Nuova pagina 1

 

 

 

 

 

Menù rapido al Forum

RIAPRE IL CENTRO ANTIVIOLENZA ADID

 
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Il silenzio dell'innocenza, Somaly Mam

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2006 10:43
15/11/2006 10:25
 
Modifica
 
Quota
Post: 476
Post: 112
Registrato il: 05/03/2006
Sesso: Femminile
Moderatore Forum Antiviolenza
Utente Junior
OFFLINE
Nata nella poverissima campagna cambogiana, dove i genitori arrivano a vendere i propri figli all’età di cinque o sei anni per pochi soldi, Somaly Mam, oggi trentacinquenne, ha vissuto parte dell’adolescenza in un bordello, in condizione di schiavitù. Violentata, picchiata e torturata, è riuscita a sottrarsi al suo destino e insieme al marito Pierre Legros ha creato nel 1997 un’associazione no-profit, la AFESIP (Agir pour les femmes en situation précaire) che dalla Cambogia, dove ha la sede principale, si è rapidamente sviluppata in Tailandia, Vietnam e Laos.
Nonostante abbia subito numerose minacce, finora Somaly Mam è riuscita a salvare dalla prostituzione e dalla schiavitù migliaia di ragazze. Il silenzio dell’innocenza racconta la sua storia, la storia di migliaia di persone come lei, il dolore e la rabbia, ma anche la speranza che il mondo possa cambiare.

Somaly Mam nel 1998 è stata insignita del Premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale su segnalazione di Emma Bonino, sua grande sostenitrice. Candidata al Premio Nobel per la pace dalla Regina di Spagna, da anni le televisioni e la stampa di tutto il mondo si occupano di lei. Ma in Italia Somaly Mam è diventata un personaggio pubblico soprattutto con le Olimpiadi invernali di Torino quando, il 17 febbraio 2006, ha portato la bandiera olimpica assieme ad altre sette grandi donne come la keniota Wangari Maathai Kenia (Nobel per la pace 2004), la scrittrice cilena Isabel Allende e l’attrice e ambasciatrice dell’Unicef Susan Sarandon. Oggi Somaly Mam vive vicino a Phnom Penh con i suoi figli Melissa, Adana e Nicolai.




Fonte: www.corbaccio.it
*Vale*
16/11/2006 10:39
 
Modifica
 
Quota
Post: 4.466
Post: 827
Registrato il: 10/03/2006
Sesso: Maschile
Moderatore Forum Antiviolenza
Utente Senior
OFFLINE
L’ex bambina dei bordelli ...

MADRID - L’ex bambina dei bordelli cambogiani è arrivata fino alla corte di Sofia di Spagna. Ogni volta che bussa alla porta dei potenti del mondo - e ogni volta che quella porta si apre - sa che qualche altra ragazzina, nei quartieri a luci rosse di Phnom Penh, sta per riacquistare la libertà.


Per scardinare le gabbie delle piccole schiave ci vogliono soldi, aiuti, organizzazione, pressione politica. In dieci anni Somaly Mam ha liberato più di tremila bambine. Butta indietro i capelli corvini e dice: «Non mi fermerò mai, l’ho promesso». Le piace parlare del futuro per sfuggire al passato: un nodo mai sciolto completamente.


Del passato ricorda il fango «della provincia Pnong», Mondulkiri, la più miserabile della Cambogia, «il selvaggio Est» a 300 chilometri dalla capitale. Dei genitori, nessuna memoria. Rammenta invece molto bene «un vecchio» - «diceva di essere mio nonno ma non lo era» - che la prende per mano nemmeno adolescente e la vende quattro volte: «Prima a tre mariti, due o tre mesi per ciascuno, allora non c’erano i bordelli, e quella era la prostituzione, da noi. Dopo il terzo marito avevano aperto i bordelli, e mio nonno mi ha venduta a uno di quelli della città: avevo quattordici anni, forse; quando lui è morto, e sono scappata, diciotto, forse».


Poi vorrebbe smettere di ricordare: «Ho visto le mie compagne torturate a morte, mi hanno pestata tante volte, ogni volta che ci ripenso ci metto una o due settimane per uscirne, erano tre anni che non ne parlavo», sbotta infine. Con questa storia cucita sottopelle, Somaly parte spesso dalla sua casa di Phnom Penh e gira il mondo dando una voce e una faccia - la sua - alle bambine che sono com’era lei, addestrate a elettroshock e frustate: piccoli automi che vagano a Svay Pak o Toul Kork, nei quartieri dei bordelli, mimando il sesso e promettendo a turisti pedofili «very good boom-boom», «very nice yum-yum».


