegnata dal 1991 nel campo della prevenzione, informazione e ricerca su anoressia, bulimia, obesità e disturbi alimentari. Presente in 12 città italiane, l'ABA rappresenta la prima struttura in Italia che lavora per ridurre la distanza tra le persone che soffrono di questi disagi – e che spesso rifiutano ogni forma di aiuto – e le strutture specifiche deputate alla cura.
L'ABA si avvale della consulenza di psicologi e psicoterapeuti specializzati nel trattamento dei disordini alimentari. Nei Centri ABA è presente anche uno spazio consultoriale per i familiari.
E' stata inoltre riconosciuta da numerose Università italiane come sede per lo svolgimento del tirocinio post-lauream in psicologia.
Dal 1996, sotto l'Alto Patrocinio del Ministero dell'Istruzione, l'ABA è impegnata in un progetto di informazione e prevenzione dei disordini alimentari indirizzato a studenti, genitori ed operatori delle scuole elementari, medie e superiori di tutto il territorio italiano.
L'ABA organizza corsi di formazione rivolti a psicologi, medici ed operatori del settore socio-sanitario.



CONTATTACI
Al numero verde ABA e all’indirizzo e-mail rispondono operatori esperti nei disordini alimentari. Se hai bisogno di aiuto e di informazioni per te, per un familiare o per un amico non esitare a contattarci. Ti segnaleremo il Centro ABA più vicino alla tua città.

Numero Verde 800.16.56.16
E-Mail info@bulimianoressia.it

Se vuoi scrivere a Fabiola: fabiola@bulimianoressia.it

Per informazioni sui corsi di formazione: formazione@bulimianoressia.it

Per richieste di tirocinio post lauream presso i centri ABA: tirocinio@bulimianoressia.it

Se chiami da Milano e Roma, nostre sedi principali, puoi usare anche i seguenti recapiti:

Milano - via Solferino, 14
Tel. +39.02.659.659.5 -+39.02.29.000.226
Fax +39.02.29.00.69.88

Roma - via Giambullari 8
Tel. +39.06.70.49.19.12
Fax +39.06.70.49.45.25
E-Mail romaaba@tin.it

Info prelevate dal Sito Web dell'ABA

[Modificato da Geneshys 19/11/2006 3.10]

Geneshys
00domenica 19 novembre 2006 03:25
Qui sotto vi segnalo il link dove scaricare un opuscolo interessante, voluto dal Ministero per le Pari opportunità e Ministero della Sanità con la collaborazione dell’ABA e dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, Progetto Girasole, distribuiti nelle ASL, negli ospedali, in tutte le farmacie d’Italia e presso le associazioni che si occupano del problema....

OPUSCOLO


Saluti
Pedagogista
00domenica 19 novembre 2006 04:32

di: Donata Allegri

Il termine significa letteralmente "mancanza nervosa di appetito". In effetti, però, le persone affette da questo disturbo sentono la fame, ma si rifiutano di mangiare. Hanno una forte paura d'ingrassare e sono presi da una necessità estrema di controllare la propria alimentazione. L'anoressia nervosa fu descritta la prima volta dal medico inglese Richard Morton nel 1694 e fino a trent'anni fa è stata considerata una malattia rara. Oggi sembra colpire lo 0,28% circa delle adolescenti e delle giovani donne adulte dei paesi occidentali. Il 90-95% delle persone colpite appartiene al sesso femminile e i maschi costituiscono tuttora una minoranza. L'età d'esordio dei disturbo è compresa tra i 12 e i 25 anni, con un doppio picco di maggiore frequenza a 14-18 anni; negli ultimi tempi sono stati diagnosticati casi ad incidenza più tardiva, dopo i 20-30 anni. Il 5% - 10% delle anoressiche, muore per le molteplici complicazioni dovute all'eccessiva perdita di peso.

Una persona è affetta da anoressia nervosa se manifesta le caratteristiche che seguono:

1. Severa perdita di peso. Tutte le persone affette da anoressia per definizione, devono essere sottopeso.

2. Paura d’ingrassare. È presente un’intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche se sono sottopeso.

3. Preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee. Le persone affette da anoressia nervosa sembrano percepire in correttamente le proprie dimensioni corporee ma le giudicano in modo abnorme. Sono insoddisfatte del proprio corpo e aspetto fisico, in particolare considerano troppo grosse alcune parti del proprio corpo. Inoltre basano la propria autostima principalmente sul loro peso.

4. Amenorrea (mancanza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi).

Mentre negli anni Settanta l’anoressia nervosa colpiva prevalentemente classi agiate, attualmente è distribuita in modo omogeneo nelle varie classi sociali. Il disturbo può riguardare qualsiasi fascia di classe sociale, pur ricorrendo con maggiore frequenza tra le famiglie benestanti. Negli anni '90 il fenomeno si è stabilizzato. Quali sono le cause? Molti studiosi sostengono che la sindrome si sviluppi come reazione conseguente a relazioni interpersonali non soddisfacenti o opprimenti, soprattutto in famiglie delle classi medio-alte, che tendono all’inseguimento di un’affermazione sociale importante. Altri fattori possono essere: scarso concetto di sé, elevati livelli di perfezionismo e estrema paura d'ingrassare.

