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DIRITTI DELLE DONNE - PARI OPPORTUNITA' - PARLAMENTO EUROPEO

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2006 11:27
10/03/2006 11:27
 
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Diritti delle donne/Pari opportunità

Intransigenza verso la violenza sulle donne

Il Parlamento sollecita azioni per la lotta alla violenza contro le donne
Il Parlamento chiede azioni concrete di prevenzione e un approccio intransigente nei confronti di tutte le forme di violenza contro le donne. Per i deputati, vanno adeguatamente puniti gli stupri coniugali, i delitti d'onore e i responsabili delle mutilazioni genitali, che siano parenti o medici. Occorre anche assicurare una protezione e un'assistenza migliori alle vittime della violenza di genere, nonché monitorare attentamente il traffico di esseri umani attraverso tutte le frontiere.

La violenza degli uomini contro le donne non costituisce solo un reato ma anche un grave problema per la società nonché una violazione dei diritti umani. E' quanto afferma la relazione d'iniziativa di Maria CARLSHAMRE (ADLE/ADLE, SE) - adottata dalla Plenaria con 545 voti favorevoli, 13 contrari e 56 astensioni - sottolineando che la violenza contro le donne è un fenomeno universale «collegato all'iniqua distribuzione del potere tra i generi che ancora caratterizza la nostra società».

La relazione ricorda inoltre che una dichiarazione dell'ONU definisce la violenza contro le donne come "ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o nel privato".

Oltre all'adozione di misure a favore delle vittime della violenza, affermano i deputati, sono necessarie strategie proattive e preventive indirizzate ai perpetratori degli atti di violenza e a quelli a rischio di divenirlo, unitamente a «sanzioni penali efficaci, proporzionate e dissuasive». Gli Stati membri sono quindi esortati ad assicurare alle vittime il diritto ad un accesso sicuro alla giustizia e alla sua effettiva applicazione, anche prevedendo indennizzi. Dovrebbero inoltre adottare misure adeguate per assicurare una protezione e un'assistenza migliore.

Intransigenza verso la violenza domestica

Notando come la violenza degli uomini ai danni delle donne viene spesso perpetrata di nascosto, nel contesto domestico, e che tale situazione può sussistere per la mancanza di sanzioni adeguate da parte della società, il Parlamento raccomanda alla Commissione e agli Stati membri di adottare «un approccio intransigente» nei confronti di tutte le forme di violenza contro le donne. A tale riguardo chiede di riconoscere come reato la violenza sessuale coniugale e rendere punibile lo stupro all'interno del matrimonio. E' poi sottolineato che la violenza degli uomini contro le donne colpisce anche i bambini.

La relazione, inoltre, ricorda che il Vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, nel suo discorso al Parlamento europeo il 21 giugno 2005, ha riferito che si valutano in almeno 700-900 le donne che muoiono in Europa ogni anno a causa della violenza dei loro partner e che tale cifra è da considerarsi sottovalutata. Uno studio su larga scala in Svezia, Germania e Finlandia mostra che almeno il 30-35% delle donne tra i 16 e i 67 anni sono state vittime, almeno una volta, di violenza fisica o sessuale.

Facendo propri degli emendamenti proposti dal PSE, inoltre, il Parlamento ritiene che le donne vittime della violenza di genere dovrebbero essere considerate come «gruppi prioritari per l'accesso ai programmi per la concessione di case popolari». L'Assemblea chiede inoltre agli Stati membri di adottare misure adeguate per assicurare una protezione e un'assistenza migliori alle vittime della violenza di genere, sviluppando programmi di azione specifici in materia di occupazione a loro favore affinché possano inserirsi nel mercato del lavoro, garantendo così la loro indipendenza economica.

Rifiuto dei delitti d'onore

Vista la differenza tra i tipi di violenza secondo le tradizione culturali e l'origine etnica o sociale, l'Assemblea raccomanda agli Stati membri di non accettare alcun riferimento a pratiche culturali in casi di violenza contro le donne, delitti d'onore e mutilazioni genitali. Inoltre, nel considerare che i cosiddetti delitti d'onore nonché i matrimoni forzati sono una realtà anche nell'UE, sollecita gli Stati membri a adottare misure adeguate per promuovere l'azione penale nei confronti dei perpetratori dei delitti d'onore e dei loro complici.

E' chiesto poi di sviluppare programmi e ricerche destinati a donne appartenenti a comunità con specificità culturali o a gruppi etnici minoritari, allo scopo di ottenere un prospetto delle forme particolari di violenza che subiscono, prevedendo metodi adeguati per affrontarli. L'Unione è quindi invitata ad affrontare il problema dei delitti d'onore, che è divenuto un problema europeo con implicazioni transfrontaliere, mentre il Commissario Franco Frattini dovrebbe dare seguito alla sua promessa di organizzare una conferenza europea in materia.

Stop alle mutilazioni genitali femminili

Prendendo atto della realtà europea riguardo alla mutilazione genitale femminile, la Plenaria invita gli Stati membri ad adottare misure adeguate per far cessare tale pratica, sottolineando che la prevenzione e il divieto della mutilazione genitale femminile e l'incriminazione dei perpetratori «devono divenire una priorità in tutte le politiche e i programmi pertinenti dell'UE». Inoltre, a tale riguardo, chiede alla Commissione di concepire un approccio strategico complessivo a livello europeo.

I deputati esortano quindi l'applicazione di disposizioni legislative specifiche riguardanti la mutilazione genitale femminile, come il ritiro dell'autorizzazione ad esercitare nei confronti di medici che effettuano tale pratica e l'assicurazione che i genitori siano considerati giuridicamente responsabili quando vengono praticate mutilazioni dei genitali nei confronti di minori.

