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Nuovo rapporto UNICEF su infanzia e HIV/AIDS

Ultimo Aggiornamento: 17/01/2007 13:43
17/01/2007 13:43
 
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New York/Ginevra, 16 gennaio 2007 - Un anno fa, l'UNICEF e i suoi alleati hanno lanciato la campagna "Uniti per i bambini, Uniti contro l'AIDS" per sottolineare che i bambini sono il volto nascosto di questa pandemia.

Il nuovo rapporto "Children and AIDS - A stocktaking report" ("Bambini e AIDS - un bilancio"), lanciato oggi dall'UNICEF, evidenzia i risultati raggiunti da alcuni paesi nella prevenzione della trasmissione da madre a figlio dell'HIV e nella disponibilità di trattamenti farmacologici per i bambini con portatori di HIV/AIDS.

«È urgente aiutare i bambini colpiti dall'HIV/AIDS», ha dichiarato il Direttore esecutivo dell'UNICEF Ann Veneman.

«La campagna "Uniti per i bambini. Uniti contro l'AIDS" si concentra sull'assicurare cure ai bambini sieropositivi, prevenire la trasmissione madre-figlio e assistere i bambini rimasti orfani a causa dell'HIV/AIDS. Dobbiamo potenziarne l'impatto per raggiungere risultati positivi per i bambini.»

Prevenire la trasmissione dell'HIV da madre a figlio ed evitare il contagio delle madri è della massima importanza.

Secondo le stime, nel 2006 sono 530.000 i casi di nuovo contagio tra i bambini sotto i 15 anni, dovuti soprattutto alla trasmissione madre-figlio; e senza trattamenti, il 50% dei bambini colpiti morirà prima di aver compiuto due anni.

Il bilancio tracciato dal Rapporto UNICEF, tuttavia, segnala notevoli progressi. Alcuni paesi ad alta diffusione, nell'Africa meridionale e orientale, hanno raggiunto risultati significativi nella prevenzione della trasmissione del virus da madre a figlio.

In Namibia, la percentuale di donne in gravidanza affette dall'HIV che ha ricevuto antiretrovirali per prevenire la trasmissione dell'HIV ai propri figli è aumentata dal 6% nel 2004 al 29% nel 2005. In Sudafrica la percentuale è passata dal 22% nel 2004 al 30% nel 2005.

Malgrado questi progressi, però, è ancora vergognosamente bassa la percentuale di donne in gravidanza sieropositive che ricevono terapie antiretrovirali. Nel 2005, si stima che soltanto il 9% delle donne sieropositive in gravidanza, nei paesi a reddito medio-basso, abbia ricevuto terapie antiretrovirali per prevenire la trasmissione ai propri figli, rispetto al 3% nel 2003.

Accesso alle terapie

Il rapporto sottolinea il consistente aumento nella fornitura di trattamenti farmacologici per i bambini con HIV/AIDS, risultato ottenuto grazie al maggior numero di test effettuati, al miglioramento della professionalità del personale medico-sanitario, all'abbassamento dei prezzi dei farmaci e a formulazioni più semplici.

Diversi paesi - tra cui Botswana, India, Ruanda, Sud Africa e Thailandia - sono riusciti ad aumentare la diffusione della terapia antiretrovirale per i bambini, integrandola nei programmi e nei luoghi di cura per gli adulti.

A livello globale, soltanto un bambino ogni 10 che avrebbero bisogno della terapia antiretrovirale ne può disporre, e soltanto il 4% dei bambini nati da madri sieropositive riceve una terapia profilattica per prevenire infezioni opportunistiche che possono essere fatali.

I prezzi dei farmaci antiretrovirali per i bambini sono drasticamente calati durante gli scorsi 12-18 mesi. La Clinton Foundation HIV/AIDS Initiative ha negoziato una riduzione del costo degli antiretovirali pediatrici a meno di 0,16 dollari al giorno (60 dollari l'anno), cercando di stimolare una competizione nello sviluppo di formulazioni pediatriche.

Prevenire nuove infezioni

Il rapporto evidenzia una rinnovata attenzione, nelle strategie di prevenzione, alla necessità di concentrarsi sugli adolescenti e i giovani più a rischio, un gruppo che comprende anche le giovani donne.

A livello globale, il numero di giovani donne contagiate è più alto rispetto agli uomini. In Costa d'Avorio e in Kenia, per esempio, la proporzione è di un ragazzo contagiato per ogni 5 ragazze.

Nuove prove raccolte indicano che il declino della diffusione dell'HIV in Kenia, nelle aree urbane della Costa d'Avorio, nel Malawi e nello Zimbabwe, e nelle aree rurali del Botswana, è dovuto all'adozione di comportamenti sessuali più sicuri da parte dei giovani.

In più di 70 paesi esaminati, il ricorso ai test e ai servizi di consultorio è passato da circa 4 milioni di persone nel 2001 a 16,5 milioni nel 2005.

Sostegno agli orfani e ai bambini a rischio

La disparità fra orfani e non orfani nell'accesso all'istruzione è stata significativamente ridotta in molti paesi, secondo il rapporto, anche grazie all'abolizione delle tasse scolastiche.

Il rapporto evidenzia che raccogliere e disaggregare i dati per genere e gruppo di età è una delle più essenziali, semplici ed efficaci vie per inserire i bambini nell'agenda sull'AIDS. Il rapporto utilizza per la prima volta una linea di riferimento con cui confrontare i dati nuovi e acquisiti, per individuare trend chiari per quanto concerne i bambini e l'HIV/AIDS.

Informazioni sul Rapporto

Il rapporto "Children and AIDS" riassume i progressi ottenuti su questa problematica da quando la campagna "Uniti per i bambini, Uniti contro l'AIDS" è stata lanciata, nell'ottobre 2005, dalle Nazioni Unite sotto la guida dell'UNICEF.

La campagna "Uniti per i bambini. Uniti contro l'AIDS" è incentrata sui bisogni dei bambini in quattro aree: prevenire la trasmissione dell'HIV da madre a figlio; provvedere alle cure pediatriche; prevenire il contagio tra gli adolescenti e i giovani; proteggere e aiutare i bambini colpiti dall'HIV/AIDS.

SCARICA RAPPORTO: CLICCA QUI


Fonte: UNICEF



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