Ora Un team di medici, biologi e psicologi di diverse istituzioni (fra cui l'Università di Pittsburgh e l'Università della California di Los Angeles) è riuscito a identificare due geni di una regione sul braccio corto del cromosoma 1 che potrebbero contribuire al rischio di sviluppare l'anoressia nervosa. Confrontando pazienti di anoressia con individui di controllo, gli autori dello studio hanno scoperto un'associazione statisticamente significativa fra polimorfismi di sequenza in questi due geni e la malattia, con un aumento del rischio di sviluppare l'anoressia nervosa negli individui che presentavano specifici alleli.

Per effettuare l'analisi dell'associazione dei geni, i ricercatori si sono concentrati su una regione del braccio corto del cromosoma 1. Studi precedenti, a opera degli stessi scienziati, avevano mostrato che era probabile che questa regione contenesse geni che contribuiscono all'anoressia nervosa nelle famiglie. I ricercatori hanno studiato diversi geni, usando informazioni posizionali e biologiche, fino a scegliere tre geni candidati per un'analisi più dettagliata. Analizzando polimorfismi di sequenza in campioni di DNA provenienti da famiglie con casi di anoressia e altri disturbi alimentari e da individui non affetti dal disturbo, hanno scoperto che due geni (HTR1D, che codifica per il recettore 1D della serotonina, e OPRD1, che codifica per il recettore oppioide delta) mostrano un'associazione statisticamente significativa con la malattia.

Le ultime ricerche, d'altra parte, avevano sottolineato l'importanza dei fattori genetici per quasi ogni tipo di malattia mentale, dalla depressione, alla schizofrenia, fino ai disordini bipolari. Ciò non significa, tuttavia, che i fattori ambientali non siano allo stesso modo importanti. La genetica da sola non basta a spiegare l'insorgere e lo svilupparsi della malattia. C'è sempre bisogno di vivere una particolare esperienza personale per ammalarsi, questo è il parere della psichiatra Cynthia Bulik, che insegna nell'università di Richmond.

Secondo me una delle cause è anche la solitudine dovuta non alla mancanza di compagnia ma alla mancanza di comprensione. In questi anni si è dato sempre più importanza a valori esteriori e al danaro. Qualunque attività è finalizzata al benessere esteriore dell’uomo e se non ha una resa non la si intraprende nemmeno. Bisogna essere belli, magri, avere un certo tipo di abitazione ed un’auto decenti, bisogna guadagnare bene. La parte interiore, e l’intelletto non vengono considerati; Il lavoro è finalizzato al danaro non a migliorare la vita altrui, non esiste collaborazione, è vero, se ne parla molto, ma non esiste.

Molti lavorano continuamente con il pretesto di lasciare ai figli, ma i figli hanno bisogno di affetto non di danaro, in realtà lo fanno per non sentire ciò che realmente manca. Costruire la parte interiore di noi richiede un impegno continuo ed è faticoso per cui quando anche l’individuo riesce a raggiungere tutti i traguardi imposti dalla società, si rende conto di non avere nulla. I giovani si sentono che i valori presenti in loro sono continuamente calpestati, da questo nasce un disagio, la non comprensione, il non voler accettare gli altri valori, la solitudine.

Pedagogista
00domenica 19 novembre 2006 04:56

E' un' affezione legata a disturbi di natura psicologica che colpisce soprattutto il sesso femminile nell'eta' dell'adolescenza.
Per cause spesso sconosciute l'anoressica ha una "anormale" visione del suo corpo, i chili in piu', a volte esistenti solo nella sua mente, diventano un'ossessione.
Il dimagrimento e' una meta da raggiungere ad ogni costo, per questo motivo l'anoressia comporta la diminuzione dell'appetito ed il rifiuto graduale del cibo.

Cause:
Delusioni sentimentali
Insuccessi scolastici
Difficili situazioni familiari
Depressione
Stress
Perdita di una persona cara
Naturalmente ogni caso puo' presentare caratteristiche diverse

Sintomatologia:
Dimagrimento
Scomparsa del ciclo mestruale
Vomito
Digiuno
Forte disidratazione
Aumento della peluria
Ipotensione
Battito cardiaco rallentato
Ipersensibilita' alle infezioni
Enorme iperattivita'
Depressione
Scarsa stima di se stessi
Irascibilita'
Paranoia e delirio
Tendenza all'isolamento
Conflitti familiari

ATTENZIONE! Prima di assumere qualsiasi tipo di medicinale, ogni sintomo va sempre sottoposto alla valutazione di uno specialista.

