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Cosa mi sta succedendo? Non riesco più a nascondermi

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2011 07:49
20/06/2011 13:33
 
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Vorrei raccontare la storia di quello che mi è successo 8 anni fa, mi scuso anticipatamente per la lunghezza del testo, per le cose terribili che scriverò, per gli errori di ortografia, le ripetizioni. Lo scriverò tutto d'un fiato, ne ho bisogno, non ne posso più, sono stanca di uccidere questa parte di me.
Lo conobbi in treno al ritorno me lo presentò sua moglie, una ragazza con cui chiacchieravo spesso. La prima volta che lo vidi mi colpì perché era evidentemente bello, aveva di più di 30 anni. Ero una ragazza carina, riflessiva, un pò timida, mi piaceva studiare, avevo dei sogni, delle ambizioni, non avevo mai nemmeno baciato un ragazzo. L'uomo del treno era sempre molto discreto, c’erano altre ragazze con cui si parlava, ma parlava soltanto con me e sono sicura che una volta sua moglie lo guardò malissimo dopo che avevamo parlato per tutto il viaggio, da quella volta cercai di mantenere le distanze e a quanto pareva anche lui, non ci diedi peso, la gelosia è una cosa normale e la maggior parte delle volte ingiustificata. Tramonto, estate, era caldo,non riesco a collocare quel giorno, giugno o forse luglio, avevo 15 anni, non ricordo perchè mi trovavo lì alla stazione dei treni, ma aspettavo il treno per tornare a casa.Poi arriva una macchina bianca forse una golf che accosta di fianco a me, la vedo attraverso una bicicletta,Ricordo come un eco nella mia testa quello che mi ha detto: – ciao piccola! Che fai qui tutta sola? Dai che ti porto io a casa. Ricordo che quel piccola e la sua disinvoltura mi avevano lasciata un po’ sorpresa, era sempre stato molto discreto nei miei confronti. Gli dissi che aspettavo il treno e gli chiesi se ci fosse qualcosa che non andava, era molto nervoso. Sorride e la sua risata è nervosa e ambigua – No bambola, anzi sono un po’ eccitato per una cosa che devo fare, non preoccuparti per me, e dai vieni in macchina che ti racconto!- La distanza fra di noi era di più o meno 2 metri, poi si è avvicinato mentre gli rispondevo che dovevo andare. Avevo capito da come mi guardava che qualcosa non andava, e si era avvicinato talmente da farmi indietreggiare, eravamo sullo stesso scalino, io con una gamba su quello che saliva. Mi ha cinto i fianchi con un braccio il sinistro, prendendo anche le braccia , ho un immagine insistente del libro che cade e si lacera, mi stringeva fortissimo, con l’altra mano da sotto la manica ha tirato fuori un coltello che mi ha puntato sul mento, era freddo, avevo i brividi e li ho anche in questo momento. Non so come ogni fibra di me aveva già capito nel momento in cui si avvicinò, avevo tanta paura ma allo stesso tempo non credevo possibile che una cosa del genere potesse succedere, lo rifiutavo, speravo volesse baciarmi e finita lì, ma dal modo in cui strinse ogni possibilità di fuga era stata cancellata dalla mia mente, era forte, troppo forte per me e mi faceva malissimo. Probabilmente riuscii a dire un debole no, l’ho sognato diverse volte e spesso ancora mi succede di non riuscire ad emettere altro che un debole no, la voce mi si blocca e sento un brivido di adrenalina che mi porta il cuore in gola tanto forte da non riuscire a muovermi questo succede se qualcuno fa qualcosa che non vorrei o mi provoca dolore in un momento di intimità, spesso l’altra persona non se ne accorge. Ricordo che speravo qualcuno vedesse da dentro la stazione, ma nessuno mi aiutò. Sono sicura di aver visto qualcuno guardare da una finestra dall’altra parte della strada in fondo forse una donna. Non riuscii ad urlare, forse qualche gemito, ricordo le mie lacrime che hanno bagnato il suo viso quando mi ha sussurrato nell’orecchio di baciarlo e di seguirlo in macchina, ha cominciato a mordermi le labbra e mi ha ficcato la lingua in bocca, il coltello era freddo, lo premeva sulla gola in posizione verticale. Ricordo perfettamente il suo sapore, l’ho sognato tante di quelle volte, ricordo la sua lingua e le unghie che affondavano sul mio fianco mentre mi teneva ferma la mano e me la premeva contro, i brividi che si trasformarono in gelo e una strana sensazione di calore, due sensazioni opposte coesistevano, queste sensazioni sono per me più