In una conferenza a Bilbao, un anno fa, ha detto: «Se ce l’ho fatta io, vuol dire che anche quelle bambine possono farcela. Lo dico a coloro che le respingono. Non c’è miglior prova della mia esperienza per dimostrarvi dove possono arrivare». Perché adesso Somaly è un volto da manifesto («Venite alla marcia contro lo sfruttamento di donne e bambini», incita dal poster appeso alle sue spalle), una splendida donna ancora giovane («avrò trentaquattro, forse trentasei anni, come avrà capito non ho mai saputo quando sono nata...»), occhi scintillanti, mamma felice di tre bambini. Fino ai diciotto anni non aveva mai tenuto un libro in mano: adesso parla quattro lingue ed è la testimonial di se stessa.


La incontriamo a Madrid, in una delle sedi europee dell’organizzazione che ha creato assieme al marito Pierre Legros: la Afesip («Agir pour les femmes en situation précarie»). Nel ’98 ha vinto il premio Principe di Asturias per la cooperazione assieme a donne famose come Rigoberta Menchu e Emma Bonino. Ora c’è chi dice che potrebbe correre per il Nobel. A Madrid la regina Sofia la riceve ogni anno, «da quando mi hanno dato il premio: è una persona molto semplice e molto umana. Grazie a lei, la cooperazione spagnola fa moltissimo per Afesip». Dal fosso di Mondulkiri, la piccola schiava ha scalato il cielo.


Il primo gradino della risalita è stato Pierre, suo marito («mi ha spiegato la verità e mi ha dato la libertà», ha detto lei un giorno). Somaly era appena sfuggita al bordello dove l’aveva incatenata il «nonno» quando ha incontrato questo giovane biologo di «Medecins sans frontières» che l’ha portata in Francia, le ha curato il corpo e salvato l’anima, è tornato con lei in Cambogia e le sta accanto da allora, col batticuore, perché s’è tramutato nel Sancho Panza di questa Don Chisciotte esile e inflessibile: «I padroni dei bordelli hanno bruciato la nostra casa a Phnom Penh per punirci. Io sono dovuta scappare in Laos. Mi hanno puntato la pistola alla testa un sacco di volte e io ho sempre detto: spara! Non mi hanno sparato. Però Pierre un po’ s’è spaventato, sì, voleva rimandarmi in Francia: io gli ho detto "mai!", o mi accettava così o divorziavamo. Stiamo ancora insieme (ride, nda ). La vita è molto corta, bisogna fare qualcosa per noi e per gli altri». La guerra di Somaly non è fatta di proclami.


Uscita dai bordelli come prostituta, ci è tornata come agit prop, come grimaldello. «Dal ’94 al ’98 ne ho girati centinaia. Dicevo ai protettori che facevo l’infermiera, mentivo, portavo i preservativi alle ragazze ma soprattutto volevo parlare con loro. A volte io e Pierre avevamo i dollari per riscattarle, a volte abbiamo organizzato la loro fuga, le abbiamo portate a casa nostra».


«Per anni abbiamo lavorato da soli, Pierre, io e Eric Merman, un nostro amico olandese. Il premio Asturias è servito perché adesso non siamo più soli. Ci aiutano in tanti, anche l'Unicef. Molti sono italiani, Emma Bonino ha fatto moltissimo. Poi Marco Scarpati, con la sua Ecpat Italia. E i Nomadi, sì, la band: sono amici nostri, sono venuti tre volte in Cambogia, e con i loro soldi abbiamo aperto il centro Afesip in Vietnam e stiamo per aprirlo nel Laos».


La guerra è fatta di cento piccole battaglie: «C’è il lavoro nei bordelli, spesso sotto copertura: convincere le ragazze che se vogliono uscirne una strada c’è. Ci sono le investigazioni contro i protettori e i trafficanti di carne umana, cerchiamo il poliziotto giusto, il giudice non corrotto che possa intervenire. Ci sono i centri di riabilitazione: ne abbiamo tre a Phnom Penh, due in provincia, con gli psicologi, perché le ragazze abusate diventano spesso molto violente, e i medici, perché il 100 per cento di loro ha malattie veneree. Poi serve istruzione, l’addestramento a un lavoro regolare. Abbiamo aperto una fabbrica di tessuti dove trovano lavoro. Quelle che stanno morendo di Aids spesso tornano da noi, per morire al centro, perché non vogliono morire a casa loro, dove ci sono a volte quelli che le hanno vendute».