Consigli generali:
Per prevenire l'anoressia non esistono rimedi unici ed infallibili, l'educazione alimentare e', comunque, un primo passo da compiere.
In ogni caso ecco alcuni suggerimenti utili :
E' bene non servirsi mai del cibo come arma di ricatto o premio, cio' non contribuisce a far altro che instaurare un rapporto conflittuale con l'alimentazione
Non criticare l'aspetto fisico dei figli
Non caricare gli adolescenti di troppe aspettative
Non sottovalutare mai gli sbalzi d'umore dei ragazzi

Trattamenti:
Per guarire e' indispensabile che il paziente anoressico ricostruisca un rapporto positivo con il cibo e con il proprio corpo.
Per raggiungere tale obiettivo e', dunque, indispensabile l'aiuto di uno psicoterapeuta che sappia far affiorare eventuali problemi relegati nell'inconscio .
In ogni caso risulta fondamentale il sostegno affettivo dei genitori( spesso coinvolti nella terapia) e degli amici.
Quando l'anoressia raggiunge livelli di gravita' maggiori si rende necessario il ricovero in ospedale.
Il decorso della malattia e' lento, duro e pieno di difficoltà.



Pedagogista
00domenica 19 novembre 2006 05:07
di Laura Fornari

Ciò che rende l’anoressia nervosa una malattia difficile da curare, è il suo insorgere subdolo, facilmente confondibile con una semplice astenia o con la scelta di perdere qualche chilo. Spesso passano alcuni mesi prima che, anche il medico di base, sospetti la presenza di questa patologia. C’è un certo dimagrimento ma all’inizio le forze fisiche non calano, anzi, per quel meccanismo precedentemente spiegato, aumenta la resistenza alle fatiche soprattutto a livello intellettuale. Perciò anche a scuola le cose vanno bene, l’umore migliora sino a diventare quasi euforia, le prestazioni sportive migliorano e sembra che tutto vada per il meglio. Ad un certo punto, sparisce il ciclo mestruale ed è qui che, soprattutto le mamme, cominciano a preoccuparsi. Secondo il D.S.M. IV, pubblicato nel 1994 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), uno dei criteri diagnostici dell’anoressia nervosa è la scomparsa di almeno tre cicli mestruali consecutivi.

A questo punto la malattia si è già instaurata ed ecco perché è molto importante che tra il momento del sospetto e quello della consapevolezza dell’esistenza di un problema, non trascorra troppo tempo. Comunque di solito le cose vanno proprio così ed è anche questo il motivo per cui al disturbo alimentare si aggiungono altre situazioni di sofferenza fisica che ostacolano il processo di guarigione.

Uno dei punti fondamentali per poter "prevenire" l’instaurarsi della malattia vera e propria, sta nel conoscere e quindi poter osservare alcuni comportamenti tipici dei soggetti che sono in fase d’entrata nell’anoressia. Il prof. Peter Slade, di Liverpool, ha sviluppato un modello, ampiamente accettato dalla comunità scientifica internazionale, secondo cui i principali fattori predisponenti per lo sviluppo dell’anoressia nervosa sarebbero una combinazione di tendenze perfezionistiche con una generale insoddisfazione della vita e di se stessi; tale combinazione viene definita "PERFEZIONISMO NEVROTICO".

Secondo questa ipotesi, le ragazze pre-anoressiche avrebbero delle aspettative elevate nei confronti di sé stesse e della propria vita, per quanto riguarda ad es. la scuola, il lavoro, le amicizie, le relazioni affettive. Tutto ciò che è meno che perfetto viene considerato una specie di fallimento!

Pertanto, il non riuscire a raggiungere la perfezione, le porta inevitabilmente a rinforzare i sentimenti di scarsa autostima e, nello stesso tempo, ad evitare le situazioni che non possono essere gestite in modo perfetto. Tutto ciò porta questi soggetti a sviluppare una forte necessità di controllare ogni aspetto della vita: poiché (soprattutto a livello affettivo e relazionale in genere) non vi sono aree su cui poter avere un controllo completo, rivolgono l’attenzione verso sé stesse in generale e verso il proprio corpo in particolare. Ecco che allora, riuscire a seguire con successo una dieta, permette loro di sentirsi in "perfetto controllo", cosa che costituisce un notevole rinforzo a perseverare nel comportamento alimentare restrittivo. L’entrata nell’anoressia viene dunque favorito da una combinazione di rinforzi positivi, che sono i bisogni di successo, confermati dall’approvazione altrui, la necessità di essere approvati come nell’infanzia (brave bambine) e di rinforzi negativi, come evitare gli altri problemi della vita.

Dagli studi effettuati sui soggetti affetti da questa malattia, il perfezionismo risulta essere una delle caratteristiche sempre presenti nel comportamento di questi soggetti; quasi sempre la stessa caratteristica si trova nelle mamme ed anche nelle nonne materne di queste ragazze.

Altra caratteristica sempre presente nei soggetti che sviluppano un disturbo alimentare è il "deficit di autostima".

