È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova pagina 1

 

 

 

 

 

Menù rapido al Forum

RIAPRE IL CENTRO ANTIVIOLENZA ADID

 
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

IL BARONATO NELL'UNIVERSITà ITALIANA (L'inchiesta del Messaggero)

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2007 17:43
29/03/2007 17:43
 
Modifica
 
Quota
IL BARONATO NELL’ UNIVERSITA’ ITALIANA:L’INCHIESTA DEL MESSAGGERO


PARTE PRIMA: 24 marzo 2007



AL TELEFONO, conversazione tra un professore universitario e un’amica. Lei: «Ma è un uomo o una donna?» Lui: «Uomo, uomo, e abbastanza antipatico per fortuna! Il membro interno è il professore del... quindi saremo quattro contro uno, ma siccome gli facciamo fuori un posto, in casa sua, chissà che casino combinerà...». Prosegue: «Qua è dura l’aria, noi stiamo bocciando il candidato loro, che è il più bravo... Abbiamo fatto una battaglia terribile... proprio mafia e contromafia...». Risata. Il giorno dopo, il professore conversa con un’altra amica. «Ho finito un quarto d’ora fa... Eh, fare giudizi in modo tale da fregare tutti, tranne uno o due, non è facile...». Poi aggiunge: «Non è neanche bello dover fare ’ste cose... ma è per tenere contento... il quale sta in commissione con me a Bari... quindi... continuo a pagare». Passano due giorni, stavolta il professore parla con un collega, un docente di Pisa: «L’abbiamo fregato, abbiamo fregato Picano sulla lezione...». L’altro: «Bene!». «Beh, aspetta, perché lui ha avuto sorteggiata la... la vasomotricità coronarica...». Imprecazione. «Quindi il campo suo!» «Eeeh già...!». «Ma ho iniziato il commento dicendo... “lei ha svolto una relazione estremamente approfondita, tecnica... con eccesso anche di citazioni...” E poi: “più adatta a un uditorio di eruditi che a studenti del terzo anno di medicina, monotona l’esposizione, e poco accattivante. Così, l’ho fregato!».
Il concorso è pilotato. Il professore è un ordinario di cardiologia. I colloqui sono stati intercettati dai finanzieri nel 2002. Picano non aveva presentato denuncia, ma il processo sta per iniziare.
Eugenio Picano è un cardiologo, nel suo campo è qualcuno. Al momento del concorso aveva 650 di impact factor (grazie alle pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali) e un curriculum carico di titoli. Farlo perdere non era facile. Ai baroni è costata fatica, ma ci sono riusciti. «Eravamo in dieci Picano racconta la storia che gli ha sconvolto la vita Al concorso arrivammo in cinque perché gli altri si erano ritirati. Già, gli avevano fatto capire che era meglio così». Doveva vincere un predestinato, quello sostenuto dalla lobby. Picano: «Per convincerli gli hanno detto, “non ti presentare ora... al prossimo giro ne terremo conto”».
Per gestire il potere negli atenei ci sono metodi da Cosa Nostra. Lo dicono i magistrati inquirenti, quei magistrati che hanno radiografato decine di assegnazioni di cattedre e messo le mani sul verminaio dei concorsi. Da agraria a medicina, da lettere a ingegneria vincono i parenti e gli amici dei favoriti. C’è una cupola che controlla i concorsi. Molti hanno rinunciato a ogni parvenza di prestigio accademico e si organizzano secondo gli schemi dell’onorata società. Certi baroni, dicono i magistrati delle procure che indagano, si sono alleati come se fossero dei capoclan. C’è chi parla di «intimidazioni» o di qualche cosa che gli assomiglia molto da vicino.
«Fanno patti scellerati, altro che logiche meritocratiche», sostiene Guido Fiegna, membro del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario. Bari, Firenze, Siena e Bologna, ma anche altre città, Genova, Napoli, Pisa, Trento, Perugia, Padova e Palermo hanno brutte storie da raccontare. L’epicentro del fenomeno, comunque, è a Bari e Firenze. Nel mondo accademico non è un mistero. Due matematici, Mariano Giaquinta, della Normale di Pisa, e Angelo Guerraggio, della Bocconi di Milano, in un loro saggio “Ipotesi sull’università”, scrivono che «se non si interviene subito, e con scelte precise, il declino non sarà l’espressione radical chic di pochi catastrofisti, ma un esito annunciato».