«Il problema principale è la corruzione. Prima di tutto dei giudici, che sono bestialmente corrotti, molto più dei poliziotti. Ho visto un giudice che, davanti a una bambina di 7 anni e all’uomo che l’aveva stuprata, dava torto alla bambina e ragione all’uomo. Abbiamo tirato fuori dal bordello quattordici bambine vietnamite dai 10 ai 13 anni e il giudice le ha messe in carcere perché erano immigrate illegalmente dal Vietnam: in carcere le hanno stuprate». Somaly è sotto scorta, a Phnom Penh rischia la pelle di continuo: molti politici cambogiani fanno i soldi sulla prostituzione. «Ma le cose cambieranno. Tra cento anni, però cambieranno. Voi potete aiutarci. Con una legge extraterritoriale che incastri i pedofili: sì, quelli che vengono da noi, fanno quello che fanno e poi se la svignano comprandosi un giudice: dovete arrestarli a casa vostra». «Un sogno? Che le donne abbiano più potere. E che gli uomini capiscano le donne. Siamo come le ali e il corpo di una rondine, abbiamo bisogno le une degli altri. Conta solo l’amore». Ogni volta che una bambina torna libera, si avvera un po’ del sogno di Somaly.


di Goffredo Buccini

16/11/2006 10:43
 
Modifica
 
Quota
Post: 4.466
Post: 827
Registrato il: 10/03/2006
Sesso: Maschile
Moderatore Forum Antiviolenza
Utente Senior
OFFLINE
A proposito dell'esperienze drammatiche affrontate nel libro Vi voglio segnalare il sito web italiano di ECPAT (End Child Prostitution, Pornography and Trafficking)




CHI SONO

ECPAT (End Child Prostitution, Pornography and Trafficking) è una rete internazionale di organizzazioni impegnate nella lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali

ECPAT opera in tutto il mondo ed è presente in oltre 60 paesi.

ECPAT-Italia è nata nel 1994 per dare vita alla campagna di sensibilizzazione e lobbying per l'approvazione della Legge 269/98, che punisce gli Italiani che commettano abusi sessuali su minori anche all'estero.

ECPAT-Italia persegue la propria missione su diversi fronti
IDENTIFICA E DENUNCIA le attività degli sfruttatori in italia ed all’estero, collaborando con le forze dell’ordine
SENSIBILIZZA le autorità dei paesi di destinazione dei flussi turistici affinché elaborino strategie per la protezione dei bambini da ogni forma di sfruttamento sessuale
AFFIANCA L’INDUSTRIA TURISTICA nella lotta contro la prostituzione dei bambini, organizzando corsi di formazione per operatori del turismo. A tal fine, nel 2000, ha anche promosso il Codice di Condotta dell'industria turistica italiana
SVOLGE AZIONE DI LOBBYING per l'approvazione di leggi o il miglioramento di quelle esistenti per una più efficace protezione dei minori
LAVORA CON INSEGNANTI E STUDENTI per approfondire lo studio dei diritti umani, dello squilibrio Nord-Sud e del turismo responsabile, rispettoso della dignità dell'altro
SOSTIENE FINANZIARIAMENTE progetti di aiuto all’infanzia sfruttata e abusata nei Paesi più colpiti dal turismo sessuale
VIGILA SUI MEDIA E SU INTERNET per contrastare l'uso del bambino per la produzione di materiale pornografico
CONDUCE ATTIVITA’ DI RICERCA a carattere sociologico e giuridico. In questo contesto favorisce lo studio e la ricerca da parte dei laureandi in Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economia, Sociologia e Psicologia sul tema dello sfruttamento sessuale dei minori
LAVORA a stretto contatto con le istituzioni italiane, le agenzie dell'ONU (UNICEF, ILO e OMT) e le organizzazioni non-governative che difendono i diritti dei minori.


[Modificato da Geneshys 16/11/2006 10.44]

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:30. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com


FORUM DI POESIE E RACCONTI