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Pedofilia a Forlì

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2007 11:55
05/09/2007 20:03
 
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Choc senza fine: altri tre possibili casi
L’animatore descriveva gli incontri nel suo diario: «Minuti bellissimi»


di MAURIZIO BURNACCI

Scriveva, congelava emozioni, annotava pulsioni. Un flusso infuocato, minuto per minuto. I carabinieri di Forlì in casa del 35enne arrestato per pedofilia hanno trovato centinaia di pagine. Diari, registri sentimentali. Pagine ricamate da un inchiostro spesso, volenteroso. Morboso. Preciso. Fitto come una pioggia. «Ho passato qualche minuto con lui, è stato bellissimo». Lui è un bambino. Perché ci sono sempre loro, i bambini, al centro dell’orizzonte dell’animatore ora in cella con l’accusa di violenza sessuale su un bambino di 5 anni. Un bimbo ottenuto in affido temporaneo da una cooperativa sociale appaltatrice del Comune. I militari stanno passando al setaccio quelle pagine di vita opaca. Ritmata da una solitudine da panico. E dai primi riscontri, almeno altri tre bimbi sarebbero finiti tra quelle migliaia di righe. PERCHE’ sono finiti in quei diari, i tre bambini? E’ questa la materia del lavoro di ricerca dei carabinieri. La famiglia di uno di quei tre bambini è già stata contattata. I genitori hanno sgranato gli occhi. Furore e terrore, questa è stata la loro reazione. Quell’uomo, i due genitori, se lo ricordano. Allora, nel ’99, non dissero nulla. Tralasciarono, per non avere grane. Ma dopo qualche giorno che quell’uomo frequentava il loro bimbo, il padre intervenne duro. E disse a quell’uomo di stare alla larga. Il bambino cominciava a fare discorsi strani. Poi un giorno videro coi loro occhi come si comportava col loro figlio quell’uomo, conosciuto probabilmente a scuola, dove il 35enne andava a fare l’animatore. Baci, carezze. Sfioramenti ambigui. «Basta, nostro figlio lei non lo incontrerà più». Storia finita. Ma quel bimbo restò a galleggiare nel cuore dell’uomo. Una cascata d’inchiostro colmò le pagine dei suoi diari. Parole oscure. Ma terribilmente chiare. «Raccapriccianti», dicono i carabinieri. Fino a che punto è arrivato, quell’uomo ora in carcere, con quel bambino? I nomi di altri piccoli ricorrono nelle confessioni torrenziali del 35enne animatore, sorriso tenue, personalità accattivante, capace di catalizzare la stima di decine di genitori, maestri e alte sfere di amministrazioni pubbliche e sodalizi a carattere sociale. Quando c’era da fare una festa coi bimbi, c’era sempre lui, il cantastorie suadente con la stoffa (nuvolosa) del pifferaio magico, che cantava e abbracciava la fisarmonica come abbracciava quel bimbo di 5 anni trovato sei giorni fa in casa sua. Un bimbo avuto in affido temporaneo estivo da una coop sociale dietro mandato (tramite una convenzione del 2005) dei servizi sociali del Comune. PER un’ora ieri mattina il giudice per le indagini preliminari Rita Chierici ha sentito in carcere l’uomo per l’interrogatorio di garanzia. L’arresto è stato convalidato. E lui, il 35enne cantastorie, ha cambiato un po’ la sua storia. «E’ vero, forse coi bambini ho un atteggiamento un po’ morboso». Una sottolineatura in più rispetto alle parole spese col pm Fabio Di Vizio subito dopo l’arresto: «Non facevo nulla di male, erano solo coccole e carezze». Poi ha di nuovo ammesso la violenza sessuale ai danni di un 25enne disabile. Il legale dell’uomo, Paola Monaldi, ma anche il pm Di Vizio, potrebbero chiedere nei prossimi giorni una perizia psichiatrica. GLI obiettivi sarebbero opposti. Ma il risultato potrebbe segnare comunque un giro di boa fondamentale per l’esito dell’inchiesta. La difesa potrebbe puntare sulla scemata capacità d’intendere e volere dell’uomo. Gli investigatori però sembrano pensarla diversamente. «Il suo tipo d’approccio è inquietante e calcolato: mai brutale, sempre persuasivo, accomodante, cercava di plasmare il bimbo in ogni suo aspetto»: questo emerge dai primi riscontri della visione dei filmati delle microcamere installate tre giorni prima dell’irruzione in casa dell’uomo. In quelle immagini affiorano baci sulle labbra, sfioramenti, abbracci e ‘rotolamenti’ sul letto. «Siamo intervenuti prima che la cosa degenerasse», ripetono i carabinieri. Che dovranno anche vagliare le centinaia di foto trovate sul suo computer. Altre emozioni congelate. Attenzioni morbose, forse, più che coccole e carezze.