Il termine "AUTOSTIMA" sta ad indicare il modo in cui un soggetto approva il concetto di sé. I livelli di tale considerazione di sé si differenziano tra i due sessi. Spesso sono le donne ad avere più problemi in questo ambito; generalmente la loro autostima non è internalizzata, ma è legata a fattori esterni, come ad esempio l’aspetto fisico, il fare le cose per gli altri, il rispondere alle necessità ed alle richieste altrui. Nella cultura occidentale l’identità femminile si definisce in base alla capacità di intraprendere e stabilire importanti relazioni interpersonali. Il valore personale di una ragazza è spesso valutato in base alla sua capacità di stabilire buone relazioni e per questo è apprezzata ed ha maggior successo all’interno del gruppo. Tale situazione rende le adolescenti particolarmente vulnerabili al giudizio degli altri e poiché l’aspetto fisico contribuisce fortemente a determinare il grado di successo nelle relazioni interpersonali, non è sorprendente che le donne pongano al primo posto nella propria vita il peso corporeo e l’apparenza. Il fatto che attualmente, nella cultura occidentale, gli stereotipi di bellezza enfatizzino un corpo magro e snello, incoraggia l’uso di pratiche dietetiche restrittive nelle ragazze insicure della propria identità e particolarmente preoccupate del giudizio degli altri. Proprio per questa insicurezza interiore, esiste spesso una costante ricerca dell’approvazione altrui.

Per capire quale può essere il meccanismo che ha indotto lo spostamento dai problemi psicologici alla preoccupazione per il peso e l’aspetto fisico possono essere utili alcune affermazioni fatte da ragazze anoressiche durante le sedute di psicoterapia di gruppo:

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La famiglia è sicuramente importante; è difficile pensare che l’ambiente famigliare non c’entri niente nello sviluppo di certe caratteristiche: può favorire lo sviluppo di una scarsa autostima, può accentuare tratti perfezionistici o non saper preparare ed accettare lo sviluppo ed il cambiamento nell’adolescenza.

Nella bulimia ci si accorge ancora più tardi dell’esistenza della malattia perché non c’è dimagramento e l’aspetto emaciato. Il problema si evidenzia quando iniziano i disturbi fisici legati al vomito indotto: insufficienza cardiaca, lesioni all’esofago, crisi tetaniche dovute ai livelli di potassio molto bassi (spesso chi soffre di bulimia assume lassativi e diuretici).

Chi soffre di bulimia mangia in modo compulsivo ed esagerato per poi recarsi immediatamente in bagno per vomitare. Quando una ragazza bulimica entra in un ristorante la prima cosa che fa è quella di informarsi circa l’ubicazione del bagno, dove si recherà appena finito il pranzo. Spesso i famigliari si accorgono dell’abitudine di vomitare della loro figlia per caso, ma certi atteggiamenti se conosciuti possono essere più facilmente individuati e curati. Non si deve essere troppo allarmisti, ma se si impara ad osservare, senza indagare, le abitudini dei modalità di cura, dei comportamenti da tenere con chi soffre di questo disturbo, se ne parlerà nel prossimo intervento.

[Modificato da Pedagogista 19/11/2006 5.15]

Pedagogista
00domenica 19 novembre 2006 05:10

Come già descritto nell’intervento precedente, convincere una ragazza anoressica o bulimica a curarsi non è semplice, o meglio, non lo è nei tempi che permetterebbero una guarigione più veloce e certa.

All’inizio della malattia non ci sono sintomi gravi, anzi sembra che la dieta sia la soluzione di tutto; ma quando si instaurano tutti i problemi fisici derivanti dalla nutrizione insufficiente (depressione, astenia, scomparsa delle mestruazioni e conseguente decalcificazione ossea) si comincia a preoccuparsi ed è in questo momento che molte ragazze accettano "l’idea" di farsi curare.

Purtroppo solo l’idea, perché in realtà molte fingono di accettare la visita del medico solo per compiacere i genitori.

In realtà loro sono convinte di "potercela fare" da sole. I ricostituenti che normalmente il medico di base prescrive finiscono nel lavandino, perché a questo punto si è instaurato un altro sintomo micidiale nel mantenimento della malattia: il disturbo dell’immagine corporea. Pesano trentacinque, quaranta chili per un metro e settanta d’altezza, ma loro si sentono e si percepiscono grasse. Questo disturbo si presenta anche in altri casi in cui la dieta è stata seguita o per cura di altre disfunzioni (diabete o cardiopatie) o in situazioni sperimentali.

Altra conseguenza grave della dieta troppo restrittiva, è la fobia per il cibo. E’ una vera e propria paura che le porta ad evitare ogni situazione in cui potrebbero trovarsi di fronte al cibo. Spesso esorcizzano questa paura nutrendo gli altri. Cucinano per la famiglia o addirittura lavorano in ristoranti o pasticcerie.

Quando la loro situazione fisica è fortemente compromessa, vengono ricoverate in strutture ospedaliere (spesso psichiatriche) ma anche questa ben presto si rivela una scelta fallimentare.

Ci sono cliniche in cui l’anoressia nervosa e la bulimia vengono curate sia dal punto di vista fisico che psicologico e spesso hanno una buona possibilità di riuscita nella cura; il problema si ripresenta quando le ragazze tornano in famiglia e ritrovando le stesse problematiche, ricadono nella malattia. Spesso le anoressiche "guarite" scivolano nella bulimia.