Sono tre le inchieste più recenti sui concorsi: Bologna, Bari e Firenze. Un centinaio gli indagati in tutta Italia. Due le situazioni: concorsi con vincitori già decisi prima del bando; concorsi fatti ad hoc per l’assunzione in esclusiva di Tizio e Caio. E’ così che siamo arrivati ad avere sulle cattedre interi nuclei familiari, vere tribù. I più disincantati dicono che un nuovo feudalesimo pervade le università.
«La corruzione è strutturale sostiene Nunzio Miraglia, dell’Andu, l’Associazione nazionale docenti universitari Il ”mercato” dei concorsi genera nepotismo e clientele. Per eliminare il marcio bisogna far saltare le attuali dinamiche, prosperate nell’ombra. La cooptazione personale è diventata totale arbitrio, mezzo per saldare interessi anche molto consistenti. Dalle commesse date dalle industrie ai baroni, dalle carriere alle maxi parcelle, dai primariati alle consulenze, agli incarichi pagati a suon di bigliettoni, grazie al blasone cattedratico, fino alle lusinghe della politica. E’ per tutto questo che si combattono guerre senza esclusione di colpi».
Si ricorre a qualsiasi trucco, per insediare parenti e accoliti. I baroni pilotano le cattedre. Il Messaggero ha denunciato concorsopoli già in una inchiesta del 9 marzo scorso. «Il collegio dei docenti di una certa materia sostiene ancora Fiegna del Comitato nazionale di valutazione si mette d’accordo e dice: “stavolta votiamo per te”. C’è un sistema incrociato di favori e ricatti, per far vincere il tale e il tal’altro. La facoltà chiede un concorso, per esempio per Ortopedia o Veterinaria, insomma, per quello che serve. Il meccanismo è blindato: le nomine vengono fatte dal collegio della materia, ovvero, dalla corporazione. Funziona così: stavolta vinci tu, o il tuo candidato, la prossima io». Scoppia il pasticcio quando la volontà della facoltà e della lobby prendono strade diverse.
Ma torniamo a Picano. Quarantanove anni, laureato in medicina e chirurgia, post-laurea al Sant’Anna di Pisa, specializzato in cardiologia, dottore di ricerca in fisiopatologia cardiovascolare, attualmente dirigente di ricerca di prima fascia e responsabile del laboratorio di Ecocardiografia presso l’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Pisa. Concorreva per un posto da cardiologo a Pisa. Racconta: «C’è un familismo amorale molto diffuso, e un meccanismo ormai collaudato con cui pilotare i concorsi. Quanto a certi baroni si sentono così potenti che hanno la sindrome di Caligola, visto che sono saliti in cattedra loro pensano di poter nominare anche il loro cavallo. Ci sono commissari che non hanno mai prodotto un lavoro in tutta la loro vita e che hanno zero di impact factor. Devo dire che non hanno neppure il senso del ridicolo. La verità è che ci sono degli ordini per mandare in commissione le persone giuste, secondo logiche corporative, mafiose. La via giudiziaria non l’ho ritenuta percorribile, ecco, dopo tanti anni il processo è ancora agli albori. Le intercettazioni sono venute fuori perché un altro collega, che aveva dei sospetti, ha presentato denuncia. Dai telefonini sotto controllo vennero fuori gli accordi sotto banco. Il concorso era chiaramente inquinato. L’inchiesta è partita a Bari, poi si è estesa. Io fui convocato come persona informata dei fatti». Picano vorrebbe dimenticare tutto, ma non può: «L’università aggiunge è malata di un sistema gerontocratico e nepotistico, dietro il quale ci sono interessi economici. Ecco perché medicina è una delle facoltà in cui il fenomeno è più evidente».
Picano è uno dei tanti “fatti fuori” dal meccanismo dei concorsi farsa. Anche all’estero ci prendono in giro. Sorrisetti quando qualcuno pronuncia la parola concorso. Lo stesso ministro Fabio Mussi sa che su quel terreno sarà battuto e tenta nuove strade per risanare il sistema di reclutamento delle università: «In Italia dice Mussi è stato provato un mix di sistemi concorsuali, ma il risultato è stato sempre il medesimo. In cattedra abbiamo intere famiglie, cordate feudali e amici dei politici. E’ evidente che c’è un problema culturale. Per uscirne occorre una riforma diversa, per questo penso ad un sistema rigoroso di valutazione, legata ai finanziamenti: più merito, più soldi, solo così i trucchi non pagheranno»