Fonte: Il Resto del Carlino

[Modificato da FidelisAdmin 07/09/2007 10:45]
07/09/2007 10:44
 
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Affidi, si aggrava la posizione del Comune
Procura, due dipendenti per ore sotto torchio


di MAURIZIO BURNACCI

Sette ore e mezzo di faccia a faccia. Poi la decisione del pm Fabio Di Vizio: i verbali dei due interrogatori di ieri sono segretati. E questo significa una cosa. Le parole delle due dipendenti comunali, Rossella Ibba e Maria Lora Mingozzi, hanno tracciato un solco fondamentale nell’inchiesta sull’arresto del 35enne animatore in carcere da una settimana con l’accusa di molestie sessuali a un bimbo di 5 anni. Lo stesso Di Vizio ammette: «Sono molto soddisfatto». La sensazione è che la posizione del Comune si sia aggravata. LA IBBA , dirigente delle politiche sociali, e la Mingozzi, responsabile dell’unità minori, non potranno riferire a nessuno i contenuti del colloquio di ieri con pm e carabinieri di Forlì. Evidentemente il materiale raccolto nei verbali a loro intestati è troppo prezioso ai fini dell’inchiesta. Per questo non si escludono nei prossimi giorni clamorose novità. Domani intanto dal pm passerà l’assessore ai Servizi sociali, Loretta Bertozzi. CIO’ che gli inquirenti volevano chiarire era l’ingranaggio legislativo che disciplina gli affidi temporanei dei minori. Il bimbo oggetto delle presunte molestie sessuali era stato per qualche settimana affidato all’uomo, poi arrestato, grazie a una convenzione tra il Comune e sei cooperative sociali della città. Un’intesa firmata nel 2005 che trae nutrimento dalla legge quadro nazionale del 2000 sul riordino dei servizi sociali. Subito dopo l’arresto, i fari dell’inchiesta sono stati orizzontati proprio sulle infinite e spesso non chiare pieghe di quella legge. In che modo vengono scelti gli affidatari a cui destinare un bimbo per sei ore al giorno? Come viene gestito il reclutamento? In che modo e con quale frequenza vengono eseguiti i controlli? E poi: chi controlla chi? Il giorno dopo il blitz nella casa del 35enne presunto pedofilo, è scattata una serie di controlli, verifiche, perquisizioni e sequestri negli uffici comunali. Le carte finite in Procura però, se possibile, più che illuminare hanno ulteriormente offuscato la mente degli investigatori. Com’è possibile che un single possa accedere a un affido? Spigolando tra i vari commi, nella convenzione del 2005 si parla solo di ‘famiglie affidatarie’. E possibilmente con ‘esperienze genitoriali’. Per gli inquirenti, le uniche credenziali che avrebbe avuto quell’uomo, era la sua notorietà, raccolta in anni di spettacoli di animazione per bambini. DOPO il suo arresto, il 35enne ha ammesso d’avere molestato, sei mesi fa circa, un 25enne disabile psichico. Ha invece negato eventuali molestie al bimbo avuto in affido. Poi però, nell’interrogatorio di garanzia col giudice, ha rimodulato la sostanza delle sue parole: «Forse è vero, coi bimbi sono un po’ morboso». Le immagini delle microcamere spia disseminate nella sua casa per gli inquirenti sono indizi «schiaccianti». Dalla lettura delle centinaia di pagine di alcuni suoi diari, le «attenzioni» per i bambini sarebbero «inquietanti». Il legale dell’uomo, Paola Monaldi, ha intanto chiesto la scarcerazione al Tribunale della Libertà. Per ora però pm e carabinieri pensano ad altro. Per esempio, all’interrogatorio di domani con la Bertozzi.