familiari di altre sensazioni positive legate a bei momenti della mia vita. Non potevo muovermi, volevo solo che finisse, sentii scariche di adrenalina e poi persi il senso dello spazio e del tempo, ero debole. Non poteva essere vero, no doveva essere uno scherzo.Mi sollevò per portarmi giù dalle scale, non ricordo come arrivai in macchina. Salì dietro con me ,mi fece stendere sul sedile a forza, mentre mi legava i polsi e le caviglie e mi tolse le scarpe, mi diceva che ero una troia, che sapeva che quando lo guardavo con quegli occhi da ... non riesco nemmeno a scriverlo. - piccola ..., ... mi piace il tuo nome da troia-. Mi disse altre cose del genere. Non aveva le mutande, mentre si strusciava su di me tirandomi i capelli e con una mano stringeva fortissimo il seno sotto la maglietta, sulla gamba lo sentivo duro, era caldo, sudato, il suo fiato addosso, la sua voce troppo vicina troppo profonda, mi faceva male, pesava troppo sopra di me mi mancava il respiro, stringeva il mio seno in modo terribile, sembrava pazzo, era eccitato e diventò rosso in viso gli occhi sbarrati, una bestia schifosa sopra di me, non riuscivo a tollerarlo, mi coprì con una coperta pesantissima. Salire sul sedile posteriore quando guida qualcun altro mi rende nervosa, anche guidare a volte mi da una sensazione di rabbia, di claustrofobia, come se non riuscissi mai ad avere il controllo totale, mi sento inadeguata alla guida e non ho senso dell'orientamento da quel giorno, spesso mi sono persa a causa di un momento di rabbia o panico. Poi mi mise una benda sugli occhi molto stretta, come strettissimo aveva legato anche i miei polsi. Cercai di urlare ma il nodo alla gola era così stretto che non riuscii nemmeno a piangere, avevo la nausea. Mise in moto, non ricordo il viaggio, chiusi gli occhi e cercai di capire dove svoltasse, ma mi sentivo troppo intontita per concentrarmi, dalla radio musica classica, violini, sognavo spesso violini, ma non riuscivo a capire cosa fosse quando ancora non ricordavo, dopo due anni iniziai a ricordare qualcosa e ascoltai molta musica classica con violini per ritrovare la sensazione di resa ,di malinconica rassegnazione che mi davano, come suonassero al mio funerale. La macchina profumava troppo, il profumo era fortissimo e si mescolava al suo. Non so dove mi portò ricordo una discesa su sterrato e poi mi tirò fuori tirandomi per le gambe e mi portò in braccio dentro un posto caldissimo, mancava l’aria e si sentiva debolmente il fastidioso suono dei grilli, solo dopo anni ho capito perchè non sopportavo il verso che fanno. Sotto un odore che assomigliava a quello del legno marcio era buio, molto buio, il suo respiro era profondo, sentivo l’odore del suo sudore. Accese delle luci. Mi gettò su un materasso, mentre cadevo ho avuto la sensazione che il tempo rallentasse, una fortissima fitta alla testa e un dolore forte alla schiena, avevo le mani legare dietro. Sentii che apriva la zip della felpa, era salito sul letto, era nudo sopra di me, mi tolse la benda mi baciò di nuovo con violenza e mi accarezzò il viso– voglio vedere i tuoi occhi, sei bellissima, adesso guarda cosa mi fai fare!- C’erano candele ovunque, io le vedo ovunque nei miei sogni. Mentre parlava la voce tremava, sembrava una bomba che stava per esplodere, ero pietrificata dalla paura e non riuscii a pregarlo di lasciarmi andare, mi tolse la gonna e le mutande e mi tolse la maglietta e strappò il reggiseno e mi slegò polsi e caviglie, lo rivivo come se stesse succedendo e non riesco a smettere di piangere così come non posso smettere di scrivere. Quando mi slegò tentai di graffiarlo, di togliermi le sue mani di dosso ma mi prese il petto tra le mani, lo graffiai con tutta la forza che avevo, cercai di divincolarmi dalla sua presa ma mi teneva ferme le gambe con le sue, sembrava non fare caso ai miei pietosi tentativi di liberarmi. Aveva le mani grandi, e con i pollici premeva forte sui capezzoli e poi scendeva giù fino ai fianchi sempre tenendo premuto fortissimo, ricordo che urlavo forte dal dolore, poi strinse forte i miei glutei, tirò fuori il coltello e me la sfiorava, mentre lo faceva ribaltava gli occhi e gemeva, mi aprì le gambe tenendone ferma solo una, con l’altra ... con l’impugnatura del coltello, mi tagliai cercando di chiudere le gambe, mi rise in faccia, mi faceva malissimo. Mi disse cose terribili, non posso nemmeno scriverle.