L’ideale sarebbe poter contare sulla presenza di un buon medico di base che segua la ragazza dal punto di vista medico, di uno psicologo che si occupi della sofferenza psichica della ragazza ed essenziale la collaborazione della famiglia.

La dove le famiglie comprendono, naturalmente con l’ausilio degli specialisti, la vera natura della malattia della loro figlia, e collaborano nella sua ri-educazione, le possibilità di guarigione sono molto più alte.

Il primo punto cruciale che i genitori si trovano ad affrontare è: come convincere la figlia a farsi curare. Come premessa, è necessario che i genitori condividano l’idea che alla figlia occorre un aiuto specialistico. Se i genitori non si propongono come veramente concordi su questo punto, difficilmente riusciranno a convincere la figlia. Se non c’è una reale convinzione da parte di entrambi i genitori riguardo ad una terapia per la figlia, quest’ultima si convincerà di non essere malata e cioè di non avere bisogno d’aiuto; sente di poter contare sull’appoggio del genitore contrario al trattamento terapeutico. Cosa fare quindi, visto che il tempo è prezioso?

Può essere un atteggiamento vincente, il proporre alla figlia un colloquio informativo con uno specialista, senza insistere sulla necessità di qualsiasi terapia. In ogni caso non deve sembrare una decisione imposta, ma una possibilità per vagliare il da farsi.

Si può dire che c’è un problema che coinvolge tutta la famiglia, che per questo si desidera rivolgersi ad un esperto che indichi possibili soluzioni.

A questo punto, sarà lo specialista a trovare le giuste motivazioni per aiutare la ragazza a scegliere la psicoterapia e darà ai genitori le indicazioni necessarie per un atteggiamento che favorisca tale scelta.

Quasi tutte le ragazze affette da questi disturbi, accettano molto più facilmente di partecipare ad un colloquio con uno psicoterapeuta, se anche i genitori vi partecipano. C’è sempre da parte di queste ragazze, l’atteggiamento colpevolizzante per quanto sta loro accadendo, rivolto ai genitori. (Come questo non sia completamente vero lo vedremo nel prossimo intervento).

Se i genitori hanno comunque l’atteggiamento di chi accetta di "mettersi in discussione", l’impressione che le figlie ne ricavano è decisamente favorevole. Non si sentono colpevolizzate come uniche responsabili della loro malattia e diventano più collaborative. Queste ragazze in genere colpevolizzano molto i genitori e amano vedere che anche loro sentono di avere delle responsabilità. In questo momento è molto importante che i genitori mettano da parte inutili atteggiamenti di orgoglio o di amor del vero a tutti i costi; servono solo a mantenere la loro figlia nella malattia.

In ogni caso, quando da parte delle ragazze c’è un rifiuto a curarsi, nonostante tutto, è giusto che i genitori si impongano con le figlie minorenni; con le figlie maggiorenni un ricovero coattivo è giustificato solo in caso di grave rischio della loro vita, che comunque deve essere diagnosticato e deciso dal medico curante o da un pronto soccorso.

Alcune regole pratiche comunque possono essere d’aiuto ai genitori che si trovino in questa situazione:

Non permettere mai alla ragazza di mangiare da sola o di mettersi a cucinare per tutta la famiglia a qualsiasi ora. L’ora dei pasti è uguale per tutti e che mangi o meno è giusto che la ragazza condivida con gli altri questo momento.
Non coinvolgere i fratelli in funzioni di controllo circa il comportamento della ragazza anoressica. Il problema del "controllo" è un punto cruciale in questa patologia, perciò non si deve mettere gli altri figli in situazione di "spia controllante". Non serve a niente per la ragazza ed è diseducativo per gli altri figli.
Non cambiare le abitudini di vita della famiglia. In alcuni casi le mamme smettono di lavorare per seguire le loro figlie a tempo pieno; è un grave errore che genera maggior tensione tra madre e figlia e rafforza la convinzione di quest’ultima che le sia tutto dovuto in funzione della sua malattia.
Mantenere le amicizie e gli impegni sociali abituali. Spesso i genitori di queste ragazze abbandonano i loro passatempi e le loro amicizie. Inoltre è facile che anche loro cadano in depressione.
Non cambiare le regole educative che sono in vigore all’interno della famiglia. Spesso però, questi genitori oscillano tra un eccessivo permissivismo e un esagerato autoritarismo. Trovare la giusta via ed aderirvi sarebbe auspicabile.
Non trattare la figlia malata in modo diverso dagli altri figli. Sarebbe un modo per autorizzare la ragazza a prevaricare e a tiranneggiare anche i fratelli. Alcuni fratelli diventano fin troppo protettivi e preoccupati. Sono solo le suggestioni che arrivano loro dai genitori e non fanno bene a nessuno.
Resta comunque fondamentale la psicoterapia. Di solito funzionano molto più rapidamente le terapie cognitivo-comportamentali, almeno all’inizio, per modificare rapidamente i pensieri problematici e i comportamenti autodistruttivi. In seguito ogni terapeuta deciderà come meglio orientarsi anche in base all’individualità del soggetto ed alle sue esperienze di vita. Nel mio prossimo intervento mi occuperò della relazione genitori-figli e delle domande che i genitori si pongono sempre quando compare questa malattia.
Pedagogista
00domenica 19 novembre 2006 05:12