Fonte: Il resto del Carlino





[Modificato da FidelisAdmin 07/09/2007 10:45]
09/09/2007 19:51
 
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Indagine interna della Masini
Il sindaco avvierà accertamenti sulle procedure degli affidi


NEL palazzo epicentro delle indagini penali regna il silenzio tra i corridoi. Non così nell’altro palazzo, in Comune. Saltato ieri in tribunale l’interrogatorio dell’assessore ai Servizi sociali Loretta Bertozzi, il caso del presunto pedofilo arrestato per le molestie a un bimbo di 5 anni rimbalza in municipio. Con la decisione, scaturita venerdì dalla conferenza dei capigruppo, di attivare un’‘indagine amministrativa’ interna. Ad attivarla sarà il sindaco, Nadia Masini. Che formalizzerà la decisione con la lettura, domani in consiglio comunale, di un’informativa sulle azioni che il Comune intende adottare dopo l’esplosione del caso. La cui vittima era un bimbo dato in affido dai Servizi sociali al 35enne poi arrestato. «L’INTENZIONE — spiega Alessandro Ronchi, capogruppo dei Verdi in consiglio comunale a Forlì — è quella di analizzare, nella massima trasparenza possibile, tutta la parte della vicenda che coinvolge il Comune, fermo restando che l’individuazione delle eventuali responsabilità penali avrà un percorso ben diverso». PERCORSO che non si blocca nemmeno di fronte alla pausa domenicale. I carabinieri di Forlì stanno valutando i verbali degli interrogatori dei giorni scorsi e rileggendo i diari del 35enne finito in cella. Poi domani o più probabilmente martedì sarà la volta dell’assessore Bertozzi, che verrà sentita in procura dal pm Fabio Di Vizio. L’obiettivo è sempre quello: chiarire le procedure degli affidi. E scovare, eventualmente, responsabilità penali.


Fonte: Resto del Carlino
12/09/2007 18:07
 
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L’assessore Bertozzi ammette: «Siamo andati oltre la legge»
«Le esigenze di affido dei minori dovevano superare le rigidità»