Ricordo il dolore terribile che mi fece inspirare fortissimo e che mi irrigidì completamente, quando mi penetrava. Sembrava che la pelle si strappasse, ho infatti riprovato una sensazione simile durante l’episiotomia durante il parto e ricordo che per me è stato bruttissimo mentre mi ricucivano perché la mia gioia era inquinata da quella sensazione terribile che non riuscivo al momento a collegare, tutti mi dicevano e leggevo ovunque che non avrei sentito il dolore dell’episiotomia perché tra anestesia e dolore troppo forte mi sarebbe sembrato un solletico, ma non era solo di dolore la mia sensazione, era semplicemente troppo piena di sentimenti insostenibili. Oltre il fatto che ero vergine i colpi erano troppo forti ,lo faceva con furia, lui era molto forte e mi affondava le unghie sulla pelle, mi divaricava le gambe come se volesse spezzarle e sentivo dolore in tutto il corpo, persi tantissimo sangue, lo ricordo sulle lenzuola verde chiaro lo sento ancora quando mi infilò la lingua dentro sporcandosi di sangue e poi mi bacia e mi morde tutto il corpo sporcandosi e sporcandomi ovunque, lo sento ancora di notte mentre mi diceva – l’odore del tuo sangue oh dio ti amo ti amo troia, ti amo ...- poi ritornò dentro e con le mani sulla mia gola mi fece quasi svenire mi sputava addosso e urlando come una bestia era venuto, mi baciò ancora dolcemente questa volta e mi accarezzò come per consolarmi, mi disse ancora non so quante volte che mi amava. A quel punto mi ero arresa, ero come una bambola disarticolata, non avevo più anima. Poi disse che ne aveva ancora per me, cominciò a tagliare, non sentii dolore, non sentivo più niente. Mi fece dei tagli superficiali su quasi tutto il corpo incidendo la sua iniziale, mentre lo faceva ansimava e si strusciava, il suo sudore la sua pelle grattava bruciavano le mie ferite. Mi sollevò e mi buttò a terra, mi costrinse ad inginocchiarmi mi disse di aprire la bocca e poi me lo mise dentro con forza fino alla gola, mi sentii soffocare, mi veniva da vomitare, non riuscivo a tenere la bocca aperta, mi sembrava che la mandibola si stesse staccando. Sperai di morire in quel momento. Mi urlò di non stringere così tanto, ma non potevo farci nulla, non riuscivo più a respirare, stavo per svenire, lo speravo. Quando vedeva che stavo per soffocare lo toglieva, tossivo ,mi costringeva a leccargli i testicoli, era grondante di sudore e avevo la nausea, ma ero nelle sue mani, alla fine mi disse di berlo tutto, mi teneva la testa fra le mani. Poi mi mollò e mi spinse a terra. Ho un vuoto dopo questo, ma so che non mi mossi di lì mentre lui per un pò andò via, ero semisvenuta, come addormentata del tutto ora, la sensazione di non essere in me era al massimo, per questo ricordo solo quella e che ero sfinita, credevo che le forze mi avrebbero abbandonata e lo speravo, non volevo guardarmi e tenevo gli occhi chiusi. Poi tornò chiedendomi se avevo sete, mi urinò in bocca costringendomi a berla tutta. Mi stuprò ancora per un tempo infinito, urlava in modo terribile, terrificante. Da qui in poi tutto è in realtà confuso, ricordo le sensazioni, le rivivo ogni giorno più o meno intensamente, ricordo il dolore, la voglia di morire, il fatto che mi sentissi al di fuori di me, guardando l’evento come se stesse accadendo a qualcun altro, cercavo di concentrarmi sul danzare delle fiamme, sui riflessi che producevano il fuoco continua a darmi una sensazione di conforto, come se bruciassi insieme a lui e il dolore si trasformasse in pacifica morte, le candele invece mi mandano in panico, è difficile da spiegare, odio sentir pronunciare il mio nome, mi fa sentire nuda. Oggi ricordo come mi picchiò: mi schiaffeggiò fortissimo dicendo che lo facevo soffrire, mi diede un pugno