È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova pagina 1

 

 

 

 

 

Menù rapido al Forum

RIAPRE IL CENTRO ANTIVIOLENZA ADID

 
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

IMMIGRAZIONE: LA STORIA DI MASFIN

Ultimo Aggiornamento: 20/05/2007 03:23
20/05/2007 03:23
 
Modifica
 
Quota

LA STORIA DI MASFIN

-articolo di Claudio Maricola
Il Messaggero,25 aprile 2007-

Ha attraversato il deserto e poi il mare per arrivare in via Veneto e indossare la sua giacca da cameriere. Ha rischiato la vita tante volte. L’ultima quando lo hanno ripescato mezzo morto su un gommone a largo di Lampedusa e portato nel Cpt di Crotone. Masfin non aveva documenti, non poteva dimostrare di essere un etiope, un profugo, una persona, persino un uomo, («i capelli mi arrivavano sulla schiena»).
Se gli chiedi perché lo ha fatto, perché ha rischiato di finire in pasto ai pesci e se ne valeva la pena, Masfin muove lo sguardo in direzione di chi gli sta accanto, sua moglie. L’ha fatto per lei, e per conoscere sua figlia che ora ha 4 anni e quando lo vide la prima volta gli graffiò la faccia terrorizzata. «Avevo una barba da talebano, povera Nardus, per lei ero un perfetto sconosciuto...».
Il resto è venuto dopo. Il contratto a tempo determinato, la possibilità di scostare le tende dell’hotel in cui lavora e vedere il sole che tramonta su Trinità dei Monti.
Nuovi romani. Si fa presto a dirlo. A volte bisognerebbe dire “nuovi” e basta. Perché chi scappa si lascia alle spalle l’orrore di chi vorrebbe morire all’istante per rinascere in un qualsiasi altrove. «Sono partito da Addis Abeba; in Etiopia, non potevo restare, sono un rifugiato politico, voi italiani potete capirmi».
Già, gli italiani, popolo di immigrati. Ma nessuno di nostri avi, nonostante i mille patimenti, per trovare un lavoro, un pezzo di terra, una casa, ha attraversato, come è capitato a Masfin, per 18 giorni il deserto libico e poi gonfiato un gommone sulla spiaggia di Tripoli. Fermato dalla polizia, truffato, riportato a riva. Un giaccone, un pantalone, una cinghia di cuoio, un maglione, i calzini, un fazzoletto, le scarpe, erano tutto quello che aveva.
A queste fughe che non lasciano tracce sopravvivono solo in pochi. Chi ha in mente un progetto, un’idea, un amore forte da ritrovare. «Io ce l’avevo, avevo i racconti di mia moglie Senayt che ha 34 anni, la mia età e si era trasferita a Roma nel 2000 per raggiungere sua sorella».
Masfin riannoda il filo della memoria. Senyat non vorrebbe, trattiene a stento le lacrime. È fragile, non ha voglia di rivivere quei momenti, si allontana per allattare la piccola Lidia ma è solo una scusa.
Diciamo allora che quella di Masfin e Senayt non è solo la storia di un ritrovamento tardivo ma anche quella di un’integrazione incompiuta. «Nella casa-famiglia dove abitavamo, al Laurentino, non possiamo più starci. Viviamo in chiesa, ad Anzio, manco a farlo a posta in via Tripoli. Con quello che guadagniamo, con i nostri lavoretti saltuari, riusciamo a stento a mettere insieme 900 euro al mese. Non bastano per affittare una casa, per pagare il nido, per andare avanti».
Mesfin studiava al college, personal management. Suo padre morì quando lui aveva solo tre anni, era uno dei fedelissimi di Hailé Selassiè. Alla madre lasciò una cospicua eredità. Ma i soldi finiscono presto.
Mesfin iniziò a scappare il 17 aprile del 2001. La rivolta degli studenti che infiammò Addis Abeba. Costretto a vivere in clandestinità si rifugiò da uno zio a Gonder, l’ex capitale imperiale. Si finse contadino. Sua moglie riuscì a vederlo 5 anni fa e solo per qualche giorno. Tornare dall’Italia e raggiungerlo nel suo rifugio segreto fu un’avventura: «Attraversai per 24 ore il nostro paese, luoghi bellissimi, altipiani, banani, papaye, frutta che coglie dagli alberi. Purtroppo, però, la nostra è una nazione tormentata dalle guerre etniche. Amhara contro orono, orono contro tigrini».
Il governo di Mels Zenawi, l’uomo che mise fine alla dittatura del negus rosso Mengistu, ha messo a tacere l’opposizione interna ed è impegnato militarmente sui fronti più caldi del Corno d’Africa: Eritrea, Somalia, Sudan. Per scappare Mesfin ha attraversato il deserto insieme ad altri 34 compagni di viaggio su un pick up. «I soldi me li sono guadagnati cantando, la mia passione. Una serata dopo l’altra ho messo insieme quello che mi serviva. Dormivo con altre sei in una stamberga, non spendevo nulla, così sono riuscito a partire pagando 300 dollari. Alla frontiera me ne hanno chiesti altri».
Il resto è storia di oggi. Senyat che lavora all’ufficio immigrazione. Senyat che guadagna 590 euro al mese, pochi per vivere in una casa normale. Masfin che fa il cameriere e riattraverserebbe il mare e il deserto per vederla felice. Vorrebbe rimettersi a cantare. «So che l’Orchestra di Piazza Vittorio da voi sta avendo molto successo. È il mio sogno, io sono qui».
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:04. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com


FORUM DI POESIE E RACCONTI