di MAURIZIO BURNACCI

L’ASSESSORE esce dal tribunale alle sette e un quarto di sera. Ha sulle spalle tre ore di domande di pm e carabinieri. Ha appena ammesso a chiare lettere: «E’ vero, sugli affidi ai minori siamo andati oltre i termini della legge». QUALI siano le conseguenze giudiziarie delle parole scodellate ieri in Procura da Loretta Bertozzi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Forlì, è presto per dirlo. Di certo lei non è indagata, in questa frangia investigativa collaterale scaturita a fine agosto dall’arresto di un 35enne presunto pedofilo che avrebbe molestato un bimbo di 5 anni avuto in affido temporaneo proprio grazie a un progetto dell’amministrazione. Dalle prime indiscrezioni di alcune autorevoli fonti, rischierebbe invece la responsabile del Welfare, Rossella Ibba, sentita nei giorni scorsi dal sostituto procuratore della Repubblica, Fabio Di Vizio: l’ipotesi di reato cui potrebbe andare incontro la dirigente è quella di false dichiarazioni al pm. Gli inquirenti attendono. Fiduciosi forse che la Ibba chiarisca certe sue asserzioni, «non propriamente cristalline» dicono in Procura. LA BERTOZZI avrebbe ammesso la ‘colpa’, ma il fine giustificava il mezzo: «Le chiare esigenze di affido di minori nel nostro territorio dovevano superare per forza di cose alcuni ingessamenti legislativi», ha detto l’assessora agli inquirenti. Deciso, uno dei pochi commenti del pm Di Vizio: «Capisco che sia stato fatto tutto in buona fede. Ma anche le cose in buona fede si possono fare nel modo sbagliato. Quello specifico del bimbo che risulta molestato — chiarisce il pm — era chiaramente un caso di affido, pur se temporaneo. E aveva bisogno della decisione di un giudice tutelare. Le procedure di legge non sono state seguite». Nei prossimi giorni verranno sentiti dagli investigatori tre funzionari di Provincia e Regione: i carabinieri vogliono capire quali prospetti abbiano inoltrato i dirigenti comunali per accedere ai finanziamenti — regionali — degli affidi. Qualora risultassero altre violazioni, la posizione dei dirigenti — e forse anche dell’assessore Bertozzi — potrebbe diventare grave. Molto grave.


Fonte: Il resto del Carlino



13/09/2007 17:53
 
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Ora le dirigenti comunali rischiano di essere accusate di falso ideologico.
La procedura dell’affido sarà sospesa. Ieri sentita ancora la Ibba



di MAURIZIO BURNACCI

IL SORRISO fragile e accigliato di Rossella Ibba all’uscita dalla stanza del pm Fabio Di Vizio è l’icona dell’ammissione d’un fallimento: quello degli ‘affidi temporanei’ del Comune di Forlì. Progetto da ieri revocato. Anzi, meglio: la Ibba, responsabile delle Politiche sociali, dopo aver corretto il tiro di certe sue parole e preso atto delle irregolarità procedurali seguite negli affidi, s’è impegnata con gli inquirenti ad azzerare tutto in tempo reale. Subito. Al massimo entro due giorni. Sennò lo farà la Procura. «Presenterò oggi la richiesta di revoca degli affidi in commissione consiliare, spero che la accettino», ha promesso a pm e carabinieri la dirigente, accompagnata in Procura (ma solo per un appoggio morale) da Maria Lora Mingozzi, funzionaria dell’Unità minori del Comune. I 21 bimbi tuttora seguiti da nuclei familiari affidatari torneranno alle famiglie d’origine. Per il prossimo anno, la disciplina applicativa verrà riformata. E’ LEI stessa, la Ibba, a chiamare ieri mattina presto in Procura. La lettura dei giornali è stata amarissima. Dopo l’interrogatorio di martedì della Bertozzi, dai corridoi di Palazzo di giustizia erano emerse due cose: che l’assessore ai Servizi sociali aveva riconosciuto chiare inadempienze legislative, e che la Ibba, nel suo colloquio con gli inquirenti della settimana scorsa, avrebbe invece parlato in stretto «politichese», omettendo diversi aspetti. L’ipotesi che circolava era la sua imminente iscrizione nel registro degli indagati per false dichiarazioni. E così la Ibba, letti i giornali, ha afferrato il telefono. Voleva parlare col pm Di Vizio, per «precisare e integrare» le sue parole. Cosa che è avvenuta. Ma la Ibba non è stata l’unica dei ‘residenti’ del Palazzo a finire con la cornetta in mano e gli occhi conficcati in cielo, dove ieri mattina friggeva un elicottero dei carabinieri: «State facendo un’operazione in Comune?!». Nessuna operazione, subito sollevate le ansiose voci comunali: era solo un’esercitazione. L’INCHIESTA sull’arresto del 35enne che avrebbe molestato un bimbo di 5 anni ottenuto in affido non si ferma. Tutti i funzionari coinvolti e sentiti dai carabinieri potrebbero rischiare l’incriminazione di falso ideologico: stando agli atti sequestrati, poi supportati dalle ammissioni testimoniali, risulterebbero evidenti omissioni o inosservanze normative relative ai documenti pubblici sottoscritti negli affidi (per esempio, la mancata vidimazione di un giudice tutelare). Per ora la strategia degli investigatori è attendistica. Nei prossimi giorni verrà sentito il responsabile dei servizi sociali della Regione: l’obiettivo è capire se i fondi elargiti al Comune di Forlì per l’applicazione degli affidi temporanei (19mila euro all’anno) siano stati spesi in modo corretto. L’arco temporale preso in esame sarà quello 2004-2007. Qualora emergessero falle, potrebbero scattare l’abuso d’ufficio o la truffa. NEL frattempo dalla sua cella d’isolamento del carcere, s’è levata la voce del 35enne accusato di pedofilia. Attraverso il suo legale, Paola Monaldi, ha fatto sapere di voler parlare col pm. Di Vizio deciderà nelle prossime ore quando sentirlo.