sulla mascella, mi ruppe anche la pelle in bocca, disse che lo illudevo facendo la troia, si alzò in piedi e cominciò a darmi calci sulla pancia e in mezzo alle gambe. Ricordo la sua furia e come piangeva di rabbia rosso in viso. L’ultimo ricordo che ho è il dolore provocato dalla penetrazione anale, mentre mi mordeva da dietro volevo solo che finisse, ma non finiva mai e l’odore del mio sangue trasformava quel posto nel tempio del mio sacrificio e negai il mio corpo, negai quel giorno, volevo solo che mi uccidesse. Come mi strinse forte riempiendomi di baci e carezze, mi accarezzava i capelli e mordeva fortissimo i capezzoli, li fece sanguinare e beveva il mio sangue, si mise dietro di me e mi strinse dolcemente sussurrando. Da qui ricordo solo che ero cieca, non so dove fossi, non vedevo nulla e camminavo a fatica, mi ritrovai a casa. Tutto quello che feci fu automatico, ricordo solo la sensazione del sangue e dello lo sperma che scendevano dalle gambe mentre camminavo e il dolore insopportabile in tutto il corpo.Ogni mattina quando mi sveglio sento che mi dice – sei la più dolce, la più bella e ora che sei mia sei ancora più bella, vorrei tanto tenerti con me- di quando tornai a casa ricordo solo l’acqua sporca di sangue che scendeva da me mentre facevo la doccia e il bruciore dell’acqua sulle ferite. Non so collocare di preciso i giorni successivi al trauma, nel senso che ricordo solo che un giorno mi sono svegliata e i miei vestiti erano sul lavandino a bagno e ricordo di aver pensato che il sangue va lavato via con acqua fredda e grattato via con qualcosa. Li ho stesi fuori dalla finestra per poi buttarli a lavare quando fossero stati asciutti, non mi chiesi perché ero ancora in uno stato particolare, infatti non ricordo gran ché di quello che provavo quei giorni, come se non fossero ricordi miei. I miei amici mi chiedevano perché avevo dei tagli e perché ero strana, mi chiesero diverse volte di andare al mare o in piscina ma declinai sempre con scuse davvero pietose.I miei genitori non si accorsero di nulla, non mi chiesero mai perchè in luglio fossi vestita eccessivamente, non mi chiesero mai come stessi e perchè avessi dei tagli, perchè consumassi scatole e scatole di assorbenti, perchè non mangiavo, perchè non dormivo? Erano troppo impegnati a mantenere una parvenza di perfezione, nemmeno ora mi ascoltano, non si chiesero mai perchè fossi tornata che era quasi mattina. Ricordo che mi medicavo da sola lividi e tagli e che camminare in modo normale era necessario come respirare anche se ogni passo mi faceva trattenere il fiato, i tagli in bocca erano infetti e non riuscivo a parlare avevo male anche la mascella,mettevo il fondotinta sui tagli più evidenti e cerotti negli altri, ero un'automa programmata per nascondere e simulare. Da quei giorni ogni mattina mi sveglio e quando non c’è nessuno mi guardo allo specchio con la voglia di sputarmi addosso cercando di fingere che quella sia un’altra e cerco di sorridere nel modo più convincente possibile, imito le conversazioni degli altri per sembrare felice e normale ma non sono più riuscita a sorridere come una volta perché provo vergogna, rabbia, disprezzo per me stessa, e la consapevolezza di non meritare nulla se non il dolore. Tutto intorno a me sembrava e continua a sembrare assurdo, come se i miei occhi fossero velati ci sangue rappreso che non si lava via, come se percepissi tutto quello che ho intorno semplicemente assurdo, ingiusto, come se non fossi più parte del tutto, ma fossi più un ricordo vivente che continua a andare avanti con gli occhi che guardano indietro, come se fossi morta e osservassi un luogo che non mi appartiene più il passato mi possiede e mi intrappola e spesso nei miei sogni mi vedo