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Ultimo Aggiornamento: 12/06/2008 12:39
27/04/2008 10:59
 
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Perchè si resta
Cara Keridwen,
prima di tutto grazie per aver descritto con tanta sensibilità e chiarezza una situazione che tu (per fortuna) non hai vissuto direttamente.
E' molto confortante per chi, come me, ha invece vissuto questo orrore, rendermi conto che ci sono persone che possono capire.
Però ci sono moltissime persone (spesso uomini, ma non solo) che si rifiutano di capire, che accusano le donne che subiscono violenza, fisica, psicologica, le accusano vagamente, generalmente di volerla, di essere deboli, oppure perfino di meritarla perchè sono "litigiose".
Tutti commettiamo degli sbagli, tutti facciamo degli errori di valutazione. Alcuni li paghiamo per il resto dei nostri giorni.
Gli errori che spesso sono condizionati dai nostri sentimenti, che ci impediscono di essere razionali. Oppure da alcune nostre fragilità interiori, una carenza di autostima, che ci rende "facili prede" di persone violente.
Il condizionamento sociale e culturale è fortissimo. Quella frase sul picchiare le donne che Keridwen ci riporta io l'ho sentitoa dire più volte dal padre di mio marito, riferendosi a me. La diceva a mio marito e la diceva a me. All'inizio pensavo che fosse una spiritosaggine di cattivo gusto. Poi ho capito che era una norma di comprotamento che lui cercava di inculcare nel figlio, che, uomo diverso da lui, colto, esperto, moderno, quando si è trovato in un matrimonio che lo soffocava non ha esitato ad alzare le mani.
E' sciocco, ma si sopporta anche per i figli.
E' facile dire: i figli stanno meglio in una famiglia serena.
Prima di tutto, nella nostra mentalità, una dona sola con bambini non è "una famiglia", e questo fa paura.
Poi c'è l'aspetto economico, che (sarò venale) ma non è irrilevante, in un paese dove molte donne (specie madri) non lavorano, fanno lavori precari e comunque sono pagate meno delgi uomini.
Infine, se una donna ascolta le storie di separazioni raccontate da amiche e conoscenti si rende conto che "la giustizia" spesso non risolve un bel niente. Soltanto se è provato, chiaramente, senza ombra di dubbio, che il padre è un uomo pericoloso per i figli (il che non è la stessa cosa di "violento"), allora, forse soltanto allora (e neanche spesso, come i casi di cronaca tristemente dimostrano) è allontanato dai figli.
In caso contrario, dopo la separazione, l'uomo resta nella vita dei figli, a tratti, ogni tanto, qualche fine settimana, qualche giorno di vacanza...ma che sarà mai, no? E invece sono anche pochi giorni che possono fare un danno, non parlo solo dei casi (per fortuna rari) di danni fisici ma parlo dei danni psicologici che un bimbo subisce nel frequentare una persona che lo manipola, lo strumentalizza, lo stordisce magari di regali e lo mette contro la mamma, quella "cattiva", quella che a casa vuole che le regole siano rispettate, che si mangino verdure e non patatine e che non si vada in bici dentro il salotto.
Queste sono situazioni frequenti: vaghe, confuse, che sono nell'esperienza di moltissime donne separate (talvolta anche da uomini non violenti, ma semplicemente irresponsabili e immaturi).
Con queste prospettive, se ci metti anche il fatto che magari una donna prova ancora dei sentimenti di amore verso il marito, è difficile arrivare a sperararsi.
Infine, un aspetto molto importante: gli uomini violenti sono spesso molto bravi nel "celarsi" dietro una apparenza mite, gentile, affettuosa. Sono spesso persone che fanno corteggiamenti stupendi, serrati, "d'altri tempi", con mazzi di rose e sorprese.
Questi atteggiamenti spesso continuano anche nel matrimonio.
Per me è stato così.
Questo è molto destabilizzante.