Fonte: Il resto del Carlino



14/09/2007 13:56
 
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Affidi, si studiano le carte In vista altri sequestri
Ieri per gli inquirenti giornata di lavoro a tavolino


SI LAVORA sottotraccia. Gli investigatori preferiscono lasciar decantare le soluzioni chimiche scaturite dai convulsi giorni che hanno segnato l’inchiesta sul 35enne presunto pedofilo, arrestato il 29 agosto scorso per molestie a un bimbo di 5 anni. Un bambino che l’uomo, animatore conosciutissimo in città, aveva ottenuto in affido temporaneo grazie al Comune. Ieri erano in agenda altre perquisizioni in uffici pubblici. Poi saltate. Meglio attendere. E’ SUL fronte politico, sempre più rovente, che gli inquirenti puntano il canocchiale dell’indagine. Il pm Fabio Di Vizio e i carabinieri di corso Mazzini stanno vagliando ogni virgola degli atti sequestrati in Comune e dei verbali degli interrogatori dei giorni scorsi. Ormai è certo, tutti i testimoni hanno ammesso: sull’attuazione del progetto ‘affidi temporanei’ sono stati consumati «palesi e gravi» (parola degli investigatori) violazioni normative. Soprattutto, dirigenti e funzionari avrebbero ignorato, nell’affidamento dei piccoli, il passaggio del giudice tutelare. In base alla legge faro di riferimento (la 184 dell’83), il giudice deve sempre dare l’ultima parola. Altra zona d’ombra: il flusso dei finanziamenti giunti dalla Regione per l’attuazione del progetto (19mila euro all’anno). Resta da capire ora se queste infrazioni possono concepire, codice penale alla mano, eventuali profili di reato. Per il momento, non ci sono indagati. Ma i coinvolti — ovvero i responsabili dei Servizi sociali dell’amministrazione di Nadia Masini — potrebbero rischiare incriminazioni per falso ideologico, abuso d’ufficio e truffa. Gli inquirenti però ora si aspettano un segnale politico forte. Segnale promesso dal dirigente Rossella Ibba: la revoca immediata del progetto sugli affidi. Revoca che ieri non è arrivata. NEL frattempo dai loro scranni i politici d’opposizione fanno cantare l’artiglieria. «Dimissioni di massa dal consiglio comunale». Questa l’ipotesi estrema caldeggiata da Lauro Biondi, capogruppo dei Repubblicani. Biondi parla apertamente di «inagibilità democratica del consiglio comunale. Per questo — aggiunge Biondi — intendo discuterne con gli altri gruppi di minoranza. E se le cose non cambieranno ci dimetteremo». La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’ordine del giorno (bocciato dalla maggioranza nell’ultimo consiglio comunale), con il quale le forze d’opposizione chiedevano la costituzione di una commissione d’inchiesta interna sul caso affidi. «La maggioranza ha scelto invece l’indagine amministrativa, escludendoci». SE NELLE prossime ore dovessero emergere «sostanziali responsabilità penali» di assessori o dirigenti comunali sul caso affidi, si renderà necessaria una «verifica politica», con «implicita richiesta di dimissioni del sindaco Masini»: questa nella sostanza la presa di posizione del capogruppo comunale e consigliere regionale di Forza Italia, Antonio Nervegna. «La Masini, più che l’assessore Bertozzi, deve rispondere delle politiche sanitarie cittadine». Nervegna chiede anche la «convocazione immediata della Commissione comunale di verifica delle procedure e un pubblico rendiconto dei fondi che la Regione ha erogato negli ultimi anni al municipio».