camminare piena di sangue vestita come quel giorno ridotta come quel giorno, con un espressione senza vita, una bambola dagli occhi vuoti, ancora adesso mi chiedo se la mia stessa vita sia mia e come ho fatto a viverla, sento di avere ancora 15 anni, sento che tante cose le ho sopportate perché mi sono chiusa nel mio intorpidimento, ho guardato la mia vita dall’alto e le cose sono andate bene. Non riesco più ad avere il controllo di me stessa, non sono più tutt’uno con questa vita, la guardo con gli occhi di una bambina morta e fa venire i brividi perché quando mi guardo allo specchio vedo i miei occhi di pietra, quando faccio l’amore, sento l’odore del suo sudore e le sue mani intorno al collo, ho paura che non finirà mai, so che non andrà mai via, i tagli e i lividi non ci sono più ma io li vedo ancora adesso che ricordo quasi tutto ho più paura ed è stato come riviverlo e non smetterò mai di vivere quel giorno, niente laverà via lo sporco e il male. Poi trovai un ragazzo che mi portava lontano da casa, dove i miei genitori non urlavano per nulla (odio quando qualcuno alza la voce, divento aggressiva) grazie a questo ragazzo il mio piano inconscio per salvarmi era perfetto, ero come sospesa in una situazione di sicurezza che non mi dava alcuna soddisfazione, che mi permetteva però di essere protetta e amata senza che io provassi nulla, sapevo cosa stavo facendo ma non sapevo perché lo facevo, mi mettevo al sicuro soddisfacendo il bisogno di amore di qualcun altro concedendo una falsa me stessa a un ragazzo che si era illuso ci potesse essere un futuro, per me non c’era un concetto di futuro, ho cambiato scuola, ho abbandonato i miei sogni giustificandomi con me stessa e con gli altri dicendo che non ero all’altezza, che non riuscivo più a studiare, a memorizzare e a fare un discorso compiuto, era effettivamente la verità ma non mi venne nemmeno in mente di chiedermi perché, imputai tutto alla storia con questo ragazzo. Avevo bisogno di lui, e lo odiavo da morire, e mi odiavo da morire sapendo nel profondo da qualche parte di meritare di più, disprezzavo me stressa e lui e questo ci teneva legati in una bugia, era come una droga per me, un modo per uscire di casa, per non vedere le persone che ritenevo in realtà responsabili di tutto il mio dolore, i miei genitori. Il mio ragazzo mi violentò un giorno sul letto di sua sorella, ero in preda a uno dei miei soliti pianti isterici e malinconici, davo la colpa a qualsiasi cosa mi venisse in mente, non potevo accettare di piangere senza alcun motivo, dopo avermi lanciato addosso un casco facendomi molto male io mi bloccai completamente, mi stesi sul letto di sua sorella e mentre piangevo mi violentò, riprovai quella sensazione di svenimento a metà e sentii che era quello che meritavo, pensai che ero capace di fare solo quello per gli altri che ormai per amare fosse troppo tardi. Rimasi immobile piangendo, mi disse che gli dispiaceva ma poi non mi avrebbe vista per due giorni era troppo tempo gli sarei mancata troppo, e poi mi disse che ero sexy quando piangevo, sorrisi piangendo e gli dissi che era ora di cena. Quindi paradossalmente riscoprendo questa sensazione ebbi il bisogno di ritrovarla, di soffrire ancora.Fino ai 18 anni la mia vita è stata così, ricordo quello che ho fatto, ma come se non l’avessi fatto io, come se quella che viveva fosse la parte di me che era sopravvissuta, l’unica che riusciva ad emergere, la parte di me più razionale che andava avanti per inerzia, per istinto di sopravvivenza, quella che ci ha salvate tutte e due da un ricordo troppo pesante, peccato che questa parte di me fosse senza cuore per se stessa e per gli altri, sapeva fingere l’amore, ma non lo provava, provava solo odio rabbia e tanta