La prima cosa che i genitori si chiedono di fronte ad una diagnosi di anoressia nervosa è proprio questa: di chi è la colpa? Soprattutto le madri, pensano che la malattia della figlia sia una conseguenza della loro incapacità di essere buone madri. Tutto questo perché per molti anni giornali e trasmissioni varie hanno fatto risalire questo disturbo ad un cattivo rapporto con la madre.

Il vero problema è che l’adolescenza è sempre un momento di conflitto con i genitori ed in particolar modo con il genitore dello stesso sesso. Poiché l’anoressia è una malattia che colpisce prevalentemente ragazze giovani, in tempi passati, quando si era ancora alla ricerca di spiegazioni, il rapporto conflittuale tra adolescenti e madri è stata un’ipotesi da molti ritenuta plausibile. Molte mamme sono iperprotettive ed ansiose con le loro figlie, ma non per questo le ragazze diventano anoressiche.

Come abbiamo già visto nell’intervento precedente, ci sono delle caratteristiche caratteriali e situazioni sociali particolari che possono favorire l’insorgere di questa malattia; favorire, non causare!

Spesso sono proprio i padri che accusano le mogli di aver troppo viziato le figlie: "Le hai sempre dato tutto quello che voleva…" oppure il contrario: "le stai sempre troppo addosso… sei troppo apprensiva…" e rimproveri di vario tipo sulle loro capacità educative. In realtà non è il comportamento educativo delle mamme che può favorire lo strutturarsi di certe caratteristiche caratteriali, ma piuttosto lo stile di vita di tutta la famiglia. Ad esempio: la preoccupazione del giudizio esterno, che come conseguenza porta ad attribuire al pensiero degli altri una maggior importanza del proprio, è un atteggiamento che hanno molte famiglie.

I padri si sentono meno in colpa per questo comportamento delle figlie, anche perché spesso non si sono occupati molto della loro educazione. Si sono limitati a fornire i mezzi per "viziare" le figlie.

Questa è una delle accuse che vengono rivolte ai padri dalle mogli: "Non ci sei mai… non ti interessi di niente per quanto riguarda l’educazione dei figli, e poi dici a me che vi stresso, ma tu ti sei sempre disinteressato dei suoi problemi….".

A questo punto i genitori sono esasperati… ed è facile che questa situazione crei una profonda frattura tra la ragazza ed i suoi famigliari… situazione che accentua il senso di impotenza dei genitori e l’atteggiamento oppositivo dell'adolescente.

Non è facile per queste famiglie uscire dall’ottica che non ha senso parlare di colpe o ad un’unica causa per spiegare l’insorgere dell’anoressia e della bulimia. E’ più giusto appellarsi ad una serie di fattori che interagendo tra loro, concorrono a determinare questa patologia: predisposizione, relazioni, contesto e fattore scatenante. Uno solo di questi fattori, preso separatamente, non significa nulla. Anche l'origine genetica è stata presa in considerazione, ma per il momento è solo un’ipotesi.

Se si fa una ricerca a ritroso nella storia di queste ragazze, si trova quasi sempre un quadro generale caratterizzato da bisogni affettivi quasi ossessivi, non espressi e di conseguenza difficilmente soddisfatti. In molte situazioni di disturbi dell'alimentazione, la tipologia di coppia genitoriale è questa: una mamma molto rigida e normativa, spesso ipercritica ed un papà poco presente ma molto materno (quando c’è).

Da qui può scaturire la confusione nella percezione del proprio ruolo affettivo e sociale che spesso caratterizza le ragazze che soffrono di anoressia e bulimia. Si è anche ipotizzato una confusione di fondo nell’appartenenza di genere ed una probabile omosessualità latente.

Un altro comportamento tipico della famiglia delle ragazze anoressiche, ancor più evidente per le bulimiche, è una falsità velata nei comportamenti relazionali; non si deve mai dire apertamente ciò che si pensa! Se esprimono il proprio pensiero gli altri non li accettano oppure pensano di poter "perdere il controllo" e di arrivare ad offendere l’interlocutore. Meglio inventare delle scuse accettabili ma continuare ad avere l’approvazione altrui!

Un altro atteggiamento dei genitori che fa star molto male le ragazze anoressiche, è l’abitudine di scusare e giustificare sempre il comportamento degli altri rispetto al loro. Molte ragazze dicono: "non ho mai capito se i miei genitori mi volessero veramente bene o se per loro fossero più importanti gli altri" oppure "ho sempre pensato che i miei genitori si vergognassero di me". L’errore educativo che sta alla base di questo di questo comportamento è l’utilizzo del "senso di vergogna" anziché del "senso di responsabilità". E’ un errore gravissimo e purtroppo ancora molto diffuso; quante volte si sentono genitori, anche in pubblico, dire ai propri figli "VERGOGNATI" oppure "MA NON TI VERGOGNI?".