ANNA MARIA SERSALE


PARTE SECONDA: 27 marzo 2007


I BARONI universitari hanno un privilegio supremo: l’immortalità accademica. Neppure le sentenze riescono a scalfire le loro poltrone. Gli effetti concreti dell’intervento della magistratura sono limitati. Se non totalmente inutili. La razza barona gode dell’impunità. Roberto Tomei ne è una vittima. Al suo concorso ha vinto uno che non aveva i titoli in regola. «Ho fatto ricorso - racconta - e il Consiglio di Stato mi ha dato ragione, questa ragione è stata calpestata. I giudici hanno imposto alla commissione di annullare la prova e di rifarla, riconsiderando tutto. Il posto da associato era andato a uno che non aveva mezza pubblicazione. Aveva presentato come titoli articoli e fogli dattiloscritti che nei suoi piani sarebbero diventati un libro, ma quando? Si possono valutare cose che non esistono? Nei concorsi universitari del Belpaese pare proprio di sì. Ma poi, con una serie di espedienti burocratici, la commissione ha rinviato il riesame, finche, per scadenza dei termini, è decaduta. Ne è stata nominata un’altra. Ancora silenzio, sul caso Tomei nulla. Quando ho chiesto un commissario ad acta, era il gennaio 2006».
Roberto Tomei ha titoli e pubblicazioni di rilievo, è un esperto di Diritto amministrativo. Aveva partecipato al bando per associato all’università del Molise. In ballo c’erano tre idoneità e due posti. Ma la vera “lezione mafiosa” che viene a galla da questo caso è un’altra. «Eravamo rimasti in due - continua Tomei - Alla fine c’ero io e il vincitore senza i requisiti. Ebbene, pur di non dare a me il posto libero hanno lasciato la cattedra vacante. Già, chi fa ricorso è bollato per sempre. La “legge” è che non passa chi si mette contro le lobby. La sentenza di Palazzo Spada l’hanno buttata nel dimenticatoio, ma non mi arrendo. Contro questi metodi da Basso Impero ho presentato un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato per “elusione del giudicato”».
Trentacinque anni di ruolo, ventisette di cattedra, otto di senato, centinaia tra articoli e volumi, questo il biglietto da visita di Cosimo Loré, ordinario a Siena di medicina legale. «Il meccanismo è molto semplice - sostiene - e poggia su un sistema omertoso. C’è chi entra in commissione e accetta il principio di non vedere, non sentire, non parlare. Dietro c’è uno scambio di favori e ricatti. Spesso a decidere è il capo della commissione». Loré ha bussato alle procure toscane e pugliesi, ma anche di altre regioni. Insieme a pochi altri è diventato il paladino di chi è stato schiacciato dai concorsi-farsa. Tra poco partono i processi penali e Loré si augura che «nessuno si nasconda».
A Bologna per un posto di oftalmologia al Sant’Orsola per poco non si sono ammazzati. Ci sono state pesanti minacce ai commissari. E perfino un proiettile mandato per posta a uno che stava per smascherare la manovra. Dopo gli arresti la Digos indaga. «Tutti dicevano che il concorso era fatto su misura per la moglie di un primario», racconta Theodora Hadjistilianou, di nazionalità greca, da trent’anni in Italia, una delle concorrenti, che per titoli scientifici poteva piazzarsi al primo posto. «Sono stata sentita come persona informata dei fatti - spiega la Hadjistilianou - Eravamo una decina di concorrenti, poi, come al solito, molti si sono ritirati. Sono andata da un avvocato, ma non ho ancora presentato denuncia. Mi sono detta che forse è meglio restare ricercatrice, lo sono da quindici anni, piuttosto che essere giudicata da una commissione del genere e vincere un concorso sporco. Non è escluso che venga tutto annullato. Intanto continuo il mio lavoro al Centro dei tumori agli occhi, dove curo molti bambini».
L’inchiesta, che ha preso le mosse dall’Università più antica d’Italia, ha fatto venire a galla anche i metodi da Cosa Nostra che girano negli ambienti dei concorsi. Mister X ha una specializzazione? Bene, il concorso si taglia e si cuce sulla sua specializzazione, che, guarda caso, avrà massima importanza. E’ una prima mossa per mettere fuori gioco gli altri sfidanti. Poi? Beh, al resto pensa il burattinaio. E’ l’uomo che trama nella commissione, già addomesticata con nomine pilotate, che fa circolare il santino. Che roba è? Il curriculum del predestinato, del prescelto, quello che la lobby della materia, da agraria a medicina, da lettere a architettura, da fisica a ingegneria, ha deciso di mettere in cattedra.
