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Come riconosci l'uomo violento?

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2012 01:54
26/10/2007 11:24
 
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Tosti con i mosci e mosci con i tosti
Ciao, grazie Mary per il tuo messaggio, come al solito siamo sulla stessa lungezza d'onda.
Vorrei riflettere sulle cose che, con la sotlita immediatezza, Potucek ci ha ricordato: certi comportamenti non sono rivolti solo a noi, ma anche ad altre persone.
Mio marito è un uomo che non ha amici.
Per me, l'amicizia è una relazione profonda, assolutamente paritaria e basata sulla sincerità e sulla lealtà. Queste relazioni sono assenti dalla vita di mio marito.
Perchè non reggono: la sua ipocrisia può ingannare per un po', ma poi, se una persona non è costretta a subirlo per un rapporto di dipendenza o di paura ed ha un minimo di cervello, ne coglie subito l'arroganza e la falsità e si allontana.
Frequenta delle persone che lo conoscono poco (amicizie di lavoro), oppure gli devono qualcosa, dipendono da lui in qualche modo (è una persona che ha un ruolo sociale di un certo rilievo) o dalle quali lui dipende (è dunque costretto a frequentarle).
Le sue uniche relazioni forti sono con i suoi parenti.
Ma, anche qui, non si tratta di relazioni paritarie ma di relazioni di potere/sottomissione: mio marito obbedisce ancora agli ordini di suo padre, così come invece l'ho sentito fare dei rimproveri in tono autoritario, da "padre-padrone", ad altri componenti della sua famiglia, in situazioni del tutto fuori luogo.
Quando l'ho conosciuto, mio marito mi raccontò di aver "fatto piangere" sua madre. Perchè gli "aveva dato sui nervi" per le sue manifestazioni di affetto. Poichè viveva, in quel periodo, un momento di sconforto, l'ho giustificato, anche se mi è sempre rimasto in mente il suo tono di arroganza: come a dire, "io non rispetto nemmeno mia madre".
In realtà, non è sua madre che lui non rispetta, ma le persone che, di volta in volta, assumono un ruolo dolce, subordinato, dipendente.
Infatti, quando ci siamo poi sposati e sua madre ha iniziato a intromettersi pesantemente nella nostra vita coniugale (non attraverso mio marito, ma attraverso me), mio marito non ha reagito anzi, ha abbassato la testa e si è sempre schierato dalla parte di sua madre, che ora assumeva un ruolo di potere.
Racconto queste cose personali perchè penso che forse se ne possono trarre conclusioni generali: al mio paese si dice (dei vigliacchi), che sono "tosti con i mosci e mosci con i tosti".
Credo che questo sia un aspetto non irrilevante del carattere dell'uomo violento.
Qualche tempo fa, il mio macellaio (adesso siamo alle citazioni colte), mi ha raccontato che, dopo un tamponamento, un tale ha aggredito verbalmente sua moglie. Il mio macellaio passava per caso di là ed è intervenuto con molta veemenza.
Poichè so che vive in una gran brutta zona, ho commentato che ha rischiato di finire male, ma lui mi ha risposto che sapeva benissimo invece di non rischiare nulla, perchè un uomo che se la prende con una donna non è che un vigliacco e infatti il tizio in questione se n'è andato con la coda tra le gambe.
Da questo possiamo trarre anche noi una morale pratica, che poi è quella che nei centri antiviolenza si cerca sempre di portare avanti: abbassare la testa di fronte alla violenza, mostrare la nostra fragilità e la nostra paura, ringalluzzisce questi vigliacchi, mentre dobbiamo imparare (con fatica) a rispondere sempre con un comprotamento non certo aggressivo (cosa che, a volte, ci riesce nell'esasperazione e poi può essere usata contro di noi, soprattutto per alimentare quei famosi sensi di colpa!) ma dobbiamo imparare ad avere un comportamento ASSERTIVO.
Lo dico - ovviamente - prima di tutto a me stessa.
Ciao, vi abbraccio,
L.
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