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SIERRA LEONE:
GIUSTIZIA NEGATA ALLE DONNE
A oltre tre anni dalla fine della guerra in Sierra Leone, tra le sue tante e devastanti conseguenze non risanate, permane quella della condizione terribile di migliaia di donne alle quali è negata giustizia per le violenze subite. Questa condizione è resa ancora più difficile da quella generale del paese, all’ultimo posto tra i 177 paesi esaminati dall’Onu nel suo Rapporto sullo sviluppo umano.
Vero è che nell’ultimo triennio si sono registrati anche positivi sviluppi, soprattutto sul piano del reinserimento sociale degli ex combattenti e su quello della sicurezza e della stabilità interne. L’Unamsil, la forza di pace dell’Onu, ha avviato
il ritiro dal paese e ha già trasferito il controllo del 75% del territorio, compresa la capitale Freetown, alle autorità nazionali; tutti i campi di accoglienza per sfollati sono stati chiusi ed è terminato il rimpatrio dei 270.000 rifugiati all’estero.
Ma la giustizia non sembra aver ancora beneficiato in modo rilevante di tali progressi. Cruciale, per il futuro del Paese,
resta l’azione del Tribunale speciale per la Sierra Leone (Tssl) con giurisdizione mista, locale e internazionale, secondo quanto stabilito dall’“Accordo tra l'Onu e la Sierra Leone sulla creazione di un Tribunale speciale” firmato a
Freetown il 16 gennaio 2002.
Tra le decisioni del Tssl da considerare positive c’è la scelta di non perseguire i bambini accusati di crimini di guerra,
considerati a loro volta vittime. Anche su questo aspetto, infatti, il bilancio della guerra in Sierra Leone è tragico: reclutati come soldati, fin dall’età di otto anni, i bambini venivano drogati e indotti ad assassinare perfino i loro stessi compagni o familiari.
Se non perseguire i bambini è già di per sé una forma di giustizia, diversa e insufficiente appare finora l’azione del Tssl per quanto riguarda le donne. Rapimento, stupro e schiavitù sessuale di bambine e donne sono stati gli aspetti più ripugnanti e dolorosi del conflitto armato in Sierra Leone. Le violenze commesse dalle forze governative e dai gruppi armati d'opposizione durante la guerra contro bambine e donne sono state sistematiche e diffuse. Ma la questione della discriminazione femminile, sul piano legale e sostanziale, in Sierra Leone è ben più ampia dei già spaventosi crimini di competenza del Tssl e coinvolge tutte le corti locali e, più in generale, il sistema politico, sociale e legislativo.
AI considera la discriminazione delle donne e la loro mancanza di accesso alla giustizia in Sierra Leone, Stato parte
della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione delle donne, un motivo di preoccupazione
serio e urgente. Per questo, la nostra organizzazione ha diffuso a dicembre un documento,che sarà seguito nel 2006
da un più articolato rapporto, in occasione della Conferenza internazionale sui diritti umani (Freetown, 6-8 dicembre), le cui conclusioni dovranno essere recepite come base di partenza per l’elaborazione di un Programma nazionale d’azione sui diritti umani che parte a gennaio.
Il documento di AI, frutto di una recente missione in Sierra Leone, offre una veduta d'insieme degli ostacoli che le
donne affrontano nell'accesso alla giustizia, con l’impatto negativo di molti fattori culturali, legali e sociali, che
coinvolgono sia le strutture familiari e sociali tradizionali, con le accentuate inferiorità femminili, sia l’atteggiamento
discriminatorio praticato dai funzionari pubblici, sia ancora la mancanza di supporto e assistenza legale per le donne che intendano intraprendere un’azione giudiziaria.
di Laura Guercio
Fonte: Notiziario bimestrale della Sezione Italiana Amnesty International
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