Fonte: Il resto del carlino


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Le dirigenti comunali: «Non abbiamo sbagliato»
Serrata difesa in commissione consiliare


di EMANUELE CHESI

HANNO PARLATO per più di un’ora e mezza di leggi, procedure e grandi principi di solidarietà e tutela dell’infanzia. Senza rispondere alla domanda cruciale: com’è potuto accadere che un bambino di 5 anni sia stato dato in affido (seppure temporaneo, per poche ore al giorno) ad un uomo che poi è stato arrestato con l’accusa di pedofilia? Davanti ai membri della commissione consiliare presieduta da Filiberto Perelli (F.Italia), le dirigenti comunali Noelia Paci, Rossella Ibba e Maria Lora Mengozzi non hanno fatto scena muta. Anzi. Hanno parlato in lungo e in largo (dopo aver chiesto al presidente di impedire ai fotografi di riprendere una seduta pubblica) ma con un mandato preciso. Evidenziato dalla dottoressa Paci: «Per rispetto dell’inchiesta della magistratura e di quella del Comune non parleremo del fatto specifico». Cioè, tornando all’inizio, di com’è stata possibile questa vicenda. MA NOELIA PACI ha fatto di più. Con la voce rotta dall’emozione ha detto: «Non abbiamo la percezione di aver sbagliato in questa vicenda. Non prendetelo come un atteggiamento di chiusura. Quando le indagini saranno finite siamo disponibili a tornare qui e approfondire tutte le questioni». Ibba e Mengozzi, responsabili dei settori welfare e affidi familiari, hanno spiegato ai consiglieri — sempre più spazientiti quelli di opposizione — normative e iter per filo e per segno. Rassicurando oltre ogni limite sull’accuratezza delle procedure che identificano le famiglie bisognose di sostegno e abbinano a queste le famiglie disponibili a prendere in affido i bambini. In apertura della seduta l’assessore al welfare Loretta Bertozzi ha ricordato la delicatezza del settore e segnalato che nel 2007 il servizio ha preso in carico ben 315 bambini segnalati per abusi, maltrattamenti e trascuratezza. Nel suo intervento la dottoressa Ibba ha sottolineato poi la differenza tra gli affidamenti familiari disposti dal giudice e quelli temporanei. Cioé del tipo inserito dal Comune nel progetto che è stato scardinato dall’esplosione del caso dell’attore arrestato per pedofilia. In questo caso — ha puntualizzato Rosella Ibba su precisa domanda del consigliere Aprigliano (Am) — non è necessario richiedere un parere sull’iter al tribunale dei minori. Una risposta che ha sorpreso in qualche modo il presidente Perelli, avvocato di professione. Prima di aggiornare la seduta, Perelli ha chiesto quindi alle dirigenti di fornirgli una relazione precisa su questa interpretazione della legge sugli affidi familiari. DAI BANCHI dell’opposizione Gugnoni (Udc) e Biondi (Pri) hanno tuonato contro la mancanza di risposte precise da parte delle funzionarie e più volte è riecheggiata la richiesta di dimissioni per l’assessore Bertozzi.


Fonte: Il resto del Carlino


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