Se un giorno tuo marito ti molla un ceffone (perchè tu l'avevi mandato a quel paese...) e due giorni dopo, dopo averti fatto il muso per farti sentire in colpa, all'improvviso torna a casa tutto sorridente e gentile ti regala un gioiello, tu ti senti confusa. Pensi di aver esagerato, pensi che quel ceffone te lo sei "cercato", che tu sei cattiva e litigiosa e lui è un pezzo di pane, un gran lavoratore, uno che ha tante responsabilità e pensieri (non come te che fai la bella vita grazie a lui!) e che quindi può capitare di perdere la pazienza! Ti senti grata alla vita per averti donato un uomo così e ti riprometti di "non farlo più arrabbiare". Ti senti grata al tuo uomo per averti perdonato: che grandezza d'animo!
Il giorno dopo avermi picchiata tanto da incrimarmi due vertebre (eravamo sposati da neanche tre anni), mio marito tornò a casa e si gettò ai miei piedi piangendo, supplicandomi di perdonarlo. Per mesi, gli avevo chiesto di cercare una casa in un'altra città, perchè dove vivevamo ero sola e lontana dal mio lavoro, dalla mia famiglia e da tutti gli amici, lui si era sempre opposto, dicendo che dovevo smetterla di "fare la bambina" ed essere un po' indipendente (cioè sobbarcarmi un viaggio in autostrada andata e ritorno ogni giorno, per andare e venire dal lavoro).
Dopo quell'episodio, subito dopo, mio marito telefonò ad una agenzia immobiliare nella città dove volevo vivere e andammo subito a vedere delle case. Io avevo il collare Philadelphia (lo porati per 20 giorni) ma ero felice del fatto che finalmente mio marito avesse ascoltato le mie ragioni.
Intanto, avevamo trovato una casa molto carina, ad un buon prezzo, non lontano dalla zona dove abitavano i miei genitori. Non avevamo ancora figli, ma io pensavo che sarebbe stata una buona cosa abitare non troppo lontano dai miei, così un domani avrei potuto contare sul loro aiuto, per conciliare il mio lavoro e la maternità.
Quella casa non l'abbiamo mai comprata. All'ultimo minuto, quando già avevamo preparato le carte per il mutuo, mio martio cominciò a trovare milel difetti, a dire che l'agenzia (non posso fare il nome ma era del franchising credo più diffuso sul territorio nazionale) ci stava rifilando un "pacco", che ci stavano imbrogliando...etc..mi spaventò molto ed io non insistetti, poi ovviamente i funzionari dell'agenzia, offesi dalle sue insinuazioni, ci lasciarono perdere e così siamo rimasti a vivere qui e ancora oggi, anni dopo, io ogni giorno mi faccio un'ora di autostrada ad andare e una a tornare, e solo di costo della benzina ci rimetto una eblla fetta del mio stipendio da lavoratrice precaria.
Mi sono allontanata un po' troppo dal tema, ma era per farti capire come sono brave certe persone a passare dalla parte del torto a quella della ragione, anche quando hanno torto marcio.
Io ora, con quello che ho vissuto negli ultimi anni e quello che ho capito della doppiezza e della furbizia di mio marito, penso che quando mi ha mandata all'ospedale ha capito e probabilmente si è anche informato del fatto che entro un certo termine avrei potuto denunciarlo e così avrebbe dovuto patire delle conseguenze penali, non una "semplice" separazione giudiziale come quella che deve affrontare adesso (che non avrà per lui nessuna conseguenza penale), allora mi ha riempita di chiacchiere, mi ha offerto la "concessione" di farmi credere che volesse davvero cambiare casa e così il tempo è passato...dopo di che lui si è tranquillamento rimangiato le sue promesse, perchè ormai si sentiva al sicuro. E infatti, dopo di allora non mi ha mai più picchiata così tanto.
Anzi, per un bel pezzo (anni) è stato buono, poi quando ha ricominciato, erano schiaffi, scapellotti e sarei stata ridicola se avessi cercato di denunciare uno schiaffo, se fossi andata in ospedale per un livido sul braccio dopo che mi aveva strattonata.
Ecco qua, ecco come succede, così e in tanti altir modi ancora, ma la costante è che una donna non ha consapevolezza, che spera, che vuole aggrapparsi alla speranza che "domani andrà meglio".
Ciao,
L.
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