Ed a questo punto si suppone che se un figlio non si vergogna, dovrebbe "almeno" provare senso di colpa. Ecco che la propria disistima ed il senso di colpa mettono radici profonde e difficili da estirpare.

Spesso a questi comportamenti si aggiungono percosse e violenze verbali, che non sono meno dolorose di quelle fisiche.

I bambini, di fronte a questi comportamenti, non esprimono la loro collera per essere stati umiliati o maltrattati ed allora che cosa ne è della sofferenza che non è e non deve essere espressa? Purtroppo non scompare nel nulla, ma con il tempo si trasforma in un odio, più o meno consapevole, contro il proprio sé. Il bambino deve reprimere e soffocare i suoi sentimenti e per continuare a vivere con le persone che "lo maltrattano" deve cercare di dimenticare il comportamento umiliante che ha provocato la sua rabbia.

Ma se impiega tutte le sue energie nel lavoro di rimozione, che al momento gli è assolutamente necessario, anzi vitale, ne paga le conseguenze, molto frequentemente, a lungo termine, poiché la "rimozione" è un’ingannevole illusione, la cui funzione adattiva nella fanciullezza, si trasforma nell’adolescenza e nell’età adulta in una forza distruttiva. Ecco che allora i sentimenti d’impotenza, d’ira, di frustrazione, estrapolati dalle cause che li avevano generati, si esprimeranno in atti distruttivi rivolti agli altri o contro sé stessi, con effetti patogeni. Sono atteggiamenti sottovalutati dai genitori, perché si ritengono comportamenti accettabili in educazione, in realtà non è così. Si dovrebbe imparare a trattare i figli come trattiamo i nostri amici, perché spesso si è più gentili con gli estranei che con i figli. Nel prossimo articolo si parlerà di come tradurre in pratica la teoria, nella prevenzione e nella cura di questa patologia.
Pedagogista
00domenica 19 novembre 2006 05:14

Una delle cose che è bene siano molto chiare è che le patologie alimentari sono delle vere e proprie malattie che non si curano in famiglia. Non è sufficiente l’amore e la cura dei genitori per guarire una patologia così complessa. Spesso i genitori si sentono investiti da questa responsabilità proprio perché vengono molto criticati e giudicati dalle ragazze anoressiche e bulimiche; loro pretendono che i genitori si assumano la responsabilità del loro malessere. Purtroppo spesso su questo punto si instaura una lotta a base di accuse e di giustificazioni che fanno solo perdere tempo prezioso. E’ molto meglio che i genitori mettano da parte il loro orgoglio e accettino di accompagnare le ragazze in terapia, almeno per i primi tempi. Sarà poi compito del professionista chiedere alle ragazze di iniziare una terapia individuale. Due atteggiamenti dei genitori sono estremamente dannosi: quello ansioso emotivo e quello ansioso ipercontrollato.

Nel primo caso i genitori spronano continuamente la figlia, la assillano con continui consigli, la rimproverano continuamente e cercano di modificare il suo comportamento facendo leva sul senso di colpa (sei un’ingrata, ti abbiamo sempre dato tutto!). Nel secondo caso mascherano la preoccupazione assumendo un atteggiamento di distacco e di indifferenza di fronte agli atteggiamenti provocatori delle figlie. Anche in questo caso è preferibile la via di mezzo. Essere indifferenti è un atteggiamento finto in una situazione così grave e non è credibile neppure dalle ragazze, che si sentiranno fortemente frustrate da un atteggiamento simile. Ma anche quelli eccessivamente ansiosi non producono effetti positivi: in questo caso le ragazze si lamentano dell’eccessivo controllo ma in realtà sentono di tenere in pugno i genitori e questo non è per loro di nessun d’aiuto, anzi.

Una giusta preoccupazione ma senza lasciarsi travolgere dalla situazione è il comportamento più idoneo. Gli interventi dei genitori devono essere di tipo educativo, ossia possono intervenire per correggere i comportamenti non accettabili e le cattive abitudini che sempre si manifestano in queste patologie. Non spetta loro intervenire sui sintomi. Questo è compito del terapeuta. Dunque, non devono accettare che la ragazza si ritiri in camera sua per mangiare o lo faccia ad orari diversi, così come non devono pretendere che fratelli e sorelle la assecondino in tutto per non "farla arrabbiare": la sua è una malattia e i malati non possono fare quello che vogliono, con la pretesa di curarsi da soli! Inoltre la ragazza, in questo modo, è costretta a mantenere un aggancio con la realtà, dalla quale tende a fuggire per rifugiarsi nelle sue illusioni.