paura, voleva essere al sicuro anche se questo significava lasciar morire il futuro. Senza amore per se stessa ha dovuto arrangiarsi con i suoi mezzi, vivere senz’anima. Non riuscivo più a trovare me stessa, avevo perso dei pezzi, vedevo quella ragazzina piena di vita scappare da me, impaurita e disgustata da quello che ero diventata, io stessa anzichè abbracciarmi e consolarmi, mi respingevo come una minaccia alla stabilità. mi sono sentita due persone per tanto tempo e spesso una prendeva il controllo e l’altra si eclissava. Ancora adesso che sto cercando un integrazione non riesco a conciliare due menti che sono state separate per tanto tempo, che si sono odiate e amate per tanto tempo come fossero due cose distinte. Poi un giorno esplosi. Tutto cominciò quando il mio ragazzo mi stuprò, cominciai a fare degli incubi, Non mangiavo più e dormivo solo in classe o qualche ora di notte ogni tanto, non volevo dormire. Ma non capivo cosa stesse succedendo, ero in crisi totale, avevo allucinazioni e bevevo sperando questo le mandasse via, nemmeno fumare qualcosa serviva, anzi tutto sembrava amplificare il male che mi consumava, e se penso a quel periodo vedo solo tanto dolore, ero sconvolta e stavo rivivendo tutto, cercavo di ricostruire la cosa, ma mi sfuggiva, era confusa, era luglio o giugno (stranamente i miei incubi più vividi e il recupero della memoria con conseguenti crisi si presentano sempre in giugno o in luglio a distanza di 2 o 3 anni). Non avevo nessuno ero di nuovo sola, speravo che il mio ragazzo mi avrebbe aiutata a capire, ma era più bambino di me e non capì arrabbiandosi perché non gli avevo detto niente prima, mi chiarì che se avesse saputo che ero stata con altri non mi avrebbe nemmeno considerata e mi chiese di restare amici. Non ebbi il coraggio di dire niente a nessun altro avevo paura che mi costringessero a denunciarlo, e non volevo farlo, mi sentivo in colpa, ero stata io a sedurlo, ero una troia, non valevo niente, lui aveva il diritto di prendersi tutto, ero fatta per questo, perché gli altri mi usassero e godessero di me, e così sarebbe stato, la mia parte razionale era passata in secondo piano e la mia anima era malata, Nicola forse aveva ragione ero anche stronza, ero stata con un altro e non gli avevo detto che non ero più vergine, peccato non lo ricordassi quando l’avevo conosciuto. Non credevo in niente, non avevo un’identità, non avevo un futuro né una volontà se non quella di pagare per quello che avevo fatto a me stessa, arrivai persino a pensare di tornare dal bastardo che mi aveva rovinato la vita e di chiedergli di fare l’amore, credevo di amarlo e che lui quella notte mi amasse e che quello che mi aveva fatto era normale, era così che doveva essere per me. Avevo bisogno di esprimermi scrissi quindi delle poesie sul mio blog, lì conobbi un uomo capii subito che non era una persona raccomandabile. Ci incontrammo mi confessò di avere moglie e due figli una della mia età. Mi feci fare di tutto, non dissi di no a nulla, notti intere senza sosta provavo quella sensazione, mi legava e mi bendava, mi picchiava e faceva ogni genere di cosa, gli piaceva sentirmi urlare, spesso svenivo sia perché ero sfinita, sia perché mi sentivo morire. Lo ripagai con affetto, lo feci sentire giovane e amato, ero una schiava uno strumento, questo mi sentivo, ho annullato la mia persona. Intanto quando lui non c’era andavo con altre persone che mi trattavano malissimo, compreso il mio ex che si drogava e minacciava che si sarebbe suicidato se non ci fossimo visti ( intendeva dire se non gliel’avessi più data). 