Prostituzione

Per i deputati, l'emarginazione e la povertà sono cause fondamentali della prostituzione e dell'aumento della tratta delle donne. È quindi chiesto di monitorare attentamente il traffico di esseri umani attraverso tutte le frontiere e di combattere l'idea secondo la quale la prostituzione è equiparabile allo svolgimento di un lavoro.

Sensibilizzazione

Per i deputati, un motivo importante per cui le donne non denunciano di essere vittime di violenza, oltre alla situazione economica, «è il mito tenace nella società che vede le donne responsabili della violenza o considera la questione di natura privata, nonché il desiderio di preservare il rapporto coniugale e la famiglia». Al fine di sollevare questo «velo di segretezza», chiedono quindi agli Stati membri di adottare misure volte a una sensibilizzazione collettiva e individuale sulla violenza contro le donne.

Gli Stati membri, inoltre, sono invitati a sviluppare programmi di sensibilizzazione e di informazione del pubblico sulla violenza domestica e a ridurre gli stereotipi sociali sulla posizione delle donne nella società attraverso i sistemi di istruzione e i mezzi d'informazione. Alla Commissione, invece, è chiesto di istituire un programma "Lotta contro la violenza" quale parte separata del programma generale "Diritti fondamentali e giustizia" per il periodo 2007-2013.

Statistiche affidabili

Secondo i deputati, la violenza contro le donne rappresenta un fattore importante nel contesto del traffico di esseri umani ai fini di sfruttamento sessuale o di altro tipo e della prostituzione. In proposito, citano dei sondaggi secondo cui il 65-90% delle donne che si prostituiscono sono state vittime di aggressioni sessuali nell'infanzia o più tardi.

Considerando che a livello dell'UE non è stato condotto alcuno studio dettagliato sui costi e sulle conseguenze sociali e umane della violenza contro le donne, è auspicata la creazione di metodologie, definizioni e criteri armonizzati, in cooperazione con l'Eurostat, l'Agenzia per i diritti fondamentali e il futuro Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, al fine di raccogliere dati comparabili e compatibili in tutta l'UE.

A tale riguardo, è ritenuta della massima importanza l'esistenza di statistiche affidabili sulle denunce presentate dalle donne alle forze dell'ordine sui trattamenti brutali ed inumani subiti, tanto più che, poiché le suddette denuncie non sono di solito verbalizzate se le autorità decidono di non darvi seguito, le statistiche sono attualmente inesatte e inaffidabili.

Alla Commissione e agli Stati membri è quindi chiesto di stabilire un sistema unico di registrazione dei casi di maltrattamento, da parte di tutte le autorità competenti, quali le autorità giudiziarie e di polizia, gli ospedali e i servizi sociali, in modo da garantire una registrazione comune dei dati e migliorare le possibilità di utilizzarle.

Molestie e violenze sessuali in Italia

Da un'indagine realizzata dall'ISTAT nel 2002, risulta che oltre la metà delle donne di età compresa tra i 14 e i 59 anni ha subito almeno una molestia sessuale, un ricatto sessuale sul lavoro o una violenza, tentata o consumata, nel corso della vita (55,4%). Sono più di mezzo milione (520 mila), quelle che nel corso della loro vita hanno subito almeno una violenza tentata o consumata, ossia il 2,9% del totale delle donne di 14-59 anni. Inoltre, sono 373 mila (il 3,1%) le donne di 15-59 anni che nel corso della vita lavorativa sono state sottoposte a ricatti sessuali sul posto di lavoro: in particolare l’1,8% per essere assunte e l’1,8% per mantenere il posto di lavoro o avanzare di carriera.

Gli autori delle violenze (tentate o consumate) sono soprattutto persone conosciute, se non addirittura intime, delle vittime: nel corso della vita, solo il 18,3% delle vittime è stata violentata da un estraneo e il 14,2% da un conoscente di vista. Per il resto sono gli amici ad essere più frequentemente i violentatori (23,5%), seguiti dai datori o colleghi di lavoro (15,3%), dai fidanzati/ex fidanzati (6,5%), dai coniugi/ex coniugi (5,3%). Nel caso poi delle sole violenze consumate, l’autore è un amico delle vittime addirittura nel 23,8% dei casi, il coniuge o il convivente (o l’ex coniuge/convivente) per il 20,2% e il fidanzato o l’ex fidanzato per il 17,4%, mentre le violenze da parte di estranei riguardano appena il 3,5% delle donne che hanno subito violenza sessuale.

Soltanto il 7,4% delle donne che ha subito una violenza tentata o consumata nel corso della vita ha denunciato il fatto (9,3% negli ultimi tre anni). La quota di sommerso è dunque altissima. Le donne che hanno subito una violenza consumata hanno indicato maggiormente la paura di essere giudicate e non credute e la paura di essere trattate male e con poca riservatezza, la paura di non aver denunciato per imbarazzo, vergogna o per un senso di colpa. Le vittime, inoltre, riferiscono di non aver denunciato perché temevano per la propria incolumità o non volevano che il violentatore fosse mandato in prigione.



Riferimento :
2006/02/02 10:30:00
Maria CARLSHAMRE (SE) - ALDE/ADLE

Relazione sulla situazione attuale nella lotta alla violenza contro le donne ed eventuali azioni future
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 1.2.2006
Votazione: 2.2.2006


Fonte: Parlamento Europeo
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