Quindi il contesto in cui vive l’anoressica deve mantenersi normale; i genitori devono continuare a far rispettare le regole comportamentali che valgono per tutti i membri della famiglia e nel frattempo il terapeuta lavora sui sintomi.

In molti casi, invece, i genitori pensano di dover cedere ad ogni richiesta delle figlie, per dimostrare affetto e comprensione non riescono più a dirle di no. Poverina è malata, o per non litigare, o per oscuri sensi di colpa. In questi casi i genitori non svolgono il loro ruolo e si lasciano condurre dalle figlie anziché essere la loro guida. Quando la figlia sente di poter chiedere ciò che vuole, alza continuamente il valore delle sue richieste che a volte diventano assurde e, spesso, di tipo regressivo ed ecco che queste ragazze che continuamente rivendicano il loro diritto all’autonomia, specie in campo alimentare, chiedono di essere accolte nel letto dei genitori! Le regole da osservare in famiglia si possono rivedere nel mio terzo intervento.

Per quanto riguarda la prevenzione, restano alcuni aspetti da comprendere. Partiamo da un presupposto molto importante: nell’infanzia si gettano le basi per le future patologie alimentari!

Fin dai primi giorni, gli scambi affettivi tra madre e figlio avvengono attraverso la nutrizione. La mamma si preoccupa che il bambino si attacchi al seno, poi che passi al biberon e alle pappe salate e il rifiuto del cibo è sempre fonte di grande ansia ed in alcuni casi di vera e propria angoscia. Una delle più preoccupanti condizioni dei bimbi moderni è l’obesità. Ed è molto difficile non ingrassare se si mangiano in continuazione merendine, patatine, cremine preconfezionate. Poi, a tavola, questi bambini non hanno fame, smangiucchiano qualcosa per far contenta la mamma, e siccome non hanno mangiato a tavola si tollera che mangino fuori pasto e così anche per il pasto successivo non avranno fame. E’ un circolo vizioso che porta ad avere un rapporto con il cibo estremamente confuso e problematico, ed in più porta ad essere sovrappeso. Ma quando arriva l’adolescenza quel corpo cicciottello non va più bene, speso anche i genitori lo criticano, e così si sente il bisogno di una dieta. Quasi tutte le anoressiche riferiscono di essere state delle bambine sovrappeso; e se prima mangiare era un’ossessione a causa delle insistenze materne, successivamente il non-mangiare diventa un’ossessione a causa delle pressioni dei modelli socioculturali. Anche l’atteggiamento maschile (padri, fratelli, corteggiatori) nei confronti dell’immagine femminile è motivo di desiderio di dimagrire. Perciò è possibile fare un lavoro di prevenzione delle patologie alimentari sin dalla prima infanzia, creando un corretto rapporto col cibo. Le madri che rimpinzano i figli, li portano a pensare al loro corpo come ad un contenitore vuoto, da riempire fino al desiderio di vuotarlo per provare sollievo, come succede alle bulimiche. Il sentirsi gonfie, piene, grasse… sono sensazioni corporee che invadono la mente e generano un’immagine distorta del proprio corpo. Un corpo da rifiutare, un’immagine da cancellare.

Anche l’abbigliamento diventa monotematico: rigorosamente nero e spesso dalle fogge informi.

Anoressia e bulimia sono patologie molto più rare nel genere maschile, anche se i casi di anoressia nei maschi stanno aumentando. In questi ultimi decenni i condizionamenti culturali hanno inciso maggiormente sul ruolo femminile ma ora anche i maschi si sentono confusi e poco certi del loro ruolo. Il lavoro maschile è considerato ancora un ruolo primario, mentre per la donna diventa qualche cosa da conciliare con altri ruoli e così le donne sono sempre più di corsa e vittime del tempo; combattute tra il ruolo di casalinghe e il ruolo professionale, fanno grandi sforzi per integrarli. Le ragazze sentono questo conflitto ancor prima di viverlo. Anche l’ideale di bellezza, oltre a quello d’efficienza, è diverso per le femmine.

Comunque anche l’ideale di bellezza femminile in questi ultimi anni si è modificato ed i casi d'anoressia non sono più in crescita come negli anni passati, anzi sembra che la tendenza sia verso la diminuzione. Sono invece in grande aumento i disturbi legati all’ansia (attacchi di panico, ansia da prestazione, disturbo d’ansia generalizzato). Questo ci conferma anche la genesi socioculturale dell’anoressia. Resta comunque qualche certezza confortante: bambine alimentate in modo corretto, difficilmente diventeranno bulimiche o anoressiche; è importante accettare i figli nella loro individualità, rispettarne la personalità senza aspettarsi da loro la perfezione. Nella famiglia i figli assorbono i principi ai quali i genitori si conformano, percepiscono il reale valore della relazione uomo-donna e attraverso il dialogo si confrontano come persone. Ma le parole da sole non bastano, quella che dà forza ad una famiglia e ai suoi componenti, è una profonda sintonia emotiva che permette l’abbattimento delle barriere interiori e l’uno può rivelarsi all’altro così com’è, sentendosi pienamente accettato.

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