2 volte mi è successo di dover scappare, la prima volta un uomo era ubriaco e non volevo mi venisse dentro, un amico per fortuna l’ha buttato fuori e mi ha aiutata a riprendermi dopo che mi aveva spogliata e picchiata, la seconda volta era il ragazzo di un’amica e sono riuscita a scappare, mi ha baciata e ha fatto solo con le dita e con la lingua, non ho detto nulla. Ho collezionato una serie di esperienze che mi riportavano a quella sensazione che mi puniva e mi svuotava, mi uccideva. Volevo suicidarmi, ho provato a smettere di mangiare e di bere, ma non ce l’ho fatta mi facevo pena, ho provato a tagliarmi le vene, ma ho finito per riempirmi di nuovo il corpo di tagli, ho provato a sbattere la testa contro il muro ma sono svenuta e mi sono risvegliata con un mal di testa ancora più forte. Pensai che se non riuscivo a suicidarmi o morire non era poi così facile o forse ero io che non volevo mollare alla fine, quindi c’era una speranza per me forse, era il primo pensiero positivo che formula dopo quel giorno. Lasciai l'uomo che avevo conosciuto nel blog che mi perseguitò con scenate di gelosia e continue telefonate a me, alla mia famiglia alle mie amiche, lo ignorai e provai a chiamare un numero che mi aveva dato, era una ragazza lesbica, pensai che forse era ora di finirla, gli incubi non finivano il mal di testa mi uccideva, ricordavo sempre più cose ed ero stanca, volevo provare cose nuove, magari il problema erano gli uomini, riuscii a odiarli più di quanto odiassi me stessa. Mi divertii molto per la prima volta fu piacevole e non mi avvertii quella sensazione, ma non provai amore per lei, forse non ero in grado di amare qualcuno, continuavo a considerarmi la vittima, la schiava, la bambola, il giocattolo o il trofeo di qualcuno. Ultimamente mi da fastidio vedermi nuda, sebbene il mio corpo sia cambiato e le scalinate, soprattutto quelle larghe e brevi mi fanno uno strano effetto, oggi tirarmi i capelli mi faceva venire i brividi e quando corro vorrei scappare, è come se scappassi da qualcosa che mi insegue soprattutto di sera e in luoghi affollati, il verde, le macchine bianche, l'odore del legno e un'infinità di cose, parole, movimenti... è un continuo sbatterci addosso, un continuo eccesso di emozioni che mi ha fatta ammalare per un periodo, ovviamente vergognandomi imputai sempre tutto al posto di lavoro o a altre cause stupide.Un giorno lo incontrai, stavo lavorando ero in banca, mi toccò e mi disse delle cose orribili, una promessa che sarebbe tornato, mi bloccai, il luogo era affollato, mi persi per la città nel tentativo di scappare, senza ricordarmi che sarei potuta tornare in ufficio, quando finalmente tornai dopo ore le mie colleghe e il mio datore di lavoro mi sommersero di rimproveri e io dovevo stare a sentire, ero in condizioni orribili, sembravo pazza e non riuscivo in alcun modo a parlare di quello che era successo. Successero molte altre cose fra cui la pubblicazione on line di alcune foto in cui ero nuda che mi erano state rubate e altre cose che mi hanno ulteriormente portata al limite.
Ma la fortuna è arrivata anche per me quando ho incontrato mio marito, mi sta aiutando, ora che ricordo tutto, è grazie a lui se mi sento al sicuro, grazie a mio figlio se ho una ragione per vivere e considerarmi utile a qualcuno, qualcuno che mi ama e che mi rispetta. Ho ancora molta strada da fare, ma sono sicura che questa volta non cadrò troppo in basso perchè ho deciso di chiedere aiuto, meglio tardi che mai. Tutte le persone che hanno subito queste cose sappiano che non sono sole, che non tutto il mondo è ostile. E' faticoso chiedere aiuto, ma il tempo non può guarirvi, solo qualcun'altro può aiutarvi ad aiutare voi stessi, a tirarvi fuori da una dimensione vuota. Grazie per la possibilità di sfogarmi, non riesco ancora a parlare, spero sarà il prossimo passo.
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