Ma perché i baroni hanno tanto interesse a difendere Tizio piuttosto che Caio? Semplice, dietro la spartizione delle cattedre ci sono interessi vorticosi: si va dal controllo urbanistico alle commesse che piovono nelle mani di chi vanta un blasone accademico, si va dalle carriere fatte fuori delle aule universitarie, nei policlinici, negli studi di grido, a suon di parcelle da capogiro, fino alle consulenze d’oro fatte per politici e ministri, per presidenti di regione e sindaci. I baroni universitari tessono rapporti con gli uomini dei Palazzi, con chi ha le leve del potere e spesso finiscono per fare l’ultimo balzo con un posto in Parlamento. Ma anche certi gruppi industriali pilotano le cattedre. Sono gli inquirenti a spiegare che cosa accade dietro le quinte. Ovviamente nessuno generalizza, ci sono cattedratici la cui attività è esemplare. La malauniversità, però, dilaga.
«E non riguarda soltanto medicina o altre facoltà che hanno una spiccata vocazione professionale. Anche i concorsi di fisica sono manipolati», la denuncia è di Mario Gaspero, un fisico delle particelle elementari, che ha dato il maggiore contributo ad una importante scoperta. «Ho tentato più volte, ma - sostiene - ci sono sempre stati dei concorrenti più “meritevoli”. Non c’è trasparenza, nella maggior parte dei casi tutto resta nel chiuso delle commissioni e gli atti non vengono pubblicati. Però una cosa è chiara: facendo la correlazione fra vincitori e commissari risulta sempre vincitore chi ha collaborato con uno dei commissari. Gli altri, anche pur avendo meriti comparabili o superiori, sono stati “trombati”».
Antonella Fioravanti è una reumatologa. Il suo concorso per un posto da associato e bandito a Siena è nel mirino della magistratura. «Avevo fiutato delle irregolarità, avevo capito che stava succedendo qualche cosa di poco chiaro - afferma - Alla fine mi sono trovata in mano prove scottanti e ho presentato un esposto denuncia. Non posso dire di più perché ora tutto è coperto dal segreto istruttorio. Il magistrato si è reso conto che le cose che avevo raccolto avevano un fondamento. Ha mandato carabinieri e polizia il giorno delle prove. Il blitz ha portato al sequestro delle carte e dei computer. Il processo inizierà il 5 maggio. Il bando era uscito nel 2005, sulla bocca di tutti girava il nome del vincitore. Nel bando erano stati inseriti requisiti ad hoc per agevolare il prescelto e che poi servivano per la chiamata in servizio. Il posto è uno ma gli idonei sono due. Sono andata dal magistrato ma c’è molta gente che subisce, hanno paura dell’ostracismo, si sa che chi denuncia, chi fa ricorso, chi vuole smascherare il sistema dei concorsi pilotati, poi viene escluso senza più speranze».
«Ma la cosa più assurda - sostiene ancora la Fioravanti - è che il concorso è andato avanti, nonostante il sequestro, come se nulla fosse stato. Quello di cui si diceva ha vinto e ora è in servizio. Molti degli sfidanti erano stati scoraggiati prima delle prove, e invitati a mollare». Il ritornello è il solito, qualcuno gli dice al telefono che tanto «non ci sono chance». Perquisizioni e sequestri anche a Bari, dove è stata avviata un’altra inchiestona. Riguarda cinque concorsi per docente di medicina interna di prima e seconda fascia, banditi da diverse università italiane. I magistrati hanno sguinzagliato i carabinieri, che hanno svolto ispezioni in abitazioni, cliniche e studi professionali. Le città coinvolte sono Milano, Novara, Palermo e Foggia. Sono finiti nel registro degli indagati dieci docenti di medicina interna, ai quali i pm hanno contestato i reati di «associazione per delinquere, abuso d’ufficio e falsità ideologica». Sarà l’inchiesta a fare luce su una serie di fatti inquietanti. Che cosa sostiene l’accusa? «I componenti della commissione decidevano, prima delle prove, chi avrebbe vinto il concorso, abusando del loro ruolo per spianare la strada ai loro favoriti e attestando il falso nei verbali delle prove d’esame». Chi ha presentato la denuncia ha dimostrato di conoscere molto bene i retroscena su cui ora s’indaga. Morale, i modi mafiosi e l’arroganza di chi vuole calpestare ogni regola è tale che all’esterno gli addetti ai lavori sono informati delle trame per controllare le cattedre. Ma il muro del silenzio, finalmente, sta per essere rotto e sempre più spesso gli esclusi tentano la strada del ricorso.

ANNA MARIA SERSALE

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:42. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com


FORUM DI